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Autore: Anninsss    09/05/2014    3 recensioni
Aveva un fare distratto e insofferente, quasi malinconico, che lo rendeva più antipatico di quanto lui fosse in realtà.
Eppure, nonostante fosse perso in quei suoi pensieri che lo portavano lontano da quella tavola, lontano da quel ristorantino affollato e soprattutto lontano dalla ragazza dai capelli castani che gli sedeva di fronte, io mi sentivo il suo sguardo addosso, e quello sguardo non mi lasciava scampo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo - 





A tutti capita di sentirsi fuori posto, prima o poi. Che sia per qualche ora, che sia per tutta la vita.
Io sono una di quelle persone che ci si è sentita per tutta la vita.
Sono quella che alle feste indossa il vestito meno appariscente per evitare di essere notata, quella che mette solo un velo di trucco per essere confusa tra le tante, acqua e sapone e occhi marroni.
Sono quella che se incrocia un bel ragazzo per strada, non ha il coraggio di sostenere il suo sguardo, piuttosto butta gli occhi a terra, arrossisce.
Sono cresciuta con la speranza di diventare invisibile, con l’aspirazione a toccare il fondo. Ma ho imparato a risalire, una volta arrivata in basso, ho trovato la forza di spingere con le gambe e tornare su, a respirare.
Ma questa non è la mia storia, almeno non solo.
E’ la storia di quattro ragazzi come me, uniti dal comune sentimento di inadeguatezza, di incertezza, quattro ragazzi che si sono legati indissolubilmente senza nemmeno saperlo. E’ la storia dei loro destini aggrovigliati e intrecciati tra loro, di una matassa inestricabile di eventi e sentimenti, di parole e silenzi
Quattro ragazzi con poca differenza di età, ma con tante differenze nel carattere. Completamente diversi, eppure profondamente simili. Fratelli, non di sangue, ma per scelta.
Lasciate che vi spieghi.
 
 
 








L’ho sempre saputo che Peter sarebbe stato una parte fondamentale della mia vita. In qualche angolo remoto della mia anima, in qualche nascondiglio buio del mio cuore, si nascondeva la consapevolezza di essere parte l’uno del destino dell’altra.
Ma la prima volta che lo vidi pensai solo che non avremmo mai e poi mai, potuto avere qualcosa in comune.
Il ristorante profumava di brace e di tagliatelle al ragù, fuori tirava vento, un vento forte, e i vetri delle finestre tremavano, ma all’interno del locale l’atmosfera era riscaldata dalle persone che amabilmente conversavano davanti a piatti deliziosi, sorseggiando vini pregiati.
C’era una giovane coppia con una bimba, la mamma si occupava di imboccarla e lei, che sembrava avere le guance di porcellana bianchissima, apriva la minuscola bocca per farla contenta, poi sorrideva al papà.
Due signori anziani cenavano uno di fronte all’altra e avevano l’aria di chi sta insieme da una vita.
Una ragazza che avrà avuto si e no due anni più di me, si affrettava tra i tavoli, portava pile di piatti sporchi e vassoi colmi di carne cotta a puntino.
Lui era seduto di fronte a me, con l’aspetto di chi vorrebbe essere altrove e non si preoccupa di nasconderlo.
Per tutta la sera avevo appositamente evitato di incrociare il suo sguardo, come ero solita fare, soprattutto se mi accorgevo di destare l’interesse di qualcuno.
Sapevo perfettamente che lui avrebbe preferito essere da un’altra parte, sicuramente al Magenta con i suoi amici, con qualche ragazza bionda e bellissima, che non si preoccupa di mettere le calze nemmeno d’inverno, e con il freddo che fa a Milano.
Aveva un fare distratto e insofferente, quasi malinconico, che lo rendeva più antipatico di quanto lui fosse in realtà.
Eppure, nonostante fosse perso in quei suoi pensieri che lo portavano lontano da quella tavola, lontano da quel ristorantino affollato e soprattutto lontano dalla ragazza dai capelli castani che gli sedeva di fronte, io mi sentivo il suo sguardo addosso, e quello sguardo non mi lasciava scampo. Cercavo di non pensare, di allontanarmi anche io da quel posto, di tornare a casa; eppure i suoi occhi che sentivo correre su di me, della punta dei miei capelli, sul viso, sul collo e sulle spalle, fino alla punta dei polpastrelli appoggiati sulla tovaglia color crema, quegl’occhi mi tenevano ancorata al presente.
Mi sentivo osservata, ma mai e poi mai avrei ceduto alla curiosità di incontrare quegl’occhi dei quali neanche sapevo il colore.
Verdi. Sono verdi gli occhi di Peter. Ora lo so bene, ma fu quella sera che lo scoprii, in quel ristorante, con tutta quella gente, con tutte quelle persone che non sapevano che proprio accanto a loro, a qualche tavolo di distanza, stava succedendo qualcosa di magico.  
  




to be continued. 















Saaaalve :) 
questo è il prologo di una storia originale,è la prima che scrivo e pubbilico qui su efp. E sono molto emozionata, dato che non l'ho mai fatto *si nasconde*  
non so se andare avanti, sinceramente.. mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate *-* 
aspetto con ansia; 

vostra Annins. 

 
  
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