Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Misukichan    14/05/2014    1 recensioni
Jennifer, ragazzina di quasi sedici anni, vuole staccare dalla sua vita in California. Non sopporta i burrascosi rapporti con i coetanei, ha solo bisogno di un estate diversa. I suoi le permettono un viaggio a Miami, per dimostrare la sua autonomia e maturità. Presto, però, si accorge che qualcuno di non desiderato si trova proprio a Miami, e comincia a stravolgerle i piani.
«Non sai nemmeno dove siamo, non è buffo?» parla con la bocca piena.
«No, non è buffo per niente. Ti hanno mai insegnato a non parlare con la bocca piena?»
«Sì, mamma.»
«Ok, va bene, hai vinto, cosa devo fare per sapere...?»
«Ti porto a casa io» vengo interrotta bruscamente.
«Sei proprio u-un...»
Ride e mangia il panino. «Ne vuoi un po'?» Ho fame, ma non accetterei un panino da lui neanche sotto tortura. (capitolo 5).
«stai scherzando, vero?» dice lei seria.
«no, quando mi sono alzata mi sono ritrovata nel letto di casa sua. Era piuttosto seccato di aver scoperto che quella che ha recuperato ero io» dico con nonchalance, «magari si aspettava qualche affascinante donzella» sorrido tra me.
«ma, non è niente di grave, giusto?»
«no, solo qualche botta» (capitolo 9).
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 1. L'ultimo giorno

Sono le 8.30 e la mia sveglia non è suonata.
Apro gli occhi. Dopo aver lanciato una rapida occhiata alla sveglia mi rendo conto, inorridita, che avrei dovuto uscire da casa circa mezz'ora fa. Chissene frega, tanto è l'ultimo giorno di scuola o sbaglio? E' a questo che servono gli ultimi giorni di scuola. Ad arrivare in ritardo e non essere marcati assenti o in ritardo.
Mi guardo allo specchio e vedo la solita me, ragazza di media statura, capelli castani arruffati come ogni mattina prima di pettinarli, occhi leggermente lucidi e pelle perfettamente liscia. Ho il viso assonnato.
Dopo aver indossato i primi pantaloni trovati distesi sulla sedia, prendo borsa a tracolla, cappellino e skateboard e comincio a correre. Forse riesco ad arrivare prima della seconda campanella.
Arrivo che sono appena in tempo. Entro, e l'addetto all'ufficio, James, mi chiede come mai non sono in classe. Non ho tempo da perdere in inutili chiacchere, quindi mi sbrigo e mi dirigo verso il mio armadietto. La scuola si trova a poca distanza da casa mia, a Sunnyvale, paese in cui sono nata e in cui attualmente vivo, piccola ma bella cittadina in California.
Apro la porta della classe e la richiudo un po' troppo forte, con il cuore in gola e il fiatone a mille. Tutti si voltano a guardarmi e qualcuno di loro sghignazza, facendo commenti poco carini sul mio stato pietoso. Non ho bisogno nemmeno guardarli per capire che sono loro due quelli che più mi deridono: Jack e Selena. Per quanto riguarda questi due, c'è molto da dire. Lei si è trasferita qui quando ero una Freshmen e lei una Sophomore* e in breve tempo ha conquistato tutta la squadra di football con i suoi capelli biondi e il suo bell'aspetto. Tralasciamo la parte in cui parlo del suo carattere, perché si potrebbe andare avanti a parlare per ore e, credetemi, non sarebbe affatto divertente. Ovviamente, tra tutti i maschi carini e soprattutto intelligenti, con alti standard, che ci sono nella nostra scuola, lei è andata a scegliersi quello più stupido che, a mio parere, ma anche di qualche insegnante poco paziente, la Sun High School abbia mai istruito in tutti i suoi anni di vita. Jack è una cosa a dir poco scandalosa. Il suo essere idiota l'ha reso famoso in tutto l'istituto. Se l'idea che vi state facendo su di lui è quella di "bello e dannato", mi dispiace deviarvi, ma state sbagliando strada, tornate indietro. Lui è stronzo-idiota. Ogni scherzo demenziale che una mente umana, non-animale potrebbe pensare, probabilmente lui l'ha già messo in atto. Le vittime sono quasi sempre ragazzine come me, o peggio, ragazzine attratte dal suo aspetto fisico.

Il prefessor Dickons ci invita poco gentilmente al silenzio, interrompendo così quell'attimo di imbarazzo prima che io possa raggiungere il mio banco. I pettegolezzi del gruppo delle Cheerleaders della nostra scuola si fanno sempre sentire; Penso che l'istituto ne abbia fatto il pieno in questi ultimi anni, da quando è entrata Selena tra le Cheers e ha posto tutti sotto il suo comando dittatoriale.

In pratica, la nostra scuola è formata principalmente da quattro gruppi: Le Cheerleaders sono il primo, ma non per ordine di importanza anche se a loro piace pensarla così. Poi ci sono i giocatori di Football, o comunque di qualche tipo di sport che implichi cazzotti in pancia e occhi neri, e che attraggono l'attenzione del popolo scolastico; In terza fila vengono i Nerd, stereotipati come secchioni ma non solo, chiunque abbia una media di voti superiore alla media. Infine ci sono gli emarginati sociali, gli sfigati, i bruttini e quelli che nessuno considera, che spesso vengono presi in giro dalle altre tre categorie. Poi ci sono le persone come me, che non appartengono a nessuna categoria. Personalmente, io faccio parte della banda, ma non sono considerata in nessuna delle categorie che vi ho appena citato, perché qualsiasi membro di qualsiasi categoria vi è ammesso, ed è l'unica eccezione alla regola che ci permette di stare assieme. La nostra scuola vive di stereotipi.

Sono una ragazza semplice ma non affatto superficiale. Mi sono stati inculcati sin da piccola il valore del rispetto e della semplicità. Odio le mode e anche truccarmi tanto, non è il trucco che rende belle le persone. Su di me c'è poco da dire, infondo.

Mi siedo al banco lasciato vuoto davanti alla cattedra del Professor Dickons, il mio insegnante di matematica. E' intelligente ma troppo ossessionato dal lavoro, spesso mi chiedo se abbia una vita al di fuori dell'ambito scolastico.
«Jennifer, hai intenzione di giustificarti per il ritardo di stamattina?»
Ora capisco perché il primo banco è sempre libero, il professore sputa. Che schifo. Non rispondo ed apro il libro.

Passano dieci, venti minuti ed io sento ma non ascolto, la voce del professore sembra lontana mentre sono persa nelle mie fantasie: penso alla mia estate, che è ormai alle porte. Ho in programma di trascorrere un mese in Florida, lontano da tutto e da tutti, lontano da questa città che fino ad ora mi ha portato solo malinconia, e soprattutto lontano da quelle persone che non sanno apprezzarmi per quella che sono, (non che ce ne siano molte che invece lo facciano).
Ho intenzione di lasciarmi tutto alle spalle, per un mese.
Mancano solo 2 giorni, soltanto 48 piccole ore, e prenderò quell'aereo che mi porterà nella città che da sempre sogno di visitare: Miami. Ovvio che non riesco a seguire la lezione. L'esperienza per me sarà nuova, non mi sono mai spostata da sola e soprattutto non sono mai stata in Florida.
La voce stridula di Selena interrompe i miei pensieri felici catapultandomi nella mia scomoda realtà del momento: sono oggetto della sua attenzione e questa, vi assicuro, che non è mai una cosa positiva, mai.
«Ma guardatela la ragazzina che sogna il principe azzurro!» esclama ad un certo punto, cercando l'attenzione del suo pubblico.
«Silenzio, perfavore!» tuona il professor Dikons.
«Prima che tu abbia un ragazzo farà in tempo a cadere sia il sole che la luna» mi sussurra a bassa voce, provocatoria, scatenando l'iralità generale delle sue compagne di banco. Ignorale, Jennifer. So che puoi farcela, sembra un impresa non risponderle, ma d'altronde è quello che hai sempre fatto fino ad oggi. Due giorni, solo due.

Mi chiedo come faccia Jack a stare insieme ad una come lei; Lo guardo distrattamente, ma me ne pento all'stante.
«O forse sei già interessata a un ragazzo che non ricambia i tuoi sentimenti?» sorride nel suo modo maligno e malizioso che mi da sui nervi e si volta verso Jack. A quel punto gli sfiora le labbra con le sue, osservandomi con la coda dell'occhio.
Che faccia tosta, mi sa che qui c'è di mezzo qualche errore di fraintendimento.
«Mi sa proprio che hai sbagliato persona, Selena, quello che dite tu e il tuo ragazzo mi entra da un orecchio e mi esce dall'altro. Quindi, che ne dici di conservare le tue belle parole per usarle con qualcuno che ti ritiene intelligente e che voglia avere dialogo con te?» le rivolgo un ampio, falso sorriso e poi mi giro e cerco di seguire la lezione, che comincia a diventare sempre più lenta e noiosa, soprattutto con lo sguardo velenoso di Selena e di Jack puntato addosso. (Per favore, Signore, ricordami chi mi ha fatto scegliere di prendere Secondary Math III, ti prego... Ah già, è una classe richiesta per il diploma, altrimenti proprio non sarei qui.)

Finalmente la campanella suona. Non sto più nella pelle per la fine delle lezioni. Niente più compiti, niente più ritardi e sgridate da James, niente più prese per il culo da ragazze stronze, niente più professor Dickons che sputa sul banco, niente più Selena e Jack. Perchè le vacanze non durano in eterno? Sarei la ragazza più felice del mondo.

Quando arriva l'ora della mensa, sono già super-affamata, perciò mi affretto a restituire i libri all'insegnante e mi dirigo, svelta, verso la mensa, dove so per certo che Laura, la mia migliore amica, mi sta aspettando.
Quando la vedo la saluto, e lei mi rivolge uno sei suoi sorrisi smaglianti e contagiosi, «Allora, Jenny, cosa hai intenzione di fare ora che iniziano le vacanze?» mi chiede Laura con un sorriso.
«Te l'ho già detto, non ricordi? Tra 3 giorni parto per la Florida.»
Quando gliel'ho raccontato la prima volta, lei non credeva che i miei genitori mi avrebbero mai lasciato e si sarebbero sottomessi ai miei piani “assurdi e libertini”. Vorrei da morire che venisse con me, ma so che non può, ha da curare i fratellini più piccoli.

Laura è una ragazza molto gentile, sempre disponibile ad ascoltare, introversa ma molto simpatica. E' la mia migliore amica dai tempi delle elementari.

L'unico suo difetto, se si può definire tale, è che pensa troppo agli altri, distogliendo l'attenzione da se stessa; Così, cerca sempre di far star bene sua madre e i suoi fratelli e oltre a studiare non dedica nemmeno un attimo di tempo a sè.
«Ci vediamo fuori da scuola!» la saluto, quando ormai il nostro tempo in mensa è scaduto.
Mi preparò all'ultima ora di Biologia e comincio a ritirare tutti i libri dal mio armadietto, quando sento in lontananza delle risa. Sono i ragazzi del Football che si dirigono al campo per salutarsi e per giocare la loro ultima partita insieme. Non sono sicura di voler assistere.
Attraversano il largo corridoio e in quel gruppo di ragazzi riconosco solo Jack, che mi guarda e poi sghignazza con due dei suoi amici. Sì, insomma, non sono poi Miss Popolarità.
Jack è uno dei ragazzi più odiosi, ripugnanti, detestabili, abominevoli, antipatici, seccanti, fastidiosi – ok, penso di essermi fatta intendere – di tutta la scuola.
Ha quel fare da "Ehi-spostati-che-devo-passare-prima-io-perchè-io-sono-più-in-gamba-e-più-affascinante-di-te-che-sei-solo-una-sfigata".
Giuro che prima o poi gli tiro un pugno in faccia.

Alla fine della giornata saluto Jenny, prima di dirigermi verso il cancello.
«Buone vacanze Jenny, e prometti di chiamarmi dalla Florida!», contraccambio i saluti e poi schizzo via.
Percorro tutta la via della scuola, nonostante la giornata stressante e faticosa sono molto ma molto felice, infatti il mio sorriso rimane stampato sulla mia faccia per più di dieci minuti.

Lo zaino.
Subito mi ricordo che l'ho lasciato all'ingresso, quando l'ho appoggiato a terra per abbracciare Laura. Prendo lo skateboard e percorro tutta la strada per recuperarlo, quando sento in lontananza il rombo di un auto che sta per arrivare.
Sto avendo qualche difficoltà di manovra, mentre il mio piede scivola via dallo skateboard e si piega in un movimento strano.
Mi accorgo che al mio mezzo di trasporto si è rotta una ruota, fantastico.

La scuola è quasi deserta. Non è rimasto altro che quella stupida macchina rossa che sfreccia a manetta, sulla quale c'è Jack con Selena, quest'ultima mi saluta con la mano e ride come un'ebete. Bene, li ho incontrati 3 volte in meno di due ore, è il destino che mi vuole male?

Dopo venti minuti di strada sono finalmente a casa, fa caldissimo, così vado in casa ed accendo il ventilatore.
Sono a casa da sola, i miei genitori tornano tutti i giorni alle 6 di sera dal lavoro; Sono tutti e due medici e ogni tanto fanno anche i turni di notte all'ospedale.
Dopo una giornata abbastanza pesante e una lunga passeggiata fino a casa, mi sdraio sul divano e mi addormento.
Mi sveglio due ore dopo con un caldo assurdo, tutta sudata.
Vado al piano superiore e mi faccio una bella doccia rinfrescante e poi vado in camera a finire di preparare la valigia. All'interno di quel grosso, rosso baule vi è un po' di tutto: svariati vestiti, scarpe, qualche gioiello per la sera. Insomma, nessuno là sa che sono una sfigata totale, perchè non provare a dare una buona impressione?

La giornata si rischiara quando mio padre, la sera, mi mette sul letto il biglietto aereo con un fiocchetto e mia madre mi porta la cena in camera. Adoro la mia famiglia, anche se so che mi vizia troppo.


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Misukichan