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Autore: Reine_De Poiters    15/05/2014    3 recensioni
Storia partecipante al contest "Amore in sala contest" indetto da IMmatura sul forum di EFP Fanfiction.
Garry si alzò delicatamente dal divano e, con le mani in tasca, incominciò a girovagare per la stanza sotto lo sguardo attento di Ib, che seguiva ogni suo movimento.
- Io penso, invece, che qui di mio ci sia ben poco. Sì, c’è tutto quello che negli anni ho visto, ci sono alcune mie esperienze, ma di Me cosa c’è?- più che a chiederlo ad Ib, l’uomo lo chiese a se stesso e per questo, Garry, non si aspettava di certo una risposta, che però non tardò ad arrivare.
- Ci sono io-
Future!Fic. GarryxIb.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garry, Ib
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nickname sul forum e su EFP : Reine_De Poiters
Titolo: Rosa rosae
Pacchetto: Cognà
Fandom: Ib
Genere: Sentimentale, Romantico.
Note/Avvertimenti: What if?

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                Rosa rosae

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano già un paio di minuti che Ib aspettava seduta su di una panchina, il frusciare delle foglie scandiva lo scorrere del tempo e il vento caldo le accarezzava la pelle chiara.

Stringeva fra le mani un piccolo pezzetto di carta stropicciato e  scarabocchiato, si chiedeva quando sarebbe finalmente arrivato.

 

Sospirò piano ed osservò di nuovo ciò che aveva fra le mani, un piccolo bigliettino sgualcito con disegnate a matita due bellissime rose e, scritto in bella grafia, il nome di un parco. Il parco in cui si trovava adesso.

 

Lo strinse forte fra le mani e poi lo mise in tasca, non c'era alcun bisogno di essere così impaziente e nervosa, lui sarebbe venuto a prenderla presto.

Si guardò un po' intorno e constatò che il parco era deserto, molto probabilmente perché erano appena le tre di un afoso pomeriggio d'estate e lei stessa non sarebbe uscita per nessuna ragione, se non per quella.

 

Il luogo in cui si trovava era una festa di colori, ogni foglia era di un vivido verde, ogni fiore era al culmine della sua breve vita. Il prato sotto di lei non era più una semplice distesa di fiori, ma un tappeto composto da diverse e pregiate stoffe.

 

Ib si alzò dalla panchina, muovendo piano un primo passo fra quella tela imbrattata di colori.

Aveva ancora una mezz'ora prima che venisse a prenderla e la tentazione di poter essere anche lei parte di quella tela era tanta, per questo si mosse senza neanche accorgersene.

 

In un primo momento passeggiò fra le margherite, le viole e i rossi papaveri, poi,incuriosita, seguì il viale fatto di ciottoli.

Percorrendo quel bianco viale, Ib  poté ammirare diverse specie e composizioni floreali, alberi di ogni tipo, diverse fontane e, dulcis in fundo, uno splendido roseto.

 

Solo allora capì, capì perché le avesse dato appuntamento proprio in quel luogo.

 

Quando la settimana prima, col suo solito sorriso un po' goffo un po' dolce, lui le aveva messo fra le mani quel bigliettino e aveva pronunciato un laconico -Ti vengo a prendere alla tre e mezzo-.

Era rimasta spiazzata, ma lo era rimasta ancor di più quando aveva letto ciò che c'era scritto sul biglietto.

Non era riuscita a comprendere, almeno fino a quel momento, perché darle appuntamento proprio in quel luogo, ma ora che osservava quel roseto dipinto di rosso e blu le era tutto più chiaro.

 

Con lui era sempre così, tutto pieno di significati da ricercare e da messaggio da codificare. Anche quando si erano rincontrati era stato così.

 

All'epoca erano solo pochi mesi che studiava all'Accademia delle Belle Arti, le sue compagne erano riuscite subito a convincerla ad andare con loro in Austria, durante le vacanze di natale, per recarsi al MuseumsQuartier a Vienna.

 

Lì, aveva visitato alcuni fra i più bei musei dell'arte classica dell'Europa centrale, era rimasta affascinata  dalle meravigliose opere provenienti da tutto il mondo e dai quadri che per anni aveva ammirato solo tra le pagine dei suoi libri.

 

Due giorni prima di ritornare a casa, si erano recate tutte quante al Mumok. Da lì era incominciato tutto.

Mentre girava piano fra i quadri e le statue, osservando con minuziosa precisione ogni cosa chele passava sotto gli occhi, si era distaccata dal gruppo con cui si trovava e aveva rallentato ancor di più il passo per analizzare meglio un qualcosa di molto familiare.

 

Aveva posato gli occhi su di una larga tela e subito una strana nostalgia e malinconia le aveva attanagliato lo stomaco, ma non ci aveva fatto poi troppo caso. Aveva fatto caso ad un'altra cosa però, si sentiva osservata.

 

Era una sensazione strana a cui però aveva dato subito una spiegazione, probabilmente qualcun'altro stava esaminando lo stesso quadro che anche lei stava guardando.

Datasi una più che soddisfacente spiegazione, aveva ripreso ad osservare nuovamente il quadro che aveva davanti.

 

Quando le cadde l'occhio sulla targhetta che riportava il nome dell'autore e il titolo dell'opera, per poco non le venne un colpo.

''Weiss Guertena, Fabricated world''.

Le prime cose che le vennero in mente non furono le sue irreali e spaventose disavventure nel pazzo mondo delle opere di Guertena, ma Garry.

 

Una volta usciti dal quadro si erano promessi di rivedersi, ma lei in quasi dieci anni non l'aveva più rincontrato.

Un po' le dispiaceva, aveva un ricordo vago di quel giovane un po' goffo un po' dolce che l'aveva aiutata a ritornare nel mondo reale.

 

Chissà se si ricordava di lei, della loro esperienza o se l'aveva raccontata a qualcuno.

Lei non ci aveva neanche provato, sicuramente i suo genitori avrebbero preso la sua storia come puro frutto della  fantasia.

 

Diede un ultima occhiata al quadro e poi fece vagare lo sguardo intorno alle altre opere, alla ricerca del gruppo da cui si era distaccata. C'erano molte persone nella sala in cui si trovava, ma solamente una attirò la sua attenzione.

Una figura snella e slanciata, con un lungo cappotto nero e una folta zazzera color violetto, stava in piedi davanti alla statua di una rosa.

 

Ib ebbe un sussulto.  Era più alto, con le spalle più larghe ed i capelli un po' più lunghi, ma era lui. Era Garry, ne era sicura.

Si era subito mossa verso il giovane, ma quando si era sentita chiamare si era voltata istintivamente verso il gruppetto di studentesse che, finalmente, l'avevano ritrovata.

Non aveva fatto in tempo a girare di nuovo lo sguardo di fronte a se, che il ragazzo non c'era più.

 

L'aveva cercato spaesata con lo sguardo, non era possibile che in meno di due secondi fosse sparito del tutto dalla sua visuale.

Non era riuscita neanche a dare un'altra occhiata alla stanza, perché una sua compagna l'aveva afferrata per un braccio e l'aveva riportata nel gruppo, impedendole di continuare le sue ricerche.

Non aveva obbiettato, non ne aveva motivo.

 

 Avevano continuato insieme la visita con molta calma, osservando e prendendo appunti. Il pomeriggio era passato così, fra le annotazioni, qualche bisbiglio e quell'opprimente sensazione di essere osservata.

 

Tornate in albergo le sue compagne avevano insistito per uscire, volevano vedere il famoso mercatino natalizio di Spittelberg.

Lei, all'inizio, aveva  declinato l'offerta, non l'allettava di certo  l'idea di farsi un'altra lunga passeggiata, perché lunga sarebbe stata, esposta al freddo austriaco.  Ricordatasi, però, che aveva promesso ai suoi genitori di portargli almeno un piccolo souvenir si era convinta ad uscire.

 

Si erano quindi sparpagliate tutte per le viuzze della piccola cittadina. 

La neve candida scendeva piano dal cielo, imbiancando i tetti di legno delle bancarelle e delle case addobbate a festa.

Ib si era a lungo guardata attorno, incuriosita da tutte le bancarelle che vendevano ognuna qualcosa di diverso. Dai giocattoli per bambini intagliati in legno alle decorazioni natalizie.

Era rimasta incantata dallo spettacolo di lucine che decoravano le vetrine di ogni negozio, ma era rimasta ancor di più stregata davanti ad una piccola bancarella ricolma di dolci.

C’erano Butcheli, Kipferl,Krapfen, Vanillekipferl e caramelle. Soprattutto caramelle. Lei le aveva sempre adorate, ne era sempre stata ingorda. Mentre cercava tra i vari pacchetti le sue preferite, le era caduto l’occhio su delle caramelle incartate con un vivace involucro giallo.  Ne  prese una in mano e se la rigirò un paio di volte fra le dita.  Aveva accennato un sorriso colmo di tenerezza, era identica a quella che Garry le aveva dato nel mondo di Guertena.

-Vedo che ti piacciono ancora le caramelle, Ib-  la giovane era trasalita e si era voltata di botto, lasciando cadere la caramella quando si era accorta di chi aveva di fronte a sé.

-Garry!- l’aveva quasi urlato quel nome, tanto che poi si era coperta la bocca con entrambe le mani per non gridare ulteriormente. Era veramente lui, in carne ed ossa.

-Sono così felice di averti rincontrata! Mi dispiace solo di averti spaventata- Garry si era portato una mano dietro il capo e aveva riso imbarazzato, Ib , di rimando, aveva accennato un no con la testa. Non si doveva preoccupare, non si spaventava di certo per così poco lei.

-Dimmi un po’ Ib, cosa ci fai tu qui?-

Da quella domanda era iniziato tutto.

Avevano incominciato a parlare a parlare e a parlare, Garry era un fiume di parole in piena. Domandava,  rispondeva e divagava con una semplicità che per Ib era disarmante. Mentre il giovane continuava a parlare incessantemente, si erano andati a rifugiare in un piccolo ed appartato caffè.

Lì, tra una torta sacher ed una cioccolata calda, aveva scoperto che Garry faceva il pittore e che viveva non poco lontano dall’accademia in cui lei studiava. Erano entrambi rimasti piacevolmente sorpresi da quella coincidenza, tanto che il giovane aveva espresso tutto il suo stupore sorridendo vigorosamente e stringendo delicatamente fra le sue mani quelle di Ib. Con molta nonchalance, poi , l’aveva incoraggiata a venirlo a trovare quando sarebbe tornata in patria.

Avevano continuato a parlare per diverse ore, avvolti dal calore del piccolo fuoco che scoppiettava nel camino di pietra del locale, finché il telefono di Ib non aveva iniziato a squillare insistentemente. Inizialmente Ib l’aveva ignorato, troppo catturata dai discorsi del giovane davanti a sé , ma si era dovuta rassegnare a rispondere quando si era accorta che il suo cellulare non avrebbe smesso di suonare presto.

Era la sua compagna di stanza che, giustamente, si chiedeva che fine avesse mai fatto e per questo, preoccupata, l’aveva chiamata. Ib non si era neanche resa conto che, fra una chiacchiera e l’altra, si erano fatte quasi le undici e mezzo. Si erano date appuntamento per tornare in albergo alle undici.

A malincuore lei e Garry si erano dovuti salutare, con la rinnovata promessa di incontrarsi di nuovo. Prima di uscire dal caffè,  Garry le aveva scompigliato i capelli, le aveva lasciato in mano un bigliettino rosso e se ne era andato accennando un lieve sorriso.

Ib si era rigirata fra le mani il bigliettino e poi si era incamminata verso il luogo dell’appuntamento, solo alcuni giorni dopo si era decisa ad aprirlo. Lo aveva fatto appena ritornata casa.

Quando lo aprì, non rimase sorpresa di trovarci un numero di telefono scritto sopra, ma si sorprese sicuramente nel provare l’urgente bisogno di chiamare e sentire di nuovo Garry. Lei non era una persona particolarmente loquace ed amava oltremodo il silenzio, ma il suono di quella voce non le risultava mai fastidioso o sgradevole. Quel fiume di parole, che a Vienna l’aveva avvolta e protetta dal freddo, le mancava.

Senza pensarci troppo l’aveva chiamato. Avevano incominciato a sentirsi sempre più spesso, sempre più desiderosi di incontrarsi nuovamente. Si avverò poco più tardi il loro desiderio, non una, non due, ma più e più volte. Ora Ib, tra le mille rose di quel parco, attendeva che quel desiderio si avverasse ancora un’altra volta

Si era completamente isolata dal mondo esterno, mentre attendeva impaziente. L’impazienza della giovane durò poco, perché dopo solo alcuni minuti Ib sentì il tocco leggero di una mano sulla sua spalla. Non si spaventò, quella mano poteva essere solo di una persona.

Si girò piano, andando ad incontrare agli occhi sorridenti dell’amico.                                             

- Vedo che hai saputo apprezzare questa piccola sorpresa, anche se la cosa non mi meraviglia poi molto-  Ib non rispose e sorridendo lasciò ancora la parola a Garry. - Che ne dici di andare?- Il giovane aveva sorriso di rimano, prendendola poi per mano.

Tra le mille e più parole che Garry pronunciava, Ib fu trascinata via dallo splendido roseto. La cosa non le dispiacque poi molto, apprezzava la maestosa bellezza dei fiori, ma in quel momento era troppo curiosa di poter osservare, per la prima volta, un’altra magnifica bellezza, quella dei dipinti di Garry.

-Sei curiosa Ib?- le chiese il giovane, mentre si recavano al suo piccolo appartamento. Ib non riusciva a spiegarselo, ma era certa che Garry fosse in grado di leggere i suoi pensieri con estrema facilità.                                                                                                                                                        

-Bhe, mi sembra il minimo essere curiosi visto che ne parli sempre- Ib rispose piano, coprendosi la bocca con la mano per soffocare una piccola risata. Garry, quel dolce e buffo ragazzo, era diventato completamente rosso.

Lo trovava così tenero, quel tenue rossore lo faceva sembrare molto più piccolo e più timido di quanto in realtà fosse. Ib lo osservò per parecchio tempo, ai suoi occhi sembrava una di quelle statue in marmo bianco che si trovavano nei suoi libri di storia dell’arte. Perfetto. Dannatamente e irrimediabilmente perfetto.

C’era qualcosa in lui che attirava Ib, l’affascinavano quei suoi modi calmi ed il suo fare sempre un po’ misterioso. Allo stesso tempo, però, Garry era trasparente. Mostrava il suo essere con estrema naturalezza o almeno lo faceva con lei.

 

 

L’appartamento di Garry era una tinozza di colori, ogni parete era stata utilizzata come tela dal giovane pittore. Ib se lo immaginava davanti ad ogni parete, col pennello in mano, a dare estro a tutta la sua fantasia. I quadri, suoi e non, erano appesi un po’ da per tutto e riuscivano tutti a non stonare con ciò che vi era raffigurato sulle pareti. Ib trovava il tutto molto impressionante, era l’arte che non aveva mai visto sui libri di storia o alle mostre.

Mentre la mora osservava estasiata il piccolo mondo che la circondava, Garry la fece gentilmente accomodare sul piccolo divanetto in pelle del salotto. Poi, l’osservòdi sottecchi per alcuni secondi prima di parlare – Che te ne pare ?-

-  È meraviglioso- fu l’unico aggettivo che Ib riuscì a trovare in grado di descrivere, almeno in parte, ciò che aveva davanti. Perché lei non era brava a parole, non lo era mai stata e in quel momento, in cui ogni parola le sembrava sminuisse ciò che stava osservando, “meraviglioso” le sembrò il termine più adatto.

Alla risposta della giovane, Garry rise, con quella sua voce cristallina e melodiosa, e si avvicinò alla ragazza, andando a poggiarle una mano sulla nuca. Le scompigliò delicatamente i capelli per poi affondare le dita nella sua folta chioma.

-Non pensavo di sorprenderti così tanto- disse, rigirandosi fra le dita una ciocca bruna.                               

- Sinceramente, non mi aspettavo che il tuo appartamento fosse così-                                                              

-Sarei curioso di sapere che immagine ti eri fatta di casa mia- replicò Garry, avvicinando il suo volto a quello della ragazza.                                                                                                                                   

- Me lo immaginavo più disordinato- il ragazzo rise di nuovo, non aveva ancora visto il suo studio.  

-Meno colorato-  continuò Ib.                                                                                                                                    

-Bhe, nessuno si aspetta un appartamento così colorato-  Garry lasciò ricadere sulla spalla della ragazza la ciocca che aveva fra le mani, andando poi a sederle accanto.                                                                 

-Penso ti rappresenti- disse flebilmente Ib, osservando di sottecchi il compagno.                                 

- Umpf, non  pensavo di essere una così bella persona- la voce del giovane si era lentamente affievolita, dando spazio ad un tono più lascivo, più serio e meno divertito.  –Sai, Ib, non sono poi tanto vecchi questi dipinti. Molte pareti, fino a poco tempo fa, erano ancora bianche, vuote, morte.-

Garry si alzò delicatamente dal divano e, con le mani in tasca, incominciò a girovagare per la stanza sotto lo sguardo attento di Ib, che seguiva ogni suo movimento.                                                              

 - Io penso, invece, che qui di mio ci sia ben poco. Sì, c’è tutto quello che negli anni ho visto, ci sono alcune mie esperienze, ma di Me cosa c’è?- più che a chiederlo ad Ib, l’uomo lo chiese a se stesso e per questo, Garry, non si aspettava di certo una risposta, che però non tardò ad arrivare.                        

- Ci sono io-

Garry si passò nervosamente una mano fra i capelli e poi, senza timidezza alcuna, rispose                       

  - Vorresti dire che siamo uguali?-                                                                                                              

-No, che sono una parte di te- strabuzzò gli occhi, continuando però a rimanere in silenzio, lasciando così ad Ib la possibilità di continuare.

- Quello che ci lega, nel bene e nel male, ci rende parte dello stesso grande disegno che ci ha fatto rincontrare. Non siamo uguali, non potremmo mai esserlo, perché un disegno non è mai formato da due parti completamente identiche - Ib si alzò dal sofà, andando subito a puntare il suo sguardo su quello leggermente nervoso del ragazzo. Anche lei lo era, ma sapeva bene come mascherare le proprie emozioni.

Nessuno dei due aveva idea di dove quel discorso li avrebbe portati, quali tasti dolenti avrebbe toccato. Non riuscivano neanche a capire perché quella conversazione fosse iniziata proprio lì, in quel momento. Garry si chiese se avesse sbagliato a  parlare, se avesse fatto bene a lasciare libera quella tempesta di disperate emozioni, ma dannazione, anche lui era un uomo e aveva un limite. Lui lo sapeva, gliel’avevano sempre detto che l’amore è come la pioggerella d’autunno: cade piano ma fa straripare i fiumi! Non ci aveva mai voluto credere, ma in quel momento, sentendo il suo stesso cuore straripare, si stava ricredendo.

- Io completo te e tu completi me, per questo se nelle tue opere ci sono, vuol dire che ci sei anche tu. Siamo parte dello stesso grande disegno, che tu ci creda o no- la ragazza si avvicinò molto lentamente a Garry.  Le parole le erano uscite di bocca inizialmente sicure, poi il tono della giovane era diventato quasi un sussurro impercettibile.

Garry l’osservava serio, mordendosi un labbro. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ci riusciva, sperava con tutto il cuore che Ib lo facesse per prima. Quando però si accorse che la ragazza non era intenzionata a continuare, le appoggiò una mano sul capo, si fece coraggio e prese la parola  - Cosa ci vedi di te in questa stanza?-                                                                                                        

- Nulla, ci vedo solo la parte che mi completa. Vedere se stessi, in ciò che si fa, è impossibile, al contrario è facilissimo farlo vedere agli altri-                                                                                        

-Allora dimmi, cosa dice di me questa stanza?-

Ib si morse un labbro e si costrinse, in preda all’imbarazzo, a parlare. La vicinanza dell’uomo non aiutava di certo. - Un fiume in piena che sta straripando a causa della pioggia e io sono la pioggia- Garry fece scivolare lentamente la sua mano dal capo della giovane alla sua guancia, andandola a carezzare lascivamente. - Ib, non sei semplicemente la pioggia, sei il temporale che imperversa senza sosta da diverso tempo-

Garry avvicinò il volto a quello della giovane che, con sua sorpresa, non ci pensò due volte ad annullare la distanza che li separava. Le loro labbra si unirono in un bacio delicato, le labbra di Garry erano incredibilmente soffici e si muovevano dolcemente sopra le sue. Ib sentì una mano carezzarle i capelli, mentre il bacio veniva approfondito. Si sentiva bene, sentiva finalmente il grande disegno di cui faceva parte completarsi.

Le sue mani artigliarono il colletto della camicia di Garry, tirandolo più vicino a sé. Lo stesso Garry, poi, passò una mano dietro la schiena della giovane, così da stringerla più forte ed intensamente. - Ib, conosci la leggenda del filo rosso del destino?-

-Non credo nel destino- la voce ovattata della ragazza, che si trovava ancora con il volto appoggiato al petto del giovane, arrivò alle orecchie di Garry come una scettica obiezione. Trovava tenero il fatto che si ostinasse a non credere, nonostante tutto quello, al destino. Allora rise piano e poi rispose.                                                                                                                                                           

- È una leggenda di origine cinese,  dice che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona a cui siamo destinati e queste due persone , prima o poi, si incontreranno e niente potrà impedirlo-

Ib ascoltò tutto in silenzio, alzando solo poi la testa dal suo petto  -Ci ha messo tanto, questo filo, a riavvolgersi- disse lei, con un piccolo broncio di disappunto sul volto. Garry rise piano, con quella risata che l’aveva fatta innamorare.                                                                              

 - L’importante è che si sia riavvolto- Ib non protestò, andando a cercare la mano del compagno per intrecciare insieme le loro dita. Finalmente erano insieme, finalmente erano completi.

Era quel filo rosso che li aveva fatti incontrare per la prima volta, era il destino che, poi, li aveva fatti incontrare di nuovo, perché un pittore non lascia mai a metà la sua opera più bella.

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice

Prima di tutto alcune precisazioni.

Il MuseumsQuartier è un complesso museale che si trova a Vienna e costituisce uno dei centri culturali più importanti al mondo, al suo interno si trova il Mumok, museo d’arte moderna e contemporanea. Spittelberg, invece, è un quartiere viennese famoso per il suo mercatino natalizio. Butcheli, Kipferl, Krapfen e Vanillekipferl sono tipici dolci viennesi e austriaci in generale.

Mi congratulo con tutti voi, che siete riusciti a finire questa storia, e vi ringrazio di cuore. Ib è stato un deiche mi ha segnato di più, perciò spero di essermi presentata bene sul fandom e di non aver fatto brutta figura. Spero abbiate apprezzato questa storia che, ad essere sinceri, mi ha messo molto in difficoltà. Non voleva proprio scriversi. Per cui, sarei molto contenta se mi faceste notare qualsiasi tipo di errore. Recensioni, sia positive sia negative, sono ben accette.

Grazie ancora a tutti per aver letto!

Reine.

  
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