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Autore: Daeva    23/12/2004    3 recensioni
Una LAS che mi è frullata a lungo in testa, con l'idea "E se Asuka e Shinji da adulti fossero molto diversi da quando erano ragazzini..?"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Suite for Cello

Quella primavera del 2044 fu famosa per essere particolarmente fresca.

L'uomo si strinse nella giacca scura, forse un pò intimorito dalla sua ombra che, nella placida serata, si allungava di traverso da dietro i suoi piedi.
Alzò poi la testa, cercando di ricordare dove si trovasse l'appartamento di lei, sempre sperando che non avesse traslocato.

Era passato molto tempo, probabilmente troppo.

Da una casa vicina proveniva un dolce odore di incenso.
Lui trattenne il fiato, era un odore che gli faceva venire il mal di testa, così come tutte le cose troppo melense e troppo inutili.

Portò lo sguardo verso destra, e riconobbe la casa di lei.

Una volta abbandonata la Nerv per motivi personali, si allontanò dalla sua vita, lasciandolo solo e senza spiegazioni.

Certo, ormai era abituato ad essere lasciato solo, ad essere sfruttato e anche annoiato, tuttavia il suo allontanamento, anche se comprensibile, stonò al suo animo più di tante altre cose, portandolo a riflettere in modo sempre più morboso riguardo la vita che lei stesse ora vivendo, senza di lui, ma sempre forte del suo arido orgoglio.

Mentre indugiava davanti il campanello, su quel piannerottolo un pò sbiadito ma verniciato di fresco, Shinji Ikari si chiese se fosse mai possibile che Asuka Soryu Langley avesse deciso di vivere in un luogo così modesto e appartato, così facilmente raggiungibile e così tremendamente giapponese.
Si chiese in primo luogo se volesse essere raggiunta.
E poi si chiese se in realtà non avesse qualcosa da nascondere.

Pur rendendosi conto della sua terribile faccia tosta, suonò il campanello che gemette sotto le dita forti.
Shinji avvertì un rumore piuttosto scomposto venire da dentro, poi percepì la mano di lei sull'uscio, il suo occhio dietro lo spioncino a scrutarlo.

-Chi è?-

Shinji trasalì udendo quella voce.
La voce fresca e chiara di lei, la voce che risvegliò in lui piaceri passati, sommesse e dolci violenze sussurrate, limpidi baci di puro e placido piacere.
Shinji Ikari si eccitò, e dovette combattere coi suoi primitivi neuroni che lo invitavano a possederla appena la avesse vista.

-Sono io. Ikari.-
-Ikari? Ikari chi..?-

Shinji sgranò gli occhi.
Una frase più articolata gli aveva rivelato che quella non era la voce di Asuka.
No, non era affatto la voce di lei.
Ovviamente aveva cambiato appartamento.
Ovviamente si era allontanata da lui.
Ovviamente si era ritirata, così come si ritirano i grandi eroi una volta vinte tutte le battaglie.

Tuttavia, il nome sul campanello era lapidario.
Tuttavia, lei era troppo orgogliosa per poter ammettere che tutte le guerre fossero finite.

-Ah, mi scusi, cercavo Asuka Soryu Langley... Sà dirmi se abita qui..?-

La porta si aprì con delicatezza.
Ne spuntò fuori il grazioso viso di un'adolescente, gli occhi pallidamente azzurri e un rosso e composto caschetto, il corpo morbido e ben formato dietro uno striminzito top e dei pantaloncini di cotone.
I sottili occhiali da lettura che portava sul naso riflettevano una leggera ipermetropia.

-E' mia madre. Posso riferirle qualcosa..?-

La ragazza si sfilò dal viso i sottili occhiali da lettura.
Shinji la trovò affascinante, simile alla madre ma addolcita in qualche tratto, e sentì il suo cuore colmarsi di una strana malinconia e una misteriosa soddisfazione.

Tuttavia, se Asuka aveva una figlia, ne conseguiva che aveva trovato un marito.
Rabbrividì, e il sangue gli sembrò diventare più caldo e scuro dalla rabbia.
Intanto, la rossa lo fissava incuriosita.

Shinji decise di fare quello che la sà lunga.
-Aehm. Piacere, sono Shinji Ikari, un ex-collega di tua madre. Sai dirmi se è in casa?-
-No, è andata al minimarket a comprare delle gelatine di frutta.-
-Gelatine...Di frutta..?-
-Sì, alla fragola.-

La ragazza si voltò con disinteresse -Se vuole può accomodarsi. Tanto sarà di ritorno tra poco.-
-Eh..?-
Lei si voltò verso di lui -Si accomodi pure.-
Shinji annuì goffamente, entrò, lasciò le scarpe all'entrata e si guardò un pò intorno.

La casa era abbastanza piccola, tuttavia era ben tenuta e dall'arredamento essenziale e funzionale si intuiva un certo buon gusto e raffinatezza, un piacere per l'ordine e per la linearità che raramente si sarebbe aspettato da Asuka.
Shinji si chiese come mai avesse deciso di andare a vivere in un appartamentino così poco conforme alla sua efferata ambizione.
Si chiese poi che razza di educazione avesse dato a sua figlia, se faceva entrare in casa uomini sconosciuti in quel modo e per di più vestita così.

Shinji si accorse che la figlia di Asuka si era rintanata in cucina, smaneggiando vicino i fornelli.
Intuì che gli stava per offrire qualcosa, quindi la seguì in cucina.
Shinji notò dei quaderni e dei libri sul tavolo.
Evidentemente stava facendo i compiti, nel momento in cui era arrivato.
Incuriosito tirò su uno dei libri di testo.

-Ah, algebra.-
La ragazza si voltò -Oh... Sì.-
Shinji cercò di attaccare bottone -Una materia piuttosto ostica, eh?-
-Oh, non particolarmente. Vuole qualcosa nel tè?-
-Scusa..?-
-Ehm... Io e la mamma siamo grandi bevitrici di tè, ne beviamo in quantità industriali e mecolandolo a cose strane.-
-Cose strane..?-
-Noce moscata, latte... Allora, ci vuole qualcosa?-
-Oh, no, va benissimo così, semplice..-
Lei sorrise all'imbarazzo di lui.
Lo trovò carino e molto affascinante.
-Ok.-

Shinji posò l'eserciziario della ragazza e accettò di buon grado il tè.
Lei si sedette sul lato vicino, guardandolo da dietro gli occhiali da lettura.
I loro sguardi si incrociarono, e Shinji ne approfittò per guardarla meglio.

Era una ragazza davvero molto carina.
Ma davanti a quel taglio corto sentiva il suo animo come... Striminzito.
I capelli rossi non andavano imprigionati sul collo, ma lasciati liberi di scivolare sulle spalle e la schiena.
Si chiese con che uomo Asuka l'avesse concepita.
Quindi ingoiò la pillola amara e glielo chiese.

-Non c'è tuo padre in casa?-
-No, non c'è.-
-Ah...E' a lavoro..?-
-Non lo sò. Non ho mai conosciuto mio padre.-

Shinji rimase decisamente stupito dall'affermazione.
La guardò ancora, stimando la sua probabile età.
Dai libri che stava studiando, intuì il programma di una classe delle superiori.

-...Comunque il mio nome è Azami.-
Shinji ebbe un piccolo sussulto -...Eh?-
-Azami, il mio nome.-
-Ah...Scusami... "Azami", hai detto? E' un bel nome.-
-Un pò strano, forse...-
-Ma ha un bel suono...-
-Sì, è abbastanza evocativo...-
-Sì, descrive molto il carattere di Asuka...-
-Della mamma, dice?-
-Sì...Anche lei assomiglia un pò a un cardo. Un bel fiore, ma difficile da prendere...-
-Con tutte quelle spine...-
-Eh, sì...-
-Forse vuole che anch'io sia difficile da prendere.-
-Probabile. E' una qualità affascinante in una donna.-
-Davvero?-
-Certo.-
Azami stava per chiedere altro, ma fu interrotta.

-...Acchan? Sono a casa.-

La voce pacata, il tono cordiale e un pò affaticato per il tragitto percorso, Shinji sentì una scossa scuoterlo dall'interno, un fulmine forte e luminoso, la sua splendida Asuka.
Balzò in piedi per ritrovare i suoi occhi prepotenti, le sue labbra capricciose.

Se la immaginò bella, stretta in abiti che la fasciano perfettamente, immaginò i suoi capelli rossi scuotersi, le sue punte di rame sul suo petto quando lei lasciva gli concedeva di possederla, di farla sua in quegli splendidi caldi attimi.
Uscì dalla cucina, andando verso di lei, finchè la vide, e quasi non la riconobbe, mentre lei, stupita e forse ferita, incrociava gli occhi blu di lui, e si riempiva fino all'orlo di vergogna e paura.

-Shinji..?-
-Asuka...-

Shinji guardò a lungo quella che era stata la sua amante, e si rese conto che era molto cambiata.
I suoi occhi avevano un velo malinconico, completamente offuscati da un'insolita dolcezza materna, occhi da cui era sparita violenza e prepotenza.
Il suo corpo era ancora splendido, ma non era accentuato in malizia dall'abbigliamento con cui era solita mostrarsi a lui.
Indossava abiti anonimi.
Certo, raffinati e semplici, ma anonimi nella loro prevedibilità.
Ma quello che impressionò di più Shinji furono i suoi capelli.

I capelli di Asuka non c'erano più.

O meglio, erano raccolti in un signorile taglio corto.
La frangia aperta da una riga in mezzo, le ciocche rosse ordinate dietro le orecchie.
Shinji rimase impietrito da quel cambiamento, di conseguenza non aprì bocca.

Ci pensò Azami a rompere il ghiaccio.

-Mamma, il signor Ikari si è presentato come un tuo ex-collega e io... L'ho fatto accomodare.-
Shinji colse un bagliore di rimprovero negli occhi di Asuka.
-Azami?-
-Sì?-
-Ecco le tue gelatine. Ora vai in camera tua.-
-Sì.- annuì la ragazza prendendo la busta e allontanandosi, trattenendo la curiosità.

Asuka si voltò seccata, andando direttamente in cucina.
Shinji si guardò intorno chiedendosi il senso di quella strana cerimonia.
Vide Asuka servirsi del tè.
Lui rimase sulla soglia della porta.
Nonostante fosse diversa dall'Asuka che conosceva era pur sempre lei, e conosceva bene i suoi segnali di ostilità.
La guardò bere dandogli le spalle.
Trovò la sua schiena assolutamente aggraziata, dalla curvatura perfetta.
Concluse che forse aveva fatto bene a tagliarsi i capelli.
Almeno adesso poteva mostrargli la sua splendida schiena chiara, il suo collo.
Si sentì terribilmente eccitato.
In forma diversa, era pur sempre la donna che aveva fatto sua molte volte, la donna cui era stato legato a lungo prima di...

-Che ci fai qui?-
-Ero venuto a trovarti.-
-Ci hai impiegato quasi quindici anni. Ti sono mancata molto.-
-E io..? Ti sono mancato..?-

Shinji si rese conto di essere un debole idiota, e di aver dato una risposta demenziale.

-Non eccessivamente.-
-S...Scusami.-

Asuka sospirò -Sì. Ti scuso. L'ho sempre fatto, in fondo.-
Shinji tacque, senza sapere come rispondere.
Non sapeva di essere stato scusato molte volte da Asuka.
Questo gli fece ritornare alla mente Azami.

-Azami è la figlia di..?-
-Cosa te ne importa?-

Non c'era astio nelle risposte di Asuka, anzi.
Sembravano a Shinji osservazioni molto ovvie.
Come sempre.

-Non sapevo tu avessi una figlia...-
-E invece cell'ho.-
-Non me lo hai mai detto...-
-Ci sei rimasto male..?-
-Molto.-

Asuka lo guardò.
Sembrava stanca di parlare con lui.

-Ti piace?-
-Chi?-
-Azami.-
-Eh?-
-Vorresti andarci a letto?-
-C..Cosa?-
-Mi somiglia molto, non trovi? E' solo molto più pacata e riservata. Sai, difficilmente perde la pazienza, è molto sicura di sè e si impegna molto in quello che fa.-
-Ah..-
-Con la squadra di pallavolo ha già vinto due tornei. Và benissimo a scuola, e forse anche troppo: studia sui testi delle superiori...-
-Cosa..?-
-Azami ha 14 anni. Quasi quindici.-
-Eh? Sembrava molto più grande...-
-Ci sei rimasto male?-

Shinji tacque.

Asuka riprese a bere pacatamente il suo tè.
Teneva il bicchiere per il fondo con le dita di entrambe le mani.
Socchiuse gli occhi, e Shinji potè ammirare il suo viso arrossare al vapore.
La trovò bellissima ma al tempo stesso molto malinconica.

-Allora? Perchè sei qui?-
Shinji si schiarì i pensieri -Te l'ho detto, volevo vedere come te la passavi...-
Un'altra sorsata della rossa -Beh, lo hai visto.-
-Te la passi bene..?-
-Se questa è l'idea che ti sei fatto...-
-Che vuoi dire?-
-Ho passato tempi migliori.-
-Se è un problema economico io...-
-No.- lo interruppe Asuka seccata -Non è un problema economico. Non ho problemi di soldi.-
-E allora che problema hai..?-
-Ma...Insomma, chi ti dice che io abbia dei problemi?!-
-Sei stata tu a dirlo!-

Asuka si alzò di scatto.
Shinji percepì profumo di menta piperita.

-Ormai sono una donna matura e sò risolvere i miei problemi.-
-Ma...Non intendevo offenderti...Io...-

Asuka fece di nuovo quello sguardo.
Uno sguardo affaticato, offuscato da pensieri e preoccupazioni.
Asuka era una donna sola, che si era trovata a mantenere una figlia dopo aver lasciato il lavoro.
Ok, era un lavoro ben retribuito e sicuramente avrà messo da parte risparmi a volontà, tuttavia non doveva esser stata una passeggiata.
Asuka aveva perso molto della sua fanciullezza, molto della sua spregiudicata femminilità.
Asuka non era più femmina, non più ragazza, non più figa.

Asuka era donna.
E Shinji si sorprese di quanto era cambiata, e di quanto in fondo fosse sempre uguale.

-Lavori?-
-Mh..?-
-Da quando hai lasciato la Nerv... Cosa fai?-
Asuka lo guardò con sufficienza.
Poi si voltò dirigendosi verso il tinello per lavarvi le tazze sporcate.
-Faccio la consulente in campo assicurativo.-
Shinji sgranò gli occhi.
-Eh?-
-Consulente in campo assicurativo.-
-No..Sì, ho capito, solo che io...Beh... Lascia perdere...-
Asuka si voltò.
Shinji riconobbe una delle espressioni care del passato.
-No, no, non lascio perdere! Cos'è quella faccia, Shinji Ikari?-
-Prometti che non ti arrabbi..?-
-No.-
-Beh, ti immaginavo...Differente.-
-A cosa ti stai riferendo?-
-Al tuo...Aspetto.-
-Il mio aspetto..?-
-Sì, non sembri una tipa d'ufficio e da economia...-
-E cosa sembrerei?-

-Una... Mamma.-

Asuka e Shinji rimasero in silenzio.
Si guardarono a lungo.

Poi scoppiarono a ridere.

-Ironico, eh? E io che nella vita volevo fare di tutto tranne che dei figli...-
-Io ti avrei immaginato manager di un'azienda di moda... O fotomodella...-
-Io volevo essere una persona tanto speciale...-
-E invece...-
-...Una mamma..!-

Ripresero a ridere, ma stavolta già di meno.
Shinji era tuttavia sorridente, mentre guardava Asuka ricomporsi in un'espressione più matura.
-Mi ha fatto piacere rivederti, Shinji.-
-Anche a me... Anche a me, Asuka.-

I due erano seduti ai due lati che facevano angolo del tavolo.
Shinji con le spalle rivolte alla porta dell'ingresso, Asuka con le spalle rivolte al tinello.

Era un'atmosfera piacevole, intima e accogliente, ma Shinji si sentì in dovere di interrogare Asuka, in dovere di dissetarsi delle sue parole, dopo la lunga arsura della separazione.

-Asuka... Scusa se sono indiscreto ma... Azami?-
Prevedibilmente Asuka si mostrò turbata.
Shinji la trovò ancora bellissima.
-Azami è nata dopo una relazione sbagliata.-
-Una relazione con chi..?-
-Nessuno che conosci.-
-Sì, ma che fine ha fatto? Ti paga gli alimenti, mantiene tua figlia?-
Asuka sorrise.
Shinji no.
-Cosa ti fa pensare che io sia divorziata? Per fare figli non serve mica l'anello nuziale.-
-Beh, ma...Questo PORCO non poteva aiutarti comunque?!-
-Oooh, Ikari!-
-No, sono cose che mi fanno rigirare le budella dal disgusto! Cazzo, come si può mettere incinta una donna e poi lasciarla ai suoi problemi da sola?!-
-Beh, lui non lo sapeva.-
-Eh? Non gliel'hai detto?-
-No.-
-Ma avresti dovuto!-
-Sai, era una persona stupida. Se gli avessi detto che ero rimasta incinta probabilmente mi avrebbe sposata.-
-Forse non lo amavi..?-
-Oh, Dio, se lo amavo... Ma non credo sarei stata una buona moglie per lui. Non mi andava di costringerlo a sposarmi...-
-Beh, ma in questo modo hai reso la vita di Azami molto dura... Suppongo.-
-Anche la mia vita è stata molto dura. Ma la vita di lui, almeno sono sicura sia stata felice.-

Shinji la guardò ancora, in silenzio.
Senza parole.
Era bellissima.
Era talmente bella da sentirsi male.

-Asuka, io...-
-No.-
-Cosa no?-
-L'ho intuito e...Shinji, non ho bisogno del tuo aiuto.-
Asuka si alzò dal tavolo, recandosi nuovamente al tinello, senza però nulla da fare.
Posò una mano sul metallo del lavandino, limitandosi a tacere a testa bassa.
Shinji si alzò.
La sua orgogliosa, determinata, sicura Asuka.
Si portò dietro di lei, e la sentì rabbrividire mentre le sue mani forti cingevano i suoi fianchi sodi.
Lei continuò a rabbrividire, finchè le mani forti di lui le sfiorarono i seni morbidi, per poi stringerla in un caldo abbraccio protettivo.
Il respiro di Asuka si calmò, mentre una mano di Shinji le sfiorò la curva del viso, mentre continuava a baciarle teneramente il collo, le spalle, il mento.
Asuka socchiuse gli occhi e si ritrovò a rispondere alle labbra di lui, le sue labbra morbide che premevano per accudirla.
Si voltò verso di lui, rintanandosi nel suo abbraccio e confortandosi sul suo petto.
Shinji continuò ad abbracciarla e baciarla, ad accarezzarla, finchè lei, con un gemito, si staccò da lui.

Dal suo affettuoso e caldo Shinchan.

-Asuka...-
-Vattene, Shinji.-
-Non fraintendere, io...-
-Non è una novità, ma stavolta mi riservo il privilegio di rifiutarti.-
-Ma...-
-Sono una stupida... Una vera stupida.-
Shinji le si avvicinò.
Asuka lo guardò in viso, negli occhi, attraverso le lenti degli occhiali da vista.

-Asuka. Vuoi sposarmi?-

Lei tacque, lui fece lo stesso.
Asuka si chiese cosa diamine stesse succedendo, cosa stesse passando nella testa di quell'idiota.

-...Ti faccio pena?-
-Non mi fai affatto pena, dannazione! Io...-
-Mi hai vista sola con mia figlia, mi hai vista indifesa e hai deciso di metterti una mano sul portafoglio. Poi ti sei reso conto che io sò vivere dignitosamente anche senza la tua elemosina e hai deciso di metterti una mano sulla coscienza? No, grazie Third Children, smettila di considerarti un salvatore e tornate da dove sei venuto.-
-Asuka, ma vuoi smetterla di essere così...Così sospettosa del cazzo? Ma per chi mi hai preso, chi credi che io s..-
-Tu sei un imbecille con manie di grandezza! Cos'è, vuoi esorcizzare l'influenza di tuo padre? Hai preso il suo posto per dimostrarti migliore di lui, lo hai allontanato dalla First per dimostrarti più razionale di lui, e adesso vuoi sposarmi e coinvolgere Azami in questa tua follia per dimostrargli di superarlo anche come genitore?! Cazzo! Guardati! Occhiali, abiti scuri e barba! Sei identico a lui! Ma forse addirittura più stronzo!-
Alcune goccie salate caddero dagli occhi di Asuka.
A Shinji sembrarono brillare.

-Ami ancora il padre di Azami..?-
-Sì! Sì, che lo amo, dannazione! E non voglio che mi sposi per pietà!-
Asuka si nascose il viso tra le mani piangendo, Shinji rimase attonito a fissarla.

Shinji si ricordava, di quando Asuka se ne andò dalla Nerv.
Rinunciò alla sua buona carriera per allontanarsi da lui.
Poteva farsi trasferire a un altro reparto, ma scelse di andarsene del tutto.
La sera precedente, erano stati a casa sua.
Avevano cenato in un ristorantino raffinatissimo.
A lui sarebbe piaciuto mettere in regola la loro relazione e si era preparato un bel discorsetto da farle, una romantica proposta di fidanzamento.
Erano passati quasi quindici anni.
Ma vedendola così bella, altezzosa, ipnotizzato dai movimenti dei suoi lunghi capelli rossi, si dimenticò tutto e concluse la serata come avevano sempre fatto.
Da dieci anni, che facevano così.
Una scopata e poi ognuno per la propria strada.

Ora erano entrambi più che quarantenni e le loro vite sembravano ad entrambi mozzate.
Un pò come a Shinji sembrava mozzata la testa di Asuka, senza i suoi lunghi e scintillanti capelli rossi.
Un pò come aa Asuka sembrava mozzata la testa di Shinji, con gli occhi coperti da quegli occhiali scuri.
Un pò come quando si resero conto che Azami aveva gli stessi capelli rossi della madre e gli stessi occhi blu del padre.

Poi, le note malinconiche di una melodia conosciuta.
Shinji trasalì, e il suo sguardo vibrò al soffitto.
Le lacrime di Asuka si bloccarono, e anche i suoi umidi occhi blu si alzarono verso il soffitto.
Shinji poteva immaginare i movimenti del braccio di Azami, le dita a cercare gli accordi.
Era il suono di un violoncello, quello.

-Bach.- mormorò Shinji.
-Sì.- soffiò Asuka -...Anche suo padre sapeva suonarlo.-
-...Il massimo che aveva saputo raggiungere.-
-Così diceva lui.-
-Credi...- Shinji la guardò in viso -Credi che Azami e suo padre saprebbero andare d'accordo?-
-Probabilmente.-
-E con te? Saprebbe andarci d'accordo, il padre di Azami..?-
Asuka serrò le labbra.

Azami continuò a suonare per loro.
   
 
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