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Autore: mughetto nella neve    20/05/2014    6 recensioni
"Kuroko sbatté un paio di volte le palpebre, sempre più confuso e stordito. Ma che razza di storia era? Non sembrava per nulla una fiaba! Era più una catena di eventi terribili che si risolvevano in un finale provvisorio a dir poco irritante! Sospirò irritato e si diede dello sciocco per aver veramente creduto che vi fosse un risvolto positivo alle vicende; prese a torturarsi anch'egli le mani e si domandò se quello sconosciuto volesse davvero qualcosa da lui.
« La tua storia è pessima Kagami-san. Salti dei punti fondamentali della narrazione e non approfondisci per niente le discrezioni dei personaggi. Ci sono degli immensi spazi vuoti durante il corso temporale » rivelò con fare piccato il giovane, chiudendo subito gli occhi per non notare lo sguardo sorpreso dell'altro; si sentiva quasi un bambino nel commentare con così tanta cattiveria un possibile racconto. « E poi non credo che questa la vera fine della storia … »
« Davvero? E come la vorresti far finire? » domandò curioso Kagami."

[ KagaKuro | Accenni alla OgiKuro ]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Doveva essere gennaio o febbraio – Kuroko non sapeva dirlo con precisione.

La stanza che l'ospedale aveva predisposto per lui non aveva un calendario o un orologio, ma solo una finestra che dava su un meraviglioso giardino pieno di fiori ed edera rampicanti; era attraverso di essa che il giovane riusciva ad orientarsi per le ore del giorno e capire che stagione fosse. Stando al parere dei medici, la sua amnesia stava peggiorando e ben presto lo avrebbe reso dipendente dalle cure infermieristiche e da medicinali.

Kuroko non aveva mai capito cosa esattamente aveva dimenticato: un qualche periodo della sua vita, una data in particolare, un giorno, un volto. Lui, le cose importanti, le aveva fin troppo bene: il suo nome, il suo indirizzo, il nome dei propri genitori, il nome del proprio cane … Insomma, non credeva affatto a questa storia dell'amnesia; lo credeva, piuttosto, un modo per tenerlo buono e in silenzio. Non era un tipo irrequieto o scontroso; tuttavia non poteva reprimere il senso di libertà e di indipendenza che, giorno dopo giorno, si faceva più forte dentro il suo cuore.

Si alzò dal proprio letto e, sostandosi verso la finestra, prese a guardare quella fitta distesa di piante che soffriva la brezza invernale che imperversava quella giornata. Kuroko avrebbe pagato per trovarsi nella loro situazione: a lui era stato vietato uscire dalla propria stanza, “È troppo pericoloso” avevano detto i medici quando aveva osato domandare. Pericoloso? E perché? Si trattava di una semplice passeggiata? Cosa temevano che facesse? Sospirò irritato e prese a contare i pochi fiori che continuavano a popolare quel meraviglioso spazio verde; erano circa una decina, a suo dire, e magari avrebbe anche approfondito la propria conta se un rumore non lo avesse fatto sussultare preoccupato.

Kuroko si voltò verso l'origine di quel rumore e, ancor prima di notare la figura appena entrata, sentì la porta chiedersi di nuovo. Era stato un gesto secco, ma sembrava quasi essere sfuggito di mano visto che il fautore di ciò si girò per controllare di non aver rotto qualcosa.

Aveva delle strane sopracciglia, notò immediatamente Kuroko nel dedicarsi alla sua osservazione. E i capelli rossi con una strana sfumatura nera sulle punte.

« Non volevo spaventarti! Scusa! » balbettò il giovane uomo, facendo subito un passo indietro quasi a volerlo tranquillizzare per la sua presenza. Era certamente molto più alto e possente di lui, eppure non sembrava avere intenzioni sospette; il sorriso che gli dedicò, sebbene fosse chiaramente forzato, lo spinse a rilassare le spalle e spostarsi verso il proprio letto.

« Chi sei tu? » osò chiedere aggrottando le sopracciglia, cercando di capire se fosse davvero un ospite o un qualche infermiere appena arrivato – la mancanza della divisa, tuttavia, gli fece immediatamente scartare la seconda opzione. Preso com'era ad osservare i suoi abiti non fece nemmeno caso a quello spasmo che, per un attimo, distrusse il sorriso dell'altro ragazzo.

« L'infermiera non ti ha parlato di me? » domandò leggermente sorpreso l'ospite per poi lasciare che un respiro un poco più profondo uscisse dalla sua bocca. Superando il tavolo e l'armadio messi a disposizione, si avvicinò a Kuroko e gli porse la mano con educazione. Avrebbe voluto sorridergli di nuovo, tuttavia aveva giudicato il gesto fin troppo forzato; ed aveva quasi paura che il malato andasse sulla difensiva e gli proibisse di attuare una conversazione – era già capitato in precedenza. « Taiga Kagami. Piacere di conoscerti. »

L'altro osservò la mano stupito, alzando le proprie sopracciglia in un'espressione curiosa e poi spostando lo sguardo verso il volto dello sconosciuto. Non sembrava una cattiva persone e neppure un membro del corpo dell'ospedale; decise di fidarsi e di mostrarsi educato.

« Kuroko Tetsuya. Molto piacere, Kagami-san » mormorò a bassa voce l'altro stringendo confuso quella mano, non riuscendo a capire il motivo di quell'improvvisa apparizione. Di solito non riceveva visite: la sua sola compagnia era l'infermiera che veniva a portargli da mangiare e che, spesso e volentieri, si fermava a parlare del più e del meno. Kuroko si scoprì presto in imbarazzo nel parlare con uno sconosciuto e, abbassando lo sguardo, cercò di mostrarsi quanto più educato possibile. « Posso chiederti perché sei qui? »

Kagami, intanto, era tornato verso il tavolino ed aveva preso una sedia di plastica per potersi accomodare. A quanto pare voleva restare in quella stanza a tenergli compagnia – cosa a dir poco insolita visto che, di solito, i visitatori nemmeno facevano caso alla sua stanza. Sembrava conoscere fin troppo bene gli spazi, tanto che Kuroko si domandò ben presto se non fosse già stato lì in precedenza.

« Ero venuto a trovare un amico, ma a quanto pare non sta ancora bene » raccontò velocemente per poi spostare la sedia vicino al letto sul quale Kuroko si era accomodato da poco. Non sembrava molto triste visto che ne parlava con così tanta tranquillità; probabilmente quel suo amico si sentiva male spesso e lui si era abituato al fatto di non poterlo vedere più.

« Mi spiace » cercò di consolarlo il giovane senza forzare il proprio stato d'animo. Pur non avendo mai avuto una grande empatia, riusciva a percepire una strana vena malinconica nelle parole dell'altro. Decise così di cambiare discorso e di non chiedere più di quell'amico che sembrava essere tanto malato; inclinò il busto di lato e dedicò un'occhiata alla busta che l'uomo aveva appoggiato sul tavolo non appena era entrato. « Che cosa c'è là dentro? »

Kagami saltò sull'attenti e, sorridendo speranzoso, si alzò in piedi e si avvicinò al tavolo con passo svelto.

« Ah, questo? C'è un frullato alla vaniglia. Vuoi averlo? » rispose frettolosamente l'uomo porgendo immediatamente la bibita al giovane malato che, nascondendo l'imbarazzo, lo tirò a sé con curiosità. Ne studiò attentamente le forme e poi, stranamente affascinato, prese a succhiare dalla cannuccia in perfetto silenzio. Il sapore sembrò essergli congeniale visto che presto le sue gote si imporporarono e presero a succhiare più in fretta il contenuto. Kagami ne sembrò entusiasta. « Ti piace? »

« È buono » commentò l'altro annuendo, per poi passare lo sguardo dal frullato al volto dello sconosciuto che sembrava così felice di vederlo apprezzato. Kuroko si domandò se l'avesse fatto lui o avesse dovuto attendere a causa di una lunga fila per averlo; forse quello era il suo pranzo o forse doveva darlo al fantomatico amico. Fatto sta che continuò a tenerlo fra le mani senza fare domande inutili.

Kagami, davanti a lui, studiava ogni centimetro del suo corpo per assicurarsi che stesse bene. Il suo sguardo vagava dalle punte dei suoi capelli che cadevano sul suo volto alle braccia esile che continuavano a stringere il frullato; passò poi in rassegna la stanza e si concentrò anch'egli sul paesaggio che la finestra offriva.

« Come ti senti? Ti fa male da qualche parte? » si informò dopo un po' con tono stranamente serio.

« No, sto bene. È solo un po' noioso qui. Non so mai cosa fare. Non ho nemmeno un libro con me. » Kuroko non sapeva nemmeno perché lo stava rendendo partecipe dei suoi pensieri e nemmeno perché Kagami facesse certe domande; sembrava molto preoccupato per lui, forse aveva saputo della sua “prigionia” e voleva sapere se davvero se la passasse così male. Il sorriso che gli dedicò nel sentirlo rispondere lo imbarazzò a tal punto che si vide costretto a guardare altrove innervosito.

« Ti piace leggere? » chiese ancora il ragazzo incrociando le gambe e sporgendosi dolcemente verso di lui, stranamente interessato a quello che aveva da dirgli.

« Non lo so, credo di sì. Mi ricordo che leggevo molti libri prima di venire qui » argomentò Kuroko sperando di non dover scendere nei dettagli e di dover riportare le numerose volte in cui aveva domandato all'infermiera di poter tornare a casa e prendere qualcosa di veramente “suo”. Quella stanza, così vuota e spenta, quasi gli faceva paura durante la notte; voleva qualcosa che gli appartenesse e non degli strani polsini consumati che erano lasciati a marcire in uno dei cassetti. « A te, Kagami-san? Ti piace leggere? »

« Fino a qualche tempo fa, ti avrei detto detto di no. Ora però passo molto tempo a leggere; sai, il mio amico leggeva molto. Era un vero topo di biblioteca. Così quando mi sento solo, leggo qualche suo libro » raccontò l'uomo per poi sfoderare un secondo sorriso, questa volta meno forzato e stanco. Sembrava felice di poter parlare di questo amico – doveva tenerci davvero molto, si trovò a pensare Kuroko con un filo di nostalgia. « Sai, aveva un biblioteca piena! »

« Me ne porteresti qualcuno? Mi piacerebbe molto leggere qualcosa »

« Certo » ridacchiò divertito Kagami, quasi quella fosse stata una battuta; chiuse poi gli occhi, improvvisamente stanco e lasciò che un braccio si appoggiasse alla tastiera del letto. Sembrava esausto da una simile conversazione e Kuroko si domandò se non avesse detto qualcosa di sbagliato per irritarlo così tanto; sbatté velocemente le palpebre e prese a massaggiarsi le tempie, quasi avesse mal di testa « Sai, ce n'è una che sicuramente ti piacerebbe. È una favola. »

« Davvero? »

« Sì, vuoi che te la racconti?»

Kuroko annuì immediatamente e magari, se Kagami non avesse aperto di nuovo occhi, avrebbe anche confermato a voce quel sentimento di curiosità e speranza che sentiva dimorare dentro di sé nel sentire qualcosa di nuovo. Certamente quel tipo era davvero bizzarro, tuttavia aveva un qualcosa di simpatico ed interessante che Kuroko non riusciva davvero a definire tramite le parole.

Lo sentì fare un lungo respiro e buttare la testa all'indietro, quasi a voler fare mente locale e cercare di ricordare la storia che proprio lui aveva proposto.

« Ah … Ok. Da dove cominciare, allora … Ecco … C'era una volta, tanto tempo fa, un'Ombra che viveva assieme ad uno Specchio, uno Stregone, una Pantera, un Gigante e un Imperatore. Non era un gran bel posto dove stavano, ma tutti si divertivano e quindi non si facevano domande. » cominciò con tono impacciato, prendendo a gesticolare animatamente quasi a voler rappresentare i propri personaggi tramite un'espressione particolare o magari un gesto; in particolare, Kuroko notò che nel parlare della pantera mostrava non poca antipatia al riguardo. Il giovane sorrise e si posizionò meglio sul suo letto. « Un giorno però un terribile incantesimo fu lanciato su quel luogo e tutti impazzirono, cominciando ad urlare cose senza senso e credersi chissà chi. Solo l'Ombra si salvò »

« E perché? »

« “Perché” dici? Beh, era un'ombra. Le ombre non si vedono al buio, su di loro gli incantesimi non funzionano mai; sono inconsistenti e indistruttibili. » spiegò un po' confuso Kagami, sorpreso che l'altro lo avesse interrotto di già. Sapeva di non essere un prodigioso cantastorie, ma mai avrebbe immaginato una simile curiosità da parte di Kuroko. « Però le ombre non sono affatto forti ed invincibili, sono molto fragili. Si fanno male con un nonnulla. Bastò, infatti, che questi assistesse al cambiamento dei suoi amici sotto l'incanto per farlo piangere e disperare come non mai. Il ragazzo che amava, un Principe, venne distrutto dal loro ego e cadde in un sonno profondo. E l'Ombra quasi perse se stesso nell'oscurità in cui era caduto »

Kuroko batté le palpebre, leggermente stupito di un simile sviluppo che mai avrebbe predetto. Si domandò chi avesse lanciato un simile incantesimo ma preferì concentrare la sua domanda su ben altra questione.

« Ce la fece a riprendersi? » chiese, infatti.

« Sì. Nonostante tutto era un tipo abbastanza testardo e, anche se non sembrava, sapeva il fatto suo. » sorrise incoraggiato Kagami, quasi stesse tessendo le lodi di una persona a lui molto vicina; si grattò una guancia, ancora imbarazzato nel sentire lo sguardo del malato su di sé e subito tornò al racconto. « Decise di aiutare i suoi amici e si mise in viaggio alla ricerca di un antidoto. Durante il suo incontro trovò una Tigre ad aiutarlo e – »

« Una Tigre? »

Kagami si azzittì immediatamente e, spostando lo sguardo dalle proprie mani al giovane, si domandò leggermente sorpreso del perché avesse fatto domande sulla tigre e non sulle altre creature che aveva precedentemente presentato; certamente avere come amico uno specchio o una pantera avrebbe immediatamente catturato le attenzione e spinto a fare domande. Kuroko inclinò lo sguardo su un lato, leggermente confuso da quell'improvviso silenzio da parte dell'altro; tuttavia si convinse che la storia che quello fosse solo un momento di stallo, dovuto ad una dimenticanza o da altri pensieri per la testa. L'uomo forzò un sorriso e subito riprese a torturare le proprie mani con agitazione.

« Sì, una Tigre. » annuì convinto Kagami cercando di far capire tramite la sua espressione facciali il corpo e le misure di un simile animale. « Questa si mise a sua disposizione ed insieme cominciarono a viaggiare assieme ad una strana Compagnia. Vissero molti momenti assieme, alcuni felici e altri tristi: combattevano, mangiavano, dormivano e piangevano assieme. Erano davvero un bel gruppo e fu grazie a loro che l'Ombra scoprì qual'era il segreto per salvare i suoi amici. »

Una raffica di vento più forte si schiantò contro la finestra e fece sussultare entrambi. Il tempo stava peggiorando e, molto probabilmente, quella sera sarebbe venuto a piovere; un ammasso informe di nuvole si stanziava sulla città, oscurando ogni possibile flebile raggio solare che ancora si ostinava a restare, tuonando con rabbia e sbuffando impetuose brezze. Kagami assottigliò lo sguardo e riprese, seppur con fatica, il proprio racconto.

« L'Ombra tornò dai suoi amici e si batté coloro. Scacciò il narcisismo dallo Specchio, l'illusione dallo Stregone, la solitudine dalla Pantera, la pigrizia dal Gigante e la perfezione dall'Imperatore. Tutti tornarono felici e contenti e ringraziarono l'Ombra de loro aiuto. » spiegò con epicità descrivendo ogni singolo scontro che, a quanto pare, ispirava parecchio la mente del giovane. « Furono battaglie incredibili! »

« E il Principe? » chiese allora Kuroko inclinando la testa su un lato, non capendo il perché di tutto questo entusiasmo; cosa che sembrò intenerire molto Kagami che, subito, sfoderò l'ennesimo sorriso malinconico.

Sembrava quasi aspettarsi una simile domanda.

« Lui non si risvegliò per molto tempo, facendo morire l'Ombra ogni giorno. Poi, una sera, questi aprì gli occhi e corse ad abbracciarlo dichiarandosi innamorato di lui e la Tigre fu costretta a farsi da parte » raccontò con imbarazzo spostando leggermente il suo sguardo da Kuroko alla finestra, sperando quasi di non notare la reazione dell'altro che sembrò quasi sussultare difronte ad un simile risvolto.

« La Tigre era innamorata dell'Ombra? »

« Un pochino » ammise imbarazzato lo sconosciuto, facendo un rapido cenno con le dita riguardo la possibile misura di quell'amore. Rise subito dopo, quasi a voler mascherare qualcosa che Kuroko proprio non riuscì a capire. « Ma non aveva importanza. Insomma, se ne fosse stato davvero innamorato avrebbe certamente fatto un passo avanti e non avrebbe certo affidato tutto al tempo »

« L'Ombra non si era accorta di nulla? »

« Chi lo sa. Forse sapeva e, per non rovinare la loro amicizia, aveva preferito tacere o, magari, era timido quanto la Tigre » Kagami sbuffò stancamente e si spostò su un lato della sedia, perdendosi totalmente nella contemplazione del cielo grigiastro; sembrava essersi fatto improvvisamente più malinconico, quasi quell'evento l'avesse toccato personalmente. « Fatto sta che il Principe e l'Ombra si misero assieme e tanti saluti al gruppo di amici che gliela avevano gufata fin dall'inizio. Ecco, finita. »

Ne susseguì un momento di silenzio.

Kuroko sbatté un paio di volte le palpebre, sempre più confuso e stordito. Ma che razza di storia era? Non sembrava per nulla una fiaba! Era più una catena di eventi terribili che si risolvevano in un finale provvisorio a dir poco irritante! Sospirò irritato e si diede dello sciocco per aver veramente creduto che vi fosse un risvolto positivo alle vicende; prese a torturarsi anch'egli le mani e si domandò se quello sconosciuto volesse davvero qualcosa da lui.

« La tua storia è pessima Kagami-san. Salti dei punti fondamentali della narrazione e non approfondisci per niente le discrezioni dei personaggi. Ci sono degli immensi spazi vuoti durante il corso temporale » rivelò con fare piccato il giovane, chiudendo subito gli occhi per non notare lo sguardo sorpreso dell'altro; si sentiva quasi un bambino nel commentare con così tanta cattiveria un possibile racconto. « E poi non credo che questa la vera fine della storia … »

« Davvero? E come la vorresti far finire? » domandò curioso Kagami.

« Vorrei che, un giorno, l'Ombra si accorgesse di amare la Tigre e tornasse da lei in fretta e furia. Che lo abbracciasse e gli decidesse di volere un futuro accanto a lui. E che il Principe e gli altri amici dessero loro una benedizione di tanta pace e tranquillità » raccontò con sicurezza Kuroko, per poi annuire con fare serio e severo. Sembrava essersi convinto che quella fosse la scelta migliore e che la Tigre meritasse davvero l'amore dell'Ombra, ancor più di quel Principe tanto cercato e pianto. Si sentiva in dovere di dover dare un criterio unificatore a quella vicenda, così incompleta e disordinata. « Così finiscono le favole, Kagami-san. “E vissero tutti felici e contenti”. E via dicendo – Kagami-san? »

Stava piangendo.

Kuroko sussultò spaventato e, per un attimo, non seppe che fare. Probabilmente quella era la favola preferita del suo amico e raccontarla in quella maniera aveva fatto tornare in mente tristi e nostalgici ricordi; aprì la bocca, quindi, per poterlo rassicurarlo ma non ebbe il tempo di dire anche solo una parola.

Kagami lo strinse fra le braccia e singhiozzò con forza, affondando il proprio volto nei capelli turchini dell'altro; tremava spaventato, quasi temesse che da un momento all'altro qualcuno lo tirasse via da lui e li separasse ancora. Kuroko sbarrò gli occhi e prese a tremare, vittima dell'imbarazzo e della forza che l'altro esercitava sul suo corpo; era veramente forte quell'uomo, avrebbe potuto distruggerlo con una presa poco più forte.

Eppure era così fragile. Sembrava sul punto di crollare.

« Kagami-san? Cosa c'è? Ti senti male? » domandò spaventato cercando di liberarsi da quel corpo così caldo – e così famigliare.

« Tetsuya … Torna da me, ti prego … » lo chiamava disperato l'altro continuando a cullare l'altro fra le sue braccia possenti. Era arrivato ad un punto di non ritorno. Non ne poteva più di quella situazione. Di quel continuo rinnovarsi di racconti e di preghiere; quante volte aveva gridato contro quel Dio che lo osservava dicendo che non era giusto? Aveva imprecato, dato contro tutto e tutti e nemmeno Tatsuya era riuscito a calmarlo. La consapevolezza che Kuroko non sarebbe mai tornato da lui e gli avrebbe sempre domandato chi fosse lo atterriva e schiacciava. Non ne poteva più. Odiava quella vita. Quello ospedale. Quella malattia che aveva distrutto tutto quello che era stato costruito.

« Kagami-kun? »

Il chiamato in causa sbarrò gli occhi e, per un attimo, allentò la presa al corpo del ragazzo che aveva smesso di tremare fra le sue braccia. Era convinto che, presto o tardi, l'altro lo avrebbe allontanato terrorizzato e arrabbiato – come molte altre volte prima di allora – poiché inorridito da quel contatto con un giovane sconosciuto con cui non credeva di avere con cui spartire.

« Kagami-kun! Kagami-kun! » lo continuava a chiamare la voce dell'altro, stringendolo a sé come ne valesse della sua stessa vita. Gli accarezzava i capelli velocemente, aggrappandosi a quella schiena gigantesca che sempre aveva toccato durante le mattine e le sere.

Gli occhi dell'uomo si riempirono di lacrime, così come quelle di Kuroko. Il ragazzo sembrò impazzire difronte a quella mole di ricordi che popolarono per un lunghissimo istante la sua mente. Quasi gli parve di sentire la felicità fra le proprie braccia. I suoi occhi azzurri scintillavano come un tempo, pieni di luce e di speranza che nulla sembrava riusciva ad abbattere.

Kagami Taiga era la Tigre. E lui era l'Ombra.

Lui era Kuroko Tetsuya, il sesto uomo del Teiko e del Seirin. Lui era l'amore che Taiga aveva tanto atteso e cercato; si sentì riempire il cuore di una gioia immensa. Pianse lacrime lucide e continuò a sussurrare il nome dell'uomo all'orecchio, giurandogli amore eterno. Strinse la sua presa alle spalle e si abbandonò al suo calore che quel corpo da sempre gli aveva donato.


 

« Chi sei tu? »

L'anima di Kagami sembrò cadere in mille pezzi in quell'esatto momento in cui varcava la porta dell'ospedale. Kuroko, seduto sul letto, chiuse il libro che aveva appena iniziato a leggere e si voltò di nuovo verso quello sconosciuto così grande e minaccioso; ondeggiò un poco nella sua posizione, domandandosi dove fosse l'infermiera.

L'altro, invece, strinse il pomello della porta con forza – i suoi occhi si fecero vuoti per un lungo istante per poi riprendere colore e consistenza non appena incrociò lo sguardo con l'altro ragazzo nella stanza. Si disse che quelle parole che Kuroko aveva sussurrato la sera prima non erano state un sogno ma solo un dolce e meraviglioso miracolo. Si disse di avere speranza e di credere nella fiaba che spesso gli raccontava.

Avrebbe ricordato.

Sì, avrebbe sicuramente ricordato tutto quanto.

Perciò sorrise e si avviò all'interno della stanza reggendo fra le mani un frullato alla vaniglia.

« Taiga Kagami, piacere di conoscerti »


 


 


 

Capisco ora che i confini tra rumore e suono sono convenzioni. Tutti i confini sono convenzioni, in attesa di essere superate; si può superare qualunque convenzione, solo se prima si può concepire di poterlo fare. In momenti come questi, sento chiaramente battere il tuo cuore come sento il mio, e so che la separazione è un'illusione. La mia vita si estende ben oltre i limiti di me stesso.”

Cloud Atlas – L'Atlante delle Nuvole


 


 


 


 


 

~ Il Mughetto dice ~

Ispirato a “The NoteBook”, spero che vi sia piaciuta.

E non aggiungerò altro.

Francamente mi è piaciuto così tanto scrivere una simile shot che non credo esistano abbastanza parole – che conosco – per poter esprimere la mia felicità e la mia fiducia nei confronti di questo racconto. Spero possa piacervi e comprendere quanto impegno ( e lacrime ) abbia versato per esse.

La KagaKuro è una coppia bellissima. Vi prego, sappiatela apprezzare appieno e non intraprendete inutili e catastrofiche shipwar; ognuno apprezza quel che vuole apprezzare. Io, francamente, amo questa coppia e spero che un giorno FujiFesso accolga le nostre preghiere. Sono veramente molto belli assieme. Insomma, guardateli! Il modo in cui si guardano e si fanno forza l'uno con l'altro! Non c'è nulla di più saldo del loro legame oramai: Kagami sta sfidando apertamente Akashi solo per lui ( e per la squadra ). E non dimentichiamoci della (non)dichiarazione di Kuroko: "Sono felice di averti incontrato".

*fangirla*

Perciò, grazie mille per aver letto questa storia!

E lasciate la recensione!

  
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