Il dramma dell’Oki
Era circa un quarto d’ora,
che guardava quel bicchiere, seduto nel letto a gambe incrociate, sotto le
coperte, guardandolo con sfiga e disgusto, mentre
piccole bolle risalivano tranquillamente il liquido. Chissà
se esisteva ancora quella cosa orribile contenuta in quell’acqua.
Una sensazione di vomito lo prese alla sprovvista,
abbassando il capo nauseato, portando una mano in un pugno, mentre con l’altra
si copriva la bocca per bloccare la strada ai germi, che da li a poco sarebbero
usciti indisturbati da essa. Un colpo di tosse. Poi un altro e un altro ancora.
Piccole lacrime uscivano dai suo occhi, ormai arrossati,
la testa gli girava più che mai e il senso di nausea sembrava non volerlo
abbandonare. Appoggiò la testa al muro, portandosi una mano sulla fronte
bollente, spostandosi i capelli dagli occhi, chiudendoli, respirando affannosamente,
mentre tirava su con il naso, da cui non sentiva più nulla, completamente
chiuso, privo di qualsiasi forza.
Non sapeva da quanto tempo
era rimasto in quella posizione, respirando irregolarmente, facendo uscire
piccoli urli di dolore, quasi impercettibili. Cercò l’orologio speranzoso,
girandosi goffamente, senza un briciolo di forza, mentre il corpo tendeva a
portarsi sul bordo del letto, dandogli la sensazione di cadere, cercando di
trattenersi la testa tra le mani, che girava sempre più. Le 15:30! Sbuffò sonoramente, chiudendo gli occhi, respirando più
regolarmente possibile, cercando con i piedi di liberarsi il più possibile da
quella prigione fatta di coperte, che gli riscaldavano sempre più il corpo,
portandolo a sudare, provocandogli nuova nausea.
-Non l’hai ancora presa?- Chiese una voce calda e profonda, sulla soglia della porta,
che guardava preoccupato la figura sul letto, mentre cercava di liberarsi delle
coperte, respirando affannosamente tra una tosse e l’altra.
Aprì gli occhi pigramente,
trattenendo il vomito, che cercava in tutti i modi d’uscire, disgustato. -Che cosa?- Chiese a voce roca, quasi in percepibile con una
mano sulla fronte, liberandosi completamente dalle coperte, guardandolo
curioso, mentre cercava di ispirare dal naso.
La figura dai lunghi
capelli biondo scuro, legati in una coda, si avvicino
al suo letto, con passo lento, toccò la guancia accaldata, accarezzandola,
sorridendogli, spostando di botto la mano, appena la sentì infuocarsi,
sventolandola nell’aria velocemente. –Dio mio! Bill, sei bollente!- Pronunciò sbalordito, sgranando gli occhi,
continuando a sventolare la mano nell’aria.
Trattene una risata, che
gli avrebbe provocato troppo dolore, regalandogli un
lieve sorriso. –Scusa, non ho fatto in tempo ad avvertirti.-
Disse in un sussurro, cercando di respirare calmo, abbassando la testa,
sentendosi colpevole.
Il ragazzo si sedette al
bordo nel letto, facendo attenzione a dove si metteva, lentamente, spostando del tutto le coperte. –A quanto ammonta
la temperatura?- Chiese calmo con voce bassa (nascondendo un velo di
preoccupazione) per evitargli altro dolore alla testa.
-Uhm…l’ultima volta che
l’ho misurata era: trentanove e qualcosa.- Rispose rocamente, portandosi una
mano alla gola, maledicendo quel dolore allucinante, cominciando a tossire,
stringendo un pugno, asciugandosi le lacrime, che continuavano a scendere ad
ogni colpo di tosse troppo violento, provocandogli sempre più nausea, portando
la testa nuovamente al muro, guardando il tetto bianco, perdendosi in esso.
-Accidenti cucciolo, ma è
altissima. Potevi chiamarmi, ti avrei messo una supposta.- Disse incredulo,guardando il fratello con occhi pieni di preoccupazione,
avvicinandosi un po’ più a lui.
Distolse gli occhi dal
soffitto, abbassandoli, guardandolo scettico, respirando faticosamente. –No,
tranquillo, ho già fatto da solo.- Disse
disinteressato, con voce sempre più bassa, alzando gli occhi, guardando
nuovamente tetto, chiudendoli con lenti respiri.
-Ah, capito. Ma perché le hai qua?- Chiese stupidamente con tono
meravigliato, tambureggiando con le dita nel materasso, senza distogliere mai
gli occhi dalla sua figura.
Aprì gli occhi, abbassandoli
nuovamente, lanciandogli una nuova occhiata scettica. –Evidentemente si.
-Rispose scocciato, in un sussurro con voce raffreddata, massaggiandosi il
collo, spostando di poco il corpo per cercare zone fresche sul materasso.
Abbassò il capo
imbarazzato, che domanda inutile, come se avesse potuto avere la forza di
alzarsi e andarle a prendere. Si diede dello stupido mentalmente,
meravigliandosi della domanda fatta, sotto l’occhio vigile del gemello, che
continuava a guardarlo scettico e annoiato, mentre respirava sempre più a fatica.
Altro colpo di tosse,
molto più forte e roco degli altri, lo fece saltare in aria, cercando di
trattenere l’impulso di stringerlo forte a se e di far vedere l’immensa
preoccupazione, che cresceva sempre più. Nel momento stesso in cui alzo lo sguardo per vedere lo stato del fratello, il suo
occhio cadde su un bicchiere, riempito per metà, dove piccole bolle, ormai
quasi invisibili, salivano indisturbate. Ci volle un secondo per capire cosa fosse. Spostò lo sguardo sulla figura, distesa nel letto,
che continuava a tossire, guardandolo severamente.
-Bill, porca miseria, non l’hai ancora presa.-
Disse con tono severo, quasi urlando, guardandolo con occhi arrabbiati,
senza mai distogliere gli occhi dai suoi.
A quel rimprovero,
sussultò quasi spaventato, cercando disperatamente le coperte per nascondersi.
–Ehm…cosa dovrei aver preso?- Chiese esitante con voce
bassa, rannicchiandosi, quasi tremando, giocando nervosamente con le dita. Odiava quando alzava la voce con lui, si sentiva troppo
piccolo e indifeso.
Il fratello gli indicò il
bicchiere, sospirando, poggiato sul comodino, da cui non si intravedeva
più alcuna bolla, abbandonato in mezzo ad un casino, composto da: supposte,
termometro, buste e bustine, sciroppi, cucchiai, fazzoletti, bottigliette
d’acqua, tovaglioli, bicchieri, messi uno sopra l’altro facendo venire una gran
confusione.
Bill sgranò gli occhi disgustato,
un’altra fitta di vomito gli percorse il corpo, facendogli girare più forte la
testa, costringendolo a portarsi entrambe le mani per sostenerla, stringendosi
sempre più su se stesso con respiri irregolari e pesanti. –Tom,
io quella cosa disgustosa non la prendo.- Disse infine con voce sempre più
roca, rotta do continui respiri pesanti, mentre il
naso continuava a impedirgli di respirare regolarmente e le orecchie sembravano
non sentire più nulla, bloccate da un tappo e bucate da una spillo, incapaci di
riprendersi.
-Per favore Bill, non vedi che sei uno straccio. Prendila.- Disse con
tono autoritario, cercando di farlo ragionare, continuando a
indicare il bicchiere.
Vederlo così, gli
straziava il cuore, alle volte voleva essere lui al sua posto,
pur di vederlo saltellare per casa con il suo sorriso inconfondibile, mentre in
quel momento aveva perso ogni vitalità e il sorriso sembrava non voler uscire
manco se pagato.
-No e poi no! Quella cosa
mi fa solo venire una grande voglia di vomitare e mi
fa stare peggio. Perché devo prendere una cosa tanto
schifosa?- Disse alzando il tono della voce sempre roca, spezzata da respiri
affannati, mentre gola e orecchie urlavano per il dolore, costretto ad ingoiare
la saliva che da troppo tempo teneva in bocca, causandogli nuovo dolore,
portandosi nuovamente la mano per massaggiare la gola e cercando di placarlo,
portando l’altra mano ad un orecchio premendolo forte per evitare di sentirne
dell’altro.
Il cuore gli si strinse,
costringendolo ad abbassare gli occhi per non far vedere la pena, frustrazione
e preoccupazione, che si dipingeva nei suoi occhi. –Non urlare, ti fai solo del male.- Disse con tono quasi supplichevole,
coprendolo con uno straziato e autoritario. –E dai,
prendi sta benedetta medicina, ti sentirai meglio.- Continuò, alzando la testa,
fissandolo speranzoso.
Guardò il fratello
dubbioso, lanciando un’occhiata acida al bicchiere, situato al suo fianco. –Tom, ti prego! Mi fa troppo schifo, è una cosa orrenda, dovrebbe sparire dalla faccia della terra. Se la prendo mi
ucciderà, me lo sento.- Disse con voce troppo bassa, rannicchiandosi su se
stesso, guardandolo con occhi da cucciolo, prendendo la coperta situata ai suoi
piedi, in una frazione di secondo, portandola sopra di esso,
nascondendosi, stringendosi sempre più su di se.
Sgranò gli occhi,
impallidendo. Mai suo fratello era stato così veloce nel prendere qualcosa, che
per di più era troppo lontano per le sue misere energie. La disperazione
l’aveva portato fino a quel punto e se non si fosse messo sotto le coperte, non
avrebbe resistito ai suoi occhi pucciosi.
–Oh, Bill!- Disse con voce dolce, massaggiandogli la
pancia, nascosta sotto le enormi coperte. –Non è mica veleno,
è semplicemente Oki! E poi secondo te, ti
lascerei morire così.- Concluse in fine con tono beffardo, ma
dolce, perfettamente bassa e calda.
-Appunto è Oki! La medicina più brutta del mondo intero, peggiore di
qualsiasi veleno esistente.- Ribatté, soffocato dalla coperta troppo pesante,
che a stento faceva uscire la sua voce, fin troppo bassa.
Nella stanza regnava il
silenzio, spezzato dai suoi continui respiri affaticati e da
quelli del gemello calmi e regolari.
Abbassò di poco la
coperta, facendo intravedere il suo capo e il volto più pallido del solito con
occhi rossi e lucidi, provocati dalla febbre. –Devo prenderla per forza?-
Chiese ormai rassegnato con un filo di voce, guardando il fratello negli occhi,
mentre cercava di asciugare il più possibile le continue lacrime, involontarie
che scendevano senza permesso, incessantemente, percorrendogli il viso
perfetto.
Fecce un cenno di testa,
rispondendo positivamente alla domanda posta, sorridendogli.
Sospirò devastato, uscì completamente dalle coperte troppo pesanti, incrociando le
gambe e poggiando la schiena al muro, prendendo un respiro, incrociando le
dita. Allungò il braccio verso il comodino, cercando piano il bicchiere mezzo
vuoto, per non urtarlo e così trovarsi un comodino che sapeva di quella
sostanza orrenda.
Sbuffò inorridito,
portandosi il bicchiere sulle labbra carnose, secche e bianche, evitando di
guardare il contenuto e ringraziando il cielo di non poter sentire quell’odioso odore.
Buttò giù tutto, in meno
di un secondo, sentendo quell’orribile sapore di menta e chissà cos’altro, ignorò il possibile contenuto
della sostanza per avvitare altro disgusto, trattenendo la voglia di vomitare,
massaggiandosi incessantemente la gola e premendo costantemente sulle orecchie,
cercando di trattenere il dolore, facendo uscire la lingua bianca, dovuta alla
sostanza presa e gridolini di puro disgusto. –Bleah! Che schifo! Che Schifo!-Urlò accigliato, chiudendo gli occhi tenendoli
ben stretti, agitando la mano liberà, scuotendo la testa con fare negativo,
alzandola, facendo prendere aria alla lingua, invocando ossigeno e acqua
fredda.
Tom non resistette, scoppio a ridere di gusto, portandosi la braccia alla pancia, schiacciandola, chinandosi su di se, mentre il fegato cominciava
a fargli male per le troppe risate. Era una scena troppo comica, come faceva
uno a trattenersi, se per di più si ritrova un Bill Kaulitz completamente schifiato.
Suo fratello era una spettacolo comico già per le sue
malefatte e stupidaggini, una continua sorpresa. Uno poteva rimanere ore a
guardarlo senza mai smettere di ridere, osservando tutto quello che si inventava ogni volta. Ogni scena era diversa e anche
quando dopo un po’ di tempo la ripeteva, era sempre qualcosa di
eccezionale. Quindi come poteva trattenersi di
fronte una scena come quella? No, non poteva assolutamente.
Si fermò, poggiò la testa
al muro e alzò un sopracciglio, guardandolo dubbioso e scettico, quasi irritato.
–Ma guarda questo! Beato te, che te la ridi.– Disse infastidito, mettendo
il broncio, portando la braccia conserte al torace con ancora il bicchiere in
mano, sbuffando scocciato.
-Ahah! Bill, te le rideresti
anche tu. Mi fai proprio morire!- Disse tra una risata e l’altra, stringendosi
sempre più, chinandosi maggiormente al basso, schiacciando il più possibile le
braccia alla pancia, cercando disperatamente di asciugare la
lacrime, incessanti.
-Vaffanculo!- Disse
accigliato, alzando il tono della voce, girandosi dal lato apposto al fratello,
guardando la finestra, distendendosi, liberando le braccia, portando le coperte
sopra di se, sbuffando irritato, tenendo il broncio.
Smise di ridere, guardando
la scena impalato e scettico, sorrise divertito, si avvicinò il più possibile al corpo esile della sua metà, mettendo un
braccio davanti al suo per sostenersi, poggiando il proprio corpo di poco in
quello debole del gemello, portando la mano libera sulla sua guancia bianca,
bollente. –Dai cucciolotto-lotto, non te la
prendere.- Disse con voce calma e dolce, sorridendogli, accarezzandogli la
guancia calda.
-Uffa, tu ridi e io sto peggio di uno
straccio.- Disse sbuffando, scocciato con voce bassa e roca, portandosi una
mano sulle labbra, giocandoci, respirando lentamente e pesantemente, tenendo
stretto il bicchiere.
-Su Billoccio,
se ti da tanto fastidio, la prossima volta cercherò di non ridere, ok?- Disse ancora dolcemente,continuando
a sorridergli, mentre con il dolso della mano
accarezzava la fronte incandescente.
Si girò lentamente,
guardando il fratello negli occhi, appoggiato lievemente al suo fianco,
sostenuto ancora dal braccio al suo lato, mentre la mano continuava ad
accarezzargli la fronte bollente. –Ok, Tomi!- Disse
in fine con voce dolce, mostrandogli uno di quei sorrisi da mozzare il fiato,
che solo lui sapeva fare.
Sorrise compiaciuto,
spostandogli i capelli dagli occhi. –Bravo cucciolotto-lotto.
–Disse ridendo, dandogli un colpetto sul naso perfetto e bianco. –Ma adesso
riempi quel bicchiere, sicuramente metà della tua adorata Oki
è sul fondo.- Riprese in fine beffardo, alzandosi dal letto, uscendo dalla
stanza con passo calmo, ma veloce.
Sbuffò sonoramente,
scrutando il bicchiere nella sua mano, spostando lo sguardo sulla bottiglia
d’acqua posata sul comodino strapieno. Maledisse
mentalmente chiunque avesse inventato quella polvere bianca orribile. Prese la bottiglia, riempiendo a metà il bicchiere, agitandolo
lentamente per permettere all’acqua di prendere le ultime tracce della sostanza
rimasta. Bevve tutto in un sorso, tossendo rumorosamente,
forse aveva bevuto troppo velocemente, sentendo ancora quel gusto
orrendo, facendo uscire piccoli urletti di puro
orrore. Si domandò mentalmente, dove potesse essere il gemello. Chissà per
quanto tempo l’avrebbe passato da solo?
Sentì dei passi che piano,
piano diventavano più vicini e pesanti, ma non poteva essere il fratello, erano
troppo rumorosi per essere di una sola persona, si
chiese chi potesse mai essere o cosa.
Davanti la porta si
ritrovò un ragazzo dai lunghi capelli castani, piastrati,
dagl’occhi
verdi accesi, sorridente più che mai, quasi saltellante con un sacchetto
in mano, seguito da una ragazzo un po’ più basso dai capelli corti, biondi dai
riflessi castani, dagli occhi nocciola che sorrideva debolmente con anch’essi
un sacchetto in mano.
-Billoccio, come stai? Tuo fratello ti ha avvelenato in qualche modo? Io
e Gus non eravamo molto
convinti delle sue grandi capacità di curatore. –Disse beffardo il bassista, continuando a sorridere, entrando solare nella
camera.
-Georg, ha ragione. Come potevamo lascianti nelle mani di quel
maniaco, sciagurato. Non se ne parla nemmeno, a costo di accamparci davanti la porta.– Disse scherzoso il
batterista, chiudendo gli occhi, acconsentendo con la testa, regalandogli un
sorriso sincero, avvicinandosi tranquillamente al letto.
-E poi, chissà che noia a
stare tutto solo, soletto qua ,
perché decisamente, ho seri dubbi che quel disgraziato del nostro chitarrista,
ti faccia compagnia.- Disse scettico Georg, lanciando
un’occhiata alla nuova figura che si era appoggiata allo stipite della porta,
incurante.
-Ma figuriamoci se quello sciupa femmine, passa del tempo con un
povero cucciolo abbandonato al suo destino.- Disse dubbioso il ragazzo vicino
al letto del piccolo malaticcio, lanciando anch’esso un’occhiata alla figura
sulla soglia della porta.
-Fatemi capire. Vi siete coalizzati tutti contro di me?- Disse con fare offeso,
ridendo sotto i baffi. –E poi, mi sto prendendo molta cura del cucciolotto-lotto, gli ho appena fatto prendere l’Oki!- Disse con fare altezzoso,
portando le braccia conserte al petto, sorridendo soddisfatto.
-Gli hai
fatto prendere quella cosa disgustosa?- Chiesero all’unisono, quasi
urlando, sgranando gli occhi increduli.
-Ehm…si.- Disse esitando,
guardandoli scettici, liberando un braccio, mentre il gemello tratteneva a
stento le risate.
-Oh, povero piccolo, sarai
traumatizzato. Ringrazia lo zio Georg, che ti pensa
sempre.- Disse dolcemente, avvicinandosi completamente
al letto, apprendo il sacchetto che teneva in mano, estraendo un pacco,
porgendoglielo gentilmente.
Per un momento esitò, non
riuscendo a capire cosa fosse, ma appena vide un disegno a lui familiare, lo
prese senza pensarci troppo. Appena l’ebbe in mano, i suoi occhi si
allargarono, diventando lucidi. –Oh…Danke Schon, zio Georg.- Disse urlando
dalla felicità, guardandolo con i suoi occhi pucciosi,
regalandogli uno dei suoi magici sorrisi.
-Prego, felice che ti
piacciano. Se fosse per quello sciagurato, quel sapore
orrendo potevi tenertelo a vita.- Disse dolcemente, lanciando una nuova occhiata
acida al chitarrista, mentre il fratello cercava di abbracciare l’amico,
goffamente.
-A-ah, Bill,
non muoverti troppo che ti fai male.- Disse
infastidito il gemello, entrando in camera, avviandosi anch’esso al letto. –E
non pensi che quei biscotti al cioccolato siano un po’ accesivi per uno che
mangia a stento quando sta male.- Concluse dubbioso,
lanciando un’occhiataccia al castano.
-Ma no, mica sono semplici biscotti, sono i suoi preferiti.- Rispose
prontamente il nuovo “zio” Georg, sorridendo al
piccolo malato.
-Ah, non dimentichiamo i
cereali, se no il cucciolo come farebbe colazione.-
Disse Gustav divertito, sedendosi ai piedi del letto,
porgendogli la scatola.
Bill senza indugiare, afferrò la scatola, stringendola al petto,
guardando il batterista pieno di gratitudine, facendolo sciogliere alla vista
del suo nuovo sorriso.
-No, scusate. Ma avete svuotato il supermercato per caso?- Chiese scettico
il chitarrista, guardandoli estreffatto, senza distogliere mai lo sguardo da
loro due.
-Conoscendoti sapevamo che
avresti fatto morire di fame il nostro cucciolo adorato e poi ci dispiace, ma noi dobbiamo proteggerlo, soprattutto dalla tua
non curanza.- Rispose il batterista beffardo con fare altezzoso, mentre porgeva
il sacchetto allo “zio” Georg.
-Uff, ma non è vero. Io mi prendo cura del mio fratellino.- Disse sbuffando annoiato con una voce piccola, piccola che
sembrava appartenere ad un bambino di quattro anni, che voleva scusarsi per i
guai commessi, portandosi un braccio sul viso per asciugare le lacrime,
soffocando la vocina bassa.
Bill lo guardò preoccupato e dubbioso, cercando di capire da dove venisse quella vocina. –Oh, su dai Tomi, questi scemetti scherzano.- Disse
dolcemente con voce raffreddata, chiudendo gli occhi, sorridendogli.
Tom guardò il fratello scettico e dubbioso, ma vedendo il suo
sorriso e la vitalità che sembrava tornare non poteva di certo tenere il
broncio. Fece un cenno di consenso, sorridendogli dolcemente.
-Bene, adesso io e lo zietto Gus, ci accampiamo ai
piedi del tuo letto e finché il nostro piccolo bimbo non guarisce non si esce
da questa casa, tranne per soddisfare i suoi capricci
e riempire la dispensa.- Disse orgoglioso, indicando varie parti della casa e
il diretto interessato, piazzando un sacco a pelo blu notte al lato del letto,
dove si trovava la finestra, mentre il batterista faceva lo stesso dal lato
opposto con il suo sacco a pelo rosso, sotto l’occhio scioccato del cantante e
scettico del fratello con entrambi un sopracciglio alzato.
-Ma no, non c’è ne bisogno
e poi, mica potete dormire per terra.- Disse il
cantante frettoloso, guardandoli scioccato, muovendo velocemente le mani su e
giù.
Georg e Gustav gli sorrisero dolcemente.
–Tranquillo Billetto, non preoccuparti abbiamo i
sacchi a peli più comodi dell’intera Germania e così
ci facciamo anche le ossa. Non dire niente, perché noi da qua non ci muoviamo.- Disse cautamente il batterista, finendo di
sistemare quello che per i prossimi giorni, sarebbe diventato il suo nuovo
letto.
Continuava a guardarli
scioccato, mentre i suoi occhi si facevano sempre più grandi e lucidi per la
felicità. –Mi sento un coccolotto.- Pronunciò a voce bassa e roca, mente sentiva che il respiro
diminuiva, respirando affannosamente con il naso completamente bloccato, portandolo
a sentire le continue fitte alle orecchie e gola, cercando di inghiottire la
saliva più lentamente possibile. Un colpo di tosse lo
prese alla sprovvista, prosciugandogli completamente la gola, sentendola
bruciare, mentre la tosse cresceva, facendogli aggitare
irregolarmente il corpo, provocando nuove lacrime incessanti, chinandosi su di
se, portando goffamente una mano alla bocca, provocandogli un nuovo giro di
testa troppo intenso. Alzò lentamente la testa, poggiando la testa
al muro, perdendosi nell’immensità del bianco, cercando di riprendere a
respirare calmo, chiudendo gli occhi che continuavano ad essere bagnati dalle
lacrime, portando una mano alla fronte incandescente.
I tre ragazzi erano rimasti paralizzati, impallidendo a quella scena, facendo
crescere la frustrazione e preoccupazione, ad ognuno di loro si strinse
il cuore.
Il batterista non
resistette, non poteva vedere il più piccolo dei quattro in quella situazione
straziante, non aveva mai conosciuto una persona tanto
forte e debole allo stesso tempo, si avvicinò a lui, attirandolo a se,
abbracciandolo forte. –Oh Bill, non c’è poi così
tanta differenza tra te e un coccolotto.- Disse teneramente con voce bassa, avvicinandosi sempre più a
quel corpo esile bollente, stringendolo sempre più nel suo abbraccio.
Si staccò da li a poco, accarezzandogli la testa che sembrava bruciare,
spostando i lunghi capelli neri che ricadevano su i suoi occhi nocciola
profondi, magnetici. –Cuccioletto, dormi un po’, poi ti sentirai meglio.– Pronunciò dolcemente con
voce profonda, spostando completamente quelle coperte inutili troppo calde,
permettendo al cantante di potersi stendere tranquillamente, facendo segno al bassista di chiudere la finestra per lasciarlo cadere più
facilmente nel mondo dei sogni. Si alzò lentamente dal letto, prendendo le
coperte per posarle su una sedia li vicino, sentendo
piccoli lamenti di disapprovazione dal più piccolo, seguiti da respiri sempre
più pesanti. –Tranquillo Bill, io, lo zio Georg e quell’impiastro di tuo
fratello, siamo sempre qua non ti lasciamo solo. Dormi bene
piccolo coccolotto.- Pronunciò teneramente in
una carezza, spingendo il bassista e Tom nel corridoio, spegnendo la luce, chiudendo la porta
lentamente.
Fissarono la porta in
silenzio, sospirando, abbassando la testa abbattuti. Le
lanciarono un’ultima occhiata prima di dirigersi verso il soggiorno, camminando
lenti.
Il chitarrista era rimasto
bloccato a fissare quella porta chiusa, che teneva segregato il fratello
moribondo, sospirando amaramente, i due ragazzi si accorsero
della sua assenza, girandosi lentamente verso la sua direzione.
-Lo sempre saputo che in
fondo Tom Kaulitz avesse un
cuore.- Disse divertito il bassista, avvicinandosi,
sorridendogli beffardo. –Ma non penso che il nostro
cucciolo, guarisca velocemente se il fratello rimane a fissare una porta.-
Concluse con tono scettico, alzando un sopracciglio, fermandosi dinanzi a lui.
Sospirò amaramente,
abbassando la testa abbattuto. –Dovrei lascialo solo,
quindi?- Chiese tristemente in un sussurro, mentre il suo corpo veniva attraversato da un brivido.
-Oh Tom,
quel piccolo fagotto non è mica solo, ci siamo noi e un fratello rompi scatole!- Disse beffardo, portando una mano nella sua
spalla, sorridendogli divertito. –Facciamolo dormire un po’ e poi resteremo li finché non guarisce, così ci facciamo pure gli
anti-corpi.- Concluse saggio, sorridendo all’ultima frase, avviandosi
nuovamente nella direzione opposta dove aveva lasciato il batterista, che se la
rideva sotto i baffi.
Guardò scettico
la porta indeciso sul da farsi, spostò lo sguardo su i suoi amici che si
erano fermati per aspettarlo, sorridendogli sinceri.
Diede un’ultima occhiata
alla porta sorridendole, dirigendosi verso il duo quasi correndo.
-Mai più Oki!- Urlò disgustato ed infastidito con voce roca e
raffreddata, un piccolo cucciolotto-lotto che risiedeva
dietro quella porta ormai superata, piena di germi, causando una risata
generale del trio che sparì dietro l’angolo, senza voltarsi.
Ok, anche questa è fatta! Terza one-shot sui Tokio Hotel completata.
Erano secoli
che volevo scrivere una fan fiction concentrata solo
su di loro *___*.
Per questo
“capolavoro” dovete ringraziare l’influenza che mi sono beccata a fine luglio e
che ho tuttora =__=, non vuole proprio andarsene, ma ditemi voi se una si può
ammalare d’estate,
che per di più abita nella calda Sicilia?! Sorvoliamo che sto delirando -.-.
Però c’è da
dire che questa schifezzuola che ho creato, mi sia
venuta in mente, perché vorrei che ogni tanto il mio fratellino si prendesse un
po’ cura di me, mentre succede sempre il contrario, sarà perché sono la sorella
maggiore?! Ok, sto delirando
di nuovo e di conseguenza non so manco capire cosa mi è uscito, però che ci
possiamo fare un autore non può, non amare una sua opera u.u!
Ringrazio
tutti coloro che leggeranno e le povere anime che con
un gesto di generosità (o carità, chissà!) commenteranno.
Bacioni Ryan92!