-Io non sono una persona gentile, è importante che tu lo capisca perché ti risparmierà un sacco di tempo e fatica. Non c'è una parte di me più cordiale e gentile che aspetta di essere portata alla luce. Sono acido. Posso essere crudele. È quello che sono, nel profondo. Non ne sono orgoglioso, ne' me ne vergogno, è semplicemente così. E nel mio lavoro la mia indole è stata di gran lunga un vantaggio piuttosto che un ostacolo. Non intendo cambiare.

-Devi. Non sei la persona che eri un anno e mezzo fa, sei...

-Buono con te? si. Ti considero eccezionale. Quindi faccio uno sforzo eccezionale per soddisfarti. Ma devi accettare che finché sceglierai di far parte della mia vita ci saranno di tanto in tanto delle prese di distanza nel mio comportamento. Questo deve far parte della nostra intesa.

-Nessuno può accettare una cosa del genere per sempre.

-”Sii fedele a te stesso”, Watson.

(ELEMENTARY, 2x09)

Joan apre il frigo, beve un bicchiere di latte e si dirige in camera sua a passo mogio. Sente ancora le parole di Sherlock in testa, come un eco.

In fondo ha ragione, non si può pretendere che una persona cambi una caratteristica di sé, per quanto sia negativa, se questa non lo vuole. Deve essere lei ad accettarlo. Quanto meno conviverci, anche se continuando a disapprovare. Del resto, lui era così, anzi anche peggio, dal momento in cui lo aveva incontrato la prima volta. Acido, scontroso, dispotico, invadente, eppure lei gli si era affezionata fino a lasciare il proprio lavoro e il proprio appartamento per stargli accanto e iniziare una vita totalmente nuova.

Si infila a letto continuando a soppesare le parole del compagno. Lei è l'unica a meritare i suoi sforzi, quel po' di gentilezza che riesce a tirare fuori. Per lei Sherlock è disposto a spiegare pazientemente le sue teorie, a mantenere un minimo di ordine nell'appartamento e si preoccupa sempre per la sua incolumità.

È la prima volta che si ferma a riflettere su questo aspetto, e questo pensiero le scalda il cuore. Si stringe le coperte attorno alle spalle, e per un momento il forte bisogno di qualcuno steso accanto a lei che la abbracci le offusca la mente.

Scaccia violentemente quel pensiero, prima di dare un volto al bisogno. Troppo spesso i suoi amici e la sua famiglia hanno insinuato che il suo rapporto con Sherlock andasse oltre il lavoro e l'amicizia, figuriamoci se c'è bisogno di dar spago a queste teorie nella sua mente. Soprattutto perché Sherlock non è il tipo. Non è il tipo da relazione affettiva, è l'antitesi di quello che si può dire il compagno ideale, non è il tipo da abbracci sotto le coperte. Joan non può proprio permettersi di lasciarsi andare a questo tipo di pensieri su di lui, un uomo che vede il sesso come un semplice bisogno biologico da soddisfare ogni tanto.

È solo la solitudine a parlare. Ormai è passato del tempo dalla partenza di Mycroft, e i rapporti con lui non potevano di certo definirsi soddisfacenti. Bé, dal punto di vista affettivo, perlomeno. Ma è da tanto che non sta con un uomo che la corteggi, che la coccoli, che la desideri non solo fisicamente. Certo, lei non è il tipo di donna dipendente dalle attenzioni di un uomo, ma tutti hanno bisogno di una dose di affetto nella vita.

Forse è il caso di seguire gli ammonimenti delle amiche riguardo la ricerca di un compagno. Joan chiude gli occhi ripromettendosi che dal giorno dopo si guarderà meglio attorno, e non solo per cercare indizi sugli omicidi. 
 

Sin dal primo momento sono stata scettica sulla ship Joan/Sherlock. Sapevo che gli autori non gli darebbero mai "quella" svolta, non sarebbe coerente. Ma ci sono quei momenti, una volta ogni dieci puntate, dove si avverte un po' di tensione, magari è anche solo uno di quei momenti in cui si vede il semplice affetto crescere tra loro come amici, e dpopo aver visto 2x09 non ho più resistito. Dovevo in qualche modo sfogare le fantasie su questa coppia, perciò ho iniziato questa ff. Spero che vi piaccia perchè tanto lo so che anche voi li avete immaginati insieme almeno una volta; sì sì, continuate a mentire a voi stessi, continuate a scuotere la testa davanti allo schermo.