L'acqua.
La competizione.
Il primeggiare.
L'arrivare in alto.
L'essere sotto i riflettori.
Rin aveva sempre amato questo del nuoto, soprattutto il vedere come il suo gruppo di amici rivolgesse sempre verso di lui il proprio sguardo.
"Rin-chan", lo chiamavano, pieni di entusiasmo infantile e di ammirazione.
Era il migliore e grazie alle sue capacità era riuscito ad avvicinarsi ad Haruka e gli altri.
"Voglio di più, voglio puntare più in alto, voglio diventare il migliore" si ripeteva ossessivamente ogni giorno " Voglio realizzare il sogno di mio padre, voglio ancora i loro sguardi di ammirazione, voglio essere la loro stella luminosa ".
Volle, sempre più volle.
Così il giovane talento partì per l'Australia, vedendo i suoi sogni naufragare uno dopo l'altro: era un nuotatore mediocre.
Come si sarebbe potuto ripresentare davanti ai suoi amici?
Sentiva l'onta della disfatta come un marchio pesante, marchio che si ingigantì sempre più nel momento in cui venne battuto da Haruka nel loro match segreto.
La sconfitta gli pesò tanto da voler interrompere ogni contatto.
Non poteva accettarlo.
Avrebbe lottato ancora.
Ancora.
E ancora.
Affinché la sua stella si potesse levare nel cielo.
Perché quegli sguardi tanto desiderati erano solo il primo passo per poter raggiungere il suo sogno. E per farlo doveva fare una cosa: riuscire a battere Haruka proprio nel suo stile di nuoto prediletto.