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Autore: Fannie Fiffi    21/05/2014    6 recensioni
[Bellarke; post 1x09]
« Vuole solo perdersi, scappare da tutto quello che le fa male. Ancora prima di baciarlo, ancora prima di toccarlo, gli vorrebbe solo chiedere “dimmi che va tutto bene, anche se non è così”. »
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I have wounds only you can mend (Can't Pretend)

 
       
Clarke potrebbe fare tante cose per sopprimere la rabbia.

Potrebbe uscire dalla sua tenda e fare una passeggiata per il campo, raccogliere qualche provvista, controllare i proiettili.

Potrebbe stringere le palpebre fino a vedere piccole scintille e tentare di addormentarsi.

Oppure potrebbe allenarsi, magari senza fare rumore, sfogare tutta quell’energia che sente scorrere nelle vene.
Insomma, tutto sarebbe meglio che rimanere sdraiata ad osservare il modo in cui i raggi della luna - quella meravigliosa, incredibile fonte di luce notturna - cadono sulla sua tenda.

Si sente impazzire di rancore. C'è così tanta frustrazione.

Finn le ha parlato da poche ore, le ha detto di averci pensato e di aver deciso di voler provare a salvare il rapporto con Raven.

Che, quindi, per loro non c'è futuro. Che ovviamente gli dispiace, oh gli dispiace così tanto, non voleva certo approfittarsi di lei, ma è andata come doveva. Lui deve prendersi cura della sua ragazza.

E di lei, di Clarke chi si sarebbe preso cura? è vero che lei è forte, una vera combattente, ma presto nella vita si è accorta che anche i più coraggiosi spesso hanno bisogno di qualcuno.

Quindi ecco cos’altro potrebbe fare: andare dall’unica persona con cui vorrebbe essere in questo momento.

Una persona a cui ha tentato di sfuggire e a cui ha impedito di fuggire, ma che adesso riesce a vedere sotto una nuova luce.

Allora il suo cervello si spegne, ogni razionalità sembra disperdersi fra la moltitudine dei suoi pensieri, e scatta ancora prima di rendersene conto.

Quando raggiunge la tenda di Bellamy, esita per un attimo.

E se la respingesse? E se poi non le parlasse più? Deve rischiare.

Sa di non essersi immaginata tutto, che quegli sguardi, i tocchi innocenti, le sue parole devono avere un qualche significato. Spera solo che lui le permetta di abbandonarsi, di smettere di pensare.

Con lui, Clarke riesce ad essere semplicemente se stessa, perché lui non ha aspettative; lei sa di non dover apparire più intelligente, più brillante, più misteriosa. Lui si è aperto con lei esattamente per come è, non perché
si finge qualcos’altro.

È con un ultimo respiro profondo che scosta l'entrata e si intrufola nell'ambiente caldo. Sebbene sia praticamente buio, può vedere la sua figura e distinguerne i contorni.

Fortunatamente è solo.

Senza fare rumore, Clarke fa dei passi in avanti e si pone vicino al sacco a pelo; lo osserva per qualche istante, inconsapevole nella fragilità del sonno, poi si lascia andare e cade in ginocchio al suo fianco.

« Clarke? » Si sveglia improvvisamente.

La sua voce è ovattata dal sonno, ma vigile e attenta. Si solleva sui gomiti e la fissa, mentre lei tiene lo sguardo basso.

« Che succede? » Bellamy si mette a sedere e le sfiora impercettibilmente il braccio; subito lei alza gli occhi e lo guarda, sebbene la luce la renda un’ardua impresa.

Senza parlare si sporge in avanti e, tenendo lo sguardo fisso nel suo, gli sfiora le labbra per qualche secondo.

Lui sembra rabbrividire, ma rimane esattamente immobile. È sorpreso? È arrabbiato?

Clarke si riavvicina, ancora più lentamente, e di nuovo fa scivolare la propria bocca sulla sua.

Bellamy non sembra ancora realizzare quel che sta succedendo, ma alza una mano ad accarezzarle il fianco e solleva il tessuto della maglietta per entrare in contatto diretto con la sua pelle.

Quando la bionda ripete ciò che ha fatto già due volte, lui porta le dita fra i suoi capelli e l'attira a sé, questa volta trasformando quello strano gioco in un vero e proprio bacio.

Le loro lingue entrano immediatamente in contatto, si incontrano e accarezzano finché Clarke, impaziente, non sposta una gamba e si siede su di lui.

Non riesce a pensare. Non riesce a formulare un pensiero coerente, anche solo per darsi della stupida, per ripetere a se stessa che non è questo il modo di risolvere le cose. Ma lui è lì, che la stringe, e lei si sente semplicemente meglio.

I loro corpi si scontrano l'uno con l'altro, cercandosi, mentre la giovane risale il petto di Bellamy in una carezza lenta e profonda, stringendosi sempre più a lui.

Quando scende a baciargli il collo con lentezza e cura, lui parla di nuovo: « Sei sicura? »

« Ti prego. » È quasi un lamento disperato quello che sgorga fuori dalle sue labbra, impegnate a posare lievi baci vicino al suo cuore.

Clarke sembra ripiegarsi su se stessa e nascondersi in Bellamy; nella sua pelle, fra le sue braccia. Non esiste altro che lui, estremamente vicino, estremamente giusto.

Vuole solo perdersi, scappare da tutto quello che le fa male. Ancora prima di baciarlo, ancora prima di toccarlo, gli vorrebbe chiedere “dimmi che va tutto bene, anche se non è così”, ma al momento le parole sembrano così sfuggevoli, così inutili, e lei non può che abbandonarsi al suo calore, alle sue braccia che la stringono e le fanno dimenticare ogni pensiero, ogni ferita.

Il moro sembra incerto solo per qualche altro momento, ma poi osserva il volto supplicante della sua principessa e, così com'è già successo in tante altre occasioni, non è in grado di dirle di no, quindi le stringe entrambe le mani dietro la schiena tanto da potervi lasciare la propria impronta e la avvicina a sé, trascinandola giù e posizionandola sotto il proprio corpo.

La guarda per un'ultima volta, i capelli spettinati e il respiro veloce e le labbra aperte per lui, le accarezza la testa e si china su di lei, col suo fare protettivo ma, allo stesso tempo, possessivo.

Per quella notte possono concedersi di essere liberi, e di esserlo insieme.
  
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