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Autore: Rio Kastle    19/05/2014    2 recensioni
Dal capitolo 1:
"Sola. Completamente sola. Solo la dolce brezza primaverile le accarezzava i capelli. Tutti quelli che conosceva e che aveva amato l’avevano abbandonata. Era come se fossero andati via, senza ricordarsi di lei. Ed ora voleva solo raggiungerli. Ne era convinta. Se fosse andata a trovarli forse si sarebbe sentita meglio. Avrebbe riabbracciato il suo fratellino, i suoi genitori, il suo Alex.
Sapeva anche la strada. Avrebbe usato quella che avevano percorso tutti. Sarebbe passata per il lago. Era la via più sicura. La più veloce."
Luna vuole solo farla finita. Non per paura o per depressione come tanti, ma perchè le sembra la cosa più ragionevole da fare. Ma qualcosa, una forza più forte di lei e di tutti noi le impedisce di fare quella scelta. Luna capirà ben presto che dalle perdite più grandi può nascere qualcosa di nuovo e meraviglioso, e che la vita vale molto, troppo per essere gettata via.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1
 
 
 
 
Sola. Completamente sola. Solo la dolce brezza primaverile le accarezzava i capelli. Tutti quelli che conosceva e che aveva amato l’avevano abbandonata. Era come se fossero andati via, senza ricordarsi di lei. Ed ora voleva solo raggiungerli. Ne era convinta. Se fosse andata a trovarli forse si sarebbe sentita meglio. Avrebbe riabbracciato il suo fratellino, i suoi genitori, il suo Alex.
Sapeva anche la strada. Avrebbe usato quella che avevano percorso tutti. Sarebbe passata per il lago. Era la via più sicura. La più veloce.
Doveva solo trovare il modo di scappare da quel campo. L’avevano allestito appena dopo l’inondazione. Era lontano dal suo paese. Del resto casa sua, come tutte le altre erano inaccedibili.
Al campo tutti la trovavano strana. Non aveva più nessuno eppure non aveva versato una lacrima. Ma loro non capivano. Non potevano capire. Lei non era triste. Era indifferente, anzi oserei dire quasi… contenta. Perché lei sapeva fin dall’inizio che li avrebbe raggiunti. Lo sapeva. Per questo non aveva paura e non era sempre buia in viso come tutti gli altri. Non parlava con nessuno, e nessuno osava rivolgerle la parola. Non si muoveva dalla sua tenda. Certe volte la trovavano con lo sguardo fisso e perso nel vuoto. Pensava. Pensava a come scappare.
Così una notte lo fece. Si alzò per la prima volta dalla barella e corse via. Corse verso la notte. Nessuno la vide e nessuno la sentì. O così le sembrò.
Correva leggera e delicata come una farfalla. Il vento era più forte quella notte e sembrava volerla contrastare, ma lei non si lasciò fermare.
Si fermò solo davanti alla luna. La luna. L’aveva sempre trovata così piena di mistero, così magica. Quella notte era davvero magnifica. Splendeva alta nel cielo e sembrava volesse sconfiggere le stelle. Le sovrastava prepotente e dominava il buoi. La luna. Probabilmente era stata in una notte come quella che sua madre aveva deciso di chiamarla così. Provò ad immaginare i suoi genitori che guardavano il cielo e pensavano a quel nome per lei. Pensò che era un nome azzeccato. Le piaceva il suo nome. Lo trovava misterioso almeno quanto la luna vera.
Tornò a fissare il riflesso del cielo davanti ai suoi piedi. Fece un passo. Sentì l’acqua fredda penetrare attraverso la tela delle sue scarpe. Rimase così per un po’. Poi iniziò a camminare. Dapprima timidamente, poi sempre con più convinzione, finché non rimase immersa fino al seno. Fece un passo ancora e l’acqua le sommerse le spalle. Quel freddo era dolce e rilassante. Fece un respiro e mosse ancora una volta un piede.
Adesso era immersa completamente nell’acqua. Sentiva che le mancava il respiro, ma ne era contenta. Finalmente stava tornando dai suoi cari.
Chiuse piano gli occhi, come per addormentarsi. Poi di colpo non sentì più niente. Non sentiva più il freddo del lago.
Il suo corpo iniziò a sprofondare, finché non si depositò sulla sabbia del fondale. Era morta.
No, non ancora, però ci era vicina.
Il corpo iniziò a galleggiare. Quando arrivò in superficie un vento leggero e potente allo stesso tempo iniziò a sospingerla verso la riva. Quando fu sulla sabbia asciutta, il vento si fece più forte. La sollevò da terra per depositarla più in là, sul prato verde, dove l’umidità della notte stava creando la rugiada, che la mattina dopo avrebbe brillato al sole.
  
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