Libri > Shadowhunters
Ricorda la storia  |      
Autore: Sam E Soer    10/05/2014    2 recensioni
"Le persone credono che l’amore sia qualcosa di difficile da spiegare, io, dopo tutti questi anni sulla faccia della terra, penso di potermi permettere di dire che è semplicemente inspiegabile, quindi è inutile stare lì a cercare di riprodurlo in un disegno o in una poesia. L’amore è una questione di cuore, di stomaco, di anima; l’amore non passa per il pensiero ergo non può essere insozzato con il linguaggio."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
{Nota: Questa l'ho scritta non appena finii di leggere Città delle Anime Perdute, con le sensazioni a caldo che mi aveva lasciato il libro. Rivista ma non cambiata, ho deciso di pubblicarla. 
Sam.


Guatemala City                                                                                                                       5.11.2062
 
Mio caro Alec,
è passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti che ho perso il conto delle ore che ci hanno separato, dei giorni e persino degli anni.
Ci sono momenti in cui avverto la pesantezza della tua perdita e della tua assenza, e momenti in cui, invece, mi sembra che tu stia ancora qui, accanto a me, dove ho sempre creduto dovessi essere. Sì, perché il tuo posto è sempre stato al mio fianco e mi dispiace averlo capito tardi, ma alla fine l’ho realizzato. Non ricordo neanche con esattezza quando sia stato il momento in cui questa verità si sia concretizzata nella mia mente, ma alla fine mi ha colpito, così all’improvviso, così nel profondo, che ho trovato il coraggio di prendere carta e penna, alla vecchia maniera, e scriverti. Perché so che ovunque tu sia, non esiste posto in cui le mie parole non possano raggiungerti, poiché per due persone come noi, che si sono amate nel modo in cui ci siamo amati noi, non esistono limiti o porte chiuse.
Per una persona come me che ha passato diversi secoli ad innamorarsi ancora e ancora, è difficile essere qui ancora legato a te, è difficile persino andare avanti, cosa che non avrei mai creduto potesse accadere. Vorrei chiederti di Jace e di Clary, e anche di quell’amico strano della ragazzina, il vampiro-topo, com’è che si chiamava? Sherwin se non erro. Ma la verità è che non m’interessa sapere di loro, m’importa sapere di te, sapere come stai se alla fine, magari, ti sei sposato, se quei graffi di cui parlasti quella volta, quei milioni di piccoli graffi fatti con la carta, ogni giorno, sono poi riusciti a guarire o hanno inciso troppo a fondo la tua pelle facendoti cedere alla fine, arrendendoti a ciò che volevano gli altri per te invece di continuare a camminare su una strada difficile, ma voluta solo e soltanto da te. Se fosse vera la prima ipotesi, vorrei dire di essere felice per te, ma non lo sarei e non per una questione di gelosia – per quanto ce ne sarebbe molta, ma d’altronde, non avrei potuto comunque darti una vita del genere – quanto per il fatto che probabilmente, il motivo di questo gettare la spugna, sarei io. Non c’è nessun altro da incolpare se non me stesso.
Eri un ragazzo Alec, eri giovane e solo l’Angelo sa quanti errori ho fatto io quando avevo solo diciotto anni. E’ solo che in quel momento non lo ricordavo, come in realtà non lo ricordo neanche adesso, so solo che li ho fatti, perché sono cose che da giovani si fanno. L’errore è quello che ci permette di crescere, di maturare e quindi penso di averne fatti anche io. La gente tende a pensare a quante cose belle si possano fare in ottocento anni e io sorrido a quell’affermazione, perché si possono fare cose splendide, ma il più delle volte sono sempre precedute da orrendi errori le cui cicatrici ti porti dietro per l’eternità.
Tuttavia non penso di aver mai avuto rimorsi, non prima di te almeno, non prima di quello che accadde quella sera. Non prima di perderti.
Vorrei poterti spiegare cosa provai in quel momento, ma ora come ora, dopo tanti anni, è una tale piccolezza che neanche ricordo. So per certo che mi sentii ferito, persino bruciato in qualche modo dalle tue azioni, da quello che credevi di potermi fare… quello che pensavi di poter fare a noi. Perché è esistito un noi Alec, per quanto breve, l’intensità di quei momenti passati insieme, valgono più di ogni eterna storia d’amore che si possa vivere e l’idea che avremmo potuto avere tutto e molto più di questo, mi scuote l’animo al punto che ci sono giorni in cui mi sembra di soffocare nella tristezza, nell’eco dei ricordi, nel frastuono che tu, ancora oggi, riesci a creare quando riporto alla mente quei momenti passati insieme.
Lo ricordo sai, che soprattutto alla fine, non sono stati tutti momenti belli, ma il tempo ti permette di fare questo: per le persone come me, che vivono in eterno, è una necessità lasciare indietro i brutti ricordi e cercare invece di tenerci stretti quelli belli, che tendono però ad essere sfuggenti, fino a quando io stesso mi chiedo dove finisce il ricordo e dove invece inizia semplicemente una storia creata dalla mia mente.
C’è stato un momento, un momento terribile in cui temevo di non ricordare neanche più il tuo viso. Ho cominciato a spulciare la casa da cima a fondo in cerca di qualcosa di tuo trovando la sciarpa azzurra che s’intonava perfettamente al colore dei tuoi occhi, ma era ancora troppo poco. Non era con quella sciarpa che ero solito ricordarti. Ho perlustrato la casa da cima a fondo nella speranza di trovare parti di te che testimoniassero che effettivamente fossi esistito, ma non c’eri più Alec. Eri sparito. Col tempo anche i miei oggetti avevano finito col dimenticarti, la mia mente cominciava a confondermi, eppure il mio cuore Alec, non m’ingannava sulla certezza di ciò che provavo e tutt’oggi ancora provo per te.
Le persone credono che l’amore sia qualcosa di difficile da spiegare, io, dopo tutti questi anni sulla faccia della terra, penso di potermi permettere di dire che è semplicemente inspiegabile, quindi è inutile stare lì a cercare di riprodurlo in un disegno o in una poesia. L’amore è una questione di cuore, di stomaco, di anima; l’amore non passa per il pensiero ergo non può essere insozzato con il linguaggio.
E lo sentivo anche quella volta Alec, anche quella volta sapevo che tu c’eri stato, perché le tue impronte erano dentro di me, solo che non sapevo dove cercarti e in un impeto di rabbia, frustrazione e di profonda tristezza, decisi di rievocare Azazel. Non so se lo ricordi, ma una delle ultime volte che ci siamo visti è stato proprio per evocare il Demone Superiore e lui ci chiese in cambio di qualche stupida informazione, un ricordo felice. Che se l’avessi saputo subito, non avrei mai accettato. Vedi Alec? Errori, ne facciamo tutti.
Ad ogni modo, siccome sei sempre stato un ragazzo intelligente – a volte ho creduto seriamente che in quanto a precisione riuscissi ad essere più petulante di me – penso tu abbia capito che lo evocai per quel ricordo felice. Vedi Alec, in quel momento sapevo perfettamente che quel ricordo andato perso riguardava te, poiché sei stata la cosa più bella che mi sia mai capitata.
Azazel ovviamente non poteva fare a meno di presentarsi dal momento che era stato evocato e certamente non posso dire che fu felice della mia richiesta. Ma c’è un momento Alec, uno strano momento che scinde tutte le cose, un momento in cui tutti noi dimentichiamo da che parte stiamo giocando, per chi stiamo lottando, dimentichiamo persino chi siamo quando qualcosa è capace di colpirci talmente forte come la mia disperazione colpì Azazel. Mi restituì il mio ricordo felice. E mi resi conto che non eri tu Alec.
Eravamo noi.
Stavamo camminando mano nella mano lungo le strade di Vienna col sole che tramontava all’orizzonte nascondendosi dietro i palazzi e tu eri pensieroso, pensieroso come non ti avevo visto mai, sebbene spesso ti perdessi in pensieri che io non potevo inseguire – sì Alec, nonostante questa sia una cosa che tu per primo hai rinfacciato spesso a me, in realtà è una cosa che facevi più tu, che io - l’atteggiamento cominciò a preoccuparmi e io ti chiesi se per caso non ci fosse qualcosa che non andava. In quel momento, prima di Camille, prima dell’inizio della fine, solevi perderti in te stesso, nelle tue assurde insicurezze, ma che non erano pericolo per noi. Ti voltasti a guardarmi scrutandomi con i tuoi occhi blu. Sorridevi in modo strano, era un sorriso concentrato, aveva qualcosa di triste, ma al tempo stesso vi era una scintilla di speranza nel tuo sguardo.

“Permettimi di essere il tuo per sempre.”

Me lo chiedesti con il tuo solito tono, quello a metà tra una sorta di perentorio ordine e delicata supplica. E io allungai una mano ad accarezzarti i capelli e sorrisi, sorrisi e mi chinai a baciarti.
In quel momento forse feci un altro errore. Pensai avessi capito che era ovvio che eri il mio per sempre, che non dovevi avere dubbi a riguardo, che non ci sarebbe potuto essere nessun altro se non tu, che avrei potuto vivere altre mille vite, ma il tuo per sempre sarebbe stato sempre lì accanto a me.
Ma l’amore si paga in qualche modo. Nei secoli ho scoperto che niente chiede più conti quanto l’amore. Ed io ero disposto a pagare per te. Perché se tu hai pensato per tutto questo tempo che l’idea di cedere la mia immortalità sia stata di Camille per prima, allora Alec, devo proprio dirti che hai sbagliato, perché l’idea mi sfiorò proprio quel pomeriggio a Vienna e s’insinuò dentro di me al punto di diventare un chiodo fisso. Al punto di arrivare ad essere estremamente convinto di cedere la mia immortalità, perché tu ne valevi la pena.
No, mi sbaglio. La verità è che nonostante tutto quello che è successo, nonostante tutti gli anni che sono passati, io penso tu ne valga ancora la pena.
Ma volevo aspettare Alec, desideravo semplicemente che quella maledetta guerra finisse, che Sebastian fosse definitivamente distrutto, Jace definitivamente salvo e allora avrei fatto tutto ciò per te. Ma prima dovevo sapere ed essere certo che tutto filasse liscio, che tutti fossero salvi. Dovevo essere certo non solo che io sopravvivessi a quell’inferno, ma che sopravvivessi anche tu.
Forse, in fin dei conti, abbiamo entrambi la nostra parte di colpa. Io che per paura di perderti, conoscendo il tuo carattere, ti tenevo lontano dal mio passato e tu che continuavi a temerlo senza renderti conto che la mia vita, la mia vera vita, è cominciata nell’esatto istante in cui hai bussato alla porta di casa mia chiedendomi di uscire insieme.
Rileggendo queste righe, mi rendo conto di averti detto tutto e di non averti detto niente, ma lo sai come sono fatto, a volte mi perdo senza riuscire a centrare il fulcro della conversazione. Ma questa volta non intendo giustificarmi, non mi dispiace essermi perso in noi, è così che vivo.
E così che vivrò gli ultimi anni di questa vita mortale.

Ovunque tu sia, con chiunque tu sia, sii felice Alec, ma soprattutto, sii fiero di te e sappi che il mio amore ti accompagnerà per il resto dei tuoi giorni.

Tuo sempre,
Magnus Bane

P.S. Azazel mi ha restituito anche il tuo ricordo felice alzando gli occhi al cielo dicendo quanto fosse ridicola quella situazione e che se se ne fosse reso conto prima, ne avrebbe preso un altro, dal momento che io e te lo avevamo chiaramente imbrogliato. Perdonami, ma per comprendere le sue parole, ho sbirciato anche il tuo ricordo. Era lo stesso Alec.
Era Vienna. 
Era il tramonto. 
Era il tuo per sempre.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Sam E Soer