La
punta di
New York
<<
Pronto?
>> dico assonata mentre sono ancora letto.
<<
Sveglia
dormigliona, non puoi dormire anche oggi >> risponde
Alice elettrizzata.
<<
Ma sono le otto
del mattino Alice, è ancora presto >> rispondo.
<<
Dai
alzati prima che vengo io a tirarti giù dal letto!
>> dice scherzosa.
<<
Va bene, adesso
lo faccio >> rispondo.
<<
Brava e quando
l’avrai fatto affacciati alla finestra >> dice
riattaccando.
<<
Al… >>
dico ma ha già attaccato.
Tanto
non può vedermi,
resto a dormire ancora cinque minuti.
Un’ora
dopo.
Meglio
che mi alzi e la
prima cosa che farò sarà guardare fuori dalla
finestra. Chissà perché mi ha
detto di farlo. Apro le tende e….
Corro
più veloce che
posso per le scale e spalanco la porta d’ingresso.
<<
Derek >>
urlo correndo verso di lui.
Sono
ancora in pigiama e
non mi sono nemmeno guardata allo specchio, non sarà una
bella visione!
Mi
butto tra le sue
braccia, quanto mi è mancato poterlo fare.
<<
Ce ne hai messo
di tempo >> dice lui scherzoso.
Se
avessi saputo che era
qui non avrei nemmeno dormito questa notte!
<<
Che ci fai qui?
>> chiedo sorpresa.
<<
Buon compleanno
>> risponde.
<<
Grazie, è il
regalo più bello che potessi farmi >> dico.
<<
Se tu non vieni
da me, sarò io a venire da te >> risponde.
<<
Mio padre mi ha
impedito di venire a New York prima dell’inizio del college
>> dico.
<<
Ormai non
importa, siamo insieme e non ci separeranno più
>> risponde.
<<
Magari fosse
così >> dico.
<<
Dai, va a fare
le valige, il nostro volo parte tra un paio d’ore
>> risponde.
<<
Volo? Che cosa
stai dicendo? >> chiedo sorpresa.
<<
Che torniamo a
New York, quindi sbrigati >> risponde.
<<
Sai che non
posso, mio padre… >> dico.
<<
Oggi è il tuo
compleanno, non t’impedirà di trascorrere
ventiquattro ore a New York e poi,
lui è qui? >> chiede.
<<
No, è in
viaggio per lavoro >> rispondo.
<<
Allora cosa
aspetti, non lo saprà nemmeno >> dice.
<<
Ma… >>
rispondo.
<<
Cos’è, non vuoi
venire a New York con me? >> chiede sarcastico.
<<
No, certo che
no, non vedo l’ora di tornarci, solo che…
>> rispondo.
<<
Tranquilla, ci
sono io con te >> dice rassicurandomi.
<<
Va bene, dammi
il tempo di prepararmi >> rispondo.
<<
Ecco, questo è
quello che volevo sentirti dire >> dice.
Corro
dentro e preparo
lo zaino, giusto qualcosa per un paio di giorni.
<<
Pronta?
>> chiede.
<<
Sì, aspetta,
scrivo un biglietto a mamma e Sam >> rispondo.
Lo
attacco sul frigo e
ne vedo un altro.
“Sam
ed io siamo andate
a fare compere, non aspettarci. Baci mamma. P.S. Auguri
tesoro”.
Bene,
hanno fatto loro
la sorpresa a me. Con la fretta non l’avevo nemmeno visto.
Meglio così, almeno
non dovrò spiegargli che torno a New York. Starò
facendo la cosa giusta?
Insomma, non ho mai disubbidito a papà e non vorrei farlo
neanche adesso, ma mi
ha costretta. Non può separarmi da Derek, niente
può.
<<
Perfetto,
adesso possiamo andare >> dico.
<<
Preso tutto?
>> chiede.
<<
Sì, ah,
passiamo da Alice un attimo, voglio salutarla, sai è stata
lei a dirmi di
guardare fuori dalla finestra >> rispondo.
<<
Non c’è tempo
amore o perderemo l’aereo >> dice.
<<
Ma… va bene,
vorrà dire che la ringrazierò quando
tornerò >> rispondo.
E
in men di quanto mi
aspettassi eccoci nella splendida New York. La mia New York, la mia
casa. Mi
sei davvero mancata. E anche Derek, Cloe, i nonni, insomma tutto di New
York.
L’aria che si respira, i suoni, le luci, la gente frenetica.
New York.
<<
Passo a
prenderti più tardi >> dice Der lasciandomi a
casa dei nonni.
<<
Ma non ho nulla
da fare >> rispondo.
<<
Preparati, dobbiamo
festeggiare il tuo compleanno più tardi >>
dice.
<<
Ma sono già
pronta così >> rispondo.
<<
Quanto la fai
lunga, ci vediamo tra un po’, ok? >> dice
scherzoso.
<<
Va bene, come
vuoi >> rispondo entrando in casa.
Spero
che i nonni siano
in casa, così potrò salutarli, è da un
po’ che non li vedo.
<<
Nonni… nonna,
nonno, siete in casa? >> urlo girovagando per le stanze.
Niente,
nessuno mi
risponde.
<<
Buongiorno
>> dice di un tratto la domestica.
<<
Ah buongiorno,
sa per caso se i miei nonni sono in casa? >> chiedo.
<<
No mi dispiace,
sono usciti presto stamane >> risponde.
<<
Ah capisco,
vorrà dire che li aspetterò >> dico.
<<
Posso fare
qualcosa per lei? >> chiede.
<<
No grazie, va
bene così >> rispondo.
Mi
siedo sul divano e
aspetto, aspetto e ancora niente. Neanche l’ombra dei nonni.
È ora di pranzo,
strano che non tornino a casa, cosa sarà successo?
Forse
è meglio
cominciare a prepararmi, cioè sono già pronta ma
meglio sistemarmi un po’. Non
so cosa abbia in programma Der per oggi, ma sono certa che mi
piacerà. Apro la
porta della mia stanza e trovo un pacco sul letto.
Cos’è?
C’è
un biglietto sopra:
“Tanti auguri! Se da me vorrai arrivare un percorso dovrai
affrontare! Comincia
dal nostro angolo di mondo speciale, lì troverai il tuo
primo indizio per
raggiungermi. Ah quasi dimenticavo, sbrigati, il tempo
stringe”.
Che
scherzo è mai
questo, una caccia al tesoro per i miei diciannove anni? Wow, non
smette mai di
stupirmi. Apro la scatola e trovo uno splendido abito a fantasia, tutto
colorato e… allegro. Non indosso mai colori molto accesi, ma
se Der ha scelto
questo per me, va bene, vorrà dire che lo
indosserò.
Non
mi sta poi così
male, pensavo peggio. Mi piace il contrasto con la mia carnagione. Ha
davvero
fatto centro.
Scendo
all’ingresso e ad
aspettarmi c’è l’autista del nonno.
Strano che non sia con lui.
<<
Salve signorina
>> dice vedendomi arrivare.
<<
Buongiorno
>> rispondo.
<<
Sono a sua
completa disposizione per l’intera giornata, dove vuole che
la porti? >>
chiede.
Non
voglio che scopra il
nostro posto speciale, così, come la volta precedente mi
faccio lasciare pochi
isolati prima.
Eccomi
finalmente, sono
un po’ agitata, non so cosa mi aspetta. Mi guardo intorno in
cerca di un
indizio.
Eccolo.
Sulla panchina
c’è un biglietto.
“Se
da me vorrai arrivare
un percorso dovrai affrontare! Eccoti, sei alla prima tappa del
percorso. Vai
nel posto in cui ci siamo conosciuti, lì troverai il secondo
indizio per
raggiungermi”.
Comincia
sempre così le
frasi? Il posto dove ci siamo conosciuti… a teatro. Prendo
il biglietto e
scivola giù qualcosa. La mia collana. L’ultima
volta che l’ho vista era per terra,
rotta dalla furia di Luck. Adesso è come nuova. La raccolgo
e la indosso, avevo
dimenticato quanto fosse bella.
Raggiungo
l’autista e mi
dirigo verso il Metropolitan, non vedo l’ora di arrivare.
Entro
e sul palco c’è un
enorme mazzo di rose rosse che dominano la scena. E anche uno
striscione, quasi
non l’avevo visto. “La punta di New
York”. Che cosa vorrà dire?
La
punta di New York.
Prendo le rose e mi siedo su una poltrona a fissare lo striscione. La
punta di
New York. Non capisco, cosa centra con il percorso? Odio questi
indovinelli,
non sono mai stata brava in questo genere di cose. Resto lì
almeno dieci minuti
a pensare, a pensare, ma niente. Poi… la lampadina si
è accesa.
L’illuminazione.
L’Empire
State Building.
Come
ho fatto a non
pensarci prima. Corro verso l’auto e ci dirigiamo verso
l’Empire. Salgo
sull’ascensore in cui il tempo sembra fermarsi. Ma non ho
paura. Non oggi,
l’ansia e la voglia di scoprire cosa mi aspetta sono
più forti di tutto.
Finalmente
arrivo in
cima. Faccio il giro della vetta per trovare Der, ma niente, non
è neanche qui.
Poi, nel punto preciso dove tutto è cominciato, trovo un
biglietto. Un altro.
“Finalmente
sei
arrivata, mi hai trovato”.
No,
non è così, lui non
c’è. Mi guardo di nuovo intorno ma niente. Il mio
sguardo si posa su New York,
la vista è stupenda da qui. Tanta la voglia di vedere Der
che non gli ho
rivolto nemmeno uno sguardo. Ma i miei occhi si oscurano. Delle mani
m’impediscono
di vedere.
<<
Bello vero
>> dice una voce che conosco bene.
<<
Era meglio
prima! >> rispondo scherzosa.
Mi
gira verso di lui e
mi bacia.
<<
Mi hai trovato
finalmente >> dice.
<<
Non è stato
facile, soprattutto l’ultimo indizio, era molto vago
>> rispondo.
<<
Sapevo che
avresti capito >> dice.
<<
Non ne ero
sicura >> rispondo scherzosa.
<<
È per questo
che ho scelto te >> dice.
Tira
fuori qualcosa dal
taschino della giacca. Una scatola, come quando mi ha regalato la
collana. Lo
apre lentamente e dentro c’è… un
anello. Wow.
<<
Possiamo
sostituire la collana con questo? >> dice.
Resto
senza fiato. Non
ho parole.
<<
Credo sia un sì
>> continua.
Prende l’anello e
me lo infila al dito. Come
brilla. Gli salto al collo e lo stringo a me. Mi ha lasciato senza
parole, come
al solito.
<<
Grazie >>
gli sussurro vicino all’orecchio.
Mi
bacia e tra le sue
braccia il tempo sembra fermarsi. Il mondo sembra fermarsi. Io con un
anello al
dito, chi l’avrebbe mai detto. Non mi ha chiesto di sposarlo,
ma so che quel
giorno arriverà, ne sono sicura.
<<
Comunque la
collana la terrò lo stesso >> dico sarcastica.
<<
Furba… manca
solo l’ultima tappa alla meta >> risponde.
<<
Io pensavo
fosse questa la meta >> dico.
<<
Vuol dire che
ti sbagliavi >> risponde.
Mi
prende per mano e mi
conduce verso non so nemmeno io dove. Mi ha bendata, mi sembra ovvio.
<<
Eccoci, siamo
arrivati >> dice di un tratto.
Mi
aiuta a scendere
dall’auto e mi guida passo dopo passo.
<<
Attenta, uno
scalino, poi un altro e… fermati qui >>
continua.
Sento
il suono di chiavi
e lo scricchiolio di una porta. Dove mi avrà portata
stavolta?
Una
mano mi tira dentro,
credo sia Derek. Tutto è buio, ho la benda, questo
è ovvio, ma anche dopo che
Der me la sfila dagli occhi.
Dove
sono?
<<
Sorpresa!
>> urlano un gruppo di persone accendendo le luci e
saltando fuori.
Oh
cavolo, questa è…
questa è la mia casa d’infanzia!
Sono
proprio tutti qui.
Mamma, papà, Sam, i nonni, Alice e Cathy e anche Cloe. Sono
stupita, è davvero
una sorpresa.
<<
Auguri tesoro
>>
<<
Buon compleanno
>>
<<
Auguri >>
Tutti
si avvicinano a me
e mi fanno gli auguri. È davvero il compleanno
più bello della mia vita. E poi,
perché siamo qui? Perché loro sono qui?
L’ultimo a farmi gli auguri è papà. Mi
prende per mano e mi conduce fuori, nel giardino sul retro.
<<
Avevo
dimenticato quanto fosse bello questo posto >> dice
guardandosi intorno.
<<
Io no, è
esattamente come lo ricordavo >> rispondo.
<<
Mi dispiace
tesoro per quello che è successo, per la mamma, per te e per
tutto il resto
>> dice.
<<
Lo so papà
>> rispondo.
<<
È per questo
che ho deciso di cambiare >> dice.
<<
In che senso?
>> chiedo.
<<
Questa è la
nostra nuova e vecchia casa >> risponde contento.
<<
Cosa? Vuoi dire
che… >> dico senza fiato.
<< Torniamo a New York
>> m’interrompe.
Gli
salto al collo e lo
abbraccio più forte che posso.
<<
Ho capito che
era la cosa giusta da fare >> continua.
<<
Chi stabilisce
cosa è giusto o no papà >> dico.
<<
Tu mi hai
aperto gli occhi su tua madre, su te e Sam, sul lavoro, insomma su
tutto
>> risponde.
<<
E così hai
comprato la nostra vecchia casa? >> dico.
<<
Sì, tutto
ricomincerà da qui >> risponde.
Lo
abbraccio, sono
felice mentre gli altri ci raggiungono.
<<
Allora
newyorkese, contenta di questa notizia? >> mi chiede Sam
scherzosa.
Corro
ad abbracciarla.
<<
Ma come farai
con la scuola? >> chiedo scendendo dalle nuvole.
<<
New York è
piena di scuole, mi adatterò >> risponde.
<<
Ne sono
contenta >> dico.
Una
lacrima mi riga il
viso. Di gioia ovviamente.
<<
Che fai, piangi
adesso? >> mi chiede mamma.
<<
È che… non me
lo aspettavo, sono finite le sorprese per oggi, perché non
so se ne reggerò
ancora >> rispondo.
<<
Allora ce n’è
ancora una >> dice il nonno.
<<
Dai tesoro,
dille la novità >> dice la nonna verso la
mamma.
<<
E va bene, io…
torno a teatro >> risponde mamma contenta.
<<
Davvero? Quindi
tornerai alla tua vecchia carriera? >> chiedo stupita.
<<
Esatto, tornerò
a fare quello che amo >> risponde contenta.
Cosa
posso chiedere di
più adesso? Le persone che mi stanno intorno torneranno ad
essere felici.
<<
E per finire abbiamo
preso un appartamento in affitto per noi quattro >> dice
Alice.
Aspetta.
Che cosa ha
detto?
<<
Dato che
andremo in college diversi, abbiamo pensato di affittare un
appartamento per
tutte >> dice Cathy.
<<
Esatto tutte e
quattro, io, tu, Alice e Cathy >> continua Cloe.
Non
so cosa dire,
cominciamo a urlare e saltellare tutte dalla felicità.
Questo
non è il
compleanno più bello della mia vita, è il giorno
più bello della mia vita!
Mamma, papà e Sam torneranno qui a New York nella nostra
vecchia casa, mamma
tornerà al suo vecchio lavoro, io e le ragazze andremo a
vivere insieme, Derek
ha ritrovato sua madre e vive con lei, cosa può accadermi
ancora? È passato un
anno, ma quante cose sono cambiate, tutta la mia vita è
cambiata. Mi ritrovo
qui, nella città più bella al mondo, circondata
dalle persone che amo e che mi
vogliono bene, cosa posso chiedere di più?
Grazie
New York.