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Autore: Kaira    09/05/2014    1 recensioni
Un furto di pezzi pregiati, un nuovo ladro in città, un caso per la White Collar. Una vecchia conoscenza fa ritorno a New York, non è sola e le cose per Neal potrebbero non essere semplici. L’amicizia tra Neal e Peter sopravvivrà alle nuove informazioni?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è nata mentre guardavo la quarta stagione di White Collar, mancano quindi riferimenti agli ultimi episodi della quarta e alla quinta stagione. La storia è completa e composta di 13 capitoli. Ho scelto il rating arancio per via degli argomenti trattati e di alcuni momenti un po’ hot, ma si tratta di accenni. Buona lettura.

 

I personaggi riconoscibili non mi appartengono, sono proprietà di chi ne detiene i diritti; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Una sera come le altre

 

La giornata era stata intensa, non pericolosa o particolarmente frenetica, solo piena di documenti da leggere e moduli da compilare. Neal Caffrey era tronato a casa da qualche ora, nell’attico a Manhattan in cui grazie a June abitava, si era fatto una doccia e una cena veloce. Ora si trovava seduto in terrazzo, un bicchiere di vino rosso in mano e lo sguardo fisso davanti a lui. Neal non prestava nessuna attenzione al buffo animale decorativo di pietra, la sua mente era concentrata sul caso proposto da Peter quella mattina. Stavano indagando su di un furto di alcune opere presso un ricco collezionista privato dell’Upper East Side: due quadri, un cofanetto, alcuni gioielli e tre statue, due di autori contemporanei molto quotati e una proveniente dall’antica Roma, un busto di donna. Era proprio quest’ultimo pezzo a preoccuparlo. Peter, senza darci troppo peso, gli aveva chiesto: “Ti viene in mente nessuno che potrebbe essere interessato ad un’opera del genere?”
Neal aveva finto di pensarci su qualche secondo e poi aveva buttato li due nomi a caso, due ladri ben noti all’FBI. Uno solo era però il nome che gli era venuto in mente: Alex.

 

Finito il lavoro Peter Burke era tornato a casa, ben felice di trovare sua moglie e la cena ad aspettarlo. Lui ed Elizabeth avevano chiacchierato del più e del meno. Dopo aver portato Satchmo a fare un giretto, Peter si era deciso ad andare a letto. Per tutto il tempo un pensiero lo aveva tormentato, poco prima di uscire dall’ufficio Diana gli aveva riferito che una vecchia conoscenza era tornata in città: Alexandra Hunter. La ragazza era una truffatrice ed un ladra, appassionata di manufatti antichi, il furto dai Conard non poteva essere una coincidenza. L’indomani avrebbe parlato con Neal, voleva sapere se l’aveva rivista o se aveva tentato di mettersi in contatto con lui. Peter sapeva di dover stare molto attento con Neal, il legame tra il suo consulente e la Hunter era poco chiaro, ma resistente. Con questo pensiero Peter Burke si addormentò.

 

Alex sapeva di non poter andare in albergo, li FBI l’avrebbe rintracciata subito, per fortuna aveva ancora molti amici, uno di questi era stato così gentile da offrirle le chiavi del suo appartamento per qualche giorno. Aveva solo una piccola borsa e non aveva nemmeno intenzione di disfarla, mangiò velocemente qualcosa ed uscì. Era stupido essere tornata a New York, ma doveva assolutamente vedere Neal.


Il suono insistente del cellulare svegliò Neal dalla scomoda posizione in cui si era addormentato sulla sedia in terrazzo. Guardò l’orologio e vide che erano le 2.00 a. m. Lesse il messaggio che lampeggiava sul cellulare: Sono di sotto, puoi farmi salire. A.
Neal si alzò e scese ad aprire alla sua ospite. Alex sulla porta era vestita di nero, pantaloni molto aderenti ed un maglioncino leggermente più scuro, una catenina spariva nello scollo a V.
“Che ci fai qui?” chiese Neal abbracciandola. Vedersela sulla porta aveva risvegliato i suo timori, sperava non fosse coinvolta nel furto su cui stava indagando, non voleva dover scegliere tra lei ed il suo lavoro all’FBI.
“Volevo vederti” fu la risposta sussurrata della ragazza. Neal la guardò sorpreso, non era da Alex essere così diretta, le allusioni tra loro non erano certo mancate in passato e neanche le avance reciproche e i doppi sensi, presentarsi a casa sua nel cuore della notte, sapendo di essere ricercata dall’FBI, era un po’ oltre l’idea di gioco, anche per Alex.
Neal accompagnò di sopra la ragazza e la fece accomodare offrendole un bicchiere di vino rosso, calice che lei accetto e bevve tutto di un sorso riponendo il bicchiere sul tavolo.
Neal era sempre più confuso. La guardava per capire cosa l’avesse spinta da lui, ma Alex non parlava, si limitava a spostare lo sguardo qua e là per la stanza, come se non sapesse bene da dove cominciare.
“Sono felice di vederti, ma non credi che sia un po’ rischioso?” chiese Neal cercando di catturare il suo sguardo. La ragazza si limitò a fissare il bordo del bicchiere per qualche secondo, poi alzò piano la testa e quando incrociò gli occhi azzurri di Neal disse: “Ti ho mentito”
“E io ho mentito a te, ti ricordi, Neal e Alex è quello che siamo, l’hai detto tu” disse il ragazzo citando un frase che lei gli aveva detto qualche tempo prima, tentando di sdrammatizzare, non riusciva a capire questa Alex, taciturna e senza parole.
“No questo è diverso…” iniziò lei e quando lui fece per interromperla lo zittì con un lieve tocco sulle labbra “…ricordi Milano dodici anni fa” sussurrò Alex.
Neal fece di si con la testa, come poteva dimenticare.
“Ti ho mentito” ripeté lei prendendogli una mano e fissandolo negli occhi, quasi mormorando aggiunse “Non sono mai andata all’ospedale…”
Neal non credeva alle sue orecchie “Stai dicendo che…” non finì la frase, non ce n’era bisogno, leggeva negli occhi marroni velati di lacrime, che Alex non stava tentando di prenderlo in giro, forse per la prima volta era davvero sincera.
“Come si chiama?” chiese Neal con un tono più aspro di quanto lui stesso avrebbe voluto.
Alex guardò un attimo nel vuoto fuori dalla finestra, ma Neal le prese il viso tra le mani costringendola a guardarlo negli occhi “Come si chiama?” ripeté il truffatore cercando di mettere un po’ di dolcezza nella voce.
“Chiamano…” sussurrò Alex ancora bloccata dalla mano di Neal “ si chiamano… Ariel e Nicholas, erano due, gemelli”
Neal faticava a riordinare le idee “Due” sussurrò più a se stesso che ad Alex.

  
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