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Autore: MrTeschietto    13/05/2014    1 recensioni
Da quando viene punto da un ragno radioattivo, la vita del giovane Peter Parker cambia per sempre.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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"Hey, Pete! Ci sei? Rispondimi!"
Peter finalmente riaprì gli occhi e si ritrovò davanti Harry e il professor Warren.
"Che... che cosa è succcesso?" chiese debolmente il ragazzo.
"Un incidente al laboratorio" spiegò il professor Warren "Il dottor Octavius è stato ricoverato in ospedale: qualcosa deve essere andato storto nell'esperimento"
Peter si rialzò in piedi e domandò: "Quanto tempo sono svenuto?"
"Mezz'ora" disse Harry "Hanno chiamato i tuoi zii, stanno arrivando"
"Oh accidenti..." disse Peter.

Benjamin Parker era un uomo di oramai seconda età e, nonostante ciò, continuava ad avere la determinazione e soprattutto il sorriso che aveva quando aveva l'età di suo nipote. Giunto davanti all'Empire State University, dove oramai tutti eccetto Peter, Harry e il professor Warren erano andati a casa, si fermò ad osservare la situazione.
"Tutto bene, Peter?" chiese sorridente.
"Sì, zio Ben. Tutto bene" rispose Peter facendo lo stesso sorriso che aveva il suo interlocutore.
"A me non sembra, visto che eri svenuto fino a due minuti fa" disse Harry.
A quelle parole il professor Warren si girò verso il ragazzo e disse in tono di rimprovero: "Signor Osborn!"
"No, professore, è tutto a posto" disse Peter "Harry ha ragione. Il fatto è che mi sento completamente in forze e... dove sono i miei occhiali?"
"Oh..." disse il professor Warren "Credo si siano rotti mentre svenivi"
"Wow..." disse Peter sgomento "Strano però...mi sento come se non mi servano più..."
"Come, scusa?" dissero Ben e Harry all'unisono.
"C'è solo un modo per saperlo" disse il professor Warren tirando fuori un blocco ed una penna e iniziando a scarabocchiare. Girò quindi il blocco verso Peter e disse: "Cosa legge, signor Parker?"
Peter lesse senza neanche sgranare gli occhi: "C'è scritto l'enunciato del Teorema di Pitagora"
Tutti i presenti rimasero a bocca aperta. "Complimenti, Peter" disse zio Ben "Questo significa che non mi servirà comprarti un altro paio di occhiali"
Era chiaro che zio Ben stava scherzando: non era un mistero che i Parker non fossero benestanti, ma non era neanche un mistero che Benjamin Parker non fosse un egoista e che avrebbe fatto di tutto per garantire a Peter un futuro prospero, sia dal punto di vista lavorativo che salutare. Risero quindi tutti alla battuta di Ben, ma in quel momento la faccia di Harry si fece triste. "Credo però che ti servirà una macchina fotografica nuova"
Il ragazzo mostrò quindi ai presenti la macchina fotografica di Peter... completamente distrutta. Alla vista della sua macchina fotografica ridotta in quel modo Peter fece uno sguardo molto triste, ma Harry gli mise una mano sulla spalla. "Senti, se tu mi aiuti a recuperare Scienze, ti prometto che ti comprerò io una macchina fotografica nuova!"
"Grazie, Harry!" disse Peter tornando felice.
Harry apparteneva alla famiglia degli Osborn, una delle famiglie più ricche che Peter avesse mai conosciuto. Il padre di Harry, Norman Osborn, era un uomo di affari a capo di una delle aziende più prosperose del mondo: la OsCorp Industries, fondata dallo stesso Norman Osborn. Peter non avrebbe voluto che Harry si scomodasse troppo a ricomprargli una nuova macchina fotografica, ma sapeva come Harry tenesse a Peter (e al suo voto in Scienze) e aveva talmente tanti soldi che gliene avrebbe potute comprare un centinaio. Ringraziò quindi di cuore l'amico e si avviò a casa con suo zio.

May Parker era una signora della stessa età del marito ed è stata la madre di Peter ancora di più dei veri genitori di Peter stesso, il cui destino è ignoto.
Giunti dentro, la signora disse: "Oh Peter, come ti senti?"
"Lui sta bene, May" disse Ben "Deve soltanto riposare un po'"
"Ma che cosa è successo?" chiese May preoccupata "E dove sono gli occhiali e la macchina fotografica, Peter?"
"Te lo posso spiegare io a cena?" rispose Ben "Peter ha avuto una giornata un po' turbolenta e fargli adesso delle domande lo confonderebbe ancora di più"
"Grazie, zio Ben" disse Peter avviandosi verso camera sua.

Una volta dentro la sua camera Peter chiuse la porta e si tolse la maglietta: aveva la pancia magra e le ossa della cassa toracica erano a malapena visibile; il che era un paradosso, visto quanto da mangiare i suoi zii gli davano, ma quella era una delle tante qualità di Peter Parker: il suo metabolismo era insuperabile.
Non fece neanche il tempo di finire di spogliarsi che cadde a terra.

Ci muoviamo adesso in un'altra zona della città, in una casa molto più grande e spaziosa rispetto a quella dei Parker: villa Osborn.
Harry rientrò in casa e disse: "Sono a casa!"
Dall'altra stanza uscì un uomo piuttosto alto e dalle fattezze più massicce rispetto a quelle mingherline di Harry; aveva i capelli rossi come quelli del figlio e lo fissava con uno sguardo molto dominante, che ingannava il sorriso freddo che aveva in quel momento: l'uomo in questione era il padre di Harry, Norman Osborn. "Oh Harry!" disse con voce profonda "Bentornato. Come è andata la gita?"
"Sarebbe potuta andare meglio" disse Harry "L'esperimento è risultato un fallimento e Peter è svenuto"
"Parker?!" disse Norman mostrando uno sguardo sgomento "Come sta ora?"
"Bene" disse Harry con un tono un po' seccato "Sta meglio"

Peter si svegliò la mattina dopo con il suono del suo telefonino che squillava. Prese in mano il dispositivo elettronico e cliccò sul tasto che inviava la chiamata senza neanche guardare chi lo stesse chiamando. Disse quindi con voce stanca: "Pronto?"
"Parker, come ti senti?"
"Oh, signor Osborn!" disse Peter alzandosi dal pavimento e avviandosi nel piccolo bagno privato che aveva dentro la camera "Sto meglio. Una bella dormita mi ha rimesso al mondo"
"Ottimo!" disse Norman dall'altra parte del ricevitore con leggera felicità "Harry mi ha detto della tua macchina fotografica: mi sto già muovendo per andartene a prendere un'altra"
"Signor Osborn, lei non doveva!" disse Peter educatamente mettendo il telefono in vivavoce e iniziando a sciacquarsi le mani e il viso.
"Oh Parker, sei sempre stato molto educato" disse Norman facendo una leggera risata "Quando verrai da noi, in modo tale che possa sia dartela sia offrirti il pranzo?"
Ma Peter non stava più ascoltando: aveva lo sguardo fisso davanti al suo riflesso: aveva il petto completamente allargato e aveva sviluppato dei muscoli abbastanza considerevoli.
"Parker? Sei ancora lì?"
"La richiamo dopo, signor Osborn"
Peter riagganciò il ricevitore e continuò a contemplarsi senza più capire che cosa gli stesse succedendo.
Fu in quel momento che sentì bussare alla porta. "Peter!"
Era zia May.
"Si?" rispose Peter dal bagno.
"Come ti senti?"
"Benissimo"
"Posso entrare?"
In quel momento Peter entrò in panico. "Ehm... no... il fatto è che... ehm... sono nudo. Ti dispiacerebbe aspettare fino a che mi vesto?"
Da fuori la porta sentì la zia ridere. "Certo, Peter. Ti aspettiamo in camera da pranzo"

Peter si ritrovò qualche minuto dopo davanti a un piatto di frittelle.
"Accidenti, non credi di starlo nutrendo troppo?" disse Ben tastando il nuovo muscolo di suo nipote "Già faccio fatica a batterlo a braccio di ferro, in più se continui a farlo mangiare..."
"Zitto, zio Ben" disse Peter scherzosamente "Se la smettesse chi mi farebbe queste gustosissime frittelle?"
"Io!" disse fieramente Ben.
"Non ci pensare neanche!" disse zia May in tono riprovevole, ma scherzoso "L'ultima volta che ci hai provato ho dovuto ripulire i residui di uovo dalla cucina!"
I tre risero di gusto.

Qualche minuto dopo Peter si stava avviando verso la scuola. Aveva tante domande in testa: come aveva fatto a sviluppare quei muscoli in solo una notte? Come avevano fatto i suoi occhi a perdere il loro grado di presbitia? Che diavolo era successo all'Empire State University.
Fu in quel momento che Peter sentì un leggero formicolio dietro la schiena. Si girò e vide una macchina che stava andando dritta verso di lui suonando violentemente il clacson. Peter agì senza pensare e saltò. Riaprì gli occhi e si ritrovò... attaccato al muro di un edificio!
Peter iniziò quindi a muovere le mani e notò che poteva muoversi su quel muro come se stesse strisciando sul pavimento. Raggiunse in poco tempo la cima dell'edificio e appoggiò la schiena sull'antenna parabolica dell'edificio stesso.
"Che diavolo mi sta succedendo?" pensò Peter.
Sentì quindi un leggerò scricchiolio dietro di lui. Si girò e vide che l'antenna si era piegata! Peter si attaccò ad essa per aiutarsi a rialzarsi ma la ruppe nel processo! Ma che diavolo gli stava succedendo?

CONTINUA...
  
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