Come tutte le mattine Alessia si svegliò alle sette meno un quarto.
Come tutte le mattine Alessia fece colazione con latte e biscotti.
Come tutte le mattine Alessia uscì dalla casa alle sette e mezza e si avviò apparentemente a scuola. Non c’era sua madre a salutarla e non c’era il sole a illuminare le strade. Non c’era più il rumore delle macchine imbottigliate nel traffico mattutino e non c’era più la chiesetta di quartiere che affiancava il negozio di dolci sotto casa sua.
Alessia, come tutte le mattine, si avviò per le strade buie e vuote.
Come tutte le mattine vagò per quelle strade desolate per ore e ore, perseguitata dai suoni di passi e dalle ombre di creature invisibili.
Come ogni mattina Alessia si ritrovò in mezzo al nulla assoluto.
Come ogni mattina Alessia si sedette in mezzo alla sabbia e aspettò. Aspettò con le lacrime che le rigavano le guance incavate. Aspettò, e aspettò seduta immobile senza la possibilità di muoversi e di distrarsi. Doveva solo stare seduta, senza possibilità di sfuggire alla noia.
Alla fine della giornata, se quella si può definire giornata, Alessia si avviò verso casa sua.
Come ogni giorno fu aggredita verso la strada da entità oscure: lunghe unghie le graffiarono il viso che poi cosparsero di sale, delle voci fredde le raccontarono delle sue peggiori paure e degli insetti le strisciarono sul corpo, bruciandolo.
Come ogni giorno Alessia ritornò a casa.
Come ogni giorno Alessia fu picchiata da un’ombra più consistente e potente delle altre.
Come ogni giorno Alessia si avviò versò il bagno e come ogni volta si tagliò le vene verticalmente, morendo tra atroci dolori.
Come tutte le mattine Alessia si svegliò alle sette meno un quarto.