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Autore: Cara_Sconosciuta    28/07/2008    2 recensioni
Lui sedeva sui gradini davanti alla porta d’ingresso di quella che, per anni, era stata la sua casa. Ora ci avrebbe vissuto solo sua madre. Lui si stringeva la testa in una morsa disperata, pensando come avrebbe fatto a dirle ciò che era successo, a dirle che sarebbe stata sola. Intanto, Loro lo guardavano.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Ryan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco una shottina nuova un po’ strana, come la canzone su cui è basata che, però, è una delle mie preferite e non potevo non scriverci qualcosa. Vi avverto che potrebbe essere un po’ confusionaria… La canzone è “Bohemien Rhapsody” dei Queen.

I personaggi non mi appartengono e la storia non è scritta con fini di lucro.

                                   Temperance

 

Rhapsody

Lui sedeva sui gradini davanti alla porta d’ingresso di quella che, per anni, era stata la sua casa.

Ora ci avrebbe vissuto solo sua madre.

Lui si stringeva la testa in una morsa disperata, pensando come avrebbe fatto a dirle ciò che era successo, a dirle che sarebbe stata sola.

 

Intanto, Loro lo guardavano.

 

Is this the real life    

Is this just fantasy?

Caught in a landslide

No escape from reality

Open your eyes

Look up to the skies and see

I’m just a poor boy, I need no sympathy

Because I easy come, easy go

A little high

A little low

Anyway the wind blows, doesn’t really matter

To me…

 

Un povero ragazzo, ecco cos’era Lui.

Nient’altro che un povero ragazzo a cui era successo di fare uno sbaglio.

Succedeva a tutti, prima o poi, no? E allora perché il suo doveva rovinargli la vita?

Perché doveva portargliela via, la vita?

Ravviandosi i capelli biondi, Lui bussò piano alla porta e sua madre aprì subito, quasi avesse passato lì tutto il giorno, aspettandosi quella visita.

Ora glielo avrebbe detto.

Le avrebbe detto che quell’uomo aveva bevuto, che lo aveva aggredito e allora Lui si era difeso e gli aveva sparato.

Non voleva ucciderlo, nemmeno lo conosceva, ma quello aveva cercato di fare lo stesso con lui e allora… allora mangia o sarai mangiato, no?

Però l’Altro era ricco, l’Altro era famoso, l’Altro era conosciuto come un benefattore.

Nessuno credeva che fosse stato l’Altro ad iniziare e così Lui era diventato un assassino senza possibilità di redenzione.

Eppure la sua vita appena iniziata prometteva così bene… aveva un lavoro, aveva una donna che presto sarebbe diventata sua moglie.

Era perfetta, come tutte le cose nuove.

Era perfetta e ora sarebbe finita tra le scosse di una sedia elettrica. Certo, ora lo avevano lasciato andare, ma non ci avrebbero messo molto a venire a prenderlo.

L’Altro era troppo importante perché il suo assassino fosse lasciato a piede libero.

 

Intanto, Loro lo guardavano.

 

Mama, just killed a man

Put a gun against his head

Pulled my trigger, now he’s dead

Mama, life had just begun

But now I’ve gone and thrown it all away

Mama, oooh

Didn’t mean to make you cry

If I’m not back again this time tomorrow

Carry on, carry on

As if nothing really matters…

 

Lui lo sapeva che sarebbe finita così, ci era preparato.

Non appena sua madre aveva finito di ascoltarlo era scoppiata a piangere come una fontana e questo era proprio quello che Lui temeva.

Era entrato in casa, l’aveva rassicurata, dicendole che sarebbe riuscito a farsi credere, che non lo avrebbero davvero messo a morte solo perché si era difeso.

Diceva questo, sì, ma pensava che erano tutte balle, che lo avrebbero portato via eccome e che non avrebbe avuto scampo dalla pena riservata agli assassini.

Le disse che, se non fosse stato lì il giorno dopo, lei avrebbe semplicemente dovuto andare avanti a fare le sue cose, come se niente fosse successo, perché lo avrebbero lasciato andare, perché Lui era innocente.

Capito, mamma, Lui era innocente!

Glielo ripeteva e intanto le preparava il tè nella sua tazza preferita, quella gialla con la motocicletta disegnata in nero.

Glielo ripeteva e intanto si sentiva già i lacci della sedia legati intorno ai polsi.

Glielo ripeteva mentre le rimboccava le coperte, prima di andare a letto anche Lui.

Glielo ripeteva e intanto il casco di metallo iniziava già a mandare dolorose scosse nel suo corpo, giù, giù, fino alle ossa.

Glielo ripeteva,c erto, m lui doveva affrontare quella verità che conosceva fin troppo bene. Non voleva morire, ma la sua vita era talmente complessa che, a volte, avrebbe preferito non essere nato affatto.

Si infilò sotto al lenzuolo e spense l’abat jour, sprofondando, nemmeno lui seppe mai come, in quello che, forse, sarebbe stato l’ultimo sonno della sua vita.

 

Intanto, Loro lo guardavano.

 

Too late, my time has come

Send shivers down my spine

Body’s aching all the time

Goodbye, everybody

I’ve got to go

Gotta leave you all behind and face the truth

Mama, oooh

Any way the wind blows

I don’t wanna die

I sometimes wish I’d never been born at all…

 

Si svegliò in un posto rosso.

E nero.

E poi di nuovo rosso, con un po’ di giallo e di arancione.

Gli sarebbe quasi venuto da dire che si trovava nel fuoco…

Ad un tratto un ometto alto quanto le sue gambe gli passò accanto, facendogli cenno di seguirlo, mentre dal cielo -sempre che cielo quella cosa dardeggiante potesse essere chiamata- cadevano saette su saette, che lo schivavano sempre per un pelo, seguite dal frastuono insopportabile dei tuoni più forti che avesse mai sentito.

“Che cosa succede?” Domandò all’omino che, però, continuò dritto come un fuso per la sua strada, senza nemmeno voltarsi a controllare che Lui lo stesse seguendo.

Attraversarono un corridoio che sembrava fatto di fuoco pure lui e Lui dovette più volte strofinarsi gli occhi per assicurarsi che fosse tutto vero. Addossati alle pareti gli sembrava, infatti, di aver visto personaggi ben noti a tutti, intenti nelle attività che li avevano resi famosi.

E così lì c’era Glielo che faceva oscillare il suo pendolo e dall’altra parte, proprio di fronte a lui, Figaro, il barbiere di Siviglia, tutto intento a tagliarsi i baffi da solo, guardandosi in uno specchio grande quanto un’unghia.

Al suo passaggio, tutti alzavano il capo, ripetendo al suo microscopico accompagnatore le medesime parole: “Scaramouche, è solo un povero ragazzo, risparmiagli quest’Inferno!”

Ma l’omino tirava dritto senza guardarli e Lui dietro, per paura di perdersi tra quegli illustri sconosciuti.

 

Intanto, Loro lo guardavano.

 

I see a little silhouette of a man

Scaramouche, Scaramouche will you do the fandango

Thunderbolt and lightning very very frightening me

Galileo, Galileo

Galileo, Figaro –magnifico-

But I’m just a poor boy

Nobody loves me

He’s just a poor boy

From a poor family

Spare him his life from this monstrosity

 

Il corridoio con I suoi famosi occupanti rimase alle loro spalle e, attraversando una porta, Scaramouche e lui si trovarono in un salone infuocato dove cinque uomini, nudi e rossi come tutto ciò che li circondava, sedevano a degli scranni di fiamme, lucidandosi le corna a vicenda.

Scarmouche spiegò che quello era il Gran Consiglio Infernale che avrebbe deciso cosa fare della sua anima, una volta che il suo corpo fosse stato fritto sulla sedia elettrica. Se aveva qualcosa da dire per convincerli a lasciarlo andare in purgatorio anche dopo aver ucciso un uomo, quello era il momento per farlo.

Lui non trovò niente di niente che potesse annullare le sue colpe e si limitò semplicemente a chiedere ai diavoli di lasciarlo andare, perché sua madre aveva bisogno di Lui.

Doveva cercare di capirli, gli spiegarono, Belzebù non era un capo particolarmente caritatevole e si sarebbe decisamente arrabbiato se loro avessero deciso di non mandare all’inferno un’anima il cui diavolo persecutore era già pronto da un sacco di tempo, solo perché sua madre aveva bisogno di lui.

Proprio mentre il Gran Consiglio emetteva la sentenza e lo dichiarava dannato, Lui aprì gli occhi, ritrovandosi ancora in piena notte, disteso nella sua camera da letto in quella che non sarebbe più stata la sua casa.

 

Intanto, Loro lo guardavano.

 

Easy come, easy go, will you let me go

Bismillah! No, we will not let you go!

No, no, no, no, no, no, no

Mama mia, mama mia, mama mia let me go

Beelzebub has a devil put aside for me, for me…

 

In fretta e furia, Lui prese ad impacchettare la sua roba, poi scisse un biglietto a sua madre e uscì, pronto a non fare più ritorno.

Se il suo destino era quello di andare all’inferno, aveva deciso di rimandarlo il più possibile, dato che non era affatto impaziente di conoscere il diavolo che Belzebù gli aveva riservato.

Non lo avrebbero preso, oh, no, signore.

Sarebbe fuggito il più lontano possibile, via da quella gente che non voleva credergli.

Cosa faceva loro pensare che avrebbero potuto calpestarlo come una qualunque nullità solo perché si era scontrato con un insetto più grande di lui?

Cosa faceva loro pensare che avrebbero potuto chiuderlo a marcire in un carcere o mandargli il cervello in pappa su una sedia torturatrice?

Oh, no, non glielo avrebbe lasciato fare.

Tanto, il suo destino era segnato, perché, quindi, cercare di comportarsi come un bravo cittadino?

Se doveva finire all’inferno, significava che era cattivo dentro, marcio nel profondo dell’anima, indi non gli sarebbe più importato niente di nessuno.

Sarebbe andato dove lo avrebbe portato il vento, libero come un falco, senza sottostare più a nessuna legge, perché Lui era Lui e nessuna stanza chiusa da sbarre lo avrebbe mai imprigionato.

Niente contava più.

Niente, solo la sua libertà.

 

Mentre un drappo di velluto rosso scendeva sulla sua avventura, Loro smisero per un istante di guardarlo e iniziarono ad applaudire.

 

So you think you can stop me and spit in my eyes

So you think you can lock me and leave me to die

Oh, baby, can’t do this to me baby

Just gotta get right outta here

Nothing really matters

Anyone can see

Nothing really matters

Nothing really matters to me

 

 

Il sipario si riaprì e, uno ad uno, gli attori iniziarono a portarsi sul bordo del palco per gli inchini.

Quando Lui entrò, l’auditorium della East High School esplose  in un’autentica ovazione, mentre i Wildcats e le loro ragazze si producevano in un autentico tifo da stadio, acclamando il suo nome.

Lui, Ryan Evans, sorrise, stringendo forte la mano di Sharpay e quella di Kelsi, rispettivamente la madre e Scaramouche nello spettacolo.

Fiero del proprio lavoro, si inchinò un’ultima volta di fronte al suo pubblico e poi corse all’indietro, tenendo sempre le mani delle sue compagne e ridendo di quella gioia speciale che solo il teatro sapeva dargli, sapendo che, in quel momento, niente gli importava, niente, se non la forza che interpretare Lui gli aveva dato.

In qualunque direzione avesse soffiato il vento, quella era la sua vita e lui non vi avrebbe mai, mai rinunciato.

 

Any way the wind blows…

 

 

 

 

   
 
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