Che cazzo, pronta alle 19.45?! Ma
stiamo scherzando?! Vabbè,
il sabato non c’erano le lezioni (già, che cosa
stupida fare il primo giorno un
venerdì) e potevo fare tardi, ma non potevo farmi certo
aspettare al mio primo
appuntamento. Un attimo, aveva chiaramente scritto che non era un
appuntamento
e che non dovevo farmi paranoie, e allora porca miseria stai calma
Kensi,vai a
farti la doccia e non rompere!
La doccia non mi andava, riempii la vasca e mi ci buttai,
letteralmente,
dentro. Mi lavai i capelli e quasi svuotai il barattolo di crema
idratante.
Uscii dal bagno ancora sgocciolante e cercai nell’armadio
qualcosa da mettere.
Aveva detto ‘bambolina in versione estiva’ ma che
cosa significava? Cercai una
gonnellina cortina ma scartai subito l’idea vedendo che
l’unica che avevo era
di pelle.
< A me piaceva invece bambolina, mettiti quella dai >
Strillai < Ma porca puttana Castiel che ci fai in casa mia?
> mi stava
fissando con faccino innocente
< Il tuo appartamento ha la chiave uguale alla mia, ma in ogni
caso, non
avevi chiuso la porta >
Iniziai a uccidermi mentalmente, quando mi accorsi che Castiel stava
frugando
nel mio armadio. Lo guardai con aria interrogativa, lui si
girò e mi tirò
addosso un vestito che non sapevo nemmeno di avere.
< E questo… > mi mise un dito sulla bocca
< Stai zitta e vestiti, io ti aspetto sul divano >
Se ne andò dalla stanza chiudendo la porta. Mi misi quel
coso, che di vestito
aveva ben poco, e una volta indossato mi guardai a lungo allo specchio;
quel
vestito non mi ricordava veramente nulla, ma ero assolutamente certa di
averlo
indossato già in diverse occasioni. Era completamente
bianco, con una sola
spallina, con uno strappo centrale che partiva dall’ombelico
per raggiungere la
spina dorsale, e poco più in giù, il vestito si
fermava, praticamente sotto
l’inguine.
Mi stavo ancora guardando allo specchio, quando , persa nei meandri
della mia
mente mi accorsi che Castiel mi stava cingendo la vita da dietro. Era
davvero
bellissimo, e la sua mano fredda, a contatto con il mio fianco scoperto
mi fece
venire i brividi.
< Ho sempre pensato che quel vestito ti stesse bene, ma mai come
ti vedo
adesso >
La sua voce era profonda e rassicurante
< Castiel ma che cosa stai dicendo? >
< Kensi, bambolina, mettiti le scarpe che usciamo >
Mi prese una mano, e mi portò davanti alla scarpiera, da
dove prelevai dei
cazzutissimi tacchi bianchi, alti come una stecca da salto in alto e
sottili
come un ago. Mi sarei uccisa di sicuro, ma ero sicura che qualsiasi
cosa mi
sarebbe successa, Castiel mi avrebbe sempre protetta, da dove nasceva
questo
presupposto non ne avevo idea, ma ne ero assolutamente certa.
Sempre mano nella mano uscimmo di casa, Castiel chiuse la porta e
arrivati in
fondo alle scale mi prese in braccio, appena prima che potessi iniziare
a
protestare mi ritrovai in sella alla sua moto rossa fiammante. Mi porse
il
casco e prontissima mi attaccai al suo petto, decisa a palparne ogni
dannato
centimetro.
Arrivammo in riva al mare, scendemmo da quella moto, che mi ero sempre
di più
certa che mi fosse famigliare e mano nella mano Castiel mi
portò in un locale, con
i tavoli fino in riva al mare. Rimasi a bocca aperta.
< Ehi bimba, vogliamo entrare? >
Feci segno di si con la testa, e mi
lasciai trasportare dentro al locale pensando a quante mutazioni aveva
avuto il
mio nome in un solo giorno. Bambola, bambolina, bimba, come mai tutta
questa
confidenza nei confronti di un’estranea? Perché
sebbene ci fossimo conosciuti
quello stesso giorno ero a cena con lui? Semplice, me lo aveva chiesto.
Ma
perche?! Diavolo mi stava scoppiando la testa quando la sua calda e
suadente
voce interruppe i miei pensieri.
< Bimba non pensare troppo, ti va in pappa il cervello. Se ti
stai chiedendo
perché ti ho invitata qui, tranquilla, non voglio mica
stuprarti! >
A quella parola, stupro, mi cadde il coltello di mano, che logicamente
cadde
sulla mia gamba dalla parte appuntita. Inutile dire che mi ero
tagliata, ma fu
la mia faccia a far preoccupare Castiel. Scattò in piedi e
fece ribaltare la
sedia, venne subito a vedere come stavo, e mi diede un bacio in fronte,
finchè,
posandomi una mano sulla coscia si accorse che stavo sanguinando. Non
disse
nulla, mi prese per mano e mi trascinò in riva al mare dove
mi mise sul taglio
un po’ di acqua di mare.
< Castiel brucia > sussurrai
< Sopporta bimba, l’acqua di mare disinfetta >
mi riprese la mano e
tornammo a sedere.
Le nostre pizze erano già sul tavolo,mangiammo in silenzio,
pagammo il conto e
mano nella mano decidemmo di passeggiare in riva al mare.
< Kensi, ma perché reagisci così? Hai per
caso paura di me? > chiese con
il tono di voce di chi non sta troppo bene
< Assolutamente no, anzi, non so bene perché, ma so
che non ho nulla da
temere da te. Il fatto, beh, veramente non lo so nemmeno io,
è come se avessi
paura, come se ricordassi qualcosa, ma non ricordo nulla fino a ieri
pomeriggio, quando mi sono svegliata in un letto che non era il mio,
con la zia
sul mio capezzale che biascicava frasi senza un’ apparente
senso, a meno che…
>
Camminando eravamo tornati verso la moto. Montammo in sella e tornammo
a casa.
Castiel mi accompagnò fin davanti alla porta di casa,dove mi
prese tra le
braccia e mi strinse forte a se.
< Ti voglio bene Kensi > disse schioccandomi un bacio
sulla fronte.
Detto questo se ne andò.
Mi toccai la fronte, dove mi aveva appena baciata e entrando in casa mi
accorsi
di avere ancora il suo profumo addosso. Andai in camera e mi spogliai.
Aspetta,
io non aveva nessuna collana partita da casa. Mi slego il ciondolo e lo
guardo
meglio. Ehi, un attimo, quel ciondolo deve essere…certo!
Questo è il ciondolo
che ieri pomeriggio cercavo sul mio collo. Chissà che fine
aveva fatto e chissà
come mai adesso lo avevo ancora addosso. Kensi forza, fai lavorare il
cervello
dai, forza!
CASTIEL! Deve essere stato per forza lui! Ma un attimo, ci eravamo
conosciuti quando io avevo già perso la collana...
La testa iniziò a scottarmi, mi accasciai a terra e mi presi
la testa tra le
mani.
<
Schifoso maniaco, lasciami stare! > la ragazzina
assestò un calcio ben
piazzato a quell’uomo che la stava maltrattando.
Inizia a correre, più forte che potevo, un attimo, quella
ragazzina ero io?
Scappai, scappai da quell’uomo che mi stava facendo del male,
corsi via, sulla
strada principale, illuminata dai lampioni, correvo ma non
c’era più nessuno in
giro a quell’ora. Il ragazzo che dovevo vedere non era venuto
e mi ero trovata
a vagare senza meta per la città finchè ad un
tratto mi imbattei in quell’uomo
che cerco di…violentarmi…
Stavo nuovamente piangendo, perche stavo ricordando certe cose? Se
davvero mi
sono successe non voglio ricordarle grazie! Un attimo, quando sono
scappata da
quel malvivente il mio ciondolo era ancora al suo posto. Devo cercare
di
ricordarmi di più.
Mi venne un brivido, la finestra era aperta. Sentii suonare e guardai
verso l’appartamento
di Castiel, lo vidi con la chitarra in mano intento a fissarmi
< Bimba chiudi la finestra e vai a letto, è tardi,
buonanotte >
Io chiusi la finestra e anche lui rientrò in casa.
Mi misi sotto le coperte, e solo dopo un’oretta buona riuscii
ad addormentarmi.
Non fu certo un sonno dei migliori, nuotavo ormai in un bagno di sudore
e i pensieri
che ronzavano nella mia testa davano vita a orrendi incubi, tanto
paurosi
forse, perché in fondo erano frutto di quello che mi era
successo…
Angolino autrice:
Chiedo veemenza per aver aggiornato così in ritardo ma sono presa dalla preparazione degli esami!
Il capitolo poi mi è venuto corto rispetto all'altro, anche se ne sono soddisfatta.
Spero di avervi incuriosito un po', e mi farebbe piancere sentire le vostre ipotesi riguardo ai 'ricordi dimenticati' di Kensi.
Magari qualcuna delle vostre recensioni potrebbe anche aiutarmi con la storia!
Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino in fondo, e grazie soprattutto a chi ha recensito lo scorso capitolo :)
Baci
Ino_Nara