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Autore: rracigh    17/05/2014    1 recensioni
Ma Kate ora non poteva farci niente se quella notte avevano bevuto un po’ troppo, non poteva farci niente se erano entrambi un po’ distratti, e non può farci nulla se ora, dopo due settimane, si ritrovava incinta, di quell'uomo, che per lei doveva solo essere uno dei tanti. Una notte, che divennero cinque mesi; un cliente, che divenne padre del suo bambino. Solo soldi, solo cinquecento dollari doveva ricavare da quella serata. Ma non era così.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non si può prevedere quando il fato ti si metterà contro.
Il giorno prima sei una prostituta di classe, conosciuta in tutto il quartiere, hai minimo un cliente al giorno, e non fai nemmeno sesso tutti i giorni, no, perché il capo sei tu, sei tu a decidere se fare solo preliminari, oppure se arrivare a fare l’atto completo.
E per Kate Middle era così: era una bellissima donna di ventisei anni, e faceva l’escort da quando ne aveva venti, per propria decisione, e le era andato sempre tutto perfettamente.
Faceva i test per le malattie sessualmente trasmissibili ogni sei mesi, nonostante i clienti con cui facesse sesso erano tre o quattro, e sempre e solo quelli da sei anni, ed era sempre risultata negativa a tutte.
Ma qualche mese prima ebbe un cliente nuovo, un qualcuno di inaspettato.
Si trovava al solito locale in cui beveva il sabato sera o, meglio dire, il sabato notte, dato che erano già le due. Aveva appena finito con un ragazzo di ventitré anni ancora vergine il quale, non appena aveva visto il suo corpo, nudo, era scoppiato a piangere, e l’aveva lasciata sola, in quella camera d’albergo, lasciandole comunque la paga, più una mancia per il disturbo.
Kate arricciava i suoi capelli biondi tra le dita affusolate, mentre sorseggiava un Bloody Mary, rosso, come il suo vestito, come le sue unghie.
Il suo sguardo era fisso sul misero e lurido pavimento del locale, quando un rumore catturò la sua attenzione: era appena entrato un uomo, più o meno sulla trentina.
I due iniziarono a flirtare e sì sa come finiscono queste cose: sesso. Ma Kate non era il tipo di ragazza che fa regali, non di questo genere. La mattina dopo si fece ritrovare da John, così si chiamava l’uomo, con il conto. E lui pagò, contestando, certo, ma pagò, chiedendole di non parlarne con nessuno: aveva una famiglia.
Ed andarono avanti così, per quattro o cinque mesi.
Finché non arrivò quella sera. Bevvero sambuca, erano entrambi tristi, e finirono col sesso.
Ma Kate ora non poteva farci niente se quella notte avevano bevuto un po’ troppo, non poteva farci niente se erano entrambi un po’ distratti, e non può farci nulla se ora, dopo due settimane, si ritrovava incinta, di quell’uomo, che per lei doveva solo essere uno dei tanti. Una notte, che divenne cinque mesi; un cliente, che divenne padre del suo bambino. Solo soldi, solo cinquecento dollari doveva ricavare da quella serata. Ma non era così.
Kate non sapeva se voleva un bambino, ed era certa di non volerlo così.
Allora decise di parlargli, di parlare a questo John, e di dirgli che aveva intenzione di abortire, non importava cosa lui le avrebbe, che lei aveva un mestiere da mantenere e che non poteva permettersi di avere un figlio da qualcuno che conosceva da così poco. Un cinquecento bigliettoni.
 
Era pomeriggio. L’incontro era fissato per le quattro, ed erano già le quattro e due minuti, ma di John nemmeno l’ombra.
Kate aveva sempre odiato i ritardatari, non li aveva mai sopportati, soprattutto in una situazione simile. Sentiva l’ansia salirle. Voleva sbrigare questa faccenda in fretta, voleva togliersi quel coso dall’utero prima che si formassero gli organi, prima di iniziare a sentirsi un mostro.
Sente qualcuno toccargli la spalla.
Ed eccolo lì, ed ecco che inizia l’inferno.
 
«Non ho intenzione di farti continuare questa gravidanza», disse lui, come risposta al discorso che fece Kate, in cui gli spiegò la situazione.
Lei annuii, tranquilla.
Dopotutto, cosa si aspettava?
«Dobbiamo solo accertarci di essere dentro i tre mesi», disse lei, in risposta.
Poi si salutarono.
Erano entrambi nervosi. Ma lei ne era certa. Era stata quella notte di un paio di settimane fa, era stata la sambuca. O almeno sperava.
 
Ma il fato deve aver avuto proprio qualcosa contro Kate: andò a fare il controllo dal ginecologo e si scoprì che la sua gravidanza andava avanti da quasi cinque mesi. Era stato il loro primo incontro a portarla a questo. E non poteva abortire, non più. Come avrebbero fatto, allora?
 
«Se non abortisci, ti faccio abortire io!», fu la sua sola risposta, prendendola per il colletto del vestito e sollevandola.
«Non posso farci nulla, io» disse lei con fatica.
Sentiva la sua rabbia crescere, ed ecco che venne la folle proposta: «Conosco un chirurgo in grado di farti abortire anche adesso, ti fa nascere il bambino, ma lo fa nascere morto».
Kate rimase sconvolta: era convinta fosse stato reso illegale.
Si rifiutò.
Era una cosa talmente mostruosa, da non poter essere accettata.
Ma lui, quella sera, la picchiò.
La mattina dopo la andò a prendere alle otto, e la portò a forza dal suo dottore.
Lei dovette assistere a tutta la scena, e non poteva non sentirsi uno schifo. Si sentiva così impotente, e tutto ciò che riusciva e che poteva fare era piangere davanti a quella mostruosità. Stavano uccidendo suo figlio, davanti ai suoi stessi occhi.
 
Fu in quel momento, che Kate impazzì.
 
Passarono tre mesi prima che potesse riprendere a fare il suo lavoro, e fu scioccante.
Mentre facevano sesso, a lei tornarono le immagini dei mesi passati, e le venne un attacco di panico nel bel mezzo dell’atto. Così, non sapendo cosa fare, spinse via il cliente con forza, andò in cucina e prese la prima cosa che le capitò tra le mani.
Ritornò nella stanza da letto e, non facendosi notare, si avvicinò e lo accoltellò, dritto nei suoi genitali.
Poi riprese l’arma, completamente insanguinata, e, ignorando le lamentele e le grida dell’altro, il quale era scoppiato in lacrime e, probabilmente, sarebbe presto morto a causa del sangue che continuava ad uscire a fiotti, lo sgozzò, tirandogli indietro i capelli.
 
Da quel momento in poi, fu conosciuta così, la puttana rosso sangue. Eppure, nessuno sapeva che fosse lei.
Lei era sì impazzita, ma aveva uno scopo: trovare lui, John, e fargli fare la stessa fine di tutti gli uomini che aveva ucciso fin ora.
Aveva un rito, non appena li uccideva, sporca i tutto quel sangue, si faceva un bagno, assieme al coltello. E ci parlava, con quel coltello. L’acqua, nel frattempo, si colorava di rosso. In quei momenti arrivava a pensare di farla finita, ma la sete di vendetta la bloccata sempre pochi secondi prima che premesse troppo. Era piena di ferite e di cicatrici per questo motivo, ma non sembrava interessargli.
Andò avanti così per mesi, ma nonostante ciò nessuno sospettò mai di lei. Faceva quel lavoro da così tanti anni, e tutti sapevano quanto amasse farlo, per quanto si possa amare essere una escort. E nonostante si vedeva quanto fosse diversa, quanto fosse cambiata, e ogni tanto si perdeva, e non era più lei, ai suoi uomini non importava: loro continuavano ad andare da lei, per poi ritrovarsi pochi minuti dopo, morti, senza pene, in qualche camera di albergo, non si sa dove, ricoperti del loro stesso sangue.
Iniziarono ad indagare, ma lei era attenta, e tracce non ne lasciava.
Ma arrivò il giorno in cui si fregò da sola.
 
Come cliente le capitò un uomo parecchio anziano, sulla cinquantina, circa, e così vecchi mai le erano capitati. Arrivarono nell’albergo e, invece di iniziare subito, tutto ciò che lui fece, fu accarezzarla.
«Cose vuole da me?»
«Che cosa voglio? Voglio tutto ciò che hai da offrirmi» si limitò a rispondere lui.
Lei si spogliò, e tirò fuori il coltello.
Ma l’uomo riuscì a sfuggirle, facendole lui stesso del male, con quel coltello.
E si ritrovò da sola, in un letto d’albergo, circondata dal suo stesso sangue.
Allora prese quel coltello e lo fece, premette contro la gola, e si ammazzò, con una rabbia in corpo che non ebbe mai raggiunto.
 
 
Passarono anni prima che le autorità riuscirono a capire che era lei quella puttana.
Ma la cosa strana fu un’altra: pochi mesi dopo John impazzì; disse al suo psicanalista di sentire delle voci, voci violente che lo odiavano, e fu rinchiuso in una clinica.
Poche settimane dopo, venne ritrovato morto, dissanguato, e senza organi genitali, dentro ad una vasca da bagno. Aveva una scritta incisa sul braccio.
Cinquecento dollari, diceva.
 
 
 






*angolo dell’autrice*
È la prima volta che provo a scrivere qualcosa che provi anche solo a essere horror, ma amo questo genere e ho pensato i provare, anche se sono di più per le storie romantiche/drammatiche.
So che non è il massimo, e che non è nemmeno tanto horror, ma io ci ho provato, ditemi cosa ne pensate.
 
R.
  
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