Il sapore del sangue non era mai stato così dolce.
Chiudi gli occhi inginocchiato sul tuo letto, con solo una leggera tunica a coprirti, butti la testa all’indietro cercando di non pensare a niente, ma quei pensieri s’infiltrano nella tua mente, ti perforano il cervello chiedendo prepotentemente di essere ascoltati, urlando e gridando con tutta la loro forza.
Stringi forte i pugni, le unghie si conficcano nel palmo della mano, facendoti male.
Non si ha pietà per un peccatore.
Tu, essere indegno di vivere.
Essere rivoltante, demone imprigionato nel corpo di un uomo.
Essere capace solo di portare distruzione e dolore.
Il principe della pace, era così che ti avevano chiamato non è vero?
Colui che avrebbe governato con giustizia.
Eri un principe dalla bontà infinita, principe che si sarebbe fatto torturare, uccidere perfino, per coloro a cui voleva bene, per il suo popolo.
Un’anima rosso fuoco dalla forza inaudita, alimentata dalla fiducia e dall’amore che le persone che nutrivano nei tuoi confronti, una fiamma dolce e ammaliante, calda, in cui chiunque avrebbe potuto trovare riparo.
Perché?
Perché?!
Non riuscivi a capire, c’era qualcosa di sbagliato, ma per quanto ti sforzassi, non riuscivi a trovarla, che cosa ti era successo, chi sei?
E la tua confusione si trasformava in rabbia, che t’investiva con tutta la sua potenza facendoti desiderare di macchiarti di nuovo di quel colore che ormai tu era diventato tanto familiare, quel rosso cremisi, quel colore tanto vivido quanto surreale. La voglia di sentire ancora quelle urla piene di disperazione e terrore era diventata così grande che non riuscivi nemmeno a contenerla. Avevi paura delle tue mani, che adesso, illuminate dalla candida luce lunare proveniente dalla vetrata della tua stanza da letto, ti sembravano delicate e innocenti.
Mani, che tu sapevi avevano commesso innumerevoli peccati, avevano fatto soffrire, mani che senza la minima esitazione avevano ucciso.
Il tuo corpo era scosso da tremiti che non volevano cessare, i tuoi occhi ametista, illuminati sempre da quella luce folle che li caratterizzava adesso, erano oscurati dall’ombra della paura e del dubbio, che come dei ragni avevano tessuto la loro tela dentro di te.
Ti lasci cadere sul letto tra le soffici coperte blu notte, sperando che esse si trasformino in un oceano impetuoso dove saresti potuto annegare e avresti potuto porre fine alla tua misera esistenza, speranza vana dato che la tua, è una pena che deve essere scontata nel mondo dei vivi, tra la tua sofferenza e i tuoi dubbi.
Chi sei?
Ti raggomitoli su te stesso, stringendoti con le braccia.
Chi sei?
E la stanza si riempie di singhiozzi che scuotono il tuo corpo.
Chi sei?
Lacrime calde ti rigano le guance, scendendo su di esse lente e sinuose, mentre le tue labbra tremano ma questa volta per cercare di trattenere le risate invano, e non riesci nemmeno a capire perché lo stai facendo, ti senti così leggero ma al tempo stesso appesantito da domande a cui ancora non hai trovato delle risposte.
E mentre le tue folli risate si liberano nell’aria dai tuoi occhi continuano a sgorgare lacrime di tristezza.


Angolo autrice
Spero di aver scritto qualcosa di almeno decente su Vector, il mio personaggio preferito di Zexal e anche che la storia vi sia piaciuta, aspetto le vostre recensioni~