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Autore: serensnixpity    09/05/2014    4 recensioni
In onore della Quinntana Week 2014, sette piccole shot, sette "briciole" della vita di Quinn e Santana.
Pubblicate:
- Day 1 (Quinntana Begins)
- Day 2 (Comfort/Fluff)
- Day 3 (Meet the Family)
- Day 4 (Future)
- Day 5 (AU)
- Day 6 (Holiday Season)
- Day 7 (Free Day: crossover)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 6 - Holiday Season

Due anni prima, quando Quinn Fabray si era presentata alla porta del suo ufficio, curriculum alla mano e l'aria di chi aveva appena sbattuto sull'ultima spiaggia, Santana Lopez aveva sentito il sapore della vittoria danzarle in bocca. Ma quello che Santana non aveva preso in considerazione, era che presto si sarebbe trovata a soffocare un sospiro, ogni volta che la sua ex migliore amica, ex nemica giurata, ex compagna di scuola, attraversava quella porta in vetro opaco.

Serrò i denti quando sentì il rumore dei suoi tacchi troppo larghi e troppo bassi, contro il pavimento in marmo dell'ingresso. Il movimento delle sue dita sulla tastiera del portatile divenne ancora più frenetico e non si scomodò nemmeno a sistemare gli occhiali che le erano scivolati lungo il naso.

- Posso? -

Un delicato colpo di nocche sulla porta accompagnò quel tono tranquillo, eppure freddo nel profondo. Santana non si prese nemmeno la briga di sollevare lo sguardo su di lei, allungando la mano per afferrare la sua tazza di caffè

- Mi hai già disturbata, tanto vale che parli. Che cosa vuoi? -

Domandò secca, gli occhi che saettavano fra i dati contabili dell'azienda. Con la coda dell'occhio la vide avvicinarsi, le mani unite in grembo e il profumo di agrumi che si mescolò a quello del caffè che Santana stava sorseggiando. Quinn inspirò profondamente un paio di volte, aprendo bocca per parlare, ma fallendo miseramente nel suo tentativo

- Non ho tutto il giorno -

La rimbeccò Santana, tamburellando nervosamente a terra con la punta della scarpa.

- Fra due giorni è la vigilia di Natale -

- Mh...e quindi? -

- Ecco, mi chiedevo se potessi darmi un giorno di ferie. Mia sorella e mia nipote saranno in città solo per quel giorno e vorrei... -

- No -

La risposta secca di Santana interruppe il fiume di parole che Quinn aveva cercato di dire il più in fretta possibile, per evitare esattamente la risposta che aveva ricevuto. Le spalle crollarono rassegnate sotto il cardigan beige

- Ma... -

- Mi hai fatto una domanda e io ti ho detto di no. Fine. Nessun “ma”, abbiamo troppo lavoro da fare e poi il Natale è una festa stupida. Puoi andare ora -

La congedò con uno sbrigativo gesto della mano, posando di nuovo la tazza sul la scrivania di vetro. Quando alzò gli occhi la vide ancora sulla soglia, le mani strette in un pugno e i denti serrati. Sembrava si stesse controllando dal dire qualcosa che sicuramente a Santana non sarebbe piaciuto, ma non appena la latina inclinò il capo di lato con aria inquisitoria, Quinn si ricompose soffocando uno sbuffo ed uscendo dall'ufficio. Santana la osservò allontanarsi, mordendosi con forza l'interno della guancia mentre si lasciava andare contro lo schienale della sua poltrona. Quasi non si accorse dell'entrata di una svolazzante chioma bionda, finché non sentì una leggera risatina

- Smettila di fissarla o si accorgerà della cotta che hai per lei da...anni? -

Santana mandò gli occhi al cielo, arricciando gli angoli delle labbra quando Brittany appoggiò entrambe le mani sulla sua immacolata scrivania

- Non ho una cotta per Quinn -

Borbottò incrociando le braccia e lanciando un'occhiata allo schermo del suo computer. Brittany la guardò divertita e scettica

- Puoi darla a bere a te stessa, ma non alla qui presente. Solo non capisco perché la tratti in quel modo, non ti aiuterà a scoprire il colore della sua biancheria -

Santana sgranò gli occhi con urgenza, alzandosi improvvisamente dalla poltrona e andando a chiudere la porta del suo ufficio. Prese un profondo respiro prima di voltarsi verso Brittany

- Perché io non ho una cotta per Quinn Fabray -

Scandì in modo che a Brittany entrasse bene in testa

- E la tratto così perché finalmente è lei ad essere seconda a me. Credimi, Britt, non hai idea di quanto questa cosa mi compiaccia -

- Credo comunque che ti compiacerebbe di più il suo lucidalabbra sul tuo collo, ma fingerò di crederti -

Ribatté la bionda sorridendo innocentemente alla migliore amica, mentre arrotolava una ciocca di capelli fra le dita. La latina incrociò le braccia al petto, tornando verso la scrivania con aria esasperata

- Comunque, che ci fai qui? -

- Ti porto fuori a pranzo! -

- Non se ne parla. Devo lavorare se non l'avessi capito -

Si impuntò Santana, facendo sbuffare Brittany che la guardò con quel broncio che una volta l'avrebbe convinta all'istante. Ma Santana non era più la stessa Santana da molto tempo

- Va bene, vorrà dire che chiamerò la tua segretaria per sapere quando potrò vedere la mia migliore amica -

Sbottò la bionda, staccandosi dalla scrivania di Santana e avviandosi alla porta

- Britt... -

Tentò la latina, massaggiandosi le tempie, ma Brittany si voltò di scatto verso di lei, interrompendola

- Pensi così tanto al tuo lavoro che passerai un altro Natale da sola...e non ti sei nemmeno accorta che il tuo ammiratore segreto non ti ha fatto recapitare il suo regalo quest'anno -

Santana strinse le palpebre quando Brittany uscì sbattendo la porta, non dandole modo di replicare. Aggrottò le sopracciglia, sospirando leggermente non appena si rese conto di quello che Brittany le aveva detto e all'improvviso la sua scrivania le sembrò tristemente vuota.

 

***

 

 

Tu riceverai la visita di tre spiriti. Attendi il primo domani al rintocco della prima ora..”

Santana grugnì con una smorfia sul viso, mentre spegneva bruscamente la televisione alzandosi dal divano del suo loft Newyorkese.

- Idiozie -

Borbottò trascinando i piedi verso la cucina per versarsi un bicchiere di vino. Il broncio non fece che intensificarsi appena notò la bottiglia vuota

- Pff, Natale. L'ennesima festa inventata per non lavorare -

Biascicò con la bocca impastata di sonno e vino rosso, mentre andava nella sua camera da letto spegnendo le luci dietro di sé.

Fece giusto in tempo a posare la testa sul cuscino, o almeno così le parve, che una folata d'aria fredda le sfiorò il collo facendola rabbrividire. Si voltò infastidita, chiedendosi come fosse possibile che avesse lasciato la finestra aperta, ma non appena i suoi occhi si abituarono al buio, uno strillo le sfuggì dalle labbra facendola diventare improvvisamente vigile

- Che diavolo ci fai in casa mia, Berry?! -

Sbraitò, ma la figura bassina, con una frangetta ad accompagnare i grandi occhi da cerbiatto, non le rispose. Si limitò a svolazzare, sì svolazzare, verso di lei, le labbra che si aprirono in un grande sorriso. Santana sgranò gli occhi, certa che il vino le stesse giocando brutti scherzi e d'istinto le lanciò contro la lampada sul comodino. L'oggetto si schiantò a terra, attraversando letteralmente il cranio di Rachel Berry. Si sfregò con foga gli occhi, sentendo le mani tremare, era abituata ad alzare il gomito, ma non aveva mai avuto allucinazioni del genere.

- Suggerisco che tu ti calmi, Santana -

La voce di Rachel ebbe l'effetto contrario rispetto a quello che aveva sempre avuto, perché Santana si calmò davvero, seppure contro la sua volontà.

- Vieni con me -

Le disse con voce squillante, porgendole la mano che Santana si rifiutò di prendere. Tuttavia la seguì, seppure lanciandole occhiate sospettose, mentre le faceva strada nel suo salotto...solo che quello non era più il suo salotto.

Il fuoco scoppiettava nel camino, accanto un immenso albero di Natale scintillava di luci e decorazioni. Nell'aria si respirava un delizioso profumo di carne arrosto e dolci e un pacato chiacchiericcio proveniva da un punto indefinito

- Che cazzo è successo a casa mia? -

Domandò con gli occhi sgranati, passandosi una mano fra i capelli. Quell'aria esageratamente natalizia le faceva quasi pizzicare la pelle. Stranamente Rachel rimase in silenzio, indicandole una rampa di scale che chiaramente non erano in casa sua quando era andata a dormire. Non ebbe il tempo di chiedere altro, perché una bambina biondissima con gli occhi color dell'oro, si precipitò ridendo giù per le scale

- Ti ho detto che sono miei!! -

Dalla cima delle scale, un'altra bambina con la pelle color caramello e i capelli corvini sbraitò sbattendo i piedi, prima di correre dietro alla biondina. Entrambe aggirarono un'attonita Santana come se nemmeno la vedessero, mentre si rincorrevano per tutto il salotto.

- Fabray! Se non mi ridai subito i miei dolci, giuro che scateno tutta l'ira delle case popolari di Lima Heights sul tuo sederone! -

Santana rimase a bocca aperta, guardando una se stessa di soli sette anni che rincorreva una trillante Quinn Fabray.

- Eravate così amiche -

Sospirò Rachel accanto a lei, facendola sussultare, era così frastornata da quello che stava vedendo da essersi dimenticata della sua presenza

- Non direi -

Commentò la latina con una piccola smorfia, facendo cenno verso la sua versione infantile che saltellava cercando di afferrare i cioccolatini che Quinn, ben più alta di lei, teneva fuori dalla sua portata.

- Stai a vedere -

La piccola Santana sbatté un piede a terra, fremendo nel chiaro tentativo di trattenersi dal picchiare l'altra bambina. Fu allora che Quinn, le labbra impiastricciate di quel cioccolato che aveva mangiato di nascosto, si sporse verso di lei lasciandole un bacio sporco sulle guance paffutelle.

- Che schifo! -

Esclamò la bambina dalla pelle scura, strofinandosi il dorso della mano sulla guancia.

- Almeno ora sei un po' più dolce -

Le fece notare la piccola Quinn, un sorriso sereno sulle labbra e una luce negli occhi che Santana avrebbe osato definire “felice”. Non ricordava da quanto tempo non vedeva quella luce negli occhi della sua ex amica.

- Non capisco -

Bisbigliò continuando ad osservare le due bambine. La sua se stessa di sette anni non aveva ancora smesso di ripulirsi il visino, ma Santana riconosceva la sua stessa fossetta sulla guancia sinistra, segno che stava cercando di trattenere un sorriso

- Amavi molto il Natale, Santana. E lo amavi perché Quinn passava tutte le vigilie con te. La mattina vi svegliavate insieme e correvate al piano di sotto per aprire i regali e ogni anno litigavate su chi doveva avere il sacchetto più grosso di cioccolatini -

Santana aggrottò la fronte cercando di ricordare, ma aveva lasciato andare così tanto la sua vita da avere memorie molto offuscate.

- Va bene, possiamo dividerli se vuoi. Basta che non mi dai più i baci -

- Te li posso dare quando saremo più grandi? -

Santana tossicchiò, voltandosi per chiedere a Rachel quanto volesse metterla ancora in imbarazzo, ma Rachel non c'era più e nemmeno lei e Quinn da bambine o il salotto di casa Fabray perfettamente addobbato.

Al loro posto c'era una camera da letto, la penombra le rendeva difficile mettere a fuoco ogni dettaglio, ma capì che ancora una volta non era in camera sua

- Cercherò di esserci per l'ora di cena, te lo prometto Em -

Una voce familiare quanto abbattuta la fece sussultare cogliendola alle spalle. Si voltò in tempo per vedere Quinn passarle accanto, una mano ad arruffare nervosamente i capelli corti. Santana la osservò mentre si lasciava cadere sul letto, ascoltando la voce squillante della nipotina dall'altro capo.

- Potrei quasi essere orgoglioso di te, Shaqueera -

Santana non aveva notato la sagoma affilata che era rimasta nell'angolo, tuttavia non si spaventò, il suo unico istinto fu quello di mandare gli occhi al cielo aggrottando la fronte infastidita

- Il vino deve avermi davvero dato alla testa per farmi avere una fantasia con quella stronzetta di Sebastian Smythe -

Borbottò incrociando le braccia al petto. Sentì Quinn sospirare e si voltò verso di lei, cogliendo per un solo istante la luce che si rifletteva nei suoi occhi. Erano velati di lacrime e Santana sentì per la prima volta il pungente sentore del senso di colpa.

- Lo so...sì hai ragione. Ma questo lavoro è importante per me, Frannie, ancora un anno a lavorare per lei e poi avrò tutte le strade spianate. Non posso mandarla al diavolo proprio ora -

- E chi ha detto che questa sia una fantasia? -

Intervenne Sebastian, entrando nel suo campo visivo e distogliendo l'attenzione di Santana da Quinn. La latina lo guardò con un sopracciglio inarcato

- Se non è una fantasia, devo dedurre che tu ti sia iscritto all'albo delle fatine? Il compito di oggi quale è? Spargere la tua polverina magica per rendere tutti più buoni la vigilia di Natale? -

Lo punzecchiò, sollevando un angolo della bocca quando lo vide digrignare i denti

- E poi ti chiedi come mai non riesca nemmeno a guardarti in faccia nonostante la tua irrecuperabile cotta per lei -

A Santana cadde la mandibola a terra, non si capacitava di quanto potesse essere evidente il suo interesse per Quinn. L'aveva da sempre e da sempre era rimasto latente sotto la sua pelle, solo in quel momento si stava rendendo conto che forse non era così brava a nasconderlo e che Brittany aveva ragione. Non stava facendo pagare a Quinn i loro dissapori adolescenziali, non si stava prendendo la sua rivincita, stava solo riversando la sua frustrazione su di lei. Una frustrazione nata dai sentimenti che provava per la bionda e che non era mai stata in grado di esprimere.

- E' questo il momento in cui mi sveglio? -

Domandò seccata, scacciando quei pensieri dalla testa, mentre Quinn riagganciava la sua telefonata. La mano pallida si allungò verso il comodino, avvolgendosi intorno a qualcosa che un attimo dopo venne scagliata nell'esatta direzione di Santana. Le cadde ai piedi e quando si chinò per raccoglierla, riconobbe la piccola scatola avvolta in una carta rosso cupo, con il suo nastro dorato. La stessa scatola che profumava di lime, di Quinn, e che da anni trovava ogni vigilia di Natale sulla sua scrivania. Nessun biglietto, nessun indizio, solo i suoi cioccolatini preferiti.

- E' sempre stata lei -

Mormorò fra sé e sé con un filo di voce, ma quando alzò lo sguardo per cercarla, lei non c'era più e nemmeno Sebastian o la camera da letto di Quinn. I suoi piedi scalzi erano immersi in una coltre di neve, il gelo le scivolava sulla pelle e il vento le fischiava nelle orecchie. Attorno a lei si allargavano file e file di blocchi di cemento incastrati nel terreno, lapidi per l'esattezza. Santana rabbrividì e forse non era solo il freddo a farle quell'effetto. Strofinandosi le mani sulle braccia, si guardò freneticamente attorno, alla ricerca di qualcosa o qualcuno

- Cercavi me? -

Seduto su una lapide, chitarra in spalla e sigaretta fra le labbra, una sua vecchia conoscenza la guardava con un sorriso obliquo, passandosi una mano sulla cresta quando lei aggrottò le sopracciglia incredula

- Noah Puckerman? Seriamente? -

Domandò a nessuno in particolare, ma alzando istintivamente lo sguardo verso il cielo lattiginoso

- In persona -

Rispose lui, scendendo con un salto dalla sua poco consona seduta

- Anche se non si può dire lo stesso di te -

Aggiunse accostandosi a lei con fare strafottente e facendole un cenno verso il punto in cui era seduto poco fa. Santana inclinò il capo di lato, confusa, prima di seguire il suo suggerimento

Santana Diabla Lopez 1994 - 2019

La latina spalancò gli occhi portandosi una mano alla bocca, improvvisamente il cuore le batteva così forte da farle credere di essere prossima ad un infarto. In tal caso avrebbero dovuto cambiare la data sulla sua lapide

- Ma...è l'anno prossimo! -

Esclamò sconvolta, la mano sulla bocca a soffocarle le parole. Accanto a lei Puck si strinse nelle spalle, sistemando la cinghia della chitarra

- Fra un anno esatto. La vigilia di Natale del prossimo anno, tornerai a casa dal tuo ufficio a notte fonda, sarai così stanca da addormentarti alla guida e BAM! -

Puck fece scontrare con forza il pugno contro il palmo della propria mano, facendo sussultare Santana che quasi scivolò nella neve.

- Non preoccuparti, non sentirai niente. In fondo è quello che hai sempre detto, ricordi? Tu sei la stronza che non sente niente -

Santana abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore con i denti che tremavano per il gelo. La sua lapide era così spoglia, non un fiore, non un'incisione che ricordasse che persona fosse in vita. Niente di niente.

- Non è venuto nessuno, vero? -

- No, nessuno. Il lavoro ti ha assorbita a tal punto da diventare l'unica cosa che ti è rimasta. Piano piano hai tagliato fuori anche Brittany. Però... -

La frase di Puck rimase in sospeso, mentre un ovattato rumore di passi giunse alle orecchie di Santana, facendole alzare il viso di scatto.

Procedendo lentamente nella neve e stretta nel suo cappotto scuro, Quinn camminava nella loro direzione, gli occhi puntati sulla lapide. I suoi capelli erano un po' più lunghi, ma il viso, sempre innaturalmente incantevole, appariva provato e stanco. Santana le fece spazio, come se fosse davvero lì, quando la vide chinarsi verso la sua lapide posando le ginocchia nella neve

- Ciao. Oggi ho avuto una promozione. E' buffo, mi hanno dato il tuo posto e se ci penso ti saresti incazzata da morire...scusa, pessima scelta di parole -

- Viene qui due volte a settimana e ti racconta la sua giornata. Quinn è l'unica ad essere rimasta con te, Santana, nonostante tu l'abbia trattata come un cane -

Santana sentì il suo stesso respiro tremarle in gola, mentre ascoltava le parole di entrambi

- Però ti prometto che sarò alla tua altezza, facevi schifo in tante cose, ma di sicuro non nel tuo lavoro. Non ho fatto cambiare nulla nell'ufficio, sarà come averti ancora lì -

La voce di Quinn si incrinò nelle ultime parole e Santana sentì l'urgenza di abbracciarla e dirle che era ancora lì e non era andata da nessuna parte. Ma quella non era la realtà, Quinn non l'avrebbe nemmeno sentita.

- Oh dimenticavo...buon Natale, San. Mi manchi -

Sussurrò infine la bionda, estraendo dalla tasca il solito piccolo pacchetto rosso e posandolo sul mucchio di neve davanti alla lapide.

- Puck...non voglio morire, non voglio lasciarla -

Bisbigliò quasi inconsciamente, seguendo con lo sguardo Quinn che si allontanava rapidamente. Santana poté cogliere una lacrima furtiva che le scivolava lungo la guancia.

- E allora non lasciare che succeda. Avete passato così tanto tempo a farvi la guerra da non rendervi conto che in realtà siete importanti una per l'altra. Cazzo Santana, se solo Quinn avesse avuto per me un quarto dell'interesse che ha per te, ora sarei l'uomo più felice del mondo -

- Ci teneva a te -

- Ma teneva di più a te e ci tiene tutt'ora. Non ti sopporta solo per la carriera, ti sopporta perché sei tu e sa che sei molto più di quello che vuoi dare a vedere -

Santana si passò una man sul viso, cercando di schiarire le idee e assimilare tutte le cose surreali che stavano accadendo, ma in quel momento il terreno le si aprì sotto i piedi e facendola precipitare nel buio.

***

Erano le sette di mattina quando qualcuno bussò alla porta di Quinn con fare piuttosto insistente. Lanciò un'occhiata rassegnata alla macchinetta del caffè che tanto agognava, prima di andare ad aprire, trascinandosi con fare sonnolento. Aprì la porta sfregandosi un occhio, ma quando vide la pelle abbronzata, la fossetta sulla guancia e quei profondi occhi scuri, lo sbadiglio non le raggiunse mai la bocca

- Che cosa vuoi, Santana? Non sono in ritardo se è questo che ti preoccupa -

Santana scosse la testa, l'ombra di un sorriso sulle labbra mentre le porgeva il suo caffè macchiato preferito

- Sono venuta a dirti di non disturbarti a farti vedere in ufficio -

Gli occhi nocciola di Quinn si sgranarono, puro sgomento scintillava nelle sue iridi

- Ma...perché? Che ho fatto? Non puoi licenziarmi! In due anni non ho mai commesso un solo errore, tu non... -

La leggera risata che scosse le spalle di Santana la interruppe all'istante, nonostante avesse voglia di urlarle cosa diavolo avesse da ridere. Aggrottò la fronte mentre la guardava cercare qualcosa nella borsa

- Tieni -

Le disse semplicemente, porgendole una busta bianca. Quinn la aprì, le mani tremavano leggermente temendo che fosse una lettera di licenziamento o qualcosa di peggio. Ma quando la aprì, c'era solo un biglietto aereo andata e ritorno New York - Lima.

- Che vuol dire? -

- Vuol dire che non voglio vedere il tuo culo bianco in ufficio per almeno due settimane. Torna a casa, torna dalla tua famiglia e festeggia questo dannatissimo Natale -

Sebbene le parole di Santana non fossero esattamente fatte di zucchero, il suo tono era decisamente cambiato da quello che usava di solito con lei e soprattutto quella era la prima volta che Santana faceva qualcosa per lei dopo tanti anni.

- Mi sarebbe bastato un permesso -

Le fece notare, grattandosi la nuca con una piccola risata imbarazzata. Non era del tutto d'accordo che Santana le pagasse il viaggio, ma allo stesso tempo temeva che tirare troppo la corda le avrebbe fatto cambiare idea. Santana si strinse nelle spalle, un leggero sorriso obliquo mise in mostra la sua adorabile fossetta

- Consideralo la mia bandiera bianca, ma ricordati che quando tornerai ti voglio in piena forma perché ti trasferirai -

Il sorriso incredulo di Quinn crollò in un istante

- Non puoi farlo -

- Posso eccome! Non ho intenzione di rovinarmi la manicure spostando le tue cose per riempire la seconda scrivania nel mio ufficio -

Per poco non le cadde il caffè di mano e improvvisamente le venne voglia di abbracciare Santana, sollevarla e farla roteare

- Stai dicendo che... -

- Sì, Fabray. Ti sto promuovendo, ma ti prego smettila di sorridere così o potrei rivalutare la mia idea -

Borbottò Santana con fare scocciato, ma Quinn la vide mordersi l'interno della guancia per trattenere un sorrisetto.

- Non capisco, cosa ti ha fatto cambiare idea? -

Domandò tentativamente, guardando Santana fare spallucce

- La notte porta consiglio e credo di aver ricordato qualcosa, uno dei nostri Natali insieme -

Santana non sembrava disposta a voler proseguire, ma Quinn stava pendendo dalle sue labbra e quando le fece un cenno urgente per farla proseguire, la latina mandò gli occhi al cielo e fece un passo verso di lei

- So che sei sempre stata tu a lasciarmi quei regali e lo so perché da bambine mi rubavi sempre quei cioccolatini, solo per farmi arrabbiare e darmi un bacio a tradimento. Non ti biasimo, sai? Ero uno splendore anche da bambina -

Quinn sbuffò una risata, guardandola pavoneggiarsi. Una risata di sollievo che presto non riuscì a controllare, era come se anni di tensione si fossero sciolti dal suo corpo e fossero evaporati nell'aria, facendola sentire leggera e serena per la prima volta. Santana si lasciò contagiare, sebbene la guardasse come fosse impazzita, ma le risate di entrambe si interruppero bruscamente non appena Quinn la tirò verso di sé, facendo schiantare le labbra contro le sue. In un primo momento Santana non rispose, irrigidendosi fra le sue braccia, ma non appena Quinn le catturò il labbro inferiore, un gemito sfuggì dalla gola della mora che si lasciò andare perdendosi in quel bacio che attendeva da troppo tempo

- C'è una cosa che forse non ricordi -

Sussurrò Quinn non appena si separarono

- Ogni volta mi davi il permesso di darti un bacio vero quando saremmo diventate grandi -

Santana arricciò il naso, ridendo e sfregandolo contro quello di Quinn, le braccia che si strinsero attorno alla vita della bionda e un bisbiglio che le lasciò le labbra

- Buon Natale Quinn -

- Buon Natale Santana -

  
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