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Autore: BrokebackGotUsGood    18/05/2014    1 recensioni
Avrebbe dovuto immaginarlo.
Sì, insomma...che diavolo si era messo in testa? Davvero aveva pensato che Ennis avrebbe cambiato idea da un momento all'altro?
Illuso, ecco cos'era.
Il problema non era mai stato la famiglia, oh no, e questo Jack lo sapeva bene, lo aveva sempre saputo.
Ma allora perché era partito ugualmente dal Texas con lo sciocco e infantile pensiero che dopo il divorzio tutto sarebbe stato diverso?
Ennis aveva paura, una fottuta paura di ciò che la gente avrebbe pensato di loro e ciò non sarebbe mai cambiato, neanche se loro due fossero state le ultime persone rimaste sul pianeta.
[...]
-Mi dispiace, Jack- sussurrò al vento, con la speranza che, un giorno, quelle due ormai insignificanti parole sarebbero giunte fino a lui.
-Mi dispiace-.

Jack va da Ennis canticchiando allegramente.
Jack lascia Ennis piangendo e singhiozzando.
Flashfic su una delle scene più malinconiche del film.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ennis Del Mar, Jack Twist
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehm. Salve a tutti :P 
Ok, questa è la prima ff che scrivo su Brokeback Mountain, nonostante ci abbia pensato sin dal primo giorno in cui ho visto il film (non più di un anno fa).
Me ne sono completamente innamorata, è diventata una specie di ossessione, così come Jake e Heath (di cui ho intenzione di comprare tutta la filmografia e sono a metà della missione XD), inutile dire che piango ogni volta che lo vedo e...niente, spero che la mia flash vi piaccia, mi farebbe molto piacere se lasciaste una recensione, anche piccola piccola >.< anche perché ho intenzione di scriverne altre, ma dovrete dirmi voi se farlo o no.
Questa è la descrizione dei sentimenti che i due protagonisti provano durante la scena in cui Jack fa visita a Ennis dopo il divorzio di quest'ultimo, scena che poi si conclude con Jack che torna indietro piangendo (ed è una delle scene che più mi fanno male, ma va beh).
Insomma, forse è più che altro la descrizione della scena in se stessa...va beh, ci sono molte cose che non mi convincono di questa fanfiction, quindi non mi dilungo oltre.
Buona lettura e spero di non aver fatto un disastro totale :c






 
I'm sorry.

 











Sin dal primo momento in cui aveva messo le mani sul volante non era riuscito a togliersi quel sorriso euforico dalla faccia e, dopo ore e ore di viaggio nel suo nuovo camioncino blu e bianco, le guance gli facevano piuttosto male, ma quello era decisamente l'ultimo dei suoi problemi.
Già, perché la sua mente era occupata solo ed esclusivamente da un pensiero decisamente più allettante e che era in grado di fargli dimenticare dell'esistenza di qualsiasi altra cosa: Ennis Del Mar. 
Di lì a qualche minuto lo avrebbe stretto nuovamente tra le sue braccia, e dire che il cuore gli stava scoppiando di felicità sarebbe stato un eufemismo bello e buono; si vedevano di rado, due o tre volte all'anno, se erano fortunati, perciò era da considerarsi alquanto normale avere una voglia matta di mettersi a saltare e gridare come una ragazzina alla prima cotta.
Le volte in cui riuscivano miracolosamente ad incontrarsi, oltre ad essere molto poche rispetto alle sue necessità (fosse stato per lui, non lo avrebbe più lasciato andare per il resto dei suoi giorni), sembravano anche durare sempre troppo poco, degli infimi istanti in cui mille emozioni e sensazioni si mescolavano tra di loro e lo facevano sentire l'uomo più felice della Terra e che poi, come un miraggio nel bel mezzo deserto, scomparivano, lasciando un terribile vuoto nello stomaco che era impossibile colmare fino alla volta successiva: quella storia andava avanti ormai da parecchi anni, ma, nonostante non ci fosse giorno in cui non pensasse a come porre fine a quell'agonia una volta per tutte, finiva sempre per costringersi ad accettare le cose così come stavano, ovvero che Ennis non avrebbe mai avuto il coraggio di cominciare una vita insieme a lui.
Ma quella volta, forse, sarebbe potuta essere diversa.
Ennis gli aveva spedito una cartolina in cui annunciava che lui e Alma avevano divorziato, perciò, ora che il suo amato era tornato libero, tutto sarebbe stato più semplice: lui non avrebbe esitato un istante a separarsi da Lureen, mandare tutto e tutti a quel paese e vivere finalmente la vita che aveva bramato e agognato per tutto quel tempo, e sarebbe stato comunque un padre presente per Bobby, così come Ennis lo sarebbe potuto essere per Alma jr. e Jenny.
Sì, forse la buona sorte aveva finalmente deciso di sorridere anche a loro.
Quella sarebbe stata la loro occasione.
Mentre il paesaggio desolato scorreva fuori dal finestrino, alla radio suonavano le note di ''King of the Road'' di Roger Miller e Jack non poté trattenersi dal fischiettarla e canticchiarla allegramente, talmente tanta era l'euforia che gli infondeva il pensiero di lui e Ennis insieme per davvero, in una casa tutta loro, senza nessun altro attorno. 
Era proprio curioso di vedere che faccia avrebbe fatto al momento della sua comparsa: gli stava facendo una sorpresa, lui non sapeva assolutamente nulla della sua visita.
E quando finalmente lo vide girato di spalle, a pochi metri da quella che era la sua nuova abitazione (una baracca piuttosto malandata), l'aria smise di entrargli nei polmoni e il cuore si mise a battere ancora più velocemente, fino a rimbombargli nelle orecchie e diventando così l'unico suono da lui percettibile.
''Oh, Ennis, eccoti qui...''.
Sempre con un sorriso smagliante, Jack rallentò e suonò il clacson, dopodiché accostò sul terreno sabbioso, sollevando una leggera nuvola di polvere e attirando l'attenzione di Ennis, che, con aria incuriosita e confusa allo stesso tempo, seguì il veicolo con lo sguardo e cercò di capire chi ne fosse il proprietario.
E quando vide Jack Twist chiudersi la portiera alle spalle e venire verso di lui, lo stomaco gli si attorcigliò come un serpente attorno alla sua preda.
E non era una sensazione dovuta solamente alla gioia, purtroppo: se Jack era venuto lì così all'improvviso (e se il suo intento era quello di sorprenderlo...beh, c'era riuscito), significava che, dopo la cartolina che gli aveva spedito, si era messo in testa un altro dei suoi romantici sogni riguardanti una vita insieme, felici e spensierati in una bella fattoria tutta per loro.
Quante altre volte avrebbe dovuto raccontargli la storia di Earl e Rich, prima di convincerlo che una cosa del genere non era possibile...?
-Cosa ci fai qui?- gli chiese sorridendo, andandogli poi incontro per abbracciarlo.
Jack ricambiò subito la stretta, chiudendo gli occhi e comiciando a cullare dolcemente entrambi avanti e indietro. -Ho ricevuto la tua cartolina, non stavo più nella pelle...- rispose sommessamente, godendosi il calore delle braccia dell'amato e cercando di rallentare il battito cardiaco troppo accelerato dall'emozione.
Dio solo sapeva da quanto aveva aspettato quel momento, il momento in cui non avrebbe stretto tra le braccia un Ennis felicemente sposato ma un uomo libero, con cui poter finalmente costruire il futuro che aveva sempre sognato, sempre che anche il suddetto uomo lo volesse.
Si separarono dopo pochi secondi, ma quando Jack posò una mano sulla nuca di Ennis e cercò di tirarlo verso le sue labbra, lui se la levò di dosso e si staccò definitivamente dalla presa.
-Vieni...- gli disse incamminandosi verso il suo vecchio furgone azzurro, all'interno del quale erano sedute le sue due figlie; - Vi presento Jack- disse rivolgendosi alle due ragazze, abbassandosi poi leggermente per averle in visuale e affiancato subito da Jack, che fece lo stesso. -Alma jr. e Jenny-
-Ciao- le salutò il moro.
-Salutate- le incalzò Ennis.
-Ciao- risposero Alma e Jenny all'unisono, sorridendo debolmente.
Una volta fatte le veloci presentazioni, i due uomini si allontanarono di qualche metro dal veicolo, Ennis che guardava Jack con l'aria di chi, apparentemente, non era molto entusiasta della visita appena ricevuta e Jack che pregava qualche divinità affinché fosse solo una sua impressione.
Il biondo, come al solito, non sapeva come inziare un discorso che avesse un senso logico e che fosse costituito da più di qualche monosillabo, perciò ci pensò il compagno, che prima lo guardò con aspettativa, sempre cercando di mantenere il sorriso e di non lasciar trasparire la leggera ansia che aveva iniziato a pervaderlo, e poi iniziò a spiegare il motivo di quella che forse non si stava rivelando una buona trovata.
-Nella cartolina c'era scritto che tu e Alma avete divorziato-
-Sì-
-Beh...eccomi qua. Ho fatto il terzo grado a una decina di persone per scoprire dove ti eri trasferito-.
Ennis ora lo guardava ora distoglieva lo sguardo, visibilmente a disagio e...no, non sembrava decisamente entusiasta delle sue parole.
Cristo, cosa aveva sbagliato ancora una volta?! Cosa c'era ancora che metteva i bastoni tra le ruote?!
Niente da fare, se non c'era sempre qualcosa a frenarli dal compiere il grande passo, il mondo non poteva continuare a girare.
Per poco non gli caddero le braccia dalla frustrazione.
-Ah...- fu l'unico suono che uscì dalla bocca di Ennis, ed ecco che il sorriso che Jack aveva cercato di mantenere fino ad allora cominciò a scemare lentamente.
-Adesso che sei tornato libero ho pensato che noi...-. Fece un altro debole sorriso, aggrappandosi con tutte le sue forze a quell'infima possibilità che la risposta di Ennis non sarebbe stata un no.
-Senti...Jack, io non...mi dispiace, ma non so cosa dire. Poi questo fine settimana ho le bambine e...insomma...-.
L'euforia e l'emozione che fino a qualche istante prima colmavano il cuore del moro svanirono del tutto, sostituite immediatamente dalla delusione, e la voglia di sorridere, ora, gli era passata definitivamente.
Era stato un perfetto idiota a credere davvero che sarebbe andato tutto liscio, che Ennis si sarebbe svegliato e avrebbe deciso di andare con lui...
-Mi dispiace davvero. Dico sul serio-.
C'era di buono che, almeno, le sue parole sembravano sincere, dal momento che le aveva pronunciante guardandolo miracolosamente dritto negli occhi e reggendo il suo sguardo amareggiato.
Ma del suo dispiacere non se ne faceva proprio nulla.
-E' che le posso vedere una volta al mese, e il mese scorso ho saltato perché c'era...la marchiatura del bestiame. Quindi...niente-. 
Jack notò che il suo sguardo si era spostato oltre la sua spalla, così si voltò, notando un camioncino bianco che procedeva lungo la strada oltre una distesa di terra arida.
-Sì sì...-. Guardò un punto fisso nel vuoto, passandosi la lingua sulle labbra.
-Jack...-.
Riportò lo sguardo su Ennis, facendo appello a tutte le sue forze per non sferrargli un pugno davanti alle ragazzine: si era fatto tutte quelle ore di viaggio per cosa? Per sentirsi dire sempre la solita patetica solfa sulla marchiatura o il raduno del bestiame?! 
''Figlio di puttana che non sei altro''.
-Tornerò quando sarai solo- concluse, voltandosi per raggiungere il suo furgoncino e aprendo la portiera con un fastidioso vuoto nello stomaco, un vuoto che ormai conosceva fin troppo bene ma a cui non avrebbe mai potuto fare l'abitudine.
Il biondo abbassò lo sguardo sul terreno e vi sputò sopra, mentre Jack chiuse la portiera e mise in moto il veicolo, per poi fare marcia indietro e scomparire dietro la casa (se casa si poteva chiamare).
E con lui scomparvero anche tutti i suoi sogni e le sue speranze.













Avrebbe dovuto immaginarlo.
Sì, insomma...che diavolo si era messo in testa? Davvero aveva pensato che Ennis avrebbe cambiato idea da un momento all'altro?
Illuso, ecco cos'era.
Il problema non era mai stato la famiglia, oh no, e questo Jack lo sapeva bene, lo aveva sempre saputo. 
Ma allora perché era partito ugualmente dal Texas con lo sciocco e infantile pensiero che dopo il divorzio tutto sarebbe stato diverso? 
Ennis aveva paura, una fottuta paura di ciò che la gente avrebbe pensato di loro e ciò non sarebbe mai cambiato, neanche se loro due fossero state le ultime persone rimaste sul pianeta.
Ma la cosa divertente era che, nonostante le delusioni e la sofferenza che esse comportavano, Jack avrebbe continuato ad amarlo con ogni fibra del suo essere, fino alla fine dei suoi giorni, e questo non avrebbe potuto impedirlo nemmeno se ci avesse messo anima e corpo, poiché anche la sua anima e il suo corpo sarebbero sempre appartenuti a quel figlio di puttana.
Non era il colmo...?
Se questa cosa ci capita di nuovo al momento sbagliato, o nel posto sbagliato, siamo morti.
Due uomini che vivono insieme? Non va bene.

Era stato perfettamente chiaro, quella volta, su a Brokeback.
Perfettamente chiaro sul fatto che non sarebbe mai stato disposto a mandare a fanculo il resto del mondo e stare con lui per il resto della vita, neanche se quest'ultima fosse stata la cosa che lo avrebbe reso più felice, perché i giudizi e le maldicenze degli altri avevano la precedenza.
Perfettamente chiaro, quindi, sul fatto che non lo amasse abbastanza da rischiare.
Già, perché se Ennis lo avesse amato quanto Jack amava lui (profondamente, follemente, incondizionatamente), non avrebbe esitato un solo istante a mollare tutto per venire via con lui, anche senza sapere a cosa sarebbero andati incontro, perché insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa.
Oh, quanto avrebbe voluto tornare alla loro prima estate a Brokeback Mountain, quando Ennis non aveva alcun timore di dimostrargli un po' d'affetto sia a parole che a gesti, sentendosi al sicuro e protetto da quelle montagne e da quei paesaggi sconfinati, dove nessuno avrebbe potuto vederlo e puntare il dito contro di lui; in qualche modo, il fatto di avere un posto solo loro e di nessun altro lo rendeva più propenso a baciarlo, stringerlo forte a sé, sussurrargli parole dolci anche se molto rare.
Ma quei tempi non sarebbero più tornati.
Quell'estate era solo una memoria a cui aggrapparsi nei momenti di debolezza, una lontana e irraggiungibile stella nel cielo dei ricordi.
Le loro passeggiate a cavallo e le pecore che scorrazzavano intorno a loro.
La loro prima volta e il loro primo bacio nella tenda.
Le serate intorno al fuoco passate a scambiarsi qualche monosillabo, a insultare Aguirre o nel più assoluto silenzio.
I temporali estivi.
Faceva tutto parte del passato, ma era una cicatrice che si riapriva ogni volta che veniva toccata e che ricominciava inevitabilmente a sanguinare.
Il fatto è che...in certi momenti mi manchi così tanto che ho paura di non farcela.
Jack si portò alla bocca una mano chiusa a pugno e sentì che la tristezza stava prendendo il sopravvento, facendogli salire un nodo alla gola.
Cominciò a singhiozzare.
Poi, il doloroso e terrificante pensiero che i suoi sentimenti per Ennis non sarebbero mai stati ricambiati fino in fondo bastò per far uscire prima una, poi due lacrime lungo le sue guance, che però si affrettò ad asciugare. 
Malgrado ne avesse una voglia matta, piangere non sarebbe servito a cambiare le cose.
Stavolta alla radio suonavano una canzone intitolata ''A love that will never grow old'', di cui però non conosceva l'autore, e il paesaggio che scivolava fuori dal finestrino gli sembrò ancora più vuoto e desolato di quanto già non fosse, e il cielo troppo grigio.












E Ennis se ne stava là, a fissare il punto all'orizzonte in cui il furgoncino di Jack era scomparso dal suo campo visivo, lasciando dietro di sé una scia di polvere e profonda amarezza.
Lo aveva fatto di nuovo, lo aveva respinto e gli aveva spezzato il cuore un'altra volta con una dei suoi banali pretesti.
Ma non poteva farci niente, per quanto ci avesse sempre provato non sarebbe mai riuscito a mettere da parte le sue paure e tirare fuori le palle per cominciare a vivere veramente, nonostante lo volesse con tutto se stesso.
Oh, eccome, se lo voleva.
Non c'era altra cosa al mondo che desiderasse di più se non stare con Jack, baciare liberamente le sue labbra morbide, sentire il calore del suo corpo fondersi con il suo, sentire il profumo della sua pelle avvolgerlo nel suo manto di dolcezza e perdersi per sempre nel profondo azzurro dei suoi grandi occhi, che gli avevano sempre trasmesso tutto l'amore e la devozione possibili, nonostante lui gli avesse fatto patire le pene dell'inferno.
Voleva amarlo, amarlo come ogni essere umano desiderava di essere amato.
Se lui avesse voluto sarebbe potuto essere così, esattamente così, per sempre.
Ma non poteva.
Non poteva, perché la paura non glielo avrebbe mai permesso, avrebbe sempre avuto il pieno controllo della sua mente e, di conseguenza, delle sue azioni. Il coraggio non aveva mai fatto parte del suo carattere chiuso, freddo e introverso.
La loro era una storia destinata a non essere vissuta, un amore impossibile che non li avrebbe mai portati da nessuna parte, un mare che li avrebbe portati alla deriva per poi non riuscire più a risalire in superficie.
Ed era solo colpa sua, ne era consapevole.
Ma non credeva che avrebbe mai fatto niente per cambiare.
-Mi dispiace, Jack- sussurrò al vento, con la speranza che, un giorno, quelle due ormai insignificanti parole sarebbero giunte fino a lui.
-Mi dispiace-.












 
''Jack, anche se è dura da accettare, dammi retta, fattene una ragione''.
-Ennis Del Mar, ''I segreti di Brokeback Mountain''.

 
   
 
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