Una questione di
…corna.
Chichi trattenne a stento un
sospiro esasperato e asciugò le mani nella
stoffa del grembiule, prima di brontolare a gran voce: doveva dire
addio
all’idea di trascorrere la giornata assieme a Goku.
“E’ appena tornato dall’aldilà
dopo sette lunghi anni e già alle prime
luci dell’alba mi saluta per andare ad allenarsi! Sono stanca
di questo suo
menefreghismo.” Non si aspettava di certo che la coccolasse,
tuttavia non era
preparata a una tale dimostrazione di noncuranza.
“Stavolta se ne pentirà.”
Continuò a parlottare e a servire la
colazione al figlio minore che, incuriosito da quel malumore mattutino,
ascoltava ogni parola con attenzione.
“Che succede mammina?” Goten aveva appena finito di
addentare una fetta
della friabile crostata di more preparata dalla mamma, e non si era
reso conto
che parlando a bocca piena le briciole erano piovute ovunque e
trasalì
nell’udire il secco rimprovero:
“Quante volte devo ripeterti di non parlare con la bocca
piena?Chichi
prese il bricco del latte: i ritmi con cui i suoi familiari si
rimpinzavano la
sfinivano, non faceva in tempo a riempire la tazza che subito il figlio
la
svuotava in due sorsi.
“Scusa, volevo solo sapere perché sei arrabbiata,
papà è tornato a casa
pensavo fossi contenta.” Indagò il bambino, prima
di portare nuovamente la
tazza alle labbra.
“Contenta? Beh, è andato ad allenarsi e
chissà a che ora rientra, come
sempre io sono l’ultimo dei suoi pensieri!” Il suo
volto si fece pallidissimo,
riempì ancora la tazza di latte, mettendosi poi stancamente
a sedere.
Goten si trovò a corto di parole, fu consapevole della
tristezza della
mamma, non voleva ferirla facendole altre domande.
I loro sguardi si incontrarono.
“Vado a giocare, ci vediamo dopo…” ma
prima di andare volle sapere cosa
avrebbe preparato per pranzo e poi si sollevò facendo un
largo sorriso.
“Preparo pasta al sugo e arrosto con patatine, mi raccomando
sii
puntuale, Gohan oggi ha lezione fino a tardi e rimane in
città, non voglio mangiare
da sola.” Lo guardò annuire con il capo e
allontanarsi. Chichi si alzò in piedi,
oppressa da quell’angoscia crescente: una morsa le stringeva
il cuore, si
asciugò le lacrime dalle guance e prese a parlare voce alta,
ignara che il
bambino si fosse nascosto dietro allo stipite della porta per
origliare.
“Se continui così presto ti spunteranno le corna,
Son Goku! Tempo qualche
giorno e ne avrai un grosso paio sulla testa, è quello che
ti meriti!” Gli
occhi erano incupiti, arrossati, la mente era stravolta da anni di
solitudine.
Goten sgranò gli occhi e restò impietrito per
qualche istante,
socchiuse leggermente le labbra dallo stupore: come poteva sua madre
far
crescere le corna sulla testa di suo padre, in che modo poteva? Forse
era a
conoscenza di qualche arcana magia? Era terribile anche solo pensarci.
Non poteva stare con le mani in mano, non voleva che suo padre
somigliasse ad un cervo o, peggio ancora, ad una creatura degli inferi,
doveva
fare qualcosa; inarcò un sopraciglio e poi girò i
tacchi per uscire.
Attraversò in punta di piedi il soggiorno e si
fermò per aprire con
lentezza il cassetto della credenza di massello, si guardò
alle spalle prima di
estrarre il cellulare del fratello, lo prese, e con un gesto fulmineo
lo infilò
nella tasca della tuta, poi sfrecciò fuori in giardino senza
perdere altro
tempo.
“Mmmh …le corna! Come fanno a crescere le corna?
La mamma era seria, ci
nasconde qualcosa.”Passò una mano sui capelli
spettinati e si avviò in
direzione del bosco, voleva appartarsi per telefonare al suo migliore
amico:
forse lui sapeva, eh già, Trunks sapeva sempre tutto.
Mai aveva provato una simile inquietudine, il piccolo saiyan sedette
sull’erba e incrociò le gambe, non sarebbe dovuto
accadere quel battibecco trai
suoi genitori, con il rischio poi di un tale inconveniente.
Le piccole dita si mossero veloci sulla tastiera del cellulare, il
segnale di libero lo fece sospirare di sollievo.
“Pronto Trunks, sono io …senti è
successo un guaio.” Sentiva la
necessità di confidarsi con lui.
“Che cosa c’è Goten, dimmi
pure” rispose l’altro bambino, che intanto tolse
la casacca del pigiama gettandola sulla sedia, aveva dormito fino a
tardi, ma
era ben deciso a non farsi rimproverare da suo padre e
l’unico modo, era quello
di ingaggiare una sorta di combattimento con lui dopo aver fatto
colazione.
Il piccolo Son chiuse gli occhi, non era nuovo ai problemi, ma questo
gli sembrava insormontabile.
“Le corna gli cresceranno molto presto…”
pensò, gli sembrava di sentire
ancora la voce della madre.
“Ascolta Trunks, tu sai se possono crescere le corna in testa
a
qualcuno? Mia mamma dice di sì, l’ho sentita
io…” le mani erano chiuse attorno
al telefono e tremavano leggermente, lo sguardo vagava nel verde della
vegetazione.
Trunks alzò gli occhi al soffitto, l’amico stava
uscendo di senno o
cosa? Cosa stava farneticando?
“Corna? Ma che tipo di corna?” Chiese, aggrottando
la fronte e cercando
di sfilarsi i pantaloni, si stava facendo davvero tardi.
“Corna …non so di che tipo, penso lunghe e
ramificate come quelle dei
cervi, oppure appuntite e dritte come quelle di Darbula!”
Agitato, Goten tormentava
i fili d’erba, ne aveva già strappato diversi, li
faceva attorcigliare attorno
alle dita e poi tirava forte in modo da spezzarli, mentre guardava
verso
l’orizzonte perdendosi nell’azzurro del cielo.
Trunks serrò le labbra in un’espressione seccata:
si appoggiò allo
scrivania e sbuffò rumorosamente, non sentendosi
particolarmente brillante in
quel momento.
“Non so cosa risponderti, non ho mai saputo che potessero
crescere le
corna, ma scusa, cosa ti viene in mente? A chi dovrebbero
crescere?” Si piantò
una mano sul fianco e guardò l’orologio: stava
rischiando di far irritare suo
padre, non poteva perdere altro tempo ad ascoltare quelle sciocchezze.
“Ah, speravo mi potessi aiutare, comunque credo che
cresceranno a mio
padre, oggi o forse domani.” Il cuore prese a battergli
forte, nella mente gli
balenava solo quel pensiero, vedeva suo padre come un mostro con quelle
lunghe
protuberanze che gli spuntavano tra i folti capelli.
“Mi dispiace per tuo padre, spero non gli accada niente,
comunque
potresti chiedere a Gohan, forse lui sa qualcosa su
l’argomento, potrebbe
essere una malattia, un virus, io mi informerò e ti
saprò dire.” Trunks si
avvicinò all’armadio e fece scorrere
l’anta per aprirla, la tuta era piegata in
mezzo ad altri indumenti, l’afferrò e
sollevò un piede per tentare di
indossarla, ma quel movimento un po’ azzardato gli fece
perdere l’equilibrio,
si ritrovò a terra a gambe all’aria.
“Pronto, pronto …Trunks?” Intuendo che
fosse successo un guaio, Goten
continuò a chiamare l’amichetto, che rispose dopo
un po’ con voce seccata,
mettendo fine alla conversazione.
La conclusione non era stata delle migliori, Goten ne sapeva quanto
prima,
anzi era sempre più confuso; adesso voleva raggiungere suo
padre alla riva del
ruscello e accertarsi che stesse bene, avrebbe rivolto
l’attenzione alla sua
testa, magari con una scusa avrebbe cercato in mezzo alla sua chioma,
per
appurare che fosse tutto a posto, che niente di anomalo stesse
crescendo nella
cute.
Il sentiero si addentrava fino ai margini della foresta, in mezzo alle
querce secolari e agli arbusti, tra rovi e fiori d’ogni
specie, sembrava di
attraversare un altro mondo colorato solo di verde; i piedi di Goten si
muovevano veloci sul terriccio umido ed erano impazienti di arrivare.
Quando, finalmente vide suo padre in lontananza, il piccolo sorrise; da
prima, però, si nascose dietro ad un arbusto e lo
scrutò da capo a piedi: il
sudore gli rigava il volto, stava compiendo alcuni esercizi e sembrava
molto
concentrato; sospirò rincuorato, non c’erano corna
per ora sulla sua testa, con
lo sguardo seguì per un po’ quelle evoluzioni e
poi decise di farsi avanti.
“Sei arrivato finalmente!” Quando Vegeta concluse
la sfuriata, il
figlio si fece coraggio, deglutì alcune volte e poi con un
filo di voce si
scusò: fissò quel volto adirato con il mento
sollevato, doveva per forza
reggere a quello sguardo.
“Mettiti in posizione: cominciamo subito, sarà
interessante vedere come
te la cavi oggi, voglio provare una nuova tecnica.” Il ghigno
che il principe
delineò, preannunciava un allenamento duro, ma Trunks non
era certo tipo da
farsi intimorire e annuì con convinzione.
“Senti papà, prima vorrei chiederti una
cosa…” c’era una cosa che
doveva sapere, a cui ripensava, erano le parole di Goten a ronzargli
nella
testa e a impedirgli di concentrarsi sugli insegnamenti del padre.
“Cosa
c’è ancora? Sbrigati,
abbiamo già perso troppo tempo!”
“Poco fa mi ha chiamato Goten, dice che suo padre sta per
ammalarsi…è
molto grave.” Seguì un pesante silenzio,
l’espressione di Vegeta era mutata,
guardava attentamente suo figlio come se vedesse un fantasma.
“Kakaroth è malato? Cosa ti ha detto quel
moccioso, parla!” Aveva quasi
dimenticato di doversi dedicare a quella nuova tecnica, il suo stomaco
cominciò
a contorcersi, la saliva aumentò, come mai che si sentiva
così strano? Cosa gli
interessava di quell’idiota? Si stava forse preoccupando?
“Allora! Si può sapere cos’ha il padre
di Goten?” Girò intorno al
figlio, che lo guardava sorpreso da quell’interesse; Trunks
si schiarì la voce:
era meglio raccontargli ogni cosa, poiché la gelida occhiata
che il padre gli
lanciò non prometteva niente di buono.
“Goten dice che …stanno per nascere le corna sulla
testa di Goku, dice
che saranno lunghe, molto spesse, saranno affilate come quelle di un
toro, lo
ha sentito dire, è certo che accadrà a
breve…” sospirando
abbassò lo sguardo.
“Le corna? Ma cosa stai farneticando?”
Nel soffocante calore della camera gravitazionale, Vegeta si
sentì
mancare.
La mente gli mandò l’immagine del suo rivale:
ormai divenuto temibile e
potente signore degli inferi, probabilmente così sarebbe
stato in futuro per colpa
di qualche forza oscura che ora stava tentando di sottometterlo, di far
si che
cedesse e diventasse spaventoso e crudele; forse qualche essere
malvagio era
sfuggito dall’inferno e stava tentando di piegare la
volontà di Kakaroth,
questa era la sola spiegazione plausibile.
Si sentì umiliato: dunque avevano
scelto lui per quel grandioso piano, lo ritenevano superiore al
principe dei
saiyan, lo avrebbero proclamato dunque a nuovo re donandogli quel nuovo
aspetto, quelle corna solide e robuste.
“Sei sicuro che Goten sia una fonte attendibile?”
Chiese, per esortare
il figlio a raccontargli altri particolari; l’aria era carica
di elettricità,
Vegeta doveva ragionare e capire il modo migliore per agire.
“Sì, era molto sicuro, spaventato direi
…ha detto che manca poco, forse
gli sono già spuntate, era agitatissimo.”
Il principe gli si fermò di fronte: i loro sguardi si
incrociarono e
Trunks ebbe l’impressione di non averlo mai visto
così serio; rimasero
immobili, poteva trattarsi di una vera catastrofe, dovevano essere
pronti ad
intervenire e subito.
Continua …
Wew ciao! Non posso stare senza
scrivere XD anche se ho decine di fic
da concludere mi lascio sempre tentare da nuove ide..
Comunque questa storia
sarà veramente breve e …rullo di tamburi:
è
praticamente già finita…devo solo rileggerla
attentamente.
Quindi a presto per il prossimo
aggiornamento, poi stavo pensando di
dedicarmi per un po’ di tempo esclusivamente ad una sola
storia in modo da
portarla a termine, vorrei chiedervi se avete qualche preferenza,
magari potete
farmi sapere quella che vi interessa di più inviandomi una
mail tramite il
contatta autori.
Aspetto con ansia le vostre
opinioni e le vostre rece sempre ben
accette. ^^
Grazie un bacio.
LORIGETA ^^