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Autore: Daeva    23/12/2004    1 recensioni
Un racconto monografico sulla rossa.
La stesura di un bilancio il giorno del ritorno a casa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Traurigkeit

Gli impazienti occhi blu scrutarono i tabelloni dei binari alla ricerca di informazioni.
Asuka Soryu Langley aveva compiuto in quel tempo sedici anni.
In questi due anni, non era cambiata poi molto.

In un certo qual senso era sempre rimasta una ragazza fondamentalmente vulnerabile.
E profondamente triste.

Asuka guardò con mestizia le scarpe da ballerina bianche che le aveva regalato Misato per ricordo degli anni passati insieme.

Asuka odiava Misato.
Bastava una sola occhiata per decifrare che il suo assurdo modo di comportarsi era solo un patetico tentativo di recuperare una giovinezza perduta, di soffocare fastidiosi echi del passato.
Sapeva che Misato si comportava in quel modo, si mostrava sicura e determinata, solo perchè voleva fuggire i suoi fantasmi, credendo che un comportamento forzato riesca a schiacciarli, o quanto meno affievolire quei mormorii e quelle visioni sfocate che la tormentavano appena apriva gli occhi al mattino, o qualche attimo prima di addormentarsi, o quando si svegliava di soprassalto nel buio la notte si presentava come il tramite più vile con il Regno dei Morti...
Una persona che fugge dal proprio passato, che ostenta felicità e sicurezza quando non ne ha motivo, che è felice del suo corpo e della sua carnalità quando quello stesso corpo, per il fatto stesso di essere vivo al posto di un'altro, è menzogna e viltà.

La rossa alza lo sguardo interrogativo verso gli orari delle partenze.
I suoi capelli scintillano al sole.
Le sue splendide perle azzurre scrutano la linea interessanta.
Il suo sguardo si fa srereno mentre si avvicina al binario dove passerà il treno che la porterà all'aeroporto.
L'arrivo è previsto tra dieci minuti.
Visto che ha qualche minuto di anticipo, si siede su una panchina, piuttosto isolata rispetto alla folla ansiosa e rumorosa, e inizia ad ascoltare col suo lettore portatile il cd che le ha prestato Shinji prima di partire.
Asuka odiava Shinji.

Shinji, che interpreta il dovere come un palcoscenico per ostentare mediocrità caricaturalizzata in coraggio e abilità.
Detestava la poca serietà con cui affrontava le missioni. Detestava il modo in cui si dimostrava avido di sguardi, di premure, di premi e predilezioni.
Maledetto piccolo ipocrita, che fai della salvezza del mondo un'occasione per ricevere elogi.
Come se l'interesse delle persone fosse davvero finalizzato all'interesse che hanno per te.
Come se davvero fossi un prescelto invincibile e irriducibile.
Come se ogni tuo colpo fosse mortale, ogni tua idea fosse geniale, ogni tua azione fosse davvero perfetta...

Asuka cercò di concentrarsi sulla canzone, quella traccia 26.
Socchiuse gli occhi affaticati dalla convalescenza, e constatò che fosse molto triste tornare a casa da soli, senza clamori e compagnia.
Si sentì un nodo in gola constatando che il signor Kaji le mancava da morire.
Ma Asuka odiava il signor Kaji.

La sua superficialità, i suoi giudizi affrettati, il modo in cui liquidava lei e i suoi sentimenti come pensieri da bambocci.
Il modo in cui provocava le donne, il modo di ferire senza far sanguinare, il modo di ridicolizzare la fiducia che gli altri ponevano in lui.
E dall'altra parte, la sua disinvoltura, la sua sicurezza, la sua "professionalità".
Guarda che fine ha fatto, signor Kaji, immobile in una bara, per la sua poca serietà...

Mentre si alzava per dare il benvenuto al treno che entrava rumoroso nel suo binario, ritornò con la memoria a qualche ora prima, dove Shinji e Misato l'avevano accompagnata alla stazione e salutata come meritava.
Shinji, Misato, e nessun'altro.
Neanche quella First si era degnata di porgerle un saluto.
Ma tanto Asuka odiava la First.

Odiava i suoi commenti inopportuni, il suo sguardo di superiore indifferenza.
Insopportabile nell'intimo, poichè all'esterno si presentava come l'allieva modello.
Ma lei sapeva che fingeva.
Doveva per forza fingere.
La sua aria da intoccabile perfettina la rendeva furiosa.
Il modo in cui si faceva passare per una ragazza discreta e seria la mandava in bestia.
Quale persona può essere così falsa da nascondere così bene il suo vero io, i suoi veri pensieri?
Perchè alla First riusciva così bene, nonostante fosse palesemente un'incapace, mentre a lei Asuka Soryu Langley risultava così...

Le porte che si aprirono con un fischio fecero sbollire la rabbia di Asuka.
Le persone la investirono, in quell'indifferenza che la fecero rabbrividire dall'irritazione.
Cercò di spostarsi al lato della porta per far scendere senza essere d'intralcio, ma le persone continuavano ad andarle addosso, rincorrere ogni spazio di fuga.
La ragazza riuscì ad aggrapparsi alla maniglia della porta, mentre le persone diminuivano lentamente.

Asuka guardò la maniglia e si chiese se sarebbe riuscita a vivere senza un appiglio, senza una certezza, senza un'utilità.
Se ci fosse riuscita senza fare la fine della sua mamma.
Asuka odiava la sua mamma.

Così egoista e vulnerabile da non poter trovare scampo senza le sue piccole certezze.
La sua mamma, privata del suo tutto, e crollata come uno straccio vuoto su sè stessa.
Una donna fragile che aveva rinunciato a vivere e reagire, scrollandosi di dosso dignità e consistenza da essere umano.
Una donna inutile, i cui unici sguardi suscitati erano di affrettata pietà o falsa comprensione.

...E stridevano con gli sguardi di ammirazione e adorazione di un tempo, rivolti verso una donna intelligente, abile ed amata.

Ma una donna così avviluppata nelle sue certezze superficiali da rendersi cieca di fronte al bisogno che gli altri avevano di lei.

E quando è stato il suo turno di essere in bisogno...

...scaricata con indifferenza.

Asuka guardò fuori dal finestrino, per l'ultima volta percepì l'atmosfera di quello strano paese, quello strano paese che la cacciava via ora che tutto era finito.

La Nerv sarebbe stata probabilmente smantellata, o forse avrebbe continuato le sue ricerche come filiale delle Nazioni Unite.
Shinji, Misato e la First si sarebbero dimenticati di lei, e lei si sarebbe sforzata di chiudere in uno scrigno inviolabile quei giorni duri e faticosi, quei fallimenti, quei sorrisi nascenti, quei sentimenti vitali.

La traccia 25 era conclusa, stava per iniziare la 24.
Asuka in modo quasi incosciente ritornò alla 26.
Attraverso il vetro del finestrino la sua bellezza sembrava sfumata e illuminata, forse affievolita ma non svilita.

Asuka si morse le labbra, e constatò che i motivi per cui odiava gli altri erano tutti motivi per cui odiava se stessa.

E si fece la promessa di non maltrattare mai più la sua tristezza.
   
 
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