10/05/2014
3 recensioniNessun rimpianto
Matt si rigirò per l’ennesima volta nel letto. Le 3.16. Non riusciva a prendere sonno.“Strano” pensò lasciandosi sfuggire un sorriso dalle labbra.
Era preoccupato, no forse era meglio dire che aveva paura.
Lui, che era stato indifferente alla vita, senza alcun sogno o obiettivo da raggiungere se non il prossimo livello del suo videogioco preferito.
Gli venne quasi in mente che forse avrebbe potuto prendere in mano la sua esistenza e vivere veramente, ma scacciò subito quella banale riflessione tipica di qualsiasi uomo che giunto al capolinea si rende conto che avrebbe potuto fare di più.
Scese dal letto e si prese una sigaretta, aveva perso il conto di quante ne avesse fumate quella sera, ma il gusto acre del tabacco era così familiare che acquietava per un attimo il suo animo.
Se la portò alla bocca e ne assaporò l’essenza, come se potesse effettivamente mangiarla. Si accostò alla finestra e l’aprì quel tanto che bastava per far uscire il fumo fuori dalla stanza.
Mello non sopportava l’odore di nicotina e lui faceva il possibile per conciliare il suo vizio e la sua convivenza con il biondo.
Mello, in realtà, non sopportava parecchie abitudini di Matt e spesso si chiedeva perché si considerassero migliori amici. Non avevano quasi nulla in comune, ma pensandoci bene forse quella era la forza del loro rapporto.
Matt l’indifferente arginava benissimo le sfuriate di Mello l’irascibile, mentre il biondo era l’unico che riusciva a convivere con un fumatore pantofolaio fissato coi videogiochi.
Non si sopportavano però riuscivano a tollerare i difetti dell’altro.
Sbuffò una nuvoletta di fumo fuori dallo spiraglio, non voleva svegliare il suo compagno che si trovava nella stanza accanto con la puzza di tabacco.
Di contro una folata di fresco vento di gennaio gli accarezzò il viso.
“Come se stesse dormendo” Il silenzio nell’appartamento era tombale, anche troppo. Riusciva a percepire la tensione di Mello, la sua paura, la sua insicurezza, in fondo l’idea l’aveva avuta lui e Matt sapeva che sentiva una responsabilità pesante; se il piano fosse fallito avrebbe mandato a morte entrambi.
Prese una nuova boccata. Questa volta però riuscì a sentire un rumore. L’avrebbe riconosciuto tra mille: una quadratino di cioccolato era stato appena spezzato.
Anche quello era familiare. Ancora una volta gli scappò un sorriso.
Non aveva alcun motivo per rischiare la sua vita con quel folle piano, Mello stesso glielo aveva ripetuto più volte. Anzi non aveva alcun motivo per cercare Kira.
Non era un poliziotto, non aveva un ideale di giustizia, né voleva vendetta.
Allora, perché?
E’ vero avrebbe potuto prendere in mano la sua vita, avere dei sogni, delle passioni, lottare per qualcosa in cui credere.
Ma che vita è se non si ha qualcuno per cui combattere?
“Nessun rimpianto” Schiacciò la sigaretta sul posacenere, chiuse la finestra e si stese nuovamente sul letto.
Domani avrebbe saputo se avrebbe potuto continuare la sua solita esistenza o se si sarebbe dovuto accontentare di non raggiungere i vent'anni.
Angolo dell'autrice:
E' la prima fan fiction quindi siate clementi!^^' Questa è la mia personale versione dei ''sentimenti'' che Matt avrebbe potuto provare prima di partecipare al rapimento di Takada. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuta oppure no, o se avete trovato degli errori :)
Alla prossima^-^