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Autore: Hil 89    30/07/2008    4 recensioni
Ciao gente, sono di nuovo qui.. Questa ff l'ho scritta ieri sera, mentre guardavo la seconda puntata di Robin Hood.. sono i pensieri di Robin e di Marian durante alcune scene dell'episodio. I dialoghi sono quasi tutti inerenti alla serie. Lasciate un commenti. Saluti, HiL
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NON POSSO VIVERE SENZA DI TE


Robin di Lockley, meglio conosciuto come Robin Hood, era seduto in una grotta buia e fredda nel cuore della Foresta di Sherwood.
Il volto tra le mani e gli occhi chiari puntati sul corpo di una giovane fanciulla, ferita e sdraiata sulla nuda roccia. La giovane era Lady Marian. Era stata ferita da Sir Guy di Gisbourne mentre vestiva i panni del Guardiano Notturno.

“La cosa brutta è che sei ferita, la cosa bella è che non dovrai più sposare l’uomo che ti ha pugnalata” E’ bello poterlo dire sul serio. Marian non dovrà  sposare Gisbourne.
La giovane sorrise debolmente, poi gli chiese cosa sarebbe successo all’uomo che avrebbe dovuto sposare, visto che Robin era riuscito a smascherare il suo tradimento e lo avrebbe riferito al re appena sarebbe tornato. Il giovane gli rispose che avrebbe parlato con il re e che poi Gisbourne sarebbe stato giustiziato.
Lady Marian si lasciò sfuggire un sospiro e Robin lo notò subito.
“Marian! Quello è l’uomo che ti ha obbligato a sposarlo, lo capisci?! L’uomo che ha tentato di uccidere il re, l’uomo che ti ha pugnalato…” Possibile che non riesci a capire…
“In ogni caso non approverò mai la forca” Possibile che non riesci a capire…
Il ragazzo sbuffò, e la giovane lo guardò negli occhi, “Che c’è? Avanti dimmelo”
Robin alzò lo sguardo, era triste, ma si vedeva anche uno strato di delusione nei suoi occhi azzurri, “Secondo me ti interessa” Come può interessarti un uomo del genere?
“E’ un essere umano”
“Non è questo… Sei attratta da lui” Perché lui? Marian… perché?
“Attratta..” la ragazza si voltò dall’altra parte lasciandosi sfuggire una risata sarcastica. Robin… possibile che non lo capisci? Possibile che sei cosi ottuso? Io non sono minimamente attratta da Guy… Ma tu non vedi… non capisci…
“L’ha detto lui stesso… e aveva ragione, giusto?” lo sguardo di Robin si fece duro.
“Cresci Robin” parole schietta, difficili da digerire. Le iridi chiare di Marian si velarono di uno strato di amarezza. Possibile che proprio non riesci a capire… Lo devo fare…
“Stamattina quando pensavi di doverlo sposare eri felicemente rassegnata al tuo destino” La voce di Robin era accusatoria, la rabbia stava nuovamente immergendo il suo cuore, come quella mattina, quando aveva cercato di persuaderla, di farla ragionare, di fermarla. Non doveva sposarlo. E invece lei gli aveva risposto che lo avrebbe sposato. Non c’erano alternative. “Le sue qualità… I suoi sentimenti genuini” ripetè con sarcasmo le cose che gli aveva detto lei quella mattina.
“Cercavo solo di farmi coraggio” rispose stanca la ragazza, il dolore stava tornando a tormentarla. Non era solo quello fisico.. era anche quello psicologico. Il sapere che Robin non la capiva non le rendeva la vita facile. Aveva bisogno del suo appoggio, del suo sostegno. Di lui.
“Ma perché?” sbottò lui alzandosi, “E questa storia del Guardiano Notturno?” domandò poi avvicinandosi.
“Quale storia del Guardiano Notturno” rispose quasi urlando la ragazza, “Io sto solo facendo quello che fai tu, ma con più intelligenza”
“Pensavo che a questo punto ti saresti rassegnata. Ogni volta che esci ti ritrovi in arresto, o pugnalata, o promessa sposa. Dovresti stare a casa a ricamare, Marian” Parole dette con rabbia, senza pensarci. Idiota! “Non dicevo sul serio” non la guardò in volto. Non ce la faceva a sostenere il suo sguardo deluso dalle sue parole. Sapeva che si sarebbe arrabbiata, o meglio, offesa. Robin sapeva che Marian era diversa da tutte le ragazze che conosceva. Non era come le altre, ed era proprio questa sua qualità che la rendeva speciale. Speciale ai suoi occhi.
“Perfino mio padre. Che è vecchio ed infermo e ha molto più da perdere di te… Mi appoggia più di te” Parole dette con ira, delusione, sdegno ed irritazione. Lo colpirono come un pugno nello stomaco. Robin abbassò lo sguardo, mentre la ragazza di lasciava sfuggire un gemito di dolore. La ferita le faceva male, molto male. Djaq cercò di calmarla. Non si doveva agitare. Non le avrebbe fatto per niente bene.

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Marian era peggiorata vistosamente. Stava soffrendo notevolmente, lo si poteva notare dall’espressione sofferente dipinta sul suo volto, dalla sfumatura che avevano assunto i suoi occhi azzurri, dal respiro affannoso.
Robin le era accanto. Non poteva lasciarla. Non voleva lasciarla. Djaq aveva detto che era grave, molto grave. Appena aveva visto lo sguardo della sua amica, il suo cuore aveva iniziato a sanguinare.
La stava perdendo.
“Dovrei andare a casa, mio padre sarà in pensiero” la sua voce era bassa, delicata, ma sofferente.
“Ogni cosa a suo tempo” rispose il ragazzo senza lasciarle la mano che teneva dolcemente stretta tra le sue.
“Sono solo una seccatura”
”Si lo sei” cercò di scherzare Robin, facendole un debole sorriso.
“Avresti dovuto dire di no” rispose Marian reggendo il gioco del giovane, infatti gli sorrise anche lei.
“E tu saresti dovuta restare a casa a ricamare!”
L’arrivo di Much e la sua poca traballante tranquillità fece spaventare Marian, si era resa conto che qualcosa non andava, si sentiva ogni minuto più stanca, più debole, le palpebre diventavano sempre più pesanti e quasi non sentiva più il suo corpo. L’unica cosa che ancora percepiva forte e chiara era il lancinante dolore alla pancia.
“Cosa può avergli detto Djaq?” chiese guardando Robin negli occhi. Voleva la verità, qualunque essa sia. “Non si mette bene, vero? Dimmi la verità…”
Quella parole appena sussurrate, ricche di timore, furono un pugno nello stomaco per il giovane, ancora inginocchiato vicino a lei, Robin la guardò negli occhi e dette voce alle paure di Marian, “Forse non si mette bene…”
Djaq arrivò un secondo dopo per controllare la ferita e si rese conto che doveva suturare l’organo che era stato ferito. Doveva farlo altrimenti sarebbe morta, se non lo avesse fatto questa possibilità era certa, se l’avesse fatto, le possibilità era pochissime.
Robin e Marian si ritrovarono da soli ancora una volta in quel lato della grotta. Il giovane continuava a camminare avanti e indietro. Era agitato. Aveva paura di perderla. Non voleva perderla.
“Allora…” un sussurro, “Non mentire mai ad un uomo morente”
“Tu non morirai Marian” No amore, tu non puoi morire. Non puoi abbandonarmi. “E io non ti ho mai mentito”.
Marian sorrise, “Suvvia… Noi due non ci siamo mai detti la verità in vita nostra”.
“Non è il momento di discutere” sbottò Robin. Possibile che loro due non erano in grado di fare altro? Litigare, discutere, battibeccare…
“Ti prego non dirmi quando è il momento di discutere” Robin ghignò, “Che c’è?”
“Non credo che la tua ferita sia tanto grave” disse lui.
“Dico sul serio” Ti prego, ascoltami… “Neanche una volta ci siamo detti la verità noi due. Ad esempio io ti definisco sciocco quando vorrei dirti che sei un eroe. Critico pesantemente il tuo modo di fare e lo imito come Guardiano Notturno. Punisco Robin Hood” E ti amo… ma questo non te lo posso dire…
“Zitta”
“Non starò zitta! Potrebbero essere le mie ultime parole” E non voglio che le miei ultime parole sia di rabbia…
Non dirlo neanche per scherzo…tu non puoi morire. Non mi puoi lasciare. Non te ne puoi andare, amore… “Non lo saranno. Non possono esserlo. Perché noi due dobbiamo stare insieme” Non possiamo stare divisi. Robin si voltò verso la ragazza, lo guardava con uno sguardo profondo. “Non avrei mai dovuto lasciarti. Non sarei mai dovuto andare in guerra. E’ stato un errore” Un tremendo errore. Che mi ha portato a perderti. Ma noi due non possiamo stare divisi, ci apparteniamo. Marian io ti amo. Ma non ho il coraggio di dirtelo…
Robin si avvicinò alla giovane, si inginocchiò e le prese la mano, “Avevi ragione, io volevo la gloria. Ma credimi, il campo di battaglia è l’ultimo posto dove trovarla”
Marian fissò negli occhi il giovane. Gli sorrise, stringendogli la mano. “Ti saresti pentito di non esserci andato” sussurrò. I loro volti erano vicinissimi, i loro fiati quasi si potevano mischiare e le punte dei loro nasi si potevano quasi toccare.
“Mai quanto mi pento di averlo fatto… Mai quanto mi pentirei se perdessi te. Io… Marian.. non sarei dovuto andare” Lo sguardo di Robin era sconfitto.
“Robin” un sussurro, seguito poi da un gemito di dolore. Marian strinse forte gli occhi, poi li ripuntò in quelli del giovane.
“Io..”
“Io amo te, tu ami me. Tutti noi ci amiamo. Bevi il vino” La voce di Djaq li riscosse dai loro pensieri, era arrivata senza farsi sentire.
Si mise a tastare la ferite e con uno sguardo di puro terrore si rese conto che ormai era troppo tardi.
La ferita era infetta e gli utensili che aveva non andavano bene per un’operazione cosi delicata.
L’avrebbero persa.
Fu cosi che Robin corse ad avvisare il dottore, lo stesso dottore che aveva promesso loro che avrebbe testimoniato contro Gisbourne.
Fu così che Robin Hood firmò la sua condanna.

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L’esercito, Gisbourne e lo sceriffo stavano arrivando.
Li avrebbero scoperti. Ed era tutta colpa del dottore. Lui li aveva condotti li, disseminando le bende sul sentiero.
Robin se ne era accorto troppo tardi.
Che cosa ho fatto? E’ tutta colpa mai…
Al momento il giovane fuorilegge era scoraggiato, non sapeva cosa fare, non gli veniva in mente niente. Era senza piano. Tra l’altro loro erano solo in tre: lui, Much e Little John. Alan e Will erano scomparsi. Non si trovavano da nessuna parte. In più Marian stava sempre più male e Djaq non poteva di certo lasciarla da sola.
Pensa Robin, pensa!
Una risata malvagia interruppe i suoi pensieri. Si trovò di fronte al dottore. L’uomo lo guardava divertito, e gli raccontò in poche parole il piano di Gisbourne. Poi il colpo di grazia.
“La tua amica è morta”
Un secchio di acqua gelata. Robin si sentì mancare la terra sotto ai piedi.
Morta.
Morta.
Morta.
Morta.
Quella terribile parola continuava a rimbombargli nella testa.
Si diresse velocemente da Marian e quando incontrò lo sguardo distrutto di Djaq capì che era tutto vero.
“Robin…” un sussurro, la giovane si voltò verso il suo capo e con gli occhi pieni di lacrime lo fissò, sconfitta. “Mi dispiace…” poi se ne andò. Non poteva restare li un minuto di più. Non ce l’avrebbe fatta.
Robin camminò lentamente verso il corpo, ormai senza vita, di Marian. Le lacrime gli rigavano il volto, non aveva vergogna di versarle. Gli scendevano capiose dagli occhi azzurri, si chinò verso di lei e mormorò il suo nome tra i singhiozzi. Le prese una mano e sussurrò: “Marian… Ti amo. Avrei dovuto dirtelo, perché non l’ho fatto?” Si chinò verso di lei e le depositò un lieve bacio sulle labbra, ormai fredde. Troppo fredde. Pianse ancora contro il petto della giovane, stringendole la mano.
Perché?…

+-+-+-+-+-+

Rabbia.
Odio.
Ira.
Disprezzo.
Tristezza.
Collera.
Disperazione.
Era questo che lo spingeva a combattere.
Erano queste sensazioni che l’avevano fatto allontanare dal corpo di Marian.
Era questo che muoveva ora il cuore di Robin Hood.
Scoccava frecce. Compiva con la spada.
Chiunque si trovasse sulla sua strada veniva annientato.
Non gli interessava più niente.
Ora che lei non c’era più, nulla aveva più importanza.
Neanche il mezzo tradimento di Alan e Will.
Non erano tornati, perché stavano pensando si sfuggire con il bottino.
Poi però ci avevano ripensato ed erano tornati giusto in tempo per aiutarli.
“Ora siamo qui e vi abbiamo salvato la vita. Che c’è? Abbiamo chiesto scusa” la voce di Alan era lontana. Non capiva il perché di quei musi lunghi. Fu Much a dare la notizia.
“Marian…” disse debolmente, “Gisbourne l’ha pugnalata ieri sera.. lei è….”
“Morta” la voce di Robin era bassa, trasmetteva un gran dolore, “Marian è morta” ripetè, come a voler convincere per primo se stesso.
Alan e Will li guardarono sconvolti.
Si incamminarono verso la parte di grotta dove era presente il corpo di Lady Marian, Robin iniziò a dare disposizioni sul preparamento della salma, della bara, di come riportarla da suo padre. La sua voce faceva trasparire tutto il dolore che stava provando in quel momento.
Little John gli appoggiò una mano sulla spalle e disse: “A questo penseremo dopo… Prima porgiamole i nostri saluti..”
“Era una donna gentile, premurosa” iniziò Will, le lacrime avevano cominciato a rigargli le guance.
“Brava… lei era..” continuò Much senza trovare le parole adatte, “Lei era…”
“Era leale” concluse per lui Alan.
“Noi la stimavamo..” continuò John.
“E l’amavamo” terminò Robin, “Si, io l’amavo” confessò abbassando lo sguardo, “L’amavo e non gliel’ho mai detto”.
“Ma lei lo sapeva. Lo sapevamo tutti” intervenne Much affiancandosi al suo ex padrone.
Alan spostò lo sguardo sul Lady Marian e si lasciò sfuggire un sorriso, “Non per fare lo spiritoso, ma… Sta respirando!” esclamò voltandosi.
Speranza.
Djaq si avvicinò alla ragazza e mise una spada vicino al suo naso, “Guardate la lama! Sta respirando!” esultò anche lei con una piccola risata.
Robin fu subito al suo fianco, si inginocchiò di fianco a Marian e le prese una mano. Djaq gli spiegò il motivo: “La pozione del dottore, ne avevo già sentito parlare. Cicuta. Troppa il corpo si blocca, il respiro si ferma… ma se si è giovani e forti… il corpo si ribella! E’ tornata dal mondo dei morti!” esclamò ridendo. Un istante dopo anche gli altri si unirono alla sua gioia.
Robin la chiamò per nome mentre la giovane apriva gli occhi. E mai, agli occhi di Robin, quello sguardo fu più bello.
“Dove sono stata?” domandò lievemente Marian.
“Non lo so… ma sono felice che tu sia tornata” disse sincero il giovane, senza smettere di accarezzarle entrambe le guance.

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La gioia che Robin Hood provò nel constatare che Lady Marian non era morta finì presto.
La giovane infatti aveva deciso di sposare ugualmente Guy di Gisbourne.
Robin non riusciva a capire il motivo, o forse non voleva capirlo.
Era per questo che era andato da lei a chiederle spiegazione, e questo li aveva riportati a litigare nuovamente.
Discutere, sempre discutere.
Il giovane si era avvicinato al camino, dove la maschera del Guardiano Notturno stava bruciando lentamente.
“Questo è un addio Robin. Dobbiamo crescere tutti e due. Accettare la giusta sorte della nostra vita” Bugiarda.
“Lo sposerai?” Dimmi di no, ti prego.
“Lo sposerò, mi dispiace”
“Molto bene” il tono di Robin era tornato freddo, distaccato, senza sentimento.
“Prego?” Non fare così, ti prego.
Il ragazzo la sorpassò, “Dobbiamo crescere, sto crescendo” detto questo usci dalla stanza.
“Robin! Dove stai andando?!” cercò di fermarlo, ma invano.
Se ne era andato. L’aveva lasciata da sola.
Marian si passò una mano sul volto. L’aveva perso. Questa volta davvero, per sempre.
D’altronde era stata lei a decidere. Lei aveva scelto Gisbourne. Lei aveva detto di si, lui non voleva. E glielo aveva detto più di una volta, ma lei non gli aveva dato retta.
Lui continuava a dirgli che era un traditore, anche se lei gli credeva, perché il suo cuore non era in grado di mentire, aveva lo stesso deciso di diventare sua moglie.
Perché?
Bella domanda.. non lo sapeva neanche lei.

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Il giorno del proprio matrimonio è sicuramente uno dei giorni più belli della nostra vita.
Lady Marian, però, non era felice.
Perché non amava l’uomo che era di fianco a lei. Non lo amava e probabilmente non lo avrebbe mai amato.
Ma, continuava a ripetersi, era giusto così.
Ad un certo punto, però, arrivò qualcuno a ricordagli il suo posto.
Much aveva iniziato a suonare forte le campane, a urlare che il matrimonio non si poteva fare, che il re non era tornato, che era un impostore.
“Questo è sbagliato!” continua ad urlare, “I miei motivi sono morali!”
Marian lo fissava.
E il cuore di lei appartiene ad un altro…” disse disperato il giovane, il cuore di Marian mancò di un battito. Era vero, il suo cuore apparteneva a Robin. Però suo padre ora era nella mani dello sceriffo. Sarebbe morto se lei non avesse sposato Gisbourne. “Fatevelo dire da lei. Marian…” la guardava supplichevole, “Marian… Diteglielo…”
“Si Marian, diteglielo” intervenne Guy, “Ricordatevi di vostro padre”.
Ricatto.
Marian guardò prima lui poi Much, lo fissò sconfitta. “Questo non è vero. Mi dispiace Much. So che le tue intenzioni sono buone, ma il mio cuore appartiene a lui” Menzogna.
“Procedete” ordinò Gisbourne al sacerdote.
“Cosa?! NO!!” urlò Much mentre veniva trasportavo via dalle guardie, “Non riesco a capire! Questo è di certo un errore”.
Marian sentiva la voce del ragazzo forte e chiara, a malapena sentì il prete chiedere a Guy se aveva l’anello.
Poi quelle parole la colpirono come un fulmine a ciel sereno.
Lui ha bisogno di te, MARIAN!"
Robin.
Già.. Robin aveva bisogno di lei, come lei aveva bisogno di lui.
Senti la mano di Guy metterle l’anello sull’anulare sinistro, in silenzio se lo tolse e lo mise sulla mano destra, sentì la voce del sacerdote dirle che stava sbagliando.
Lady Marian sorrise, “No, sulla destra va benissimo”. Detto questo si strappò il velo e diede un pugno in pieno volto a Girbourne.
Uscì velocemente dalla chiesa.
Era questa la scelta giusta.
Lo aveva sempre saputo.
E la certezza arrivò un istante dopo, sorridente e a cavallo.
Volete quest’uomo e questo cavallo come vostra uscita da qui?” gli domandò Robin.
Li voglio!” rispose ridendo.
Robin Hood si fermò di fianco a lei e le sorrise. Le porse la mano e la fece salire a cavallo, dietro di lui.
Era quello il suo posto.
Lo aveva sempre saputo.
Fu per questo che mentre correvano verso il castello di Notthingam si strinse forte al corpo del ragazzo, felice di sentirlo vicino a lei.
Non l’aveva perso.
Era tornato per lei.
Quando scese da cavallo lo guardò, Robin le fece un occhiolino scherzoso e si avviò verso l’altro lato del castello.
Il giovane però un istante dopo la richiamò e lei felice si voltò verso di lui.
Gli andò incontro e lo vide chinarsi verso di lei.
Si sollevò sulle punte e congiunse le loro labbra, in un bacio dolce.
Una promessa.
Un sigillo.
Un dono.
Qualcosa che li avrebbe uniti, per sempre.
Come il loro amore.
Che nonostante tutto era resistito, era sopravvissuto.
E ora, finalmente, poteva crescere.
Senza nessuna incertezza.

Loro due.
Robin e Marian.

Eccomi qui... che ne dite? Forse fa pena, non vuol dire niente.. ma a me è piacuto scriverla... anche se i dialoghi sono quasi tutti del telefilm... comunque commentate...! Baci, HiL
  
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