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Autore: Sakura3    20/05/2014    3 recensioni
"Sono passati tre anni dagli avvenimenti di Allegiant, e quando Tobias Eaton era ormai convinto di essersi lasciato tutto alle spalle, ecco che il passato bussa nuovamente alla sua porta."
Questa fan fiction è stata scritta da me, una fan che come molti di voi, non si è rassegnata al finale di Allegiant e immagina ancora un futuro per Tris e Tobias.
Non sarà tutto semplice e i due dovranno affrontare molte difficoltà: riusciranno a superare tutto e a ritrovarsi? Sarà il loro amore così forte da superare anche l'ennesima difficoltà?
Confesso che sono un po' agitata perchè è la mia prima fan fiction e non ho mai pubblicato niente prima. Spero vi possa piacere e lasciate recensioni: siate liberi di dirmi tutto, per migliorare me stessa e la storia :)
Enjoy!
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2 TOBIAS

Guardo l’orologio: sono le 11 del mattino.
Penso che ho giusto il tempo di arrivare a casa, farmi una doccia e recarmi al Dipartimento, così mi affretto e vado a cercare Johanna.

Johanna Reyes era il capofazione dei Pacifici, aveva scelto di abbandonare la sua fazione e combattere per riportare la pace in città quando mia madre, Evelyn Eaton Johnson, capo degli Esclusi ovvero coloro che non riuscivano a superare l’iniziazione della fazione scelta ed erano perciò esclusi dalla società, minacciava di dar inizio ad una guerra per il potere.
Ora Johanna è diventata una figura politica di spicco a Chicago, una delle più influenti, mentre io sono diventato il suo assistente; e devo ammettere che non mi lamento.
La trovo seduta dietro la sua scrivania, indaffarata con un paio di pratiche, i capelli neri raccolti sulla nuca e la cicatrice che le copre una parte del viso in mostra. Sono contento la faccia vedere più spesso, credo le dia un tocco di austerità ma allo stesso tempo di bellezza.

Non appena mi vede alza un dito e mi fa cenno di aspettare.
Mette giù delle carte, le firma e, dopo averle messe via, mi rivolge un largo sorriso:
“Scusa Tobias, ma dovevo assolutamente firmare queste pratiche burocratiche da spedire a Milwaukee. Dimmi pure.”
“Ho bisogno della giornata libera Johanna. Ho un impegno importante e non posso rimandarlo, spero non ci siano problemi per te.”
“Assolutamente no, ti meriti un po’ di riposo. Anche se son curiosa di sapere cosa potrà mai essere questo impegno tanto importante da spingerti per la prima volta a chiedere un permesso”.
Mi punta addosso il suo sguardo, non severo, ma sinceramente curioso.
Deglutisco a fatica: come posso dirle che dopo tre anni sto per tornare al Dipartimento?
Proprio in quel luogo che ha cambiato così drasticamente le nostre vite?
Ed inoltre non saprei nemmeno cosa dirle e il perché devo andarci, dato che non lo so nemmeno io.
“Niente di speciale, un piccolo impegno fuori città, nulla di importante.”
Faccio spallucce, come se non fosse davvero nulla di che. Ma la verità è che sono teso come una corda.
Mi guarda per un po’, senza dire nulla e poi lo vedo: un movimento impercettibile della bocca, come una smorfia. Sento il corpo irrigidirsi e ho la sensazione che abbia capito tutto, che sappia che le sto mentendo e di cosa si tratta.
Ma il secondo dopo non c’è già più nulla, e anzi mi rivolge un sorriso: forse l’ho solo immaginato.
“Va pure allora. Ci vediamo domani alle 9.” E dopo averla salutata, esco dal suo ufficio senza quasi voltarmi.
                                                             
                                                                                                                       ***

La doccia dura meno del solito, lascio i capelli bagnati e mi vesto semplice, con una maglia bianca e un paio di jeans chiari.
E’ quasi finita la primavera, ma le temperature sono calde quasi quanto quelle estive.
Arrivato in cucina, guardo l’orologio: le 11.40. Arriverò puntuale all’appuntamento e mi rendo conto che le cose non son cambiate poi tanto: anche tra gli Intrepidi  mi presentavo puntuale, sia quando dovevo monitorare la città sia quando dovevo addestrare gli iniziati.
Iniziati. Trasfazione. Tris.

Scaccio immediatamente il pensiero e mi rendo conto che anche Evelyn mi ha raggiunto: sembra sul punto di uscire anche lei.
“Dove vai di bello, così tirato a lucido e profumato?” mi canzona.
Non abbiamo mai avuto un rapporto madre e figlio, dal momento che l’ho ritenuta morta per molto tempo; ma da quando ha scelto me piuttosto che il potere ed è venuta ad abitare da me, le cose stanno migliorando.
“Niente di speciale, ogni tanto sento di dover mostrare la parte migliore di me.” Le sorrido timidamente, lei ricambia con sincerità e a quel punto so che a lei non posso mentire.
“Mi ha chiamato il Dipartimento stamattina, mi hanno chiesto di presentarmi da loro a mezzogiorno. Non so bene per cosa.”
La guardo ansioso e penso che stia per urlarmi contro: mi guarda con gli occhi sgranati e non mi aspetto la sua risposta.
“Hanno chiamato anche  me ma sono rimasti sul vago. E’ proprio là che sto andando”.
La guardo con gli occhi spalancati e ci metto un po’ a recepire quello che mi ha detto.
Perché mia madre? IO ho vissuto al Dipartimento, ho collaborato con una mitomane che voleva distruggerlo, ho causato con le mie azioni la morte di Uriah, il fratello del mio migliore amico, ho provocato feriti: vi è morta Tris là dentro.
Ma mia madre non c’entra nulla in tutto questo. Lei era a Chicago all’epoca e non vi ha mai messo piede. Cosa vogliono da lei?
La guardo e vedo che sta pensando la stessa cosa, ha gli stessi dubbi che ho io. Non è un buon segno.
La tensione che avevo questa mattina si fa sentire nuovamente e un peso mi scende sullo stomaco come fosse piombo. 
  
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