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Autore: MerasaviaAnderson    15/05/2014    5 recensioni
• {Post Mockingjay ~ Angst ~ Everlark ~ 730 parole}
Dal testo:
"Peeta non urlava mai, durante i suoi incubi, ma quella notte il vuoto accanto a lui lo aveva inghiottito in un vortice di terrore.
Appena si svegliò, si tirò a sedere sul letto, voltandosi verso lo specchio per cercare l’azzurro dei suoi occhi nel buio della notte, per assicurarsi di essere ancora se stesso."
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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houting
 
 
Un urlo squarciò il silenzio di quella notte, forse fin troppo fredda per essere una delle prime di Ottobre.
Peeta non urlava mai, durante i suoi incubi, ma quella notte il vuoto accanto a lui lo aveva inghiottito in un vortice di terrore.
Appena si svegliò, si tirò a sedere sul letto, voltandosi verso lo specchio per cercare l’azzurro dei suoi occhi nel buio della notte, per assicurarsi di essere ancora se stesso.
Tirò un sospiro e chiuse gli occhi, rivedendo nuovamente le sue mani che tenevano stretto il collo di lei, impedendole di respirare e ponendo fine alla sua vita davanti ai suoi occhi, quegli occhi che di azzurro avevano ben poco.
Terrorizzato, si scoprì a piangere, nascondendo il volto tra le mani, quasi vergognandosi delle sue lacrime.
Non riusciva a vedere nulla, in quel momento. Solo il tunnel infinito in cui era precipitato e l’oblio dei mostri che risiedevano dentro il suo corpo.
Non li sentì i passi che attraversavano la sua stanza, troppo silenziosi per essere sentiti. Però sentì il suo calore, sentì le sue esili braccia stringergli il corpo e i suoi lunghi capelli solleticargli le braccia forti, segnate dalle cicatrici del tempo.
«Va tutto bene, Peeta». Gli ripeteva una voce, la sua voce, la sua medicina migliore. «Era solo un incubo».
Si ritrovò a pensare a quante volte si era trovato nella sua situazione, a quante volte l’aveva salvata dagli incubi che le tormentavano la mente, prendendosi gioco del suo dolore.
Strinse le mani attorno alla sua vita, poggiando la testa sulla sua spalla e singhiozzando violentemente.
Katniss sentiva i tremiti scuotergli il corpo e l’aria fredda provenire dalla finestra aperta, che lui non chiudeva mai.
 
 
 
«No. Non chiudere la finestra, ti prego». l’aveva supplicata prima di mettersi sotto le coperte.
«Ma fa freddo, Peeta». Aveva ribattuto guardandolo negli occhi colmi di paura … e rabbia. Aveva serrato i pugni e il suo respiro era sempre più affannato.
«Mi sento soffocare, Kat. Sento di essere tornato di nuovo.» dunque era così che si sentiva nelle prigioni di Capitol City? Senz’aria? Dentro quattro mura sudice dove non passava neanche un filo d’aria.
Katniss si era allontanata dalla finestra per andare ad abbracciarlo, lo aveva stretto forte tra le sue braccia gracili, cercando di rassicurarlo.
«Non tornerai mai più lì, chiaro? Io adesso sono qui». Gli aveva sussurrato all’orecchio prima di baciarlo. Un bacio intenso, simile a quello che si erano scambiati nell’arena dell’orologio. Uno dei baci più belli che si fossero mai scambiati.
 
 
 
Katniss gli fece alzare il viso bagnato dalla disperazione, asciugandogli le lacrime, simbolo della sua immensa fragilità. Gli passò una mano tra il groviglio di ricci color grano e gli posò un dolce bacio sulle labbra screpolate.
«Andrà tutto bene, ok?» mormorò guardandolo negli occhi.
Lui annuì, ricambiando il suo sguardo con occhi persi nel vuoto, a rivedere chissà quale terribile immagine.
«Ti avevo ucciso, Kat». Le disse continuando a guardare il vuoto. «Eri morta tra le mia braccia».
«Va tutto bene, Peeta. Sono qui».  Gli disse di nuovo, stringendo le sue mani tremanti.
«Resta con me, ti prego». la supplicò, tornando a nascondersi nell’incavo del suo collo.
Katniss continuò a rendersi conto di quanto la situazione fosse invertita, era sempre lei a chiedergli di rimanere, era sempre lei quella scossa dai tremiti di paura, con gli occhi vacui e la voce terrorizzata. Era lui a prenderla tra le braccia per consolarla, era lui che raccoglieva le sue lacrime.
«Sempre». Mormorò Katniss, facendolo stendere delicatamente sul letto e sdraiandosi accanto a lui, stringendolo forte, inebriandosi del suo profumo di aneto e cannella.
Nessuno dei due disse più nulla. Era strano quel silenzio, fatto di parole non dette, pensieri tristi e incubi, ma in certi casi le parole non erano necessarie. Erano quei momenti in cui bastava un semplice abbraccio o una semplice carezza per far andare tutto bene.
I singhiozzi di Peeta cessarono, le ultime lacrime gli si asciugarono sulle guance come se non fossero mai scese. I suoi occhi si chiusero, piano, piano. Il suo respiro si fece un po’ più pesante e i suoi muscoli si ammorbidirono attorno al corpo della ragazza.
Katniss lo guardò, facendogli una piccola carezza sulla guancia, poi si lasciò guidare dal profumo di Peeta verso il mondo dei sogni.

 
 
 
-Niente incubi?
-Niente incubi. E tu?
-Niente.
[Suzanne Collins – Hunger Games: La ragazza di fuoco]


 


Angolo dell'autrice:
Buonasera popolo di Efp!
Sono tornata con questa piccola One Shot,
devo ammettere che mi ha fatto davvero sudare, in quando l'ho 
dovuta scrivere solo col braccio sinistro perché il destro mi fa davvero male! D:
Va be' ... piccoli inconvenienti! 
Ad ogni modo ... avevo voglia di un po' di angst ed è uscita questa cosa:)
Spero che vi sia piaciuta e se ci sono errori non esitate a segnalarmeli!;)
Spero che recensirete in tanti, anche perché dopo le immagini del Peeta depistato 
provenienti dal set di Mockingjay ho bisogno devvero di un po' di conforto.:'(
Ah! Prima che mi dimentichi ... Il banner è opera mia :3
Spero che vi piaccia anche quello♥

Be', mi sa che è ora di andare ...
Ci sentiamo presto, tributi!♥
Un abbraccio dolce dolce come il mio Peeta a tutti voi.♥
_merasavia.

 
 
   
 
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