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Autore: FannyBrawne015    12/05/2014    3 recensioni
"L’idea di un mondo senza Stefan, l’idea del suo mondo senza Stefan, era impossibile da realizzare. Aveva sentito la sua anima spezzarsi, in mille piccole schegge che gli pungevano il cuore, anche se quest’ultimo sembrava morto con il suo piccolo fratello. L’idea, il pensiero che suo fratello fosse morto, che non esistesse più, che non avrebbe più rivisto il suo viso e i suoi occhi verdi, rimasti uguali a quando era bambino, era troppo…troppo dolorosa. Era come essere infilzati ripetutamente da una spada, nel profondo della propria anima."
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Fanfiction su Damon Salvatore e il suo dolore dopo la morte di suo fratello. I ricordi fanno male, la sofferenza, la vendetta, la consapevolezza di non rivedere più gli occhi verdi di Stefan. La notte è calma e immobile. Ma l'anima di Damon si strugge di dolore.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La luce offuscata illuminava la stanza pulita e ordinata. La sua stanza. In un angolo c’era una piccola scrivania di legno, piena di macchie d’inchiostro, di graffi; i segni di un passato ormai troppo passato. Tante volte suo fratello si era seduto lì, con in mano l’ennesimo libro, mentre i suoi occhi verdi scorrevano tra quelle parole e la sua mente vagava lontana, in cerca di mondi sconosciuti. Tante volte, nelle notti tempestose, Stefan si era alzato nel cuore dell’oscurità e si era rannicchiato sotto quella piccola scrivania, per paura, per scacciare via il suono dei tuoni che rimbombava nelle sue orecchie con ritmo incessante. E, moltissime mattine d’inverno, Damon l’aveva trovato lì, stretto su se’ stesso, i capelli scompigliati mentre dormiva e la sua mente innocente si popolava di tutte quelle terre e di tutte quelle creature che incontrava nei suoi libri.
Gli occhi spenti di Damon vagavano per tutta la stanza.
Sembrava che non fosse cambiato nulla da quei lontani e felici momenti. 
Invece era cambiato tutto.
Si ricordava che, quando sua madre era morta, per mesi Damon non aveva voluto entrare nella sua stanza. Era un bambino allora, ma il suo cuore si rifiutava di entrare nel luogo tanto caro a Elizabeth Salvatore, perché non avrebbe sopportato di vedere i suoi gioielli, i suoi libri, il suo letto, tutto in ordine come se lei si aggirasse ancora per quella casa, come se si sentissero ancora le sue risate e la sua voce sulle scale o sulla veranda del giardino, mentre invece non era più così. Ma, quando la vampira bionda si era precipitata da lui, con il viso bagnato dalle lacrime e gli aveva detto quello che era successo, il cuore di Damon era crollato. No, non solo il suo cuore. Una parte di lui era crollata. L’idea di un mondo senza Stefan, l’idea del suo mondo senza Stefan, era impossibile da realizzare. Aveva sentito la sua anima spezzarsi, in mille piccole schegge che gli pungevano il cuore, anche se quest’ultimo sembrava morto con il suo piccolo fratello. L’idea, il pensiero che suo fratello fosse morto, che non esistesse più, che non avrebbe più rivisto il suo viso e i suoi occhi verdi, rimasti uguali a quando era bambino, era troppo…troppo dolorosa.
Era come essere infilzati  ripetutamente da una spada appuntita e tagliente, che marchiavano la sua pelle di cicatrici, una per ogni ricordo che riaffiorava nella sua mente.
Damon si era precipitato, di corsa, nell’unico posto dove avrebbe potuto, se avesse voluto, ritrovare suo fratello. La sua stanza. La sua stanza così piena di lui, come se lui fosse ancora lì, seduto su quel letto piccolo. La sua scrivania, il suo armadio, l’odore di sapone che emanava, David Copperfield-il libro che leggevano insieme quando erano bambini-era posto sul comodino. Damon lo prese tra le mani. Le pagine erano ingiallite, piegate, sulla prima pagina qualcuno aveva scritto
“Per i miei bambini, Stefan e Damon. Per i loro sogni e per i loro cuori che spero rimarranno sempre uniti e puri come sono ora.” Riconosceva quella scrittura elegante e delicata, la stessa scrittura che ha-che aveva- suo fratello: sua madre.

“Per i loro cuori che spero rimarranno sempre uniti e puri.”
Avevano fallito. Non erano puri, non erano innocenti, il peso delle loro scelte sbagliate li aveva marchiati per tutta la loro esistenza.
E non erano nemmeno uniti.
Lui era qui, sulla Terra, vivo.
Suo fratello era in un altro luogo, un luogo che sarebbe caduto a pezzi con lui e l’avrebbe trascinato via, nelle tenebre.

Damon si affacciò alla finestra. Il cielo era scuro, minaccioso, nemmeno una foglia osava muoversi quella notte. Era come se tutto il mondo si fosse fermato a quell’istante, quell’istante, quando suo fratello aveva esalato il suo ultimo respiro.
Ma non era così. Il mondo sarebbe andato avanti, i secoli sarebbero passati, tante foglie d’autunno sarebbero cadute, tante persone sarebbero nate, e altrettante ne sarebbero morte, e il mondo sarebbe andato avanti, con o senza Stefan.

“Damon”
Damon si girò. Elena era entrata nella stanza, leggera e veloce, il suo viso era rigato di lacrime amare che sembravano non fermarsi mai.
“Lo faremo tornare indietro, ancora una volta. Ci riusciremo.” Mormorò Elena, venendo verso di lui e toccandogli una guancia con il palmo.
Damon si scostò.
“E se non dovessimo riuscirci, Elena? Se l’Altro lato crollasse, e Stefan con lui… come potrei andare avanti senza mio fratello?”
Damon lanciò la scrivania fuori dalla finestra. Quella scrivania tanto amata, quella scrivania ricca di impronte, vederla e ricordare la loro infanzia era un dolore pungente. Elena ebbe uno scatto, ma lo lasciò fare. Capiva quel dolore, capiva quella rabbia, quel senso di vuoto che si prova quando si perde qualcuno della propria famiglia.
“Mio fratello è morto! MORTO! Sarebbe dovuto accadere a me!” La libreria crollò, scaraventando a terra tutti quegli antichi manuali che suo fratello aveva letto più volte.
“Perché non io, Elena? Perché lui?” Damon non stava piangendo. Ma la sua voce strozzata, lo sguardo acceso di un dolore infinito, il tremare delle sue mani erano tutti i segni del male che si aggirava dentro di lui. Saliva, scendeva per il suo corpo, gli entrava nelle vene, toccava le corde della sua anima. Piangere sarebbe stato troppo poco, spezzare i mobili sarebbe stato troppo poco, urlare sarebbe stato troppo poco, uccidere i colpevoli sarebbe stato troppo poco, perché niente di tutto questo avrebbe riportato indietro Stefan.

Niente.
Era così che si sentiva Damon, un niente perso in un mondo cosmico, in un sistema di galassie infinite.
Quella notte una parte di Damon era morta con suo fratello.
“So come ti senti. Ti capisco, credimi. Quando è morto Jeremy io…” Elena deglutì. Ripensare alla perdita del fratello le faceva ancora male perché non aveva mai creduto di poter provare tutto quel dolore.

“Tu hai spento l’umanità.”
La voce di Damon era offuscata. I loro occhi s’incrociarono, pieni di dolore e sofferenza.

“Sì.” Disse la ragazza, e Damon notò che le lacrime avevano smesso di rigarle il volto. Si stava mostrando forte. Si stava mostrando forte per lui.
“Ho spento la mia umanità. Ma tu, Stefan, Caroline, Bonnie, mi avete detto che andava bene provare qualunque emozione, buona o cattiva, perché sono le nostre emozioni che ci ricordano cosa siamo. E sono le emozioni, sono i sentimenti che ci lasciano le persone che ci ricordano cosa erano per noi e quello che ci hanno trasmesso. Solo in questo modo, noi le ricorderemo. E finché tu ricorderai Stefan, lui…non sarà morto. Non per davvero.”
Elena si avvicinò a Damon. Prese la faccia del ragazzo tra le mani e fissò i suoi occhi sconvolti, arrabbiati, torturati. “Sii forte, Damon. Lui avrebbe voluto così.”
Damon respirò profondamente l’odore di sapone che si aggirava in quella stanza. Fissò gli occhi scuri di Elena, ad un passo dai suoi: erano tristi, sofferenti, ma lei era coraggiosa. Lo era sempre stata.
“Sarò forte, Elena.” Mormorò. “Per favore, ho bisogno di rimanere da solo un altro po’.”
“Okay.” Disse Elena, sussurrando. “Ti aspetto in salotto.”

Damon la guardò chiudere la porta in modo lento, e ascoltò i suoi piedi mentre scendeva le scale. Riusciva anche a sentire il suo respiro irregolare, il suono delle sue lacrime silenziose, il battito del suo cuore. Riusciva a sentire il suo dolore.
Si girò verso la finestra. Tutto era immobile, fuori.
Mentre il suo cuore si strozzava in un mare di sofferenza, mentre la sua anima si dannava e il suo corpo resisteva alle lacrime, il mondo era ancora immerso nella sua solita insopportabile quiete.

Chiuse gli occhi, inglobando tutto quello che stava provando.
Rabbia.
Sofferenza.
Inquietudine.
Senso di abbandono.
Ricordi.
La consapevolezza dolorosa che non avrebbe più rivisto suo fratello.
 “Goodbye, brother.” Disse in un sussurro impercettibile.
Poi spalancò i suoi occhi azzurri.
Ora non provava più niente.
Ora non sentiva più nulla.

Nessuna emozione. 







Questa è la mia seconda storia su EFP. Dopo aver visto l'episodio 5x21, ho sentito il bisogno di scrivere, scrivere, scrivere di questo meraviglioso rapporto. Penso che la storia di Damon e Stefan sia una storia d'amore grande, imperfetta, bellissima. E il mio dolore alla fine della puntata è stato così grande che ho sentito il bisogno di  buttare giù qualcosa. Detto questo, voglio dedicare questa storia a Miriam perchè io la adoro e perchè mi è sempre stata accanto e ha ascoltato i miei scleri giorno e notte. Thanks! Grazie a tutti per aver concesso qualche minuto del vostro tempo a questo mio piccolo, stupido sclero.
Grazie di tutto! 
  
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