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Autore: Obsidian_    15/05/2014    6 recensioni
E se Lyanna e Rhaegar si fossero conosciuti prima del Torneo di Harrenhall? E se lui non fosse stato sposato e lei promessa? Come sarebbe cambiato nella storia dei Sette Regni? La Ribellione sarebbe scoppiata? O la canzone del drago, la canzone perduta, sarebbe risuonata alta tra le mura della Fortezza Rossa?
Dal testo.
Il re aveva indicato loro un giovane uomo che prima Lyanna non aveva notato poiché era quasi nell’ombra, accomodato nel posto in cui la giovane pensava fosse destinato il Primo Cavaliere.
L’avvenenza del Principe Rhaegar era stata decantata in ogni angolo dei Sette Regni, così come la sua bontà di cuore e la sua passione per la musica. Lyanna aveva creduto fossero semplice storie sciocche raccontate per rabbonire la popolazione nei confronti della monarchia che aveva attraversato un periodo buio e irto di pericoli.
Eppure Rhaegar Targaryen era bello. Somigliava incredibilmente a sua madre, Lyanna dovette riconoscere. Nei suoi occhi, però, l’ombra era più marcata, l’anima più tormentata e il sorriso meno luminoso. Tuttavia accolse la sua famiglia con più gentilezza di quanta ne avesse dedicata suo padre, chinandosi con deferenza.
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Rhaella Targaryen
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The Lost Song

Lyanna osservava gli stendardi della sua Casata, un metalupo d’argento su uno sfondo perlaceo, agitarsi nella brezza primaverile tipica delle Terre del Sud. Quella carrozza la stava soffocando e le parole di Septa Briony non erano che un pigro sproloquio circa le convenzioni che avrebbe dovuto osservare dinanzi alla famiglia reale.
Thunder nitriva con vigore e Lyanna si morse le labbra per non emettere il perentorio ordine di farla scendere da quell’Inferno a quattro ruote. Suo padre, Lord Rickard Stark, un uomo austero il cui volto sembrava essere stato scolpito direttamente dalla dura pietra delle cripte, le aveva ordinato di smontare da cavallo per sistemarsi come si competeva ad una nobile fanciulla. Appena giunti nelle Terre della Corona gli occhi grigi di Lord Rickard, distaccati e gelidi come la Barriera, avevano incontrato quelli di lei e Lyanna aveva compreso che cavalcare al fianco di Bran e Ned sino alle porte della Fortezza Rossa le sarebbe stato impossibile.
Poteva udire la risata tonante di Brandon, l’erede di suo padre, un fiero e splendido ventenne che combatteva con la stessa irruenza di un cavaliere esperto, sebbene non riuscisse a distinguerlo dalla massa di cavalieri, paggi e servitori che suo padre aveva deciso di condurre nella capitale. Sicuramente lui e Ned, il lupo tranquillo, avevano deciso di gareggiare per arrivare prima alla loro meta.
Gli occhi chiari di Lyanna, perlacei e profondi, erano adombrati di mestizia e d’invidia. Suo padre non era solito frenarla ben comprendendo che la sua natura era quella di una lupa selvaggia e libera di correre per i boschi e le brughiere della sua terra natia. Eppure non aveva esitato a rammentarle che Approdo del Re non era Grande Inverno e che gli Stark non erano ben visti dai Targaryen.
In quegli anni regnava Aerys, secondo del suo nome, e di lui si narrava fosse folle, che facesse bruciare i suoi nemici nella sala del trono senza essere mosso a compassione. Il suo governo era nato con la promessa di pace e serenità dopo che i Targaryen avevano sconfitto gli ultimi pretendenti Blackfyre, la famiglia di bastardi generati da Aegon l’Indegno. Tuttavia Aerys aveva infranto quella speranza e suo figlio, il Principe Rhaegar, la cagione per la quale si stavano recando nella capitale, era osannato come il solo e unico uomo che avrebbe potuto risollevare le sorti del reame.
Se anche Rhaegar si fosse rivelato un folle, come gran parte della sua famiglia, Lyanna pensò, allora i Sette Regni ne sarebbero usciti annientati nel profondo.
« Lyanna, hai compreso?» esclamò la Septa mentre le sistemava gli orli della veste, macchiati di fango. Septa Briony era una donna gentile ed era stata l’unica madre che aveva mai conosciuto. Quando Lady Felys, la cui risata risuonava ancora alta tra le pareti di Grande Inverno, era morta nel letto del parto, Lyanna aveva sette anni e nulla era rimasto di lei se non il profumo di fiori dei suoi lunghi capelli neri e la voce melodiosa che cantava per farla addormentare.
« Certo, Septa,» replicò tentando di mantenere un tono cordiale. Aveva sempre tentato, nonostante fossero trascorsi quasi otto anni dalla sua scomparsa, di pensare a sua madre il meno possibile. Nessuno osava nominarla nel castello. Suo padre l’aveva  proibito. Lord Rickard non parlava mai di sua moglie. Fingeva non fosse mai esistita. Fingeva di non provare dolore per quella perdita devastante, ma da qual giorno era divenuto più cupo, severo e la scintilla nei suoi occhi si era quasi spenta del tutto.
« Non stavi ascoltando. Altrimenti avresti saputo che non ho detto nulla,» la riprese la donna mentre le intrecciava i lunghi capelli scuri in una treccia stretta, un’acconciatura scomoda che le faceva male, ma che avrebbe dovuto sopportare se davvero avesse bramato rendere suo padre fiero di lei.
Aveva indossato il suo abito migliore, grigio come i suoi occhi e come il vessillo di Casa Stark, rifinito d’argento sul corpetto dalle maniche ampie. Sembrava quasi una bambola, una di quelle sciocche donzelle delle canzoni che sospiravano per i cavalieri, che rimanevano nelle loro torri dorate attendendo che un uomo andasse a salvare. Lyanna le odiava. Erano storie di donne deboli. Le uniche canzoni che adorava ascoltare narravano di avventure, di draghi e castelli, di donne potenti come Visenya o Nymeria, che avrebbero potuto avere il mondo ai loro piedi grazie al loro carisma e alla forza del loro spirito.
Brandon aveva riso nel guardarla, gli occhi azzurri levati verso il cielo. Lyanna era arrossita, mentre si ordinava di mantenere la calma per la presenza di suo padre, e Ned le aveva baciato entrambe le gote assicurandole che nessuna Lady avrebbe potuto competere con lei, placando il suo imbarazzo e la sua furia.
« Hai visto, Lya? Siamo arrivati,» esclamò felice Benjen, il più giovane dei suoi fratelli, un bambino di otto anni dagli occhi grigi e ridenti e folti riccioli scuri, cavalcava il suo pony tentando di farlo andare al passo dei destrieri dei suoi fratelli maggiori. Con scarsi risultati, dovette ammettere Lyanna. Quelli di Brandon e Ned erano stalloni da guerra, splendidi e nobili, purosangue così come Thunder, l’ultimo dono di sua madre. Suo fratello era stato lasciando indietro ed era costretto a cavalcare al fianco della carrozza.
Era stati invitati dal re Aerys per le celebrazioni in onore di suoi figlio. Rhaegar aveva raggiunto la maggior età e con essa il titolo di Signore di Roccia del Drago, la roccaforte dei primi draghi a Westeros. Si sarebbe tenuto un torneo, il più imponente a memoria d’uomo, o almeno così recitava la convocazione ufficiale.
Suo padre riteneva che Re Aerys avrebbe scelto la sposa per suo figlio e che quella era la vera causa dell’evento. Per quella ragione il re aveva invitato anche le figlie dei suoi Lord principali. E per quello Lyanna doveva essere perfetta. La giovane fanciulla aveva scosso il capo quando suo padre lo aveva affermato poiché non desiderava essere regina di nulla se non delle nevi della sua terra.
I Targaryen erano superbi. Si riteneva fossero avvenenti per le loro particolarità, per i capelli d’argento e gli occhi d’ametista. Erano una stirpe del Sud e non avevano alcuna attrattiva.
La carrozza si bloccò mentre Lyanna contava e riconosceva i vessilli che abbellivano la città. Il Leone dorato di Casa Lannister di Castel Granito. Il Cervo nero di Casa Baratheon, di Capo Tempesta. Si morse le labbra sperando che Robert avesse dimenticato quelle folli pretese per un matrimonio tra di loro. Il Falco degli Arryn della Valle. Jon Arryn era stato un padre per Ned, molto più presente di quello naturale. La Trota d’argento dei Tully. Suo fratello Brandon avrebbe sposato la primogenita di Lord Hoster pochi mesi dopo. Il Sole ardente delle terre infuocati di Dorne, emblema della famiglia Martell, i discendenti della regina Nymeria. E poi vi erano i vessilli delle famiglie minori. Lyanna non ne conosceva, ma era egualmente affascinante notare la quantità di nobili che si erano riversati nella capitale per omaggiare il Principe.  
Erano giunti in prossimità della più alta collina quando il viso di Brandon apparve alla sua altezza, una barba nera e folta, curata e affascinante, che li copriva le gote sempre pallide. Gli occhi grigi di suo fratello erano colmi di quella gioia di vivere che Bran aveva ereditato dalla loro madre e le labbra erano arcuate in un sorriso. Lyanna lo ricambiò con piacere, grata che quella tortura fosse volta al termine.
Brandon le porse il braccio, aiutandola a scendere. Il mondo colorato, quel caleidoscopio di sensazioni che era la capitale, le si rivelò dinanzi agli occhi, stordendola nella sua intensità.
La Fortezza Rossa era imponente, l’aveva sempre immaginato, ma osservata da quella breve distanza sembrava più alta di Grande Inverno. Si potevano udire i rumori per gli allestimenti del torneo, le risate delle giovani fanciulle che passeggiavano per i giardini reali.
Brandon la condusse all’interno, verso quella che si rivelò essere la sala del trono. Era un luogo silenzioso, sebbene Lyanna potesse udire il sussurro di un bambino, le sue risate mescolate a quelle di una donna.
Lyanna osservò i resti dei draghi che erano stati conservati in quell’immensa struttura ariosa e piena di luce, i passi che risuonavano talmente leggeri da risultare impercettibili. Balerion, il Terrore Nero, era il primo e il più imponente, il suo scheletro oscuro che si estendeva per metri. Meraxes, Vhaghar, Ali d’Argento. La fanciulla del Nord conosceva le storie di ognuno di loro e scorgerli vicino a sé, ad un passo, sapendo di poterli sfiorare, la fece sorridere di meraviglia.
« Vostre grazie.»
La voce di suo padre la riportò alla realtà, dinanzi alla famiglia reale, ai piedi del trono di spade. Il Re era vestito interamente di nero, come si confaceva al suo vessillo. Era un uomo ma scarno, le gote incavate e piene di una barba lanuginosa che lo faceva apparire più vecchio dei suoi anni. Le unghie lunghe, troppo affilate per poter essere di un uomo, si stringevano spasmodicamente alle else delle spade come per cercare sempre un appiglio solido, come se qualcuno avesse potuto attaccarlo da un momento all’altro. i suoi occhi viola, che Lyanna riusciva ad intravedere a stento, saettavano dai diversi angoli della sala per cercare un nemico invisibile.
La regina era accomodata accanto a suo marito e Lyanna fu colpita dall’aura di magnificenza che sprigionava. La sua veste era d’argento così come i suoi capelli raccolti, la pelle perlacea sembrava risplendere di luce propria. Un sorriso dolce le distendeva le labbra sottili mentre ninnava un neonato tra le braccia, il principe Viserys. Eppure Lyanna riconosceva le occhiaie scure sotto i suoi occhi ametista e un’ombra di tristezza talmente evidente da incupire anche lei.
« Lord Stark. Benvenuto ad Approdo del Re. Mio figlio ed erede, il Principe Rhaegar, Signore di Roccia del Drago,» li accolse il re, riavutosi da quel momento di timore, issandosi in piedi mentre suo padre cadeva in ginocchio per omaggiare il sovrano subito seguito dai suoi fratelli. Lyanna rimase in piedi e si esibì nella riverenza che per anni la Septa aveva tentato di inculcarle. Dovette risultare abbastanza credibile poiché la regina chinò il capo in sua direzione con un cenno di accomodamento.
Il re aveva indicato loro un giovane uomo che prima Lyanna non aveva notato poiché era quasi nell’ombra, accomodato nel posto in cui la giovane pensava fosse destinato il Primo Cavaliere.
L’avvenenza del Principe Rhaegar era stata decantata in ogni angolo dei Sette Regni, così come la sua bontà di cuore e la sua passione per la musica. Lyanna aveva creduto fossero semplice storie sciocche raccontate per rabbonire la popolazione nei confronti della monarchia che aveva attraversato un periodo buio e irto di pericoli.
Eppure Rhaegar Targaryen era bello. Somigliava incredibilmente a sua madre, Lyanna dovette riconoscere. Nei suoi occhi, però, l’ombra era più marcata, l’anima più tormentata e il sorriso meno luminoso. Tuttavia accolse la sua famiglia con più gentilezza di quanta ne avesse dedicata suo padre, chinandosi con deferenza.
« Posso presentarvi i miei figli? Brandon, il mio erede. Eddard e Benjen. Mia figlia, Lady Lyanna,» presentò Lord Rickard, issandosi in piedi e mostrando i suoi figli con orgoglio. Lyanna notò che il suo nome era stato pronunciato con amore e le riscaldò il cuore. L’aveva reso fiero mostrandosi come una vera Lady. I suoi occhi si posarono sulla figura scattante del Principe, splendido in quel farsetto nero percorso da impalpabili ghirigori cremisi. La stava guardando.
No.
Non la stava guardando. Gli occhi viola di Rhaegar Targaryen la stavano attraversando.
Per un attimo Lyanna fu costretta a chinare i propri. Lo sguardo del Principe era intenso. Insostenibile. Sperò che le gote non le si fossero imporporate come quelle di una sciocca donzella delle ballate.
Quando li risollevò, notò che il Principe perdurava ad osservarla con il suo sguardo d’ametista e uno vago senso di timore si impossessò del suo animo.  
  
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