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Autore: Fiore Blu    09/05/2014    8 recensioni
«Ultima chiamata per il signor Bell!» sbottò esasperato il preside. Intanto, tra gli studenti si alzò un vociare fastidioso.
Le ragazze bionde ossigenate si guardavano intorno, incuriosite.
I ragazzi, invece, se la ridevano, e scambiavano commenti con i loro vicini di posto, ragazze comprese.
«Secondo me se l’è squagliata perché aveva troppa paura di parlare davanti a tutti!».
«Ma sei scemo! Bell … spaventato? Guarda che è lui quello che fa spavento!».
«Già forse hai ragione». Dicevano due.
«Spero che si presenti quel bellimbusto, vorrei tanto mandarlo a quel paese in pubblico!» diceva una lady bionda e molto arrabbiata ad un’altra.
«Ancora con quella storia? Non prendertela Jane, alcune voci dicono che sia gay!» rispondeva l’amica.
«Sei impazzita? Non è proprio possibile! L’hai guardato bene? Quello stronzo non è affatto gay!»rispondeva civettuola la prima.
O ancora : «Spero tanto che non si presenti, lo odio quel bastardo!».
«Già, è troppo pieno di sé, non lo sopporto».
Opinioni diverse e contrastanti.
Vigliacco, mostruoso, stronzo, figo, gay, bastardo, pieno di sé … beh aveva una bella reputazione!
Nell'attesa della seconda parte di ali d'argento, eccovi la combattuta storia di un ragazzo e una ragazza ... non del tutto normali. Grazie e buona lettura. ^^
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26
 
La resa dei conti
 
 
Quando il mio telefono squillò sonoramente nel silenzio della mia fredda camera, il mio cuore perse un colpo. Il display del cellulare mostrava chiaramente il mittente.
«Lucius» ansimai, soffocando quasi.
Erano due settimane che non pronunciavo il suo nome, e ridirlo mi sembrò davvero un miracolo.
Yuki – sama non rispose, e rimase in silenzio.
Ascoltavamo i nostri respiri affannati e soli, come i nostri cuori.
Poi parlò.
«Ania... »la sua voce sembrava essersi assottigliata, come se la debolezza avesse inciso anche sulle sue corde vocali.
Provai comunque un brivido al suono di quella melodia, la mia preferita, e ricordai con nostalgia la volta in cui aveva cantato con voce calda e potente, la canzone più dolce che avessi mai udito.
Attesi che continuasse.
«… vieni al ciliegio, ti prego» mormorò così piano che dovetti sforzarmi per sentire tutto.
«Arrivo subito, aspettami» promisi.
Era il tramonto e il freddo si insinuò nelle mie ossa appena fuori dalla stanza.
Per fortuna avevo portato il cappotto e la sciarpa, e così mi incamminai velocemente verso l’esterno.
Quando raggiunsi il ciliegio mi bloccai.
Lucius, o meglio, ciò che rimaneva di lui, stava seduto tra le radici dell’albero.
La schiena poggiata al tronco, la testa riversa tra le ginocchia alzate e scarne, ai suoi piedi una lettera macchiata di rosso.
Indossava soltanto la camicia nonostante il freddo pungente, e sembrava si trovasse in quel luogo da tempo, perche qualche fiocco di neve della nevicata pomeridiana era ancora impigliato tra i suoi capelli.
«Lucius» mormorai. Sembrava dormisse, e con rammarico riportai alla mente la prima immagine che avevo di lui.
Bello, sano e spensierato – per quanto possibile – dormiva sereno sotto lo stesso albero, un tempo in fiore, ma la versione che mi trovavo davanti agli occhi in quel momento sembrava essere uscita da un incubo.
Mi avvicinai cauta e poi mi inginocchiai vicino a lui.
«Lucius» ripetei piano.
Aveva gli occhi socchiusi, vuoti e persi, così tristi e disperati che pensai che da un momento all’altro ne sarebbe uscita una lacrima.
«Mi dispiace averti disturbata, ma... » sospirò stancamente «ho trovato questa» disse riferendosi al foglio di carta macchiato ai suoi piedi.
Lo presi e cominciai a leggere.
Trasalii.
Era una lettera di Yuri, firmata col sangue per impedire a chiunque di dubitare dell’autenticità della prova.
Lo diceva lei stessa nelle prime righe, rivolgendosi ad un giudice immaginario.
Proseguiva presentandosi e raccontando la stessa storia che aveva raccontato a me in ospedale.
Lo spazio finale era per Lucius.
“So che ti sarà difficile farlo, amore mio, ma credimi: sei stata la cosa migliore di tutta la mia vile esistenza. Ogni volta che guardavo la neve mi sentivo sola, come se mancasse alla mia vita la lucentezza del fiocco più bello, tu Yuki. Ma sono stata così ingenua da credere che dimenticandomi di te sarei riuscita a brillare di nuovo come la neve al sole. Mi sbagliavo, davvero. Perdonami se puoi, e sii felice. Vorrei che facessi entrambe le cose, ma preferisco la seconda in particolare, tesoro. Addio”.
Una lacrima mi sfuggì e ricadde sulle mie dita.
Lasciai la lettera per terra e poi afferrai Lucius per le spalle e lo strinsi a me.
Lui ricambiò con uno spasimo, come se fino a quel momento avesse trattenuto il respiro e teso i muscoli.
Anche io mi sentivo sul punto di scoppiare, come se la distanza ci avesse privato dell’aria che finalmente potevamo respirare di nuovo riallacciando il contatto.
Il corpo di Lucius era freddo in maniera preoccupante e le sue dita erano rosee per il gelo.
Mi tolsi la sciarpa con la mano libera e gliel’avvolsi al collo e alle spalle.
Lui rabbrividì leggermente cacciando un singulto impercettibile e poi sospirò.
«Si è uccisa per rendermi le cose più facili. Lei sapeva sin dall’inizio che cosa sarebbe successo, sapeva che provando a ferire Charles avrebbe trovato la morte, ma l’ha fatto comunque. Un omicidio con testimoni e prove non può essere nascosto sotto il tappeto insieme alla polvere. Non si trattava più di me, né di lei. Mia madre ha messo fine a tutto» mormorò cercando di capacitarsene.
«Lo so» annuii affranta.
Mi strinse ancora di più, come se avesse paura che anche io l’avrei abbandonato.
Dopo quel pensiero ne arrivò uno ancora più triste: ero l’unica persona che gli fosse rimasta al mondo.
 
 
*******
 
 
La mattina del processo era scura e fredda e la pioggia non aveva mai smesso di cadere sin dalla sera prima.
Avevo indossato un tailleur nero, preso in prestito dal guardaroba della signorina Walter.
Lucius era in smoking.
Non ci vedevamo né parlavamo da giorni, dopo l’episodio delle lettera, e quando ci incontrammo davanti all’aula del processo trasalimmo all’unisono vedendo quanto l’altro sembrava distrutto e debilitato dalla distanza.
Ma dovevamo resistere fino alla fine.
In fondo c’erano prove schiaccianti contro Magnus e suo figlio e nessuno dei due ne sarebbe uscito pulito.
I giornali erano ormai venuti a conoscenza dell’accaduto e un fiume di giornalisti aspettava  fuori dall’aula per tempestare di domande i protagonisti della storia.
«Ania, tu siederai dietro Lucius e quando verrai interpellata ti alzerai e seguirai le guardie che ti porteranno accanto al giudice» spiegò Dean.
Il nostro avvocato era un suo vecchio amico, molto in gamba  e a quanto sembrava aveva preso subito a cuore il caso di Lucius e aveva promesso al poliziotto una vittoria schiacciante.
Incrociai le dita mentre una guardia annunciava l’entrata del giudice.
I Magnus non si erano ancora fatti vivi.
Da dietro vidi Lucius irrigidire la mascella e le spalle, allora mi sporsi e gli sussurrai: «Ti amo Yuki – sama».
Lui annuì, allungò una mano e prese una della mie.
In quel momento Charles Magnus fece la sua comparsa in sala posizionandosi proprio dietro a suo figlio, scortato da due guardie alte e minacciose.
Lui era un detenuto.
Il giudice Alfieri diede inizio al processo.
Il nostro avvocato, il signor Sabati si alzò in piedi.
«Il processo di oggi, Vostro Onore, vede come protagonista il mio assistito, il signor Lucius Yuki Bell. Egli è appena maggiorenne ma la sua giovane persona ha dovuto subire e sopportare angherie di ogni genere e il suo spirito ha già agonizzato nelle pene più dolorose dell’inferno» cominciò Sabati in maniera teatrale.
Il silenzio aleggiava nell’aula, e il giudice sembrò incuriosirsi ulteriormente.
«Vada avanti, avvocato» lo esortò infatti.
Sabati annuì. «Il mio assistito ha passato più di un mese in ospedale, rischiando di morire a causa del qui presente signor Ephram Magnus. Le percosse subite dal mio cliente e causate dall’accusato sono perfettamente riscontrabili sia nelle cartella clinica sia sul corpo del signor  Bell. Inoltre il mio cliente ha da poco subito un grave lutto. Sua madre, la signora Yuri Bell è stata uccisa sotto in suoi occhi e...».
«Obiezione! Vostro Onore! Le accuse sulla morte della madre del ragazzo non hanno alcun fondamento» rispose l’avvocato della difesa.
Charles sorrise impercettibilmente. Era certo che non ci fossero prove sufficienti.
«Accolta» dichiarò il giudice.
«La signora Bell  aveva la fama di essere un’alcolizzata nonché una tossicodipendente, quindi si suppone si trovasse nel luogo del delitto per un motivo ben preciso e credo evidente, Vostro Onore. Probabilmente non avendo i soldi necessari la signora ha trovato il suo destino cercando una... bustarella!» concluse ammiccando l’avvocato.
Lucius fremette.
«Avvocato Sabati?» il giudice ridiede la parola a noi.
«Noto con profondo dispiacere che la difesa sta cercando di arrampicarsi su specchi molto scivolosi, Vostro Onore. Visto che il mio cliente è in possesso di un video che riprende la scena dall’inizio alla fine, mostrando come uno degli adepti del signor Charles Magnus, abbia sparato deliberatamente alla madre del mio assistito». Sabati parlò piano e pacatamente, con una tranquillità inimmaginabile. Sembrava sicuro che qualsiasi cosa avessero in mente i Magnus, noi ne saremmo comunque usciti a testa alta.
«Obiezione Vostro Onore!» la difesa si fece di nuovo avanti.
«Respinta» disse il giudice, strappandomi un sorriso. «Continui Sabati. Prego».
Il nostro avvocato annuì e proseguì.
«Il video mostra chiaramente la scena in cui il mio cliente viene minacciato dal signor Magnus, padre dell’aggressore del mio assistito, davanti alla madre. Quest’ultima con un gesto estremo, cercando di riscattare il figlio, ha aggredito lo stesso Magnus, ma non l’ha neppure sfiorato in quanto uno dei suoi subordinati le ha sparato a sangue freddo, senza pietà» spiegò l’avvocato.
Lucius si irrigidì.
Gli misi una mano sulla spalla.
«Mi spieghi le dinamiche dell’incontro, avvocato» chiese il giudice.
«Molto bene, Vostro Onore. A questo proposito interrogherò il mio cliente» premise Sabati.
Lucius fu scortato fino al banco dei testimoni. Nel suo completo sembrava ancora più debilitato e stanco.
Fece il giuramento di verità e si sedette.
Sabati iniziò. E fu un botta e risposta.
«Signor Bell, perché si trovava nella fabbrica abbandonata della zona periferica della città il giorno della morte di sua madre?».
«Giorni prima mi era arrivata una lettera in cui il signor Magnus mi intimava di raggiungerlo lì. Dalle parole sulla lettere si capiva chiaramente che avesse in mano mia madre».
«Che intende dire con la frase “si capiva chiaramente che avesse in mano mia madre”?».
«Non so bene come definirlo, ma credo che si possa chiamare rapimento».
«Obiezione!» la difesa riattaccò.
«Respinta» il giudice fece cenno a Sabati di continuare.
«E quale movente ci sarebbe dietro questo presunto rapimento?» Sabati continuò tranquillamente.
«Mia madre era solita chiedere denaro a Charles Magnus, sono convinto che volesse sbarazzarsi di lei».
«Obiezione!Il mio cliente...».
«Respinta».
Sabati sorrise e proseguì. «E come mai sua madre chiedeva soldi al signor Magnus?».
Lucius abbassò lo sguardo, poi lo rialzò e fissò l’uomo che gli aveva distrutto l’esistenza.
«Perché io sono suo figlio biologico» rispose secco, con amarezza, come se tutto ciò fosse una crudele maledizione.
Si alzò un vociare irritante in aula e gli occhi di tutti balzavano da Magnus a Lucius.
«Silenzio in aula» urlò il giudice, colpendo il tavolo con il martelletto di legno.
«Perciò, signor Bell, Ephram Magnus è suo fratello?» chiese Sabati. Ma sapeva già la risposta.
«Fratellastro» rispose Lucius con disgusto.
«Quindi ricapitoliamo signor Bell: suo padre biologico ha rapito sua madre e uno dei suoi sottoposti l’ha uccisa. Mentre il suo fratellastro mirava a uccidere lei? Dico bene, signor Bell?».
«Esatto» confermò Lucius.
«Obiezione! La signora Bell non può confermare la versione del ragazzo, perciò non c’è alcuna prova!» intervenne la difesa.
«In realtà c’è» disse Lucius e tutti ammutolirono.
«Ci mostri la prova allora!» lo esortò il giudice.
Dean si alzò e portò al banco dei testimoni la lettera di Yuri chiusa in un cellofan e la cartella clinica che attestava che il sangue analizzato sulla lettera, il sangue della vittima e il sangue prelevato per fare gli accertamenti in ospedale - il giorno dell’aggressione a Lucius, quando anche Yuri era stata ferita, corrispondevano alla stessa identica persona.
Charles sembrò agitarsi, si sfregava le mani con movimenti febbrili, mentre Ephram guardava Lucius con sguardo assassino.
Dopo che il giudice si fu sincerato dell’autenticità della prova, Sabati procedette alla lettura della stessa.
Lucius ascoltò in silenzio le ultime parole della madre, con lo sguardo basso e mesto. La difesa sembrava presa in contro piede e l’agitazione sui volti dei Magnus si scontrò violentemente con la sensazione di vittoria sui volti degli amici di Lucius.
La signora Walter, Nick, Dean, io... tutti eravamo commossi e fieri allo stesso tempo.
«Bene» asserì il giudice, cercando di nascondere la commozione.
Aveva capito la storia di Yuri, il trauma di Lucius da piccolo, il trauma di Lucius in quel momento. La verità dietro quella morte.
«Ammettendo che questa prova sia autentica come già dimostrato e prendendo in considerazione l’ipotesi che l’accusa abbia tutte le carte in regola... signor Bell, perché il signor Magnus ha voluto incontrarla se aveva già in pugno la donna che voleva eliminare?» chiese il giudice.
«Charles Magnus mi ha fatto un’offerta, Vostro Onore. Quel giorno, in cambio della libertà di mia madre, che per giunta aveva riscontrato da poco di essere malata di cancro, voleva che ritirassi ogni accusa nei confronti di Ephram Magnus e che... lasciassi la mia ragazza, oppure anche lei sarebbe stata in pericolo» rispose risoluto Yuki – sama.
Il giudice annuì.
«Avete parlato di video... mi spieghi come ha fatto a procurarsi una prova tanto schiacciante!» si incuriosì il giudice Alfieri.
«Anastasia, la mia ragazza... è stata lei. Ha rischiato tutto per me» mormorò con preoccupazione e affetto nella voce.
Il giudice mi guardò per un attimo.
«Può mostrarci la prova, signorina?» si rivolse direttamente a me.
Arrossii di botto, ma poi annuii e due guardie azionarono un proiettore nel quale c’era il frutto della mia fatica.
Magnus si lanciò verso il proiettore ma fu presto bloccato da due uomini in divisa.
«Questa è una lurida menzogna! Quel video è un falso! Quella troia l’ha manomesso! Maledizione!» urlò al giudice che scosse il capo.
Mi tremavano le mani.
«Chiudi quella feccia bastardo! Chi hai chiamato troia?» Lucius scattò in piedi ma le guardie lo fermarono prima che corresse ad aggredire Charles.
Il mio cuore si era fermato.
«Il video è perfettamente autentico Vostro Onore, ecco qui l’analisi completa e dettagliata di ogni spezzone. Ma se vuole accertarsene possiamo anche rimandare il processo, ciò non cambierà il risultato dell’analisi» intervenne Sabati.
Il giudice annuì. «Procediamo con la visione» disse, mentre nell’aula tornava l’ordine.
Il video cominciò e quei momenti affiorarono di nuovo nella mia mente, risvegliando tutte le sensazioni che avevo provato quel giorno.
Il distacco, la preoccupazione, quel presentimento che non mi abbandonava, la paura di essere scoperta.
Ciò che in quel momento di panico mi era sembrato un’eternità, si rivelò invece essere di brevissima durata nel video.
Una manciata di minuti per mettere fine ad una vita.
Sabati bloccò il video solo quando la scena mostrava Lucius e Yuri chini a terra.
La madre morta tra le braccia del figlio.
Guardai Lucius. Aveva una sguardo pieno di rabbia e dolore e fissava i Magnus con l’odio più profondo che gli avessi mai visto sul volto. Gli occhi arrossati.
«Va bene, basta così» affermò il giudice, quasi disgustato dalla vista di quella prova schiacciante.
«Vostro Onore i miei clienti dichiarano di non aver avuto niente a che fare con Yuri e Lucius Bell... i signori Magnus...».
«Avvocato Lorens, si risparmi la prego. È inutile e anche degradante per lei e i suoi clienti» lo ammonì Alfieri.
«Per quanto riguarda Ephram Magnus, Vostro Onore...» intervenne ancora Sabati.
«Sì avvocato. Sentiamo pure la signorina Green».
Mi alzai e venni scortata al banco dei testimoni. Lucius mi passò accanto sfiorandomi la spalla e soffermandosi al mio fianco per un secondo.
Avevo sempre sognato di giurare di dire la verità, nient’altro che la verità, e fu davvero emozionante: grazie al mio piccolo aiuto, Lucius avrebbe potuto trovare la pace.
«Signorina Green» cominciò Sabati avvicinandosi «dove si trovava il giorno dell’aggressione al signor Bell?».
«Nell’appartamento di Lucius Bell».
«Sa descrivermi le dinamiche dell’accaduto?».
«Certo! Io e Lucius sapevamo che Yuri, sua madre, si trovava sola nell’appartamento, e dato che avevo visto nelle vicinanze il signor... Ephram Magnus» deglutii «andammo a controllare che fosse tutto apposto».
«Come mai eravate preoccupati della vicinanza dell’accusato?» chiese Sabati.
«Perché... perché qualche tempo prima io e Lucius avevamo subito un’altra violenza... meno grave. Per fortuna».
«Quindi mi sta dicendo che non era la prima volta?».
«No, non lo era. Lucius è vittima del signor Ephram da anni. E il signor Charles ne è consapevole» confessai, carica di adrenalina.
«Obiezione! La ragazza non ha risposto...».
«Respinta».
Sorrisi.
«Si riferisce al contenuto della lettera? Quello in cui la vittima parla degli anni trascorsi sotto l’occhio vigile del signor Magnus Ephram?».
«Esatto» annuii «Lucius mi ha raccontato tutto».
«Perciò signorina, tornando al giorno dell’aggressione, come si sono svolti i fatti? Siete arrivati nell’appartamento, e...?».
«Abbiamo trovato Yuri accasciata a terra e ferita, e Ephram Magnus che la sovrastava. Lucius ha cercato di difendere sua madre, ma era debilitato per l’aggressione precedente ed Ephram... ha avuto la meglio» mormorai l’ultima parte.
Le immagini che mi ritornarono alla mente erano spaventose.
Lo scricchiolio delle ossa di Lucius, i suoi gemiti disperati, quel maledetto coltello, la mia padellata non andata in porto... il suono delle sirene della polizia e dell’ambulanza.
«Potrebbe descriverci nei dettagli l’accaduto?» indagò più affondo l’avvocato.
«Ehm... Lucius era a terra, ed Ephram... lui... l’ha preso a calci finché non ho sentito le sue ossa scricchiolare sotto quei colpi...» le lacrime cominciarono a scendere.
«Ho cercato di fare qualcosa ma...» mi bloccai. Le lacrime mi bruciavano la gola.
«Va bene, basta così» mi fermò Sabati sorridendomi amichevolmente e con comprensione.
Tornai al banco e trovai le braccia di Lucius.
Ci sostenemmo a vicenda fino al verdetto.
Quando Alfieri rientrò, il mio cuore sembrò fermarsi.
«In nome dei poteri conferitimi dalla legge, dichiaro Charles Magnus colpevole di omicidio premeditato e minacce» Charles si divincolò dalle guardie e raggiunse il nostro banco.
Lucius mi si parò davanti, temendo che mirasse a me ma era lui il bersaglio.
Lo colpì all’addome ancora ferito, ma mentre Lucius si accasciava a terra tra le mie braccia, Magnus venne riacciuffato.
«Avrei dovuto ucciderti con le mie mani quella notte di dicembre! Quante volte ho desiderato che non fossi mai nato! O che fossi morto in quel buco in cui ti avevo rinchiuso, piccolo bastardo. Se non fosse stato per te mi sarei sbattuto tua madre ancora per molto! E poi me ne sarei andato libero da ogni vincolo! Invece sei sopravvissuto come un verme che striscia nella terra!».
Sentii Lucius tremare tra le mie braccia, e aggrapparsi a me come per trovare un appiglio.
Non aveva più la forza di combattere ormai.
Ma io sì.
«Chiudi quella cazzo di bocca!» strillai isterica e adirata come non mai. La voglia di picchiare a sangue quell’uomo mi aveva fatto perdere il senno.
Tutti ammutolirono e fissarono me.
Io strinsi Lucius al mio petto cercando di riprendermi.
Ci alzammo, poi, mentre Magnus veniva trascinato via tra imprecazioni e grida disumane, io e Lucius riprendemmo posto, stavolta l’uno accanto all’altra.
«Stai bene?» sussurrai. Lui fece una smorfia di dolore e mi strinse la mano.
«Non è ancora finita» rispose.
Il giudice riportò l’aula all’ordine e continuò con la sentenza.
«Inoltre dichiaro Ephram Magnus colpevole, per aggressioni ripetute, minacce, abusi e tentato omicidio. Infine sia Charles che Ephram Magnus alla fine della loro detenzione, non potranno stabilire alcun contatto con i signori Bell e Green. Pena la detenzione a lungo termine. La seduta è tolta».
Il suono del martelletto fu sovrastato dalla risata grottesca di Ephram che risuonò nell’aula facendo rabbrividire i presenti.
«Hai vinto Yuki» disse lentamente «ma ricordati, tu sei e rimarrai sempre... mio» sorrise beffardo e con lo sguardo da pazzo.
«No Ephram. Sbagli su tutto. Io non ti appartengo affatto» mormorò tetro Lucius.
E mentre veniva portato via, l’altro rispose: «Lo vedremo. Arrivederci mia dolce Ania».
Lucius si scagliò nella sua direzione, ma lo fermai prendendogli la mano.
«Amore, è finita. Lascialo andare. Abbiamo vinto noi».


---------------------------------------------- ANGOLO DELL'AUTRICE --------------------------------------------------------
ciao bimbe sono secoli eh? cmq in occasione del mio compleanno ho postato questo capitolo. vi confesso che è stato il più difficle e nn sono sicura che sia buono. spetta a voi dirmi che ne pensate e accetto ogni suggerimento per migliorarlo. un grosso abbraccio a presto! <3
  
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