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Autore: Lady Atena    17/05/2014    0 recensioni
Pre&Post The Avengers
Steve è da solo, in un mondo lontano settant'anni dal suo.
Cerca una stabilità che non può trovare in un'epoca che non gli appartiene.
Il passato è troppo vicino e il presente troppo lontano.
Ma negli occhi di Tony si riflette un futuro per cui vale la pena tentare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scudi troppo spessi.'
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Virginia fece tre passi indietro, sorrise indicando verso sinistra.
“L'ascensore per gli ultimi dieci piani è in quella direzione” disse.
Si voltò verso un gruppo di operai, si avvicinò e strinse la cartellina.
“Questi portateli ad ovest della torre” ordinò.
Si girò verso il camion, indicò nella sua direzione e camminò accanto al mezzo, si sporse sulle punte dei tacchi.
“Il parcheggio è dall'altro lato, deve fare il giro della via” spiegò.
“Sempre occupata, eh, Pep?” domandò la voce di Tony.
Virginia sospirò, si voltò e spalancò gli occhi vedendo l'uomo biondo alle spalle del fidanzato. Inarcò un sopracciglio, strinse la cartellina e avanzò.
“Pensavo fossi andato a prendere la colazione”.
Tony sollevò la bustina, la fece ondeggiare e sogghignò.
“Già. Ed ho portato un amico. Potrebbe perfino rendersi utile”.
Steve si voltò, strinse le labbra e arcuò la schiena in avanti.
“Non sono il tuo manovale, Stark, e ...”.
Alzò gli occhi, vide Pepper e si rizzò strofinando le labbra tra loro.
“Oh. Piacere, signorina, Steven Rogers”.
Tony strozzò una risata, roteò gli occhi e Virginia afferrò la bustina con le ciambelle. Sorrise, annuì e socchiuse gli occhi verde acqua.
“Virginia Potts, ma può chiamarmi Pepper”.
Si voltò verso Tony, strinse la cartellina sotto il braccio e gli indicò l'ingresso.
“Non occupare gli ultimi dieci piani, sta lontano dal lato ovest della torre e non intralciare i lavori” ordinò.
Tony unì i talloni, sogghignò socchiudendo le iridi scure.
“Non toccherò la rosa nella teca, promesso”.
Passò tra gli operai e i camion seguito da Steve, entrò nella torre e si diresse verso sinistra. Superò una porta da cui sporgevano dei cavi, scavalcò un tubo e raggiunse una porta chiusa. Sogghignò, la indicò e fece l'occhiolino.
“Prego, prima gli ospiti”.
Steve storse il labbro, roteò gli occhi espirando.
“Si faceva anche negli anni '40. Con le donne. Non prendermi in giro, per cortesia”.
Entrò, vide un bancone posto davanti ad una serie di scompartimenti su cui spiccavano delle bottiglie miste a macchine del caffè. Spostò il peso da un piede all'altro facendo scorrere lo sguardo sulle vetrate; al centro della stanza stava un vetro all'interno del quale scorreva dell'acqua che andava a convogliare nel pavimento, continuando a scorrere silenziosa sotto un rivestimento dello stesso materiale. Steve ne seguì il percorso fino alla porta, guardò il divano messo dietro un tavolino a C ed andò a sedersi. Tony avanzò, si accomodò dal lato opposto del divano ed allargò le braccia, divaricò le gambe scivolando verso il basso, voltò il capo.
“Sorpreso?”.
Steve si avvicinò al bracciolo sinistro del divano, sedendosi tra una decina di cuscini.
“Mi sembra un po' troppo per essere la casa di una sola persona”.
Tony scrollò le spalle.
“Jarvis, prepara due caffè” ordinò.
“Subito, signore” rispose l'A.I.
Tony buttò una gamba sul bracciolo destro del divano, allargò maggiormente le braccia e si sporse lateralmente.
“È un simbolo. Un po' come te”.
Steve guardò a destra e sinistra, strofinò le ginocchia tra loro incassando il capo tra le spalle larghe e osservò il piano bar; la macchina emetteva un lieve brusio. Dal mobile sotto la caffettiera emerse un robot con un braccio metallico, lo allungò fino alla credenza, la aprì e afferrò due tazzine; le mise sulla sporgenza che aveva a metà. Afferrò la caffettiera, versò la bevanda nelle tazzine e la ripose al suo posto. Si spostò di lato, allungò il braccio fino ad un altra credenza ed afferro la zuccheriera poggiandola tra le tazzine. Uscì da dietro il bancone, raggiunse i due e porse la tazzina a Tony. Tony la prese, se la mise accanto e il robot raggiunse Steve. Lui deglutì, prese il cucchiaio dalla zuccheriera mettendo due cucchiai della sostanza nel caffè, prese la tazzina e indietreggiò stringendosi sul divano nel guardare il robot tornare nello stipetto. Deglutì, strinse la tazza e si morse il labbro.
“E questo esibizionismo è proprio necessario?” chiese.
Tony roteò gli occhi, bevve due sorsi di caffè e si alzò.
“Si chiama tecnologia. Ma non mi aspetto che tu capisca”.
Steve grugnì, passò la tazza da una mano all'altra e strinse le labbra strofinandole tra loro fino a farle arrossare.
“C'era anche ai miei tempi, sai? Tuo padre era un vero pioniere dell'ingegneria”.
Tony sventolò una mano in aria, raggiunse il bancone e ci passò dietro; un sedile uscì fuori con un sibilo e lui sogghignò.
“Scommetto che Nicky ti ha fornito la cartella informativa con tutto ciò che serve sapere nel nuovo millennio”.
Steve sgranò gli occhi, deglutì e bevve il suo caffè. Espirò, poggiò la tazza sul tavolo e congiunse le mani.
“Se sai già che lavoro per lo S.H.I.E.L.D., non c'è bisogno di nasconderlo”.
Tony si sedette, afferrò la caraffa alle sue spalle versandosi un'altra tazza della bevanda e scrollò le spalle.
“Quel che mi chiedo è perché sei qui”.
Steve irrigidì la schiena tendendo le braccia, socchiuse gli occhi indurendo l'espressione.
“So, come tutti in questo millennio, della tua ... propensione a fungere da scappatoia in caso di guerra. Sono sicuro che tu sia informato sulla nuova minaccia”.
Tony finì la seconda tazzina e se ne versò una terza, inarcò un sopracciglio socchiudendo gli occhi.
“Si chiama proteggere il mondo, Capitano. Sono Iron Man, è quello che faccio”.
Sogghignò, bevve il caffè e se ne mise ancora.
“Ma per adesso sono impegnato con la guerra all'inquinamento, quindi i miei attuali interessi vanno al surriscaldamento globale ed altre cose del genere”.
Steve strinse gli occhi, le iridi azzurre brillarono di riflessi blu e si sporse in avanti.
“Hai i mezzi per difendere le persone. Dovresti usarli”.
Tony roteò gli occhi, agitò la mano che teneva la tazzina facendo ondeggiare il liquido scuro all'interno.
“Nessuno mi ha interpellato e io non ho voglia di essere coinvolto da un gruppo che ha scelto come leader una persona che mi ha appena definito implicitamente un codardo”.
Steve si alzò in piedi di scatto, fece un passo avanti e strinse i denti.
“Solo perché quello che fai è cercare facili scappatoie per te e gli altri” ringhiò.
Tony corrugò la fronte, si piegò in avanti e sogghignò socchiudendo gli occhi; che brillarono di riflessi neri.
“Quello che dovrei fare è affrontare la morte come un vero soldato?” chiese, sarcastico.
Sbuffò, bevve il caffè e scrollò le spalle.
“Perché, quando puoi semplicemente evitare il conflitto?”.
Steve girò attorno al tavolo, raggiunse il bancone e vi batté sopra una mano.
“Perché se inizi a scappare non ti fermi più, Stark” ringhiò con tono roco.
Tony alzò il capo dalla tazza vuota, inarcò un sopracciglio e allargò le braccia.
“Ma non causi la morte di nessuno, Captain”.
Steve strinse i pugni, espirò pesantemente.
“Vorrà dire che ce la caveremo senza di lei” disse, gelido.
Annuì, rizzò la schiena.
“È stato un piacere, Mr. Stark”.
Si voltò e si allontanò, Tony si versò l'ennesima tazza di caffè e sbuffò aria dal naso.
“Jarvis? Promemoria per me. Non dare mai più caffè a Cap. Lo rende nevrotico”.
“Pensa di rivederlo nuovamente, signore?”.
Tony bevve la tazza, sogghignò e si alzò.
“Devo pur fare il mio lavoro”.
  
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