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Autore: aliciablade    27/07/2008    11 recensioni
Usagi beve accidentalmente una pozione d'amore ed inizia a comportarsi molto stranamente...specialmente verso un certo nemico alquanto disprezzato. ATTENZIONE:questa fanfiction è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 8 - LOVE IS DAZZLING AND RADIANT AND STUNNING

Usagi non era convinta che le sei ore trascorse alla spa avessero fatto meraviglie per il suo aspetto, ma camminando verso la sala giochi, avvertiva una profonda differenza nel modo in cui si sentiva. Camminava più impettita. Il mento più sollevato, le braccia che dondolavano più dolcemente, il viso radioso. Poteva ancora avvertire la ricca fragranza di gelsomino e lavanda che alleggiava come una piacevole nube intorno a lei. La sua pelle era liscia e soffice come il giorno in cui era nata. I capelli danzavano e brillavano e le unghie catturavano la luce del sole come piccoli diamanti rosa sulle sue dita.

Notò appena le bocche aperte e gli occhi spalancati degli uomini mentre passava, talmente era concentrata sul ragazzo che non vedeva l'ora di vedere.

"Odango", avrebbe mormorato mentre il desiderio riempiva i suoi occhi blu cobalto, prima di cingere le braccia attorno a lei e sussurrarle all'orecchio, "sei bellissima, radiosa e splendida. Com'è che non me ne sono accorto prima?". Poi avrebbe appoggiato con foga le labbra alle sue e l'avrebbe baciata fino a toglierle il respiro.

Ridacchiò, arrossendo sotto il fondotinta, mentre avvistava la sala giochi. Facendo un profondo respiro, stiracchiò le braccia sopra la testa per sciogliere i muscoli prima di incedere, determinata, dentro il locale.

Lui era là, seduto su uno sgabello lontano, e le dava la schiena, un libro e una tazza di caffè davanti, entrambi ignorati visto che Motoki, seduto sulla panca davanti, ciarlava sugli eventi della giornata.

Fece un altro profondo respiro e sentì la confidenza crescere in lei insieme alla speranza che i sogni ad occhi aperti fatti finora, si avverassero. Si sarebbe innamorato di lei. Doveva innamorarsi di lei. Non c'era ragione perché ciò non accadesse.

Sollevando il mento, si diresse verso di loro. Motoki la notò per primo e la rimirò sorpreso, la voce gli venne meno a metà della frase. "Usagi-chan?", chiese incredulo.

Il sorriso sul volto della ragazza si allargò. Forse il salone di bellezza aveva fatto più di quanto lei credesse.

Mamoru si girò a guardarla e qualcosa balenò nei suoi occhi.

Da un momento all'altro, pensò.Da un momento all'altro si alzerà, verrà verso di me e mi supplicherà di essere sua, per sempre. Da un momento all'altro...

"Usagi-chan?", ripeté Motoki e lei gettò un'occhiata di avvertimento nella sua direzione, essendosi quasi dimenticata della sua presenza. "Sei...diversa. Che cosa...hai fatto qualcosa ai capelli?", balbettò, notando i colpi di sole biondo miele, poi si interruppe e spalancò gli occhi. "Sei truccata?".

Sentì che stava per arrossire dal nervoso e rivolse lo sguardo verso il silenzioso e ammutolito Mamoru, prima di ritornare su Motoki. "Sentivo di avere bisogno di un cambiamento. Che ne pensi?". la domanda era ovviamente rivolta al moro.

"Sembri più grande!", Motoki continuò. Gli sorrise, poi tornò a guardare il suo amico.

"Sento odore di lavanda?".

Sopprimendo un grugnito, si girò nuovamente verso il biondo. "Si. E anche di gelsomino".

"E' un profumo fantastico. Molto femminile, Usagi-chan".

"Grazie". Rivolse nuovamente un'occhiata curiosa e piena di aspettative verso Mamoru e le balzò il cuore in gola nel notare che le aveva voltato la schiena e si era avvicinato il libro.

"Wow, beh, stai benissimo. Anche se, lo ammetto, ho sempre pensato che tu fossi una delle mie clienti più carine".

L'indifferenza di Mamoru lacerò il cuore di Usagi; sentiva cadere la speranza e neanche l'innocente flirtare di Motoki poté farle ritornare il sorriso. Nessuno dei due uomini lo notò, mentre Motoki si alzava.

"Beh, la mia pausa è quasi finita. Che ne dici di un milkshake prima che tutti i ragazzi single del locale inizino a combattere per decidere chi te ne ordinerà uno?".

"Sarebbe meraviglioso, grazie", mormorò abbattuta, ancora fissando Mamoru, mentre lui la ignorava intenzionalmente fino a quando Motoki non si allontanò. Stava lì, giocherellando nervosamente con le dita, aspettando ancora una reazione - ma l'attenzione di Mamoru era incollata al testo di biologia di fronte a lui.

Proprio mentre il suo coraggio la stava abbandonando e le lacrime minacciavano di sgorgare fra le ciglia e stava per andarsene, il moro iniziò a parlare.

"Vuoi sederti qui per un po'?".

Esitò. Nella voce di Mamoru non c'era traccia di emozione, come se l'invito fosse doveroso. Gentile, ma forzato. Scivolò sullo sgabello di fronte a lui e strinse la gonna fra i pugni. Poco dopo, arrivò una cameriera col suo frappé e Usagi afferrò la cannuccia, volendo concentrarsi su qualcosa.

"Uh-oh, farei meglio a fare attenzione". Sollevò lo sguardo e vide che Mamoru guardava sospettosamente il suo milkshake, con una luce divertita negli occhi. "Quella cosa è un'arma nelle tue mani".

Arrossì e lo allontanò, sospirando rumorosamente.

Il piccolo sorriso abbandonò le labbra del ragazzo, mentre si sedeva dritto. "Stavo solo scherzando, Odango".

Scrollò le spalle, sentendosi sempre più mortificata. "Non ho fame", sussurrò, ignorando la leggera sensazione che l'avvertiva delle imminenti lacrime.

"Cosa c’è che non va?", la domanda sembrava più un ordine.

Strinse le labbra, cercando disperatamente una scusa -una qualsiasi scusa logica- che giustificasse il suo improvviso cattivo umore. Considerò brevemente di fingersi allegra, mostrare un falso sorriso e battere un po' le ciglia, ma non ne aveva la forza. Scosse la testa e lo guardò con gli occhi lucidi. Mamoru restò senza fiato e si appoggiò allo schienale.

"Ti ucciderebbe farmi un complimento?", sibilò, mentre la prima lacrima scendeva sulla sua guancia. Furiosa con se stessa per la sua reazione eccessiva, per il suo comportamento così disperato e stupido di fronte a lui, la asciugò con la manica e incrociò le braccia sul petto, adirata. "Oh, non preoccuparti", mormorò quando vide che lui non diceva nulla. Infine, si alzò dallo sgabello, accorgendosi che uscire al più presto dalla sala giochi era la sua ultima possibilità per salvare un po' di dignità.

Ma si fermò, neanche dopo un passo, e seppellì il viso fra le mani, sapendo che la stava ancora guardando. Sapendo che sembrava un'idiota. Sapendo che non le importava della dignità e dell'orgoglio. Voleva solo piacergli!

Ma ancora non aveva detto nulla. Non avrebbe detto nulla. A lui, lei non piaceva.

Aveva atteso abbastanza a lungo. Mamoru aveva avuto la sua opportunità.

Il mondo di Usagi stava crollando e si sentiva cadere in uno spazio nero infinito, senza luce né aria. Un soffocante, caldo, oscuro buco, senza Mamoru. Nessun Mamoru. Nessun Mamoru.

Singhiozzò e fece un altro passo verso la porta.

"Odango-chan", mormorò. "tu-".

"Usagi-chan?". Usagi ansimò e sollevò lo sguardo per vedere Makoto andarle incontro. "Mi sembrava fossi tu! Oh, i tuoi capelli sono così carini!". La brunetta si interruppe quando, avvicinandosi, notò le guance arrossate di Usagi e il mascara che le colava sul viso. Pietrificata, spostò lo sguardo dalla sua migliore amica a Mamoru che le stava guardando in silenzio, che sembrava colpevole, turbato e a disagio. Il sorriso di Makoto diventò irato mentre appoggiava un braccio sulle spalle di Usagi e l'altro sul suo fianco.

"Diamine, Mamoru, che cosa le hai fatto questa volta? Non puoi lasciarla in pace ogni tanto?".

Mamoru sembrava essere stato colto alla sprovvista e faceva scorrere lo sguardo fra le due, mentre Usagi singhiozzava sempre più forte.

Lanciando un'altra occhiataccia all'uomo, Makoto si rivolse alla sua amica e iniziò a condurla verso l'uscita. "Non preoccuparti, Usagi-chan. E' solo un idiota, lo sai, no? Ma, hey, perché non chiamiamo le altre per una terapia dell'ultimo minuto? Poi possiamo prendere una banana split e chiacchierare di tutti i ragazzi carini, okay?". Fraintendendo i crescenti gemiti di Usagi, Makoto la portò fuori, cercando disperatamente di confortarla.

Quando scomparvero dalla vista, Mamoru si passò una mano fra i capelli e chiuse di scatto il libro. Gemendo, lasciò cadere la testa sul tavolo, pensando, Odango, sei bellissima, radiosa e splendida. Com'è che non me ne sono accorto prima?.

Le ragazze ridacchiavano e chiacchieravano, mentre attraversavano il grande viale pieno di negozi, indicando costosi vestiti di seta e provando oltraggiosi cappelli di paglia. La loro allegria, tuttavia, non contagiava Usagi che si trascinava miseramente dietro le sue quattro migliori amiche, tirando i piedi e ricacciando indietro le lacrime.

La faccia di Mamoru era impressa nella sua mente. Ovunque si voltasse, lo vedeva. Nei cartelloni, nelle inserzioni pubblicitarie, nei volti delle persone che passavano. Aveva sobbalzato almeno una ventina di volte, pensando di averlo visto svoltare una curva o dirigersi verso di lei, ma era solo la sua immaginazione. Era grata. Eternamente grata. La ossessionava già abbastanza così. E solo ricordare l'espressione che aveva nella sala giochi mentre Motoki blaterava senza sosta riguardo il suo trucco e i suoi capelli, la faceva sentire umiliata.

Una fredda indifferenza, ma con qualcosa celato, nascosto, nella profondità dei suoi occhi. Qualcosa di cui non poteva essere certa, ma che la terrorizzava poter credere. Irritazione? Fastidio?

Certamente non desiderio. Certamente non lussuria. Certamente non amore.

Chi era lei per poter pensare di risvegliare questi sentimenti nell'uomo più perfetto di Tokyo? Del mondo?

Chiuse con forza gli occhi e si morse duramente la lingua disperatamente cercando di concentrare la sua attenzione su quel dolore, piuttosto che su quello che le bruciava il petto. Quando riuscì a riprendere il controllo del suo respiro, aprì nuovamente gli occhi e vide una maglietta sportiva nella vicina vetrina. Blu. Una maglietta della squadra di baseball dei Seattle Mariner con il nome 'Ichiro' stampato sul retro. Sobbalzò, ricordandosi il libro che aveva letto la mattina. 'Gli uomini amano le donne che fanno sport'.

Velocemente, si voltò e si passò la manica sugli occhi. "Non importa", sussurrò fra sé e sé. "Anche se a Mamoru piacessero gli sports, non cambierebbe mai idea su di me. non c'è speranza".

"Ok, Usagi! Questa situazione è andata avanti anche troppo a lungo!".

Ansimò e sollevò lo sguardo sulle sue amiche che la circondavano, guardandola preoccupate. Fece un passo indietro, nervosa.

"Che accidenti ti sta succedendo oggi?", cominciò Makoto, con le mani sui fianchi. "Non hai detto una parola da quando ti ho incontrata alla sala giochi".

"E hai certamente pianto", continuò Ami, indicando le guance arrossate di Usagi.

"Per non parlare dell'improvvisa trasformazione", aggiunse Rei. "Sei truccata, ti sei fatta la manicure e Dio solo sa cos'altro".

Usagi si fissò i piedi, grata che le scarpe coprissero la pedicure e scosse la testa. "Niente, ragazze. Sto bene...", mormorò a bassa voce.

"Si tratta di un ragazzo". Sollevarono tutte il volto verso Minako che sembrava aver capito. Appariva un po' nervosa e un po' colpevole, ma più che altro preoccupata per Usagi. "Si tratta di un ragazzo", ripeté, poi sospirò piano piano, "Si tratta di Mamoru".

Rei, Makoto e Ami spostavano lo sguardo da una bionda all'altra, cercando di comprendere che cosa stesse cercando di dire Minako a riguardo della strana depressione di Usagi. Le loro domande trovarono presto risposta mentre le mani di Usagi si sollevavano a coprirsi il viso e la ragazza si lasciava finalmente andare al pianto che aveva cercato di trattenere. Il corpo, scosso dai singhiozzi, tremava e Makoto si fece avanti per sostenerla. Le si avvicinarono tutte, ignorando gli sguardi straniti dei passanti.

Credevano che i gemiti si placassero dopo pochi minuti, come accadeva sempre, e così furono veramente shockate nel constatare che Usagi stava ancora piangendo dopo cinque minuti, senza segno di volersi fermare. Makoto guardò stupita le altre, stringendo la ragazza al petto.

"Che cosa le ha fatto quell’idiota?".

"No", Usagi cercava di parlare attraverso le pieghe della maglia di Makoto, scuotendo la testa. "No, non ha...non ha...fatto nulla-". La sua preghiera venne interrotta da un'altra serie di gemiti.

Minako si rosicchiò le unghie, guardando per terra.

"Allora che cosa è successo, Odango Atama?", sospirò Rei, impaziente. Nonostante il suo comportamento sembrasse menefreghista, le ragazze sapevano che era solo perché Rei odiava vedere Usagi così addolorata. L'uso del nomignolo, tuttavia, servì solo a far piangere Usagi ancora di più.

Gemette, le dita che si aprivano e si chiudevano intorno alla maglia di Makoto, mentre cercava di respirare fra i singhiozzi. "Lo amo!", urlò, scuotendo la testa. " Lo amo. Lo amo così tanto. O Dio, cosa farò? Lo amo. lo amo...", la voce andava affievolendosi, come se quelle due parole fossero le uniche che sapeva dire, l'unica cosa onesta che aveva mai detto e ora non riusciva a fermarsi. Aveva aperto il vaso di Pandora.

Le ragazze, tutte ad eccezione di Minako, fecero un passo indietro, perplesse. Makoto si allontanò e tenne Usagi ad un metro di distanza, osservandone il volto arrossato e gonfio, incredula, mentre Minako faceva rapidamente un passo avanti e avvolgeva Usagi in un confortante abbraccio. Usagi accettò grata e continuò la sua tirata. Minako le accarezzò i capelli e guardò le sue amiche, scrollando le spalle.

"Ecco, l'ho detto", mormorò con ironia,. "Il mistero è risolto".

"Ma-ma-", Rei balbettò, tenendosi la fronte con una mano. "E' impossibile! Usagi odia Mamoru! Lo sanno tutti!".

"Non lo odio!", gracchiò, allontanandosi dall'abbraccio di Minako. Lanciò un'occhiataccia alle sue amiche, gli occhi iniettati di sangue, come se convincerle del suo amore immortale fosse la cosa più importante al mondo. "Non odio Mamoru! Come potrei? Chi potrebbe? E' incredibile! E' fantastico! E' così intelligente e dolce e gentile e generoso e...e...non lo odio. Lo amo così tanto. Ho così tanto bisogno di lui". Singhiozzò di nuovo e si lasciò abbracciare nuovamente da Minako. Ami, che era sempre preparata per qualsiasi situazione, le porse il fazzoletto e Usagi lo prese, nascondendovi il viso e continuando a scuotere le spalle. "Ma lui non mi ama", mormorò, la determinazione che andava scomparendo ed il dolore che tornava. "Non mi ama. Non mi amerà mai. E' inutile. Inutile. Non ho più ragione di vivere...".

Tre ragazze boccheggiarono e Minako sospirò pesantemente e le asciugò gli occhi. "Oh, tesoro", sussurrò. "E' tutta colpa mia".

"Usagi-chan, che cosa stai dicendo?", esclamò Makoto. " "E' solo uno stupido ragazzo! Sei veramente così triste?".

"Oh, non-", mormorò Usagi, "non parlare di lui in quel modo".

"Ma come puoi...? Usagi, non stai parlando come sempre. Non ti ricordi? Stiamo parlando di Mamoru! Ti ha presa in giro continuamente da quando vi siete incontrati!".

"Oh!", Rei spalancò gli occhi. "Eccetto ieri!". Le ragazze si voltarono incuriosite verso di lei. "Sono venuti alla sala giochi ieri. Ed era davvero, beh, abbastanza gentile. Almeno, non vi siete insultati per nulla. Ma che cosa è accaduto fra di voi per causare un cambiamento così drastico?".

L'attenzione delle ragazze si rivolse ad Usagi, ma fu Minako che timidamente sollevò la mano. "Ehm, penso di saperlo".

Aspettarono pazientemente che continuasse. Anche i singhiozzi di Usagi si stavano lentamente calmando.

"Vedete...io...ehm...l'altro giorno...io...", sospirò. "Usagi ha bevuto una pozione d'amore".

Batterono le palpebre.

"Ma non è quello che pensate! Stavo cercando di darla a Motoki, per...beh, sapete", continuò, arrossendo. "Ma invece l'ha bevuta Usagi e poi, ecco, ha iniziato a comportarsi stranamente. Beh, non così", gesticolò, indicando Usagi, "ma completamente innamorata. Nei confronti di Mamoru".

"Oh, Minako, come hai potuto? Sei la guerriera dell'amore! Avresti dovuto avere più buon senso di così!", la rimproverò Ami.

"Non credevo fosse così efficace! E poi, non era quel genere di pozione d'amore. Non cambia i sentimenti delle persone, li amplifica".

"Il che significa...?".

"Significa che Usagi ama realmente Mamoru. E' solo che con la pozione, è diventato, beh...una necessità. Lo amava prima, ora ne ha bisogno".

Tornarono a fissare Usagi, che stava guardando Minako con un'espressione indecifrabile, le lacrime avevano finito di scorrere, la maglia stretta nei pugni. Lentamente, scosse la testa e abbassò le spalle. "Non so di cosa tu stia parlando, Minako-chan, ma ti sbagli. Mi sono sempre sentita così. Ho sempre avuto bisogno di lui. Ne avrò sempre bisogno". Sospirò. "Grazie, ragazze, per avermi ascoltata, ma ora vorrei rimanere sola. Vado a casa". Lentamente, si allontanò, lasciando le altre a fissarla shockate.

Infine, Rei ruppe il silenzio. "Minako, devi trovare una soluzione".

Minako si tirò nervosamente una ciocca di capelli. "Lo so, lo so. Ma non l'ha bevuta tutta. Non può certo durare per sempre".

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Note di lithtys: Mi scuso con tutti per la lunga attesa.

  
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