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Autore: denna    19/05/2014    2 recensioni
I suoi amici glielo avevano detto. Alcuni di loro più di una volta. Ma lui non li aveva ascoltati e ora stava per pagarne le conseguenze. Ed il prezzo era la sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Buonasera! Poiché i lavori con la mia storia primcipali procedono MOLTO a rilento e in in maniera non molto soddisfacente, ho deciso di pubblicare questa cosina, scritta per sfogarmi un po'. Spero vi piaccia, buona lettura! 



Mute Friendship
 
I suoi amici glielo avevano detto. Alcuni di loro più di una volta. Ma lui non li aveva ascoltati  e ora stava per pagarne le conseguenze. Ed il prezzo era la sua vita.
Si sforzò di mantenere la calma, non voleva che la paura prendesse il sopravvento. Non davanti a lui. Nonostante la situazione disperata, aveva ancora un briciolo di orgoglio che, purtroppo per lui, non sembrava sufficiente a rallentare i battiti del suo cuore impazzito. Ichigo era abbastanza certo che perfino il suo avversario si fosse accorto del rumore dell’organo che sbatacchiava contro le sue costole a ritmo forsennato, aggiungendo altro dolore a quello che già gli pervadeva l’intero corpo. Il rumore di passi attutiti dalla sabbia lo informarono che il suo giustiziere si stava avvicinando. Era giunto il momento. Gli sembrò quasi di sentire Rukia dargli dello stupido, Renji ribadire che era un idiota, Orihime piangere e gridare il suo nome. Gli parve perfino di vederli, ma era un’illusione. Non avrebbe più rivisto né loro, né gli altri, né la sua famiglia. Sarebbe morto sotto quel cielo nero, lontano da casa.
 Senza i suoi amici, ma insieme a lui.
Non avrebbe mai pensato che le parole pronunciate con spavalderia qualche anno prima, si sarebbero rivelate in qualche modo veritiere. Aveva udito molti altri nomi dopo il suo, ma lui sarebbe stata l’ultima persona che avrebbe visto prima della fine.
«Sei sicuro, Ichigo?» gli aveva chiesto Rukia, quella stessa mattina, con sguardo serio.
«Ne abbiamo già parlato.» aveva risposto lui pacatamente, intanto che scendeva le scale. «Non capisco perché dobbiamo discuterne ogni volta.»
«Perché sei pazzo!» si intromise Renji, che li stava seguendo.
«Perché ogni volta spero che tu cambi idea.» ammise lei, con l’ombra di un sorriso.
«Allora, vuol dire che, dopo tutto questo tempo, non ha ancora imparato a conoscere Kurosaki-san, Kuchiki san!» disse un sorridente Urahara che li stava aspettando davanti a due pilastri di roccia.
«Io continuo a dire che è pazzo.» bofonchiò Renji.
Ichigo lo ignorò e si avvicinò all’ex-capitano.
«Devo sbrigarmi, o farò tardi» disse tra sé e sé.
«Ci tieni davvero tanto ad andare.» commentò il rosso, inarcando un sopracciglio.
«Prima vado, prima potrò tornare.» replicò il ragazzo dai capelli arancioni.
«Se tornerai.» replicò il dio della morte, sottovoce.
«Kurosaki- kun!» gridò qualcuno dalla cima delle scale.
«Ciao, Inoue.» la salutò il sostituto shinigami.
«Scusate il ritardo, ma mi hanno trattenuta al lavoro. Temevo di non riuscire ad arrivare in tempo…» ansimò. «Per fortuna, Sado-kun è passato a prendermi!» raccontò la ragazza, indicando l’alto ragazzo moro che l’accompagnava. Chad salutò Ichigo con un cenno del capo.
«Siamo quasi pronti!» urlò Urahara, prima di mettersi a recitare il kido che ormai Ichigo conosceva a memoria.
«Potresti lasciare che io e Renji ti accompagnassimo: per essere sicuri… Per controllare…» insistette Rukia.
«No. E’ pericoloso, potreste rimanere coinvolti.» ribatté il sostituto shinigami, deciso.
E non voleva perdere la concentrazione preoccupandosi per la loro incolumità, ma questo non glielo disse. Dopotutto, avevano le loro buone ragioni per essere preoccupati per lui.
«Bene! Siamo pronti!» urlò Urahara, mentre il Garganta si apriva tra i due pilastri. Un vortice d’aria e particelle spirituali li travolse. «Quando vuole, Kurosaki-san!»
«Devo andare.» disse Ichigo.
«B-buona fortuna, Kurosaki-kun.» balbettò Inoue, arrossendo.
«Fai attenzione.» disse Rukia.
«Come sempre.» disse lui.
 Si era soffermato un secondo a guardarli.
Erano venuti tutti anche stavolta. Ogni volta che si recava all’Urahara Shop, loro insistevano per essere lì, e rimanevano ad aspettarlo fino al suo ritorno. Come la prima volta.
Ichigo sospettava che fosse una specie di rito scaramantico per garantire che andasse tutto bene. Era l’unico modo che era loro rimasto per aiutarlo. E sembrava funzionare, visto che le quattro volte precedenti era tornato indietro. Sorrise, mentre saltava nel varco e l’oscurità lo inghiottiva.
Raggiunse presto la fine del passaggio. Venne accolto dalla luce della luna calante che spiccava contro il cielo nero del deserto. Galleggiò qualche istante nell’aria, intanto che il Garganta si chiudeva alle sue spalle, per poi precipitare verso il terreno. Fortunatamente, recuperò quota e atterrò su uno dei pochi pilastri ancora intatti tra le rovine, evitando lo schianto. Mugugnò qualche insulto contro Urahara. Possibile che, dopo anni,  Mr. Zoccoli e Cappello non riuscisse ancora a far apparire l’uscita a meno di cinquanta metri dal suolo?
Si voltò, consapevole di non essere solo. Infatti, qualcuno sulla cima un pilastro fatiscente lo stava osservando. Anche lo shinigami guardò la figura ammantata di bianco, il motivo per il quale una volta al mese si recava lì. Il re dell’Hueco Mundo. 
Grimmjow Jaegerjaques.
« Sei in ritardo.» affermò l’arrancar azzurro.
«Non così tanto.» si giustificò Ichigo. Moriva dalla voglia di sapere come facessero gli arrancar a misurare lo scorrere del tempo, in quella notte senza fine. «Piuttosto, non ti sei stufato? Non possiamo farla finita con questa volta?» domandò.
«No» fu la piccata risposta dell’espada.
Rukia si sbagliava. Esisteva decisamente qualcuno più testardo di lui.
E pazzo.
Sospirò rassegnato. Non poteva prendersela tanto con lui. Se si trovava invischiato in questa situazione, la colpa era soltanto sua.
La guerra con i quincy si era finalmente conclusa. Il Wandenreich era stato distrutto, Yhwach sconfitto. Avevano vinto, ma a caro prezzo: molti dei della morte, tra i quali alcuni dei suoi amici, erano rimasti uccisi, così come molti arrancar. Al termine del conflitto, i loro improbabili alleati avevano fatto ritorno nell’Hueco Mundo, ora libero dagli invasori. Entrambi i mondi avevano passato il periodo successivo a riprendersi dalle proprie ferite. Ma, alla gioia per la vittoria e al dolore per i caduti, si era unito il timore su cosa sarebbe avvenuto, ora che l’alleanza era sciolta. Con una Soul Society così fragile, ogni shinigami desiderava ardentemente conoscere le intenzioni del nuovo sovrano, colui che era salito al trono dopo la morte di Tia Harribel. Tuttavia, a dispetto della sua indole bellicosa, il nuovo re degli hollow aveva mostrato una totale indifferenza per gli shinigami. Ichigo sapeva che ciò, o meglio chi, interessava veramente la sesta espada non si trovava nella Soul Society, ma si era sorpreso lo stesso quando, dopo mesi di silenzio, l’arrancar azzurro si era rifatto vivo, chiedendo espressamente di lui.
“Se davvero ti infastidisco così tanto, combatterò con te ogni volta che vorrai”.
 Quelle parole pronunciate anni prima erano un tentativo di convincere il suo avversario ad arrendersi, senza doverlo per forza uccidere. Non avrebbe mai creduto che l’espada  le ricordasse ancora, e ancor di più che avrebbe potuto accettare quella proposta dettata dall’urgenza di portare Inoue via dall’Hueco Mundo. Ma una promessa, anche se fatta su due piedi, era una promessa. In più, Ichigo si era reso conto che assecondare la richiesta di Grimmjow poteva essere un vantaggio anche per gli shinigami: la prospettiva di affrontare Ichigo avrebbe distolto l’azzurro da qualsiasi altro pensiero. Eventuale attacco alla Soul Society incluso.
Così, si era recato nell’Hueco Mundo per affrontare l’arrancar, dato che a nessuno era venuto in mente un luogo migliore dove poter combattere senza il rischio di danni collaterali. Nonostante il parere contrario dei suoi amici, aveva deciso di tener fede all’accordo. Non capiva perché continuassero a preoccuparsi, perché dicessero che stava commettendo un errore, che stava rischiando troppo. Dopotutto,  nei cinque mesi trascorsi, le cose erano sempre andate per il meglio.
Fino ad oggi.
Giaceva sulla sabbia, sconfitto, ferito, incapace di muoversi.
Non aveva mai preso in considerazione l’idea che potesse perdere.  E quell’unico atto di superbia forse gli sarebbe stato fatale. Aveva sempre rassicurato i suoi amici, ora avrebbe voluto che qualcuno di loro fosse lì e gli dicesse che non si era sbagliato e non aveva nulla da temere. Era abbastanza sicuro che Grimmjow non lo avrebbe ucciso. Avevano combattuto gli stessi nemici, avevano entrambi sofferto per la perdita dei propri compagni, e l’espada aveva partecipato con lui ed i suoi amici alla battaglia finale. Non voleva credere che lo avesse fatto solo perché tra loro c’era un accordo.
Ma ora, vedendo l’arrancar azzurro avanzare nella sua direzione, la sua convinzione iniziò a vacillare.
“E’ pur sempre un hollow, non dimenticarlo” gli aveva detto Rukia. “Gli hollow non fanno amicizia, seguono solo i propri istinti e sono schiavi delle loro ossessioni.”
Si rese conto di quanto fosse stato sciocco aver solo pensato a un suo cambiamento, per aver scommesso la sua vita in quel modo sconsiderato.
Grimmjow gli girò attorno, senza fretta. Ad  Ichigo ricordò un predatore che contempla la preda agonizzante, prima di darle il colpo di grazia.
L’espada si chinò leggermente su di lui.
«Sei messo male.» commentò, scoprendo i canini appuntiti in un sorriso molto compiaciuto.
 Aveva perso lo stato di resurrecciòn e, come lui, era ferito dalla testa ai piedi, con la sola differenza che Grimmjow si reggeva ancora in piedi. Pantera era stretta nella sua mano, pronta ad essere usata.
«Tu non sei messo meglio!»  sbottò il dio della morte, incapace di trattenersi.
Nonostante sapesse che quella sarebbe stata la loro ultima conversazione, non riusciva  a smettere di trattarlo come durante la guerra. I loro battibecchi, litigi, e talvolta anche scazzottate, erano diventate famose durante il periodo di permanenza di Grimmjow nella Soul Society.
Senza volerlo, aveva iniziato a considerarlo uno dei suoi amici. Ma forse, anzi, sicuramente, era stato un atteggiamento unilaterale. Si era illuso che l’espada fosse cambiato e avesse sotterrato gli antichi rancori.
«Detto da uno con un piede nella fossa…» replicò divertito l’arrancar.
Era da stupidi aver pensato che Grimmjow non lo avrebbe ucciso in nome di chissà cosa. Amicizia? L’arrancar azzurro avrebbe provato disgusto solo all’idea di considerarlo suo amico. Lui non aveva amici, solo sudditi.
Il viso di Grimmjow tornò serio.
Ci siamo-pensò amaramente Ichigo.
L’espada sollevò la zanpakuto; lo shinigami notò i numerosi segni della battaglia che ne avevano rovinato il filo, ma ciò non rendeva l’arma meno letale.
Anche se probabilmente non avrebbe avuto la forza di impugnarle, desiderò avere con se le sue Zangetsu, ma le zanpakuto erano state scagliate via dall’attacco decisivo.
La lama di Pantera brillò per un attimo, prima di conficcarsi nel terreno. Lo shinigami guardò attonito l’acciaio graffiato. L’espada si voltò e si allontanò di alcuni passi.
Ichigo si girò faticosamente su un fianco, ignorando le dolorose proteste del suo corpo, per poter guardare meglio il suo rivale: Grimmjow sembrava essersi completamente dimenticato della sua presenza e fissava assorto la falce di luna che si stagliava contro il cielo color ossidiana.
Il sostituto shinigami ancora non credeva ai suoi occhi. Si chiese se stesse sognando o fosse in preda a qualche allucinazione. Alla fine, si pizzicò forte la guancia. Il dolore, più che reale, arrivò in un baleno, strappandogli un piccolo lamento.
Solo in quel momento, l’arrancar si accorse di essere osservato.
«Beh? » sbottò.
«C-cosa?» domandò Ichigo, colto alla sprovvista.
«Perché sei ancora qui? Hai intenzione di rimanere fino al prossimo mese? Vattene.» ringhiò Grimmjow.
Il dio della morte trasalì. Non riusciva a smettere di fissare incredulo l’espada, che batteva impaziente il piede sulla sabbia, in attesa di una risposta.
«Lo farei, ma non riesco a muovermi.» ammise infine, distogliendo lo sguardo.
L’arrancar azzurro inarcò un sopracciglio, mentre lo squadrava da capo a piedi.
« Arrangiati. Io non ti accompagno.» affermò, dandogli nuovamente le spalle.
«Non te l’ho chiesto!» berciò il sostituto shinigami, irritato dal bizzarro comportamento dell’espada. «E tu, perché sei ancora qui?» gli gridò di rimando.
«Ci vivo.» disse lui, prima di allontanarsi.
Rimasto da solo, Ichigo tentò di rialzarsi con estrema cautela. Le fitte che risalirono dalle gambe e lungo la spina dorsale lo convinsero a lasciar perdere. Rimase sdraiato sulla sabbia, mentre faceva dei lunghi respiri.
Così non va bene
 Alla fine, seppellì il suo orgoglio e iniziò a frugare nella tasca dell’hakama.Tirò fuori il denreishiki e selezionò il numero di Rukia. Digitò un breve messaggio:
Ho finito. Non posso tornare indietro da solo. Puoi venire ad aiutarmi?
Gli sembrò che premere il tasto “Invia” fosse faticoso quasi quanto i tentativi di rimettersi in piedi. Mentre attendeva una risposta, un movimento tra le dune catturò la sua attenzione. Poi, notò qualcos’altro muoversi alla sua destra, un altro movimento e un altro ancora dalla parte opposta. Non dovette aspettare molto, prima che un hollow balzasse fuori dalla sabbia. La creatura somigliava vagamente ad un orso, a parte per le corna ritorte che spuntavano ai lati della maschera. Altri hollow spuntarono da sotto le dune, raggiungendolo. La grossa bestia si passò la lingua sulle zanne, per poi correre verso di lui, seguita dalle altre.
 Le dita dello shinigami stritolarono il cellulare.
A metà del tragitto, l’hollow si fermò bruscamente. Fiutò circospetto l’aria, prima di digrignare i denti ed emettere un basso ringhio. Nonostante l’atteggiamento minaccioso, la belva sembrava titubante ad attaccarlo. Gli hollow alle sue spalle si agitarono ed iniziarono a sollevare un coro di latrati e grida , ma nessuno superò il più grande. Lo shinigami iniziava a non capirci più nulla. Era come se una barriera invisibile fosse comparsa tra lui e il branco di mostri. Avvertì una presenza accanto a lui: sollevò lo sguardo oltre la spalla e vide Grimmjow, in piedi vicino a lui. L’arrancar azzurro lanciò all’orso un’occhiata truce. Il grosso hollow arretrò di un paio di passi. Ichigo guardò perplesso l’espada, l’hollow, per poi soffermarsi di nuovo sull’azzurro, che incrociò il suo sguardo.
«Ho dimenticato la zanpakuto.» disse sbrigativo Grimmjow, mentre tornava ad osservare gli hollow.
 L’orso emise un possente ruggito, che ebbe il solo effetto di far sogghignare l’espada. Gli altri hollow lo imitarono, iniziando a correre in maniera forsennata, scontrandosi gli uni con gli altri, ma non osarono accorciare le distanze.
La vibrazione del cellulare costrinse lo shinigami a distogliere lo sguardo da quel singolare spettacolo per leggere la risposta.
Arriviamo subito. Sicuro che sia tutto a posto?
 Ichigo guardò l’arrancar azzurro, che si era accomodato sulla sabbia, lanciare altre occhiate intimidatorie agli hollow. Con un lieve sorriso, riportò la sua attenzione sul telefonino.
Si. Va tutto bene.
 
Note:
Bene, fatemi sapere cosa ne pensate!
Ciao! :)

 
  
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