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Autore: Madness in me    14/05/2014    1 recensioni
Tre ragazze un po’ fuori dalla norma, cinque ragazzi più fuori dalla norma di loro.
Un intreccio di momenti di vita quotidiana, vita quotidiana di otto adolescenti alle prese con la vita, con la scuola, alle prese con loro stessi, con la musica, con dei genitori che non capiscono, con coetanei che non li sopportano perché “diversi”.
Una semplice storia di amicizie –e anche altro- nata da una mattinata di pioggia e tanta voglia di scrivere.
Dal primo capitolo: < “Effie, le cose cominciano a girare, la vita non sarà più la stessa.” E nonostante la cosa mi spaventasse perché, diciamocelo, i cambiamenti spaventano sempre, non vedevo l’ora.>
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Andiamo, lumaca, aspettano tutti te!” mi gridò Effie, dalla porta della mia stanza.
Mi infilai frettolosamente la maglietta, afferrai le chiavi della stanza, il cellulare e il portafogli e corsi di fuori, chiudendo a chiave la stanza e dando poi la chiave ad Effie.
“Vado a dare le chiavi ad Harlot in reception e poi vi raggiungo, aspettami fuori.” Mi disse, sorridendo, Effie, appena fummo fuori dall’ascensore.
Annuii ed uscii dall’albergo.
Appena fuori, trovai tutti che ridevano, radunati intorno a Zacky che correva, con Brian sulle spalle, gridando “STRONZO SCENDI GIU’ CHE MI SPACCHI LA SCHIENA”.
Affiancai, ridendo, Jimmy.
“TROTTA, CAVALLO, TROTTA VERSO LA LIBERTA’!” gridò Brian che fu poi ribaltato a terra da Zacky mentre tutti ridevamo sonoramente.
Quando Effie ci raggiunse scoppiò a ridere anche lei, trovando Brian a terra che rideva con Zacky che lo prendeva a calci gridando “ORA TROTTA TU, MALEDETTO CAVALLO MORTO!”
“Ok, ok, calmatevi o facciamo tardi e addio prenotazione al ristorante!” disse Jimmy, asciugandosi  le lacrime.
Ci incamminammo tutti seguendo Effie e Joshua che erano gli unici due a sapere dove fossimo diretti.
Raggiungemmo il ristorante e prendemmo posto all’enorme tavolo nello spazioso ed elegante terrazzo che dava su praticamente tutta Roma.
Presi posto tra Jim ed Effie, sorridendo.
“E’.. meraviglioso..” sussurrò, sconvolta, Shannon.
“E’ merito di Josh, se non l’avesse visto lui.” Disse, sorridendo e stringendo la mano di Joshua, Effie.
Distolsi subito lo sguardo.
Improvvisamente mi accorsi che tutte le coppiette si tenevano dolcemente le mani o si abbracciavano, guardandosi intorno.
Chissà cosa pensavano, chissà cosa si sussurravano.
Quanto cazzo li invidiavo.
Il cameriere arrivò e mi tirò fuori dai miei pensieri depressi.
Ordinai di tutto, dalla pasta al sugo, alla carne e il pesce.
Adoravo qualsiasi tipo di cibo, ma la cucina italiana era e sarebbe rimasta sempre la mia preferita.
Eravamo arrivati al dolce e c’era chi, come me e Zacky, aveva ancora spazio e si stava godendo un ottimo tiramisù mentre altri si erano limitati al caffè e fumavano una sigaretta.
“Ehi Dan, vuoi dirmi che cazzo hai ?” mi domandò improvvisamente Effie, dopo aver mandato giù in un sorso il suo caffè.
Mi voltai a guardarla, interrogativo, mandando giù il boccone.
“E’ tutta la sera che sei strano, per tutta la cena non hai spiccicato parola e oltretutto sembri.. triste.” Disse lei.
Si notava davvero ?
Mi guardai intorno e mi accorsi che tutti mi stavano osservando.
Il panico mi assalì.
Dovevo mentire.
Alzai le spalle, cercando di apparire più tranquillo di quanto in realtà non fossi e dissi “Non ho nulla, sono solo stanco dal viaggio.”
“Dopo aver dormito praticamente tutto il tempo ?” domandò Shannon, alzando un sopracciglio, dubbiosa.
Sbuffai.
Gli sguardi di tutti mi pesavano addosso.
Poggiai il cucchiaino nel piatto e, fissandomi le dita, parlai.
“Ok, sono giù di morale perché.. sono tre anni che nascondo a tutti il fatto che.. io a e Al siamo insieme.” Rimasi in silenzio ma non ebbi il coraggio di guardarmi intorno, troppo spaventato dalle reazioni degli altri.
“Dan.. perché non l’avete mai detto ?” domandò, sconvolto, Vee.
“Al aveva paura che.. non lo avreste accettato.. o robe simili.” Dissi, dubbioso.
Silenzio.
Presi fiato e continuai.
“Inoltre Al non è venuto perché aveva paura che tutti quei giorni a contatto avrebbero lasciato trasparire qualcosa e.. non lo so, sono distrutto perché vedo tutti voi che vi amate così tanto e così liberamente e non posso fare altro che chiedermi perché non posso avere lo stesso anche io.” Sbuffai.
Una mano, quella di Effie, si poggiò dolcemente sulla mia.
Alzai lo sguardo e la trovai sorridente.
“Cerca di non essere triste, ok ? Ti aiuteremo a sistemare tutto quando saremo tornati, ora prova a goderti questa piccola vacanza.”
Scrutai il volto sereno e sincero di Effie per un po’ poi mi guardai intorno.
Tutti mi sorridevano, alcuni annuivano.
Mi sentii accettato, al sicuro e mi rilassai.
Ricominciai a mangiare e quando finimmo tutti pagammo il conto poi decidemmo di passeggiare per la citta dato che erano ancora solo le undici e un quarto di sera.
Avevo trovato delle persone dannatamente perfette ed ero in una città bellissima.
Mancava solo una cosa.. ma avrei dovuto imparare a farne a meno almeno per tre settimane.












“Girate qui!” ordinai.
Tutti, presi dal fare foto e chiacchierare e divertirsi non diedero peso alla mia indicazione e mi seguirono senza fare troppe domande.
Tutti tranne Johnny che, stringendo la mia mano e camminando al mio fianco, mi disse “Dove andiamo ?”
Sorrisi “Lo vedrai” dissi poi, vedendolo storcere il naso non soddisfatto dalla mia risposta.
Camminammo per mezz’ora poi mi fermai.
“Ci siamo” annunciai.
“Ma.. siamo in aeroporto di nuovo ?” domandò, confuso, Chris.
Annuii e guardai l’orologio.
Dopo qualche istante la porta scorrevole dell’aeroporto si aprì e da essa uscì fuori l’ultima persona che gli altri si sarebbero mai aspettati.
“OH MIO DIO!” gridò Dan, facendo un passo avanti.
Sorrisi, soddisfatto.
Al, con un enorme valigia in mano, camminava sorridente verso di noi.
“OH. MIO. DIO.” Gridò ancora Dan e corse ad abbracciare Al.
Mi voltai verso gli altri.
“Jim, lo sapevi ?” mi domandò, confuso, Matt.
“Sì, sapevo di loro da mesi ed ho aiutato Al a tenere segreto il tutto. Quando gli ho detto del viaggio ha detto che avrebbe avuto bisogno di almeno un giorno per sistemare il negozio e che poi ci avrebbe raggiunti ma di non dire nulla a nessuno perché voleva fare una sorpresa a Dan” spiegai, orgoglioso.
Tutti scoppiarono a ridere, veramente felici.
Passeggiammo a lungo per le vie di Roma, diretti di nuovo in Hotel.
Arrivati davanti l’albergo però mi venne un’idea.
“Ragazzi, lasciate la porta aperta per favore, noi facciamo tardi.” Sussurrai a Matt che annuì, sorridendo.
Presi di nuovo per mano JC e, mentre gli altri entravano in albergo, lo trascinai dal lato opposto.
“Jim ? Dove stiamo andando ?” mi domandò lui, eccessivamente preoccupato, come suo solito.
“Non lo so, ma intanto andiamo.” Risposi io, senza lasciare la sua mano.
Camminammo per quasi un’ora finché non trovai il posto adatto.
Un giardino rialzato che dava su uno strapiombo e al di sotto dello strapiombo l’intera città illuminata da miliardi di luci.
“Oh.. cazzo. E’ stupendo!” disse stupito Johnny, facendo un passo avanti.
Johnny si mise seduto vicino al bordo dello strapiombo ed io mi misi dietro di lui, con le gambe ai suoi fianchi e poggiai la fronte sulla sua schiena.
Rimanemmo così per qualche minuto poi tirai su la testa e poggiai il mento su una sua spalla.
“Ti piace ?” domandai.
“Sì.. ma..” fece lui.
“Ma ?” domandai ancora.
“Ma non è perfetto.” Sussurrò lui.
Mi tirai di poco su, confuso.
Johnny si voltò e mi guardò negli occhi.
Sentii il fiato mancare e il cuore arrivare quasi ad esplodere, era raro che JC mantenesse per così tanto il contatto visivo con me e la cosa mi riempiva di gioia e insicurezza allo stesso tempo.
“Non esiste nulla di perfetto al mondo, dopo aver visto i tuoi occhi. Dopo aver incrociato questi occhi così disumanamente perfetti, non mi aspetto di trovare mai più nulla che possa essere anche solo lontanamente comparato a tale bellezza.” Finì la frase in un sussurro ed abbassò lo sguardo, arrossendo.
Poggiai, tremante, un dito sotto il suo mento e lo costrinsi delicatamente a guardarmi di nuovo.
“Se solo vedessi, Johnathan, la perfezione che vedo io quando guardo te.. ti spaventeresti.” Sorrisi e così fece anche lui, completamente rosso.
Ci baciamo per una frazione di secondi che parve infinita poi lui si girò di nuovo e poggiò la sua schiena al mio petto ed io poggiai il mio mento sulla sua testa e rimanemmo così per non so quanto.
Ma era tutto troppo perfetto perché io decidessi di muovere anche un solo muscolo.

 









“Dove andiamo ?” domandò, curiosa, Shannon.
“Shhh, ora vedrai!” dissi, continuando a tenerle la mano mentre l’ascensore saliva.
Il ‘DING’ ci annunciò che eravamo arrivati all’ultimo piano, uscimmo dall’ascensore e raggiungemmo la fine del corridoio, salendo poi una piccola scala a chiocciola, aprii la piccola porta di legno ed uscii in terrazza, seguito da Shannon.
Era proprio la tipica terrazza che piaceva a lei, dava sull’intera città e in più non aveva i muretti alti sul bordo.
La seguii mentre, stupita, si avvicinava vertiginosamente al bordo della terrazza.
Mi misi seduto sul bordo e lei, lentamente, prese posto di fianco a me.
Poggiò la sua testa sulla mia spalla e mi sussurrò “E’ bellissimo”, sorrisi.
“Niente a confronto con te, ma ho fatto del mio meglio” sussurrai io.
Shan alzò la testa e, con gli occhi lucidi, mi baciò.
Così passionalmente da farmi quasi mancare il fiato.
“Pensi che ce la farò ?” domandai, dopo essere tornato a guardare il panorama ed essermi acceso una sigaretta.
“A fare cosa ?” domandò curiosa lei.
“A raggiungere il mio sogno.” Sussurrai.
“Ne sono certa, Brì. Perché tu sei così perfetto che dubito possa accadere che esista un sogno che non vorrebbe essere realizzato da te.”
Mi voltai e la trovai sorridente che guardava il panorama.
Sorrisi anche io e capii che aveva ragione.
Io ce l’avrei fatta.
Toccai in fretta la tasca dei miei jeans e sospirai sentendo la scatoletta solida al suo interno.
Forse un giorno.. ce l’avrei fatta anche a dirle quel che mi tenevo dentro da mesi.
Forse, semplicemente, non era ancora il momento adatto.











“Allora ? Gliel’ha detto ?” sussurrò Lexi.
“No.” Sussurrai io, sconfortato, tornando a poggiare la schiena al muro e portando un braccio intorno alle spalle di Lexi.
“Ma come no ?” domandò, sottovoce e dispiaciuta, lei.
“Non c’è riuscito.” Sbuffai, accendendomi una sigaretta.
“Ma voi vi rendete conto che siamo su un tetto, nascosti dietro ad un muro a spiare Brian e Shannon ? Se ci becca, Shan ci fa fuori.” Sussurrò Matt, preoccupato.
“Sta zitto, Shadz.” Annunciò Austin.
Sorrisi.
“Credete che riuscirà mai a dirglielo ?” domandò improvvisamente Lexi, presa dai suoi pensieri.
“Ma sì.. prima o poi..” sussurrai, accarezzandole una guancia.
“Già, diciamo sempre così.” Sbuffò Tino.
“Perché, da quanto tempo rimanda ?” domandò Chris.
“Tre mesi e cinque giorni.” Rispose, seria, Lexi.
“Wow..” fece Devin.
“Ragazzi.. ma siete tutti qui ?” domandai.
“Sì, mancano solo Dan e Al che sono in camera, Effie e Joshua che erano al bar e Jim e JC che sono usciti.” Rispose Val.
“Nessuno che sa farsi i cazzi suoi in questa famiglia, eh ?” disse, ridendo, Jaime.
“GIA’, PROPRIO NESSUNO.” Gridò Shannon.
Tutti ci paralizzammo e ci affacciamo dietro al muro.
Shannon ci guardava, furiosa.
Salutai titubante con la mano.
Brian si passò, sconfortato, una mano sulla faccia.
Shannon mi guardò, prima incazzata poi scoppiò a ridere “Venite qui, scemi.” Ci disse e, dubbiosi, obbedimmo prendendo tutti posto sul bordo della terrazza.
“Che vista spettacolare” sussurrò Lexi.
“Vero e con voi è ancora più bello” disse Shan.
Tutti sorridemmo.
Mi voltai verso Brian che, sconfortato, alzò le spalle.
Gli poggiai una mano su una spalla e sorrisi, vedendolo sorridere poi tornai a guardare il panorama.
Lexi aveva ragione, un panorama spettacolare.. quei suoi occhi cosi profondi e quelle labbra così carnose.
Lexi si voltò a guardarmi e sorrise, così le rubai un veloce e dolce bacio e poi la strinsi a me.














Ero seduta di fianco a Josh e la ragazza dai capelli viola –Gem, mi pareva si chiamasse- ci porse le birre, sorridendo.
Di fianco a Gem c’erano Harlot e Sara e anche la ragazza appena conosciuta, una tipetta tutta pepe con i capelli fucsia, Cami.
Stavano lì e ci fissavano, tutte sorridenti ed incredule.
Sorrisi e bevvi un sorso della mia birra.
Passammo due orette buone a parlare con le ragazze e poi scattammo alcune foto, Joshua firmò alcuni autografi poi tornammo in camera, senza chiudere a chiave la camera dato che Ricky e Chris non erano ancora rientrati.
Dopo essermi spogliata, mi sdraiai sul letto e mi infilai sotto le coperte ed attesi Joshua che mi raggiunse dopo poco, spegnendo le luci.
Ringraziai di essere al buio perché, nonostante fosse passato un bel po’, non mi ero ancora abituata a vedere Joshua in boxer e continuavo ad arrossire vergognosamente ogni volta.
Joshua si infilò sotto le coperte ed io mi rannicchiai tra le sue braccia, poggiando la testa sul suo petto nudo.
“Non trovi sia tutto troppo perfetto ?” domandai, sottovoce, come per paure che alzare la voce avrebbe potuto infrangere la spaventosa bolla di calma che si era creata intorno a noi.
“Sì, però non mi dispiace.” Sussurrò lui.
Sorrisi ed annuii, lentamente.
Stavo per dire qualcosa quando la porta si spalancò.
“SIETE SVEGLI ?” gridò Ricky, entrando in stanza seguito da Chris.
“Se anche dormivamo, ora saremmo comunque svegli..” sussurrò, scocciato, Joshua.
Ricky raggiunse il letto e gattonò fino a venire ad infilarsi sotto le coperte di fianco a me.
“Ricky ma che caz-“ provò ad obiettare Joshua.
“Tranquillo, non la sfioro, devo solo parlarvi.” Annunciò Ricky.
“Fa pure.” Dissi, ridacchiando.
Chris si infilò sotto le coperte di fianco a Joshua, ridendo.
Josh sbuffò, sonoramente e disse “Sentiamo.”
Rimasi quasi un’ora ad ascoltare tutta la storia che Ricky ma raccontò su Brian e Shannon e sulla loro serata a bere birra sul bordo del terrazzo e su quando fosse bello Chris.
“Quindi, esattamente, cosa cazzo vuoi da noi, Ric ?” domandò, scocciato, Joshua, svegliando Chris che si era addormentato circa mezz’ora prima.
“Domani prendiamo un fottuto autobus o treno o quel che sia, e andiamo a Venezia.” Annunciò Ricky, infastidito dalla reazione di Joshua.
Scoppiai a ridere.
“Tutto questo casino, un’ora e mezza solo per dire questo ? MA NON POTEVI DIRLO SUBITO ?” urlò Joshua e tirò un cuscino a Ricky che, risentito, ne lanciò uno a lui e fu così che mi ritrovai a fare la guerra di cuscini con Chris, Ricky e Joshua, ridendo come se non ci fosse un domani.
Quando riaprii gli occhi l’orologio segnava ancora le quattro di mattina ed io ero abbracciata a Joshua e tenevo una mano a Ricky che dormiva tra le braccia di Chris ed eravamo tutti e quattro rinnicchiati al centro dell’enorme letto, tutte le coperte sottosopra e cuscini e piume ovunque.
Sorrisi, sbadigliando poi chiusi di nuovo gli occhi e mi lasciai andare al sonno.

 

 

 

 

 

 

“Sei sicuro alloggino qui ?” mi domandò, per la millesima volta.
“Ne sono certo e se non la pianti di domandarlo, rimando te e gli altri a fanculo a casa!” gridai, esasperato.
“Sì, ok, ma non arrabbiarti però..” sussurrò, risentito, e mostrandomi i suoi occhioni castani da cucciolo.
Camminavamo ormai da quasi un’ora e finalmente riuscivo a scorgere l’insegna “LA LOCANDA DELLE STREGHE”, sorrisi.
“Ma sei sicuro che Brian ci ha invitati ? A me sembra strana come cosa..” sussurrò il biondo dietro di me.
Mi voltai, furioso “Un’altra sola parola e vi butto tutti sotto una macchina.” Annunciai.
“Anche io, amore ?” mi domandò il mio cucciolo, tirandomi la maglietta e mostrandomi i suoi occhi da cerbiatto smarrito.
“No, amore, tu no.” Sussurrai, sorridendo.
“Sì sì, vi accoppiate appena avrete una stanza, ora andiamo.” Continuò il biondo, superandomi.
Imprecai, ripresi la mia valigia e mi incamminai anche io.
“siamo in Italia, alloggiamo all’albergo ‘la locanda delle streghe’, che ne diresti di stare qualche giorno con noi ? so che siete in Italia in vacanza.”, dannato me e il giorno che avevo risposto ‘si, perché no’ a quello stupido messaggio di Brian, già me ne pentivo amaramente.
Varcai la soglia dell’albergo e raggiunsi la tipa dai capelli fucsia dietro il bancone.
Dopo i vari urli, strilli, le varie foto, i pianti e gli autografi riuscii finalmente a farmi dire quale fosse la camera di Brian così, seguito dagli altri, andai a bussare alla porta.
“Chi cazzo è ?” gridò Brian.
“Il tuo fottuto incubo, Haner.” Dissi.
Sentii un po’ si silenzio poi la chiave girò nella serratura e Brian apparve, in boxer.
“Che cazzo fai già qui ?” mi domandò, confuso.
“Sono in anticipo e non hanno camera pronte, quindi dormiamo da te stanotte.” Dissi e, senza attendere risposta, entrai in stanza seguito dagli altri.
“Con chi sei in camera ?” domandò allegramente il mio piccolo uomo, entrando dopo di me.
“SCOMMETTO CON QUEL COGLIONE DI ZACKY!” gridò il biondo da fuori la porta.
Stavo poggiando la valigia davanti ad un letto quando notai la figura di una ragazza mezza nuda seduta al centro di un enorme letto.
“Oh.. oh mio.. OH MIO DIO!” gridò e mi saltò addosso, piangendo e facendomi cadere a terra.
Mi voltai verso Brian, confuso, mentre stringevo la ragazza in un abbraccio e lei piangeva, disperata.
“Beh, caro, ti presento la mia ragazza, Shannon.”
Sentii un grido e voltandomi vidi un'altra ragazza che correva in braccio agli altri, ancora fermi sulla porta, urlando “E ragazzi, quella è la mia ragazza, Lexi” annunciò, assonnato, Zacky.
Quella vacanza sarebbe durata in eterno e ne sarei uscito distrutto, lo sapevo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spero saprete perdonarmi per questo schifo ma sto avendo problemi d'ispirazione e di tempo.
Quindi diciamo che è un capitolo di mezzo.
Sto lavorando con più calma al seguito.
Chiedo ancora infinitamente scusa.
Somuchlove,
Sah. 

  
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