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Autore: SilviAngel    19/05/2014    8 recensioni
Semplici e tranquilli preparativi di un matrimonio in un assolato e afoso pomeriggio.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Oggi Sposi'
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Questa storiella fa parte dell’universo che vede Stiles e Derek vivere insieme con quel terremoto inarrestabile del piccolo Oliver ed è quindi il seguito di “Una notte come tutte le altre” e “Il matrimonio”.
La lettura di queste ff non è però in fin dei conti assolutamente necessaria.
Tra un paio di giorni inizierà il periodo dei miei viaggetti primaverili (convention di Supernatural e a seguire convention di Teen Wolf) quindi tutti i miei racconti subiranno uno stop doveroso fino almeno a metà giugno.
Buona lettura e a presto
 
“E che si siedano pure dove diavolo vogliono”
 
Stiles non aveva idea di cosa stesse succedendo al tempo.
Era solamente metà marzo, ma il caldo era assolutamente asfissiante.
Era steso a pancia sotto sul grande letto della sua camera sbuffando e maledicendo la temperatura e l’umidità che lo faceva sudare come non mai, con tra le mani un grande cartello pieno zeppo di piccoli e coloratissimi post it.
Ogni foglietto adesivo aveva un nome e, per non fare confusione, una minuscola e solo abbozzata triskele stazionava accanto ad alcuni di questi.
I denti del giovane – che oramai vinto dall’afa aveva abbandonato la maglietta a terra e per mera decenza si era fatto violenza tenendo almeno addosso i bermuda – erano stretti attorno all’estremità oramai brutalmente martoriata di una matita e tra le sue dita rotolava senza posa una gomma un tempo bianca.
Perso nelle sue riflessioni e in impossibili incastri, Stiles non si accorse, se non a danno compiuto, dell’incombere del suo futuro marito che, senza grazia alcuna, si gettò sul letto, facendo sobbalzare il professore, il tabellone e soprattutto un discreto numero di post it che erano stati solo adagiati e non ancora premuti contro la superficie di carta.
“Dannazione Derek” strillò Stiles.
“Che cosa stai facendo di così interessante da far si che tu non stia approfittando di questo ben di Dio, ora steso accanto a te, soprattutto considerando che quel terremoto di Oliver è a casa di tuo padre?”
Voltando il capo, il figlio dello sceriffo poté gustarsi il corpo del compagno scompostamente adagiato sul letto sfatto e che languidamente si accarezzava il petto con la punta delle dita.
“Cosa sto facendo? Quello che tu hai evitato come lo strozzalupo nelle ultime settimane: la sistemazione dei posti per il ricevimento. Non so se lo ricordi, ma ci sposiamo tra meno di due settimane e non abbiamo ancora idea di dove mettere a sedere quel pazzo di tuo zio e la sorella antipatica e stramba di mia nonna” mugugnò affranto Stiles cercando di muovere a compassione l’altro.
“Io so cosa dobbiamo fare. Diciamo al servizio di catering di non mettere nomi e lasciamo che ognuno si sieda dove vuole”
“Barbaro” commentò Stiles scuotendo il capo “Non si può. Perché poi lo so, verrà fuori un casino. Ascolta noi ora ci mettiamo d’impegno e”
“Oh, sì, ci puoi giurare” lo interruppe Derek sfilandogli dalle mani gomma e matita e sottraendogli quel dannato cartellone “ci metteremo tanto impegno, certo non a decidere dei posti a tavola” e mollando tutto sul pavimento, saltò bellamente addosso al minore.
“Derek, no fermo” iniziò a lamentarsi e a dimenarsi Stiles, cercando di liberarsi dalla morsa delle sue mani e delle sue labbra. Anche se, attimo dopo attimo e bacio dopo bacio, i tentativi persero gran parte della loro forza, fino a quando, aprendo platealmente le braccia, si arrese “Va bene, fai di me ciò che vuoi”
Portandosi esattamente sopra il corpo steso del piccolo, il lupo ghignò “Davvero posso fare tutto quello che voglio? Allora preparati” e sfilandosi i pantaloni e l’intimo, rimase gloriosamente nudo “Hai idea di cosa io abbia passato? Sono settimane che non hai più tempo per me, per noi”
Parlando, il moro si era portato a sedere sui talloni, permettendo così a Stiles, ancora steso sulle lenzuola di godersi lo spettacolo sfolgorante della sua nudità.
“Settimane in cui mi hai concesso solo una sveltina nella lavanderia durante il sonnellino di Oliver e sappiamo entrambi quanto poco dorma il nostro cucciolo” riprese a lamentarsi il licantropo, cominciando ad accarezzare il proprio membro e l’inizio di erezione oramai evidente “Settimane in cui io non ho fatto altro che immaginare cosa avrei voluto farti, mentre tu eri concentrato su smoking, stuzzichini, fiori e quei maledetti posti a sedere” ad ogni distrazione che gli aveva tolto le attenzioni da cui era dipendente, il paramedico aveva stretto ulteriormente le dita attorno alla sua carne sempre più dura e bagnata, regalandosi stoccante via via più energiche.
“Derek” balbettò Stiles, perso nella visione che aveva davanti e incapace di dire altro o di muoversi. L’unico gesto che riuscì a compiere fu allungare curioso e impaziente il braccio davanti a sé, mosso dal desiderio di sostituire le sue dita a quelle dell’uomo che amava e poter accarezzare la sua pelle che sapeva essere calda e liscia, ma la sua mano venne impunemente cacciata.
“No, non te lo meriti. Questa sarà la tua punizione: guardare ma non toccare” soffiò Derek con il fiato rotto dai primi gemiti di piacere.
“Non puoi farmi questo, Derek” miagolò Stiles strisciando impacciato verso di lui, ma fermandosi ad osservare il viso dell’Alfa. Gli occhi erano a malapena chiusi e le ciglia si muovevano leggere, quasi tremando. Scendendo di poco, le guance si presentavano rosse, così deliziose da essere prese a morsi, così come le labbra, aperte e capaci di lasciare liberi mugolii che da soli avrebbero potuto far capitolare il castano.  
Senza attendere oltre e abbassando il torso, Stiles portò il proprio viso a pochi centimetri dal membro lucido e duro di Derek, limitandosi a una prima e timida lappata, strappando al moro un gemito di sorpresa e piacere abilmente mescolati.
 
Il licantropo allontanò la mano dal proprio pene, godendosi i tocchi lenti e sapienti della lingua calda e umida sulla propria pelle, mentre le mani di Stiles si stringevano con forza alle sue cosce per avere stabilità maggiore e poter essere usate facilmente come appoggio.
Le dita, ora libere, del mannaro scivolarono lente sulla schiena di Stiles, seguendone i movimenti, lasciandosi dietro i leggeri segni delle sue unghie umane.
“Stiles, smettila di giocare, devi farti perdonare per bene e qualche leccatina non basterà” si arrischiò a giocare Derek, consapevole di essere del tutto in balia dell’umano e soprattutto del piacere che questo era in grado di fargli provare anche solo con uno sguardo o lievi tocchi.
“Ai tuoi ordini” ansimò Stiles avvolgendo con il suo fiato fresco l’erezione bagnata, appena prima di farla sprofondare con un solo movimento dentro la sua bocca.
 
Dopo pochi saliscendi, Derek strinse le mani sulle spalle del castano, costringendolo ad interrompere il suo lavoretto e privandosi di quel paradiso “Non così veloce, ragazzino” e usando la stessa presa per spingerlo all’indietro, così da farlo cadere sul materasso, approfittò dell’effetto sorpresa per sfilargli, in un solo gesto, pantaloni e intimo lasciandolo completamente nudo e in balia delle sue voglie.
“Tu non hai idea di cosa ti farò oggi. Settimane di arretrati Stiles, settimane di sogni e fantasie, settimane di erezioni di cui ho dovuto occuparmi da solo”
“E dimmi, cosa sognavi?” chiese curioso Stiles, tentando di mettersi seduto, ma venendo ricacciato indietro sul letto.
“Nel più ricorrente, già vestito per la cerimonia, entravo nella tua vecchia camera, trovandoti intendo ad annodarti maldestramente il papillon davanti allo specchio che hai messo dentro l’anta dell’armadio quando hai iniziato a vestirti provocante per i nostri primi appuntamenti”
“Tu sapevi che” iniziò Stiles venendo immediatamente zittito.
“Che lo avevi comprato per poterti sincerare che quei dannati e strettissimi jeans ti facevano un culo favoloso? Sì, lo avevo intuito, avendoti sorpreso più volte a guardarti il fondoschiena. Poi, nel sogno, ti costringevo a poggiare le mani sulla superficie dello specchio e dopo averti detto quanto fossi sexy, mi limitavo ad abbassarti appena i pantaloni e i boxer avendo cura di non liberare la erezione. E sai cosa facevo dopo?”
Stiles negò lento con il capo in religioso silenzio.
“Dopo ti regalavo quella favolosa scopata rude e dura che hai sempre desiderato, che mi hai sempre supplicato di concederti, costringendoti a venire nei pantaloni, ben consapevole che non avresti avuto il tempo di cambiarti d’abito e che avrei potuto godere dell’odore della tua eccitazione per tutta la durata del matrimonio e poi”
“Basta” si ritrovò a ringhiare con voce roca Stiles, mentre con un movimento veloce, ma che Derek, volendo, avrebbe potuto fermare, guardandosi bene però dal farlo “Hai ragione, sono stato un pessimo futuro marito, ma ora zitto e datti da fare”
“Ma come?” finse meraviglia il moro, occhieggiando il caos di post it colorati sparsi sul pavimento “Dobbiamo occuparci dei tavoli, di mio zio e”
“Scordatelo, ora abbiamo altro a cui pensare” e, sedendosi a cavallo del suo bacino, Stiles ordinò “Scopami e che gli invitati si siedano pure dove diavolo vogliono”
   
 
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