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Autore: Liza_Waters4    16/05/2014    7 recensioni
Elizabeth Sanderson è la tipica ragazza che ogni uomo sogna... Bella, con un fisico da sballo e famosa tra i ragazzi.
Ma lei non regge più questa monotona popolarità.
Quando un giorno, trova l'unico ragazzo che l'abbia mai rifiutata.
E lui le cambierá la vita.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Elizabeth era la tipica ragazza che ogni uomo sognava. Occhi color mandorla, sempre contornati da una linea ben definita di matita nera e lunghe ciglia coperte dal mascara.  Lineamenti dolci ma allo stesso tempo spigolosi, con la pelle di un colorito abbronzato e pulita come quella di un neonato. Lunghi e ondulati capelli color mirtillo, ondeggiavano di qua e di lá quando camminava. E un fisico da sballo. Con due gambe lunghe e snelle dove tutti si sarebbero fatti un bel giro. Seno contenuto ma che le scollature che indossava evidenziavano, e un giro vita che nemmeno con una dieta a vita avresti potuto avere.

Insomma era una delle più belle ragazze sulla terra.

Tutti i ragazzi ci provavano con lei, e le chiedevano di uscire o talvolta anche di più. Ma lei si era stufata. Si era stufata di tutta quella popolaritá. I tutti ragazzi erano così idioti e senza cervello. Così noiosi. Ormai diceva di no quasi a tutti. Solo raramente, quando si voleva divertire un po', acconsentiva e andava in uno di quei night club e si "lasciava portare a letto". È cosí che diceva lei.

E poi era anche stanca di attirare uomini, di tutte le etá, solo per la sua belleza. Insomma, un cervello lo aveva anche lei!

Gli altri si sarebbero chiesti perchè era così infelice. In teoria avrebbe dovuto spruzzare allegria da tutti i pori. Le ragazze la invidiavano e i ragazzi la desideravano.

Ma il mondo in cui viveva la disgustava tanto... Gli uomini erano volgari, e le donne quasi più di loro.

Voleva un ragazzo che la amasse veramente, che volesse la sua intelligenza, la sua compagnia, la sua simpatia. Non la sua verginità. Che tra parentesi, aveva perso giá da un po'.   

Insomma, per questi motivi, aveva iniziato a vivere di malavoglia, svogliata. Non faceva più niente con entusiasmo. Le giornate così monotone e noiose. Si sentiva una stupida ragazza di cui gli altri si approfittavano. Certi giorni aveva pure pensato di farla finita, ma aveva pensato ai suoi genitori e quanto avrebbero sofferto.

Intanto si trovava in un gruppo di riabilitazione per drogati o alcolizzati, al quale i suoi la avevano costretta ad andare. Ma non che fosse alcolizzata. Semplicemente avevano trovato degli spinelli della sua drogata migliore amica, Miryam, che dopo quell'episodio aveva cessato di esserlo. Miryam era una che gli altri avrebbero definito "puttana". Il problema era che lo era veramente. Era una prostituta.Quasi tutte le sere, si metteva sul ciglio della strada, con vestitini provocanti, ad aspettare uomini assetati di sesso. Non perchè i le mancassero i soldi, anzi, i suoi genitori avevano ereditato una grande somma e suo padre era un giudice e la madre un'avvocato. Lo faceva per il semplice fatto che le piaceva fare sesso. E meglio ancora se la pagavano! Si era confidata con Elizabeth una sera, la stessa sera che aveva lasciato a casa sua gli spinelli.

Ma Elizabeth non la capiva. Come poteva fare l'amore che un uomo che non conosceva e non amava. Si chiama "fare l'amore" proprio per questo. Ma forse era piú furba di Elizabeth. Faceva quello che le piaceva, la pagavano pure!

Ma a Elizabeth non interessava.

Fatto stava che adesso era a quel gruppo di riabilitazione. Sicuramente più interessante che uscire con quegli idioti della sua scuola, per la caritá.

Sta di fatto però, che si trovava lì, e non aveva ascoltato gran parte del discorso che un super-alcolizzato aveva appena fatto.

-Ehm è il tuo turno adesso, cara- la voce trasportata di Mary, quella che aveva organizzato il gruppo, la svegliò bruscamente dai suoi pensieri.

-Mi chiamo Elizabeth e ho diciassette anni. Non mi drogo da 27 giorni.- rispose con molta nonchalance, non badando ai deboli applausi che seguirono.

La voce profonda di un ragazzo seguito proprio alla sua destra, cominciò subito a dire: -Sono Zac. Ho sedici anni e non fumo da 120 giorni.-

Questa volta gli applausi furono più vivi.

Elizabeth non si era accorta del ragazzo accanto a lei, fino a che parlasse. Era abbastanza carino. Capelli biondo cenere, occhi grigi e lineamenti duri ma sensuali. Per avere sedici anni, non sembrava affatto più piccolo di lei. Portava gli occhiali: grandi, neri e squadrati, che gli coprivano gran parte del viso. Ma nonostante questo, Elizabeth pensò che era piuttosto affascinante. Aveva quello sguardo magnetico e svogliato, che le aveva fatto incollare i suoi occhi ai suoi. Ma lui non sembrò fare molto caso a lei.

Elizabeth decise che voleva provarci. Insomma, era da un po' che non si divertiva. E poi il fatto di non prestarle molta attenzione, lo rendeva ancor più intrigante.

-Ehi- salutò con un cenno del capo e sbattendo le ciglia.

Lui si girò, la squadrò lentamente, per poi riposare l'attenzione al gruppo.

"Cosa?" pensò Elizabeth.

Nessuno l'aveva mai rifiutata.

Mai.

E questa cosa le dava fastidio.

-Ti ho salutato, se non te ne fossi accorto.- ribattè con più enfasi, cercando di riversare nella voce tutta la rabbia e il fascino che aveva.

Lui non battè ciglio. Poi, dopo una lunga pausa, mantenendo una calma straordinaria che ad Elizabeth faceva venire i nervi disse:
-Si. Lo so.-

Che arrogante. Come si permetteva? Lo sapeva a chi si stava rivolgendo?
La incuriosiva quel ragazzo, eccome. Cosa molto strana. Era da tanto che non provava... Attrazione, per un ragazzo. Ma Elizabeth decise di non rivolgergli più la parola fino alla fine quella sessione del gruppo.
Fino a quando non furono nel parcheggio.
Zac si era messo in macchina e aveva accesso il motore. Stava per partire, ma Elizabeth si piazzò davanti bruscamente.
In un primo momento sembrò sorpreso e arrabbiato, e il suo sguardo si posò per un istante sulle sue gambine scoperte, fasciate solo per un piccolo pezzo da un tubino nero che le arrivava giusto sotto il sedere. Poi alzò gli occhi al cielo scocciato.
Uscì svogliatamente dalla macchina e si appoggiò allo sportello, incrociando le braccia. La fissò indifferente, come a dire: "Bhe? Hai avuto la mia attenzione. Adesso parla"
Ed Elizabeth avrebbe parlato.
Gia.
Ma cosa avrebbe detto?
Con gli altri ragazzi era facile... Erano così facili. Così... "Accessibili".
-Mi chiamo Elizabeth...-
Ma lui la interruppe subito, freddo. -Si lo so. L'hai detto al gruppo-.
Inizio non molto positivo.
Ma non si diede pervinta.
Nessun uomo sfugge ad Elizabeth Sanderson.
-Ti va di fare un giro?- domandò con un sorrisetto innocente, che ipnotizzava qualunque ragazzo.
-No.- rispose Zac, sandendo bene ogni lettera.
No?
No.
Aveva risposto semplicemente "no".
Senza nemmeno girarci attorno.
-Scusa?- ribattè incredula, le braccia incrociate che le schiacciavano il petto. Una sua tattica. Metteva in risalto il seno.
-No.- ripetè tranquillo.
Tamburellò con le dita sul cofano, evidentemente in attesa di una scenata da parte di Elizabeth. Ma lei non disse nulla. Si limitò a scoccare la lingua, offesa.
-Io non esco con le ragazze facili-  riprese lui dopo un po' grattandosi la nuca. -Anzi. Diciamo che non esco con le ragazze in generale-.

"Ma perchè?" si domandò Elizabeth.
Infondo non era affatto brutto. Anzi, era molto affascinante.

Ehi aspetta. L'aveva appena definita una "ragazza facile"! Come si permetteva?

-Come osi...!?-

Ma a quel punto Zac stava giá mettendo in moto la macchina.
  
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