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Autore: pirateforhire    15/05/2014    1 recensioni
I get carried away, carried away, from you
when I'm hoping and I'm praying.
'Cause I'm sorry, sorry 'bout that,
sorry 'bout things that I've said.
Always let it get to my head.
{Carried Away ~ Passion Pit}
Serie di OneShot a tema SleepingHook ispirate ad alcune scene del video “Carried Away” dei Passion Pit.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Aurora, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La fanciulla si strinse ulteriormente nel pesante cappotto chiaro, rafforzando la presa sul braccio dell’uomo che le camminava a fianco; le strade deserte della cittadina di Storybrooke risuonavano dei loro passi lenti, l’aria fredda di quel mattino di Novembre si condensava di fronte ai respiri caldi dei due.
Uscire per fare colazione assieme era stata un’idea di Aurora e, per quanto Killian avesse provato a trattenerla all’interno dell’appartamento, ogni preghiera, ogni bacio, ogni carezza, si era rivelata inutile.
Era decisamente presto per uscire, ma poco era importato alla fanciulla.
La città era in procinto di svegliarsi, le saracinesche dei negozi erano ancora abbassate ed i lampioni sempre accesi, le strade calme e silenziose, pressoché deserte; fino a che la voce cristallina della principessa non frantumò quella quiete apparente.

«Si è mossa!»
Aurora richiamò l’attenzione del pirata, strattonando lievemente il suo braccio ed indicando un punto a ridosso del marciapiede, sul quale giaceva, immota, una scatola di cartone.
Killian aguzzò la vista in direzione dell’oggetto, ma ciò che vide era soltanto un pezzo di cartone infradiciato dal violento acquazzone della sera precedente.

«E’ una scatola, dolcezza.»
Affermò l’uomo, sollevando un sopracciglio con aria scettica, per poi lanciare uno sguardo divertito alla ragazza che, d’altro canto, ricambiò con un’occhiata ammonitrice.

«Si è mossa! Io l’ho vista!»
Insistette la fanciulla, mentre il pirata la spronava a riprendere la passeggiata verso il Granny’s, «Cosa vuoi che sia?! Magari un colpo di vento l’ha spost-» non fece in tempo a concludere la frase, poiché la ragazza lo zittì con un cenno secco della mano.

«Andiamo! Non vorrai discutere per questo, mi auguro!»

«Zitto!»
Il pirata le lanciò uno sguardo oltremodo contrariato, ma Aurora sembrava particolarmente concentrata nel tentare di udire qualcosa che a Killian sfuggiva, gli occhi chiari puntati sulla scatola, quasi potesse decifrarne il contenuto con lo sguardo.

«Non lo senti?»
La voce della principessa era poco più che un sussurro nella quiete della via principale.

«Cosa dovrei sentire, esattamente?»
Domandò Killian, tendendo a sua volta l’orecchio e adeguando il proprio tono di voce a quello della ragazza.

Per un lungo momento il pirata non udì niente che non fosse il suono del proprio respiro, o il rumore della città che iniziava a risvegliarsi; nel frattempo la ragazza lo guardava, gli occhi azzurri carichi di speranza.
Proprio quando il pirata stava per confermare che no, non riusciva ad udire niente di anomalo, un debole miagolio raggiunse il suo orecchio teso ed un lampo di comprensione gli attraversò il volto.
Il sorriso della principessa si allargò ulteriormente, un sorriso soddisfatto e vittorioso, giacché il verso proveniva proprio dalla scatola che, pochi istanti prima, Aurora aveva scorto.

«Come dicevate, capitano? Un colpo di vento l’ha spostata?»
Domandò la ragazza con impertinenza, rifilando a Killian un’occhiata saccente che preannunciava una decisione avventata.

«Oh no. No, no, no, no, no.»
Troppo tardi, la fanciulla aveva già sciolto la presa attorno al braccio dell’uomo per dirigersi con foga verso il cartone umido.

«Non ci pensare nemmeno! Non di nuovo!»
Esclamò Killian, seguendola; le mani infilate nelle tasche, l’andatura decisamente meno entusiasta di quella della principessa che, accucciatasi sul marciapiede, si accingeva ad estrarre dallo scatolone un gatto dal pelo nero come il carbone, fradicio di pioggia e decisamente sporco.

Non era il primo animale che Aurora e Killian ritrovavano.
C’era stata la volta dell’uccellino tragicamente ferito, rinvenuto sul ponte della Jolly Roger, oppure delle tartarughe che si erano accidentalmente ritrovate nel giardino sul retro dell’appartamento di Aurora…Tutti animali che, in un modo o nell’altro, non erano durati più di qualche settimana.
Le tartarughe, come erano comparse, erano scomparse, lasciando una triste Aurora a spargere foglie di lattuga nel giardino; l’uccellino, invece, non si era mai ripreso dal brutale scontro con l’albero maestro del vascello.

«Ma guarda com’è carino!»
Cercò di convincerlo Aurora, sollevando il micio nella direzione del pirata che, per tutta risposta, arretrò di un passo.

«Non puntarmi quella…cosa contro.»

«Questa “cosa” viene a casa con noi.»
Ribatté seccamente la principessa, stringendo l’animale al petto e puntando gli occhi chiari in quelli di Killian.

Il pirata rise, un riso privo di gioia, ricco di sarcasmo. «Oh, non credo proprio.»
Sapeva benissimo che sarebbe stata un’ardua impresa riuscire a far desistere la fanciulla, nei cui occhi leggeva una determinazione che raramente aveva visto altrove.

«Gli serve una casa!»

«Una casa che non sia una delle nostre!»

«Tu puoi tornare sulla tua nave, Roger viene a stare da me.»
Affermato ciò, la fanciulla si sistemò il gatto tra le braccia e iniziò a guadagnare la strada di casa, lasciando uno sbigottito Killian, immobile di fronte allo scatolone ormai vuoto.

«Roger?!»
Sussurrò più a sé stesso che alla principessa ormai lontana.
Era stato cacciato da casa della propria ragazza per fare spazio ad un gatto, un gatto scarno e sporco, di nome Roger.

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Fu un urlo spaventato a riportare Killian alla piena coscienza.
Il pirata scattò a sedere, la mente che tentava disperatamente di svegliarsi tanto in fretta quanto il corpo; gli occhi dell’uomo saettarono in direzione dell’altro lato del letto, dove Aurora soleva dormire, ma ciò che incontrarono furono solamente le lenzuola sgualcite ed il materasso totalmente sgombro.
Scese velocemente dal letto, rischiando di inciampare nelle coperte almeno un paio di volte, e raggiunse di corsa la cucina, dalla quale provenivano ancora i gridolini spaventati della fanciulla.

«Che diamine succede?!»
Domandò alla ragazza, la quale brandiva contro il gatto nero, quella che aveva tutta l’aria di essere una racchetta da tennis.

La cucina era un completo disastro, Killian poteva giurare di non aver mai visto l’appartamento di Aurora in uno stato tanto pietoso.
Sul bancone era rovesciata una bacinella piuttosto ingombrante, dalla quale, probabilmente, era fuoriuscita l’acqua insaponata che ora formava grandi e numerose pozze sulla pavimentazione.

«Non vedi? Gli sto facendo il bagno. Torna a dormire non ho bisogno del tuo aiuto.»
La ragazza sembrò quasi sorpresa dalla comparsa del pirata sulla porta della cucina, l’uomo la fissava con occhi increduli ed assonnati mentre si passava la mano destra nei capelli corvini, cercando di comprendere perché avesse accettato di tenere quell’animale in casa.
“Oh, giusto”, Killian sorrise al pensiero della notte precedente, biasimandosi un poco per non essere riuscito a resistere agli occhi imploranti della principessa. 

Tornò a focalizzare la propria attenzione sulla fanciulla che tentava di nascondere la racchetta dietro la schiena e di sistemarsi i capelli con una mano visibilmente graffiata; il randagio, invece, se ne stava seduto in una pozzanghera, gli occhi gialli puntati sul pirata che, facendo ben attenzione a non scivolare, avanzava in direzione della principessa.

«Io dico…»
Sussurrò l’uomo, sporgendosi oltre le spalle della fanciulla per rimuoverle gentilmente la racchetta dalle mani.
«Che hai bisogno di aiuto.»
Concluse, osservando la racchetta con un sorriso ironico ed un sopracciglio provocatoriamente alzato.


«Va bene, lo ammetto!»
Sbottò la ragazza, incrociando le braccia sul petto e riprendendosi la racchetta, per colpire con leggerezza la testa dell’uomo.
«Cosa pensate di fare, capitano?»
Il tono della principessa era palesemente sarcastico, era evidente che non credeva che Killian potesse davvero aiutarla a infilare Roger, il gatto idrofobo, in quella bacinella, ma il pirata era deciso a dimostrarle il contrario; non solo perché adorava veder scomparire quel sorrisetto compiaciuto dalle labbra di Aurora, ma anche perché quell’animale iniziava a puzzare.

«Bene, dolcezza, innanzitutto dovresti riempire nuovamente la bacinella. A quanto vedo, prima avevate necessità di lavare i pavimenti.»
Sorrise sarcastico Killian, gettando un’occhiata al pavimento fradicio e dandole di proposito del “voi”, come lei soleva fare quando intendeva prenderlo in giro.
«Dopodiché non ci rimane che prendere quell’affare.»
Concluse il pirata, tornando a stringere la racchetta che Aurora ancora brandiva.

Il micio sembrava apparentemente tranquillo, l’uomo davvero non si capacitava di come potesse aver graffiato la principessa ed averla costretta a ricorrere ad un’arma come quella che la fanciulla si era ritrovata a utilizzare.
Mentre la ragazza riempiva il catino di acqua e sapone, Killian si avvicinò all’animale, tentando un approccio tranquillo e amichevole, approccio decisamente falso; il pirata detestava quella bestia, e la cosa doveva essere reciproca, giacché quando l’uomo allungò le braccia per prendere Roger e ficcarlo nella bacinella, questo gli soffiò contro, graffiandogli entrambe le mani prima di iniziare a correre, come impazzito, per tutta la casa.

«Dannato coso!»
Imprecò l’uomo sotto l’occhiata sbigottita di Aurora che ancora armeggiava con l’acqua.

Impugnando saldamente la racchetta da tennis, Killian si diresse verso la camera da letto, dove il gatto se ne stava placidamente accucciato sul tappeto, come se la questione “bagno” fosse ormai chiusa, per lui.
Quando Roger si accorse della presenza dell’uomo nella stanza, il pirata si era già premurato di chiudere la porta e spalancare la finestra che dava sulla strada, dopotutto occupavano il piano terra, poteva permettersi di scaraventare quella bestia fuori di casa senza sentirsi un assassino.

Il gatto tentò di rifugiarsi sotto il letto, negli angoli e sopra gli armadi, ma infine l’uomo fu più veloce, riuscì a prenderlo per la collottola color carbone e gettarlo sul marciapiede, tra miagolii e soffi di protesta.
Dopo aver constato che sì, i gatti cadono sempre in piedi, Killian chiuse la finestra con sguardo trionfante; le sue braccia scarsamente protette da una t-shirt a maniche corte, ne avevano decisamente risentito, ma ne era valsa la pena.

«Sei ancora vivo?»
La voce di Aurora si fece strada attraverso la porta.
La principessa doveva aver sentito i rumori dovuti alla breve colluttazione tra Killian e l’animale, assieme alle colorite imprecazioni del pirata che, più volte, aveva rischiato di perdere la vista.
L’uomo si stampò sul volto la sua migliore espressione contrita prima di aprire la porta.

«Allora? L’hai preso?»
Domandò la fanciulla, i vestiti fradici e alcune bolle di sapone adagiate sui capelli castani.

«E’ scappato.»

«Come “è scappato”?!»
Come se non ci potesse credere, la ragazza si fece strada nella camera da letto messa a soqquadro, dando una rapida occhiata attorno.

«Oh sì, dalla finestra.»
Confermò Killian, additando l’apertura che dava sulla strada trafficata per poi abbracciare la fanciulla con falsa comprensione, carezzandole i capelli umidi con la mano dolorante, nell’altra stringeva ancora la racchetta da tennis.
«So che ci tenevi…»
Pronunciò con aria contrita mentre la principessa lo stringeva a sé.

«Grazie…»
Le parole della ragazza erano spezzate, quasi fosse sul punto di piangere e il cuore del pirata si strinse per un attimo al pensiero che era stato proprio lui a gettare l’animale fuori di casa, forse avrebbe dovuto dirglielo…

«Ma vedi…» proseguì la principessa, discostandosi un po’ da lui e togliendogli la racchetta dalle mani, gli occhi azzurri pieni di lacrime, «io so benissimo cosa è successo, Killian Jones.  Ero proprio lì, ho osservato tutta la scena, in piedi sul marciapiede…» il tono della ragazza non era mutato, nonostante il brusco cambio di argomento, tant’è che all’uomo occorse qualche secondo per realizzare che lo sguardo della fanciulla non era più tanto disperato quanto infuriato.

«Tu…»
Aurora non lo lasciò terminare la frase, prese tra le mani umide l’avambraccio dell’uomo, deturpato dai graffi dell’animale, e Killian non riuscì a trattenere un gemito di dolore mentre la ragazza lo trascinava verso il bagno.

«Oh sì, io. Vieni, ora medichiamo quei graffi nel modo più doloroso possibile.

Angolo dell'autrice:  Chi non muore si rivede! Purtroppo la scuola ha assorbito ogni mia energia e, strano ma vero, ora che ci avviciniamo agli esami di stato (che ansia) m'è venuta l'ispirazione per una nuova serie di OneShot, stavolta scritte di mio pugno.
Per quanto riguarda la long e la serie di drabble tradotte sono certa che continuerò a lavorarci sopra! Magari durante le vacanze estive.
Nel frattempo un grazie a chi si è preso la briga di leggere ed uno a chi si prenderà anche quella di recensire, anche per farmi notare imprecisioni ed errori che, sicuramente, ho infilato nella one shot!

Qui <--- trovate il video da cui ho tratto ispirazione e da dove ne trarrò per i prossimi racconti! Vediamo se riuscite ad indovinare quale sarà il prossimo!


Giulietta.
  
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