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Autore: Pallina Di Burro    12/05/2014    5 recensioni
[Kamigami no Asobi: Ludere Deorum]
[Kamigami no Asobi: Ludere Deorum][Kamigami no Asobi: Ludere Deorum]
{Balder/Loki/Thor ; Loki onesided Balder; Thor onesided Loki.
AllegriaH! }
La camera libera ha molteplici vantaggi.
Rifugiarsi tra le braccia di quello che è obiettivamente un fantoccio di carne, però, non rientrava tra questi, qualche ora prima.
-Dedicata alla mia bff Ziskah, che mi ha trovato prompt e titolo. Lei è la mia musa.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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La camera libera ha molteplici vantaggi.
Rifugiarsi tra le braccia di quello che è obiettivamente un fantoccio di carne, però, non rientrava tra questi, qualche ora prima.
Loki ancora non si capacita di come l’atmosfera amichevole di una passeggiata, possa essere stata offuscata da un tripudio di mani, lingue, sessi, che si sfiorano e si toccano e si esplorano.
O forse lo sa, perché respiri affannati non nascono da soli, ma vengono scanditi dal ritmo incessante con cui si serve del corpo dell’altro. Non riesce a fermarsi, non può, non vuole, perché perderebbe tutto in un solo istante, come un tuono, un fulmine a ciel sereno.
Ha dato lui il via a tutto, perché convincerlo, convincersi, è sempre così semplice. Perché l’altro è buono ed accondiscendete, verso ogni suo capriccio e ad ogni suo sorriso, ad ogni sua lacrima o ad ogni suo gemito.
Perché il suo lato egocentrico, un lato che appare grande, immenso, che ricopre quasi tutta la superficie del suo essere, non può fare a meno di apprezzare il piacere che il dio sembra trarre dal suo corpo, diventato libidinoso e lascivo al pensiero di ritrovarsi nel suo stesso letto, nonostante, al medesimo tempo, provi un senso di immane disgusto. È caduto tanto in basso?
Eppure sorride, lasciando che nulla di tutto ciò che lo turba, trapeli, trasportato dal doloroso movimento sussultorio da lui stesso generato e governato. Non prova piacere, non trova conforto.
È sempre stato così amaro il sesso? Non lo ricorda.
Così come non ricorda se sia sempre così disperato il pensiero di Balder dentro di lui. Perché non riesce a pensare a nient’altro, non a sé, non alla ragazza di cui l’altro è innamorato, solo ed unicamente a lui. E a quanto ultimamente non esista più, perché per lui non c’è nient’altro che quell’umana, adesso, e se per lui “Loki” non esiste, che motivo c’è di rispondere a quel nome?
Ed è così evanescente ogni sussurro di esso, che persino in un momento del genere, pronunciarlo in preda all’orgasmo non ha più alcuna valenza. La sua voce corrotta giunge, però, alle orecchie del dio delle malefatte; tra i gemiti, i mugolii, riesce a percepirlo, riesce a sentirlo quel “Loki”, che come il ronzio di un’ape fastidiosa, infierisce contro i timpani nella sua illusione.
E per un attimo quell’evanescenza di cui si era fatto scudo, non ha più alcun senso, perché il suo nome, sussurrato da Balder, appare mille volte più piacevole di una qualunque ode dedicata agli dei, di tutti i poemi e le tradizioni nordiche, che non fanno altro che bollarlo come portatore di guai e disgrazie, ed osannare Odino e le altre divinità oltre il cielo del Midgard.
E dov’è il suo Sole ora che ne ha bisogno più che mai? Ora che ha bisogno di sentirsi dire che gli umani non valgono la metà di loro, che non valgono la metà di lui. Ha bisogno di quel calore proprio delle mattine d’estate, in cui si sta sui prati arroventati, e di quel tepore tipico, di quella protezione che sai benissimo che una sola persona è in grado di darti.
E mentre continua imperterrito a cercare un conforto vano nel corpo sotto di lui, nella carne dentro di lui, lo guarda.
Lo guarda, ne contempla il viso, sempre così pacato e gentile, ed il corpo interamente scoperto, il cui ricordo risale a quando erano acerbi ed immaturi nelle membra.
È suo. Balder è suo, il suo migliore amico, non la prima, ma la sua unica scelta, il suo unico scoglio.
Ora è suo, lo possiede, è il Grande Dio del Sole dentro il Fantastico Dio del Fuoco.
Loki scoppia in una risata mesta, dettata da una sorte di disperazione intrinseca a tutto ciò che sta facendo. Quegli occhi blu mare che è intento a fissare, non riescono realmente a vederlo. E non riesce realmente a vederli, ma immagina che siano solo i suoi, immagina che stiano guardando solo lui. Non importa che lo rimproverino per quei gemiti osceni, che gli provochino disgusto, basta solo che lo considerino, che non si rivolgano altrove.
Sorride poi mesto, affannato, vicino al culmine quanto l’altro, lasciando che sia il proprio corpo a palesarlo, così abituato a creare inganni, ma non a farne parte, che ora è prigioniero di quella momentanea illusione.
Stringe a sé quel corpo caldo, lo sguardo vacuo si mantiene sempre sugli stessi occhi del mare, che in realtà hanno il colore del grano, e riflettono l’inganno dei propri occhi e della propria mente; le labbra si increspano in una tacita espressione malinconica.
 
“Loki… Non guardarmi così.”
 
Si lascia andare, si abbandona contro quelle membra giovani e prestanti, stringendo quella schiena come se non ci fosse un domani; come se sapesse che non ci sarà una prossima volta, né una prima.
Il capo abbandonato sul cingolo scapolare, inizia a versare gocce di disperazione.
 
Balder-”
 
Sussurra il suo nome, poggiando la testa sulla spalla tornita, mentre lascia che il culmine sopraggiunga a liberarlo almeno di un peso, e quell'unico bisbiglio arriva come una lama affilata, un coltello che trapassa lo sterno da parte a parte e rigira lentamente su se stessa.
Ma Thor non dice nulla, si limita a stringere il corpo che ha sempre desiderato, accarezzarlo con premura; una mano intrappolata nei lunghi capelli rossi, che non riesce, non vuole lasciarli sfuggire dalle dita come fili di seta.
E con lo sguardo fisso in un punto sterile, la mente svuotata ed inaridita da una sola parola, da un solo nome, lascia che pianga il suo amore contro la propria spalla.
Proprio come sta facendo lui, in quel preciso momento.

   
 
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