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Autore: Choking_On_This_Ecstasy    21/05/2014    7 recensioni
Matt scopre un lato di se stesso che non sapeva esistesse. Tutto grazie a un ragazzino che in poco tempo riesce a sconvolgergli la vita. MACKY, ovviamente. Con accenni di Brimmy.
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"Matt cercò di dire qualcosa, ma ogni parola gli moriva in gola ancor prima di poter essere pronunciata. Sentiva le lacrime premere per uscire, si pentì immediatamente di ciò che aveva fatto, era stato uno stupido, non era affatto pronto per una cosa del genere.
-Va tutto bene.- sussurrò Zacky vedendolo in difficoltà. Cercava il suo sguardo ma Matt teneva ancora gli occhi chiusi.
-…Scusa.- biascicò con voce appena udibile.
-Prima mi baci e poi chiedi scusa?- Zacky gli prese il viso tra le mani avvicinandolo di nuovo a se e unendo ancora le loro labbra, ma non ci volle molto prima che Matt si scostasse di nuovo."
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non so se è troppo corto, non so se è abbastanza lungo, non so niente. So solo che è il penultimo capitolo.
Cazzo.

Forse mi odierete per questo, ma avevo in mente la fine della storia dal momento in cui l'ho iniziata a scrivere e...con le vostre recensioni siete quasi, e dico quasi, riuscite a farmi cambiare idea sul finale ma...
...niente, ci vediamo giu. Perdonate eventuali errori, non l'ho riletto perchè mi saliva l'angoscia.

Vi prego non odiatemi cwc
XOXO



45. Red Roses



-Grazie del passaggio Jim.-
Matt spostò lo sguardo fuori dal finestrino. Gli venivano i brividi al solo pensiero che tra non molto sarebbe dovuto entrare in quella casa. Gli sembrava di essere sulla soglia dell'inferno. O di un incubo. E come ci si sveglia da un incubo se non sei addormentato? In quel momento fu davvero tentato di darsi un pizzicotto, magari stava dormendo per davvero.
Magari.
-Figurati. Vuoi che venga con te?-
Oh, Jim, sei sicuro di voler entrare a far parte del mio incubo?
-Non preoccuparti, me la cavo.- sospirò, più che altro tentando di convincere se stesso.
-Ti chiamo più tardi allora.-
-Va bene.-
Non sorrise, nemmeno un accenno, non c'era bisogno di fingere che andasse tutto bene. Cadeva tutto a pezzi e lo vedevano entrambi chiaramente.
Sceso dall'auto lanciò un ultima occhiata a Jim che si allontanò lasciandosi dietro solo il buio delle strade. Percorse il vialetto, lentamente sperando che la notte lo avvolgesse fino a farlo scomparire. Arrivato a metà strada si fermò, probabilmente sarebbe dovuto rientrare da dove era uscito, ovvero dalla finestra. Ma era impossibile pensare che non si fossero accorti della sua assenza, magari poteva entrare dalla porta e dire che era andato a fare una passeggiata.
Dio, era un'idea troppo ridicola persino per lui.
Riprese a camminare deviando verso il lato della casa su cui si affacciava la sua stanza quando la porta si aprì seguita dalla luce della veranda che veniva accesa rivelando la sua presenza. Si sentiva quasi un ladro. Si bloccò di colpo e in pochi secondi entrò nel panico vedendo la figura di suo padre avanzare di due o tre passi. Faceva tanto film horror.
-Vieni dentro. Dalla porta.-
No, era fin troppo tranquillo, qualcosa non andava.
Per un momento pensò di scappare, ma..dio, si può essere più codardi?
Ubbidì con il cuore in gola e non appena si chiuse la porta alle spalle vi si poggiò contro, rassegnato, sentendosi quasi in gabbia, piccolo e insignificante. Lui non poteva mai nulla contro suo padre. Avanzò verso il salotto e lo trovò lì. Strano che ancora non gli avesse messo le mani al collo per strangolarlo.
-Dobbiamo parlare Matt.-
Deglutì a vuoto e focalizzò la sua attenzione su qualunque cosa in quella stanza pur di non incontrare il suo sguardo.
-Siediti.-
Matt scosse piano la testa -No, sto bene.-
Non gli piaceva l'dea di contraddirlo, ma non poteva pensare davvero che gli avrebbe messo le mani addosso di nuovo, no? Non poteva farlo ancora. O poteva?
Ci mancava solo che iniziasse a tremare, sentiva solo una paura fottuta addosso.
E si, faceva decisamente film horror.
-Voglio che tu mi ascolti attentamente.- iniziò suo padre -Non provare a fare mai più una cosa del genere, scappare dalla finestra, ma come ti è saltato in mente?-
Non sapeva bene cosa rispondere o..se rispondere, in quel momento sentiva solo un forte bisogno di ringraziare un qualche dio lassù per il fatto che non gli stesse urlando in faccia.
Poi optò per starsene in silenzio spostando lo sguardo sul pavimento, o sulle sue scarpe, non faceva differenza. Tutto pur di non guardare lui.
-Che motivo avevi di andartene in quel modo?-
Motivo? Ma...non era abbastanza ovvio il motivo?
Comunque il fatto che stesse ancora cercando di avere un dialogo, beh, questo lo stupì a dir poco. Ma perchè fare tutte quelle domande? Che diavolo gliene importava poi?
-Dici oltre al fatto che mi hai picchiato?- gli venne l'istinto di portarsi una mano davanti la bocca come per fermare quelle parole, ma non lo fece. Meritava di sentirselo dire, meritava di rendersi conto di quanto male avesse fatto a suo figlio.
-Sai bene che mi hai provocato.-
Matt scosse la testa. Avrebbe dovuto aspettarsela una risposta del genere, dopotutto la colpa ricadeva sempre su di lui, no? Era così che funzionava.
-E sai anche che la mia pazienza ha un limite.-
Decise che non voleva più sentire un'altra parola. Si inumidì le labbra con la punta della lingua ricordandosi dei punti e chiedendosi se li avesse notati. Che poi chiunque li noterebbe -Senti..sono stanco, voglio solo andare a dormire.- cercò di allontanarsi ma riuscì a fare solo pochi passi prima che quelle parole lo colpissero come una pugnalata.
-Tua madre mi ha detto tutto.-
Rimase di spalle, sentì il fiato mancargli, il cuore esplodergli.
-Siediti.- gli intimò di nuovo suo padre.
Si sentì morire ma non poteva far finta di nulla e andarsene in camera sua, doveva risolvere questa cosa. O almeno provarci. Così decise di accontentarlo e prese posto sul divano, in modo accuratamente calcolato e il più possibile lontano da lui.
-Questo ragazzo..-
-Zacky.- deglutì subito dopo, non sapeva bene per quale motivo avesse pronunciato il suo nome. Forse aveva voluto sottolineare il fatto che doveva parlare di lui come una persona e non come un errore. Poteva pensare che suo figlio fosse sbagliato o chiamarlo con tutti gli aggettivi negativi che conosceva, ma non poteva fare lo stesso con Zacky. Lui che non centrava niente, lui che gli aveva solo migliorato la vita ricordandogli cosa significasse amare e lottare.
-Zacky.- ripetè suo padre.
Matt annuì incitandolo ad andare avanti. -Cosa...che intenzioni hai con..lui?-
-Non credo di volerne parlare con te..- si, stava per dirlo, stava per chiamarlo papà. Col cavolo che lo avrebbe fatto.
-Sto...cercando di capire..-
Stava dicendo la verità, lo sentiva, anche nella sua voce. Ma era troppo tardi, avrebbe dovuto cercare di capire gia da tempo. E poi sarebbe stato troppo facile dargli delle risposte adesso, no? Perchè non farlo agonizzare ancora un pò servendogli una fetta del suo stesso inferno?
Matt alzò lo sguardo dalle sue mani per puntarlo finalmente nel suo -Non devi farlo per forza.- in quel momento non si sentì più poi così vulnerabile, capì che poteva essere migliore di lui -E poi, non capiresti comunque.- scosse appena la testa -Scusa.- fece alzandosi e raggiungendo la sua stanza.
Ecco, serviti pure. Papà.


Una settimana.
Non male eh? Era riuscito a sopravvivere ben sette giorni da quella sera. Davvero niente male. Ma ce ne sarebbero stati altri, chissà fino a quando avrebbe dovuto ancora sopportare le occhiate di suo padre che ora davvero non riusciva a decifrare. Era diventato una specie di..una sorta di piaga da evitare. E un pò gli dispiaceva, ma non era quello che aveva voluto sin dall'inizio? Non voleva che suo figlio gli stesse lontano fino a quando non sarebbe tornato..normale?
Beh, signore e signori, normale non esiste. Nessuno lo è. Provate a fermare delle persone per strada e a chiedergli cosa sia per loro la normalità. State sicuri che i primi dieci secondi resteranno a bocca aperta chiedendosi cosa intendete.
La normalità si cerca quando si ha paura di un cambiamento, la stessa cosa che aveva fatto Matt dopo aver baciato Zacky per la prima volta. Lo aveva evitato, voleva tornare alla sua vita, alla normalità, era spaventato, ed era esattamente questo che stava facendo suo padre. Si sentiva solo soffocare da tutto quel casino, ma in fondo non era nemmeno colpa sua.
Ad ogni modo, la momentanea ristabilizzazione di Zacky aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti, ma si sarebbe mai stabilizzato per davvero?
Il bello di lui era che aveva paura ma alla fine aveva il coraggio di fare tutto. Seppure fosse esausto aveva sempre cercato di tirarsi su, non tanto per se stesso ma per sua madre, per Matt, per i suoi amici. Infondo voleva lottare, giusto per vedere fino a dove sarebbe potuto arrivare. A dire il vero non aveva nemmeno mai pensato di lasciarsi andare per davvero, pensare di potercela ancora fare era essenziale. E si era sforzato di pensare positivo per tutto il tempo, anche se quel posto faceva schifo, anche se voleva tornare a casa.
Fino a quel momento.
-Matt..-
Sebbene avesse usato tutto il fiato che gli era rimasto in corpo quel sospirò fu quasi inudibile persino per lui, tanto che non si aspettò neanche che Matt riuscisse a sentirlo. E infatti non lo fece. Guardava ancora fuori dalla finestra a pensare a chissà cosa credendolo addormentato.
Zacky, stanco e pallido più che mai, chiuse gli occhi sbuffando interiormente, odiava dover aprire bocca di nuovo. Prese un respiro profondo e cercò di sforzarsi quel poco che bastava per tirar fuori la voce -Matt.- chiamò con più convinzione.
L'altro si girò di scatto e accennando un sorriso si avvicinò velocemente.
Zacky deglutì, aveva la gola secca. Quel giorno non si sentiva per niente bene rispetto ai giorni precedenti -Ho sete.- riuscì a dire con un fil di voce.
Matt gli riempì un bicchiere d'acqua e lo aiutò a sollevarsi un pò posandoglielo tra le mani. Zacky lo afferrò saldamente come se potesse scivolargli via da un momento all'altro. Quando poi glielo restituì soffiò un "grazie" riaccoccolandosi tra le coperte.
-Hai freddo?-
Scosse piano la testa chiudendo gli occhi. Il sapere che Matt lo stesse guardando gli faceva tremare leggermente le palpebre. Odiava essere fissato.
-Fame?-
-No.- soffocò qualche respiro tremante prima di sussurrare -Tu?-
-Ho mangiato qualcosa mentre dormivi.-
-Cosa hai mangiato?- sorrise flebilmente riaprendo gli occhi.
-Pizza.-
-Hm, mi manca la pizza.-
Matt gli sorrise sedendosi su un lato del letto. Lo guardò attentamente, era così dannatamente pallido.
-Sono così stanco.- soffiò tenendo a stento gli occhi aperti.
Matt deglutì a vuoto e gli accarezzò dolcemente una guancia facendogli percepire la sua presenza, sentendolo ancora più vicino -Resta sveglio.- sussurrò e gli occhi iniziarono a pizzicargli. Quelle due parole furono come una preghiera -Resta sveglio, sono qui.- recitò ancora. Ma Zacky chiuse gli occhi lasciandosi accarezzare, non poteva farne a meno. Non riusciva neanche ad aprire bocca per dirgli che in quel momento era indispensabile quanto l'aria che respirava.
Matt si piegò su di lui baciandogli la punta del naso e facendolo sorridere.
-Parla con me.- tutto pur di non farlo addormentare di nuovo. Aveva così dannatamente paura di perderlo. A volte si fermava anche a contare i suoi respiri mentre dormiva, il suo petto che si alzava e si abbassava lentamente, ed era una cosa abbastanza malata, si.
-Cosa vuoi che ti dica?-
Ci pensò un pò su, poi sorrise tra sè e sè, forse aveva trovato il modo di tenerlo sveglio -Cosa vorresti per il tuo compleanno?-
-C-Come?- Zacky aprì finalmente gli occhi guardandolo attentamente.
-E' tra meno di una settimana, no?- sorrideva ancora.
-E tu come fai a saperlo?-
-Sono il tuo ragazzo, dovrei saperle certe cose. Allora?-
-Dici sul serio?-
Matt alzò le spalle -Mai stato più serio. Avanti, puoi chiedere qualsiasi cosa.-
-Qualsiasi?- chiese il più piccolo facendosi improvvisamente pensieroso.
-Prova.-
Abbassò lo sguardo sulle coperte -Vorrei..- scosse la testa pensando a quanto fosse stupido ciò che stava per dire -Vorrei poter tornare a casa. E vorrei poterti portare con me. Portarti in giro per Newark, mostrarti dove sono cresciuto. La mia casa.-
E Matt smise quasi di respirare -Lo farai.- cercò di sorridere -Quando usciremo da qui.-
Usciremo.
A Zacky veniva quasi da ridere. Ma ci credeva sul serio? Fu quasi tentato di chiederglielo. Di chiedergli se valesse ancora la pena di lottare.
-Tu, Matt, tu uscirai da qui.- sussurrò sentendosi incredibilmente...no, in realtà non sentiva proprio nulla.
-Zacky..- lo sentì sussurrare e quasi gli si spezzò il cuore -Non fare così, ti prego..non adesso..-
-Preferisci affrontare il discorso domani?-
Matt sbuffò passandosi una mano sul viso, stanco -Non ci stai nemmeno provando.-
-Provare a fare cosa? Ad illudermi come fai tu? Guardami.- cercò il suo sguardo ma Matt continuò ad evitarlo -Guardami, per favore.- per la prima volta Matt sentì di non voler guardare i suoi occhi, quelli che amava tanto. Proprio non ci riusciva -Guardami e dimmi che me ne andrò da qui con le mie gambe. Avanti, fallo.-
E quando finalmente Matt si voltò fu sollevato nel vedere che anche lui era sull'orlo di un pianto isterico. Forse non era poi così sbagliato piangere ogni tanto. O tipo sempre.
Provavano sentimenti assurdi che non riuscivano a descrivere, entrambi con gli occhi rossi, entrambi senza respiro. Entrambi con le idee in disordine, la vita, il cuore.
-Scusa se ho ancora un pò di speranza.- riuscì a dire mordendosi le labbra.
-Apri gli occhi Matt.-
-No.- scosse la testa abbassando lo sguardo -Io ho ancora bisogno di te nella mia vita.-
Non sapeva spiegare bene cosa stesse succedendo in quel momento nella sua testa ma sentiva un forte bisogno di correre via da lì. Da tutto quel dolore. Che poi correre era una parola grossa. Al massimo poteva zoppicare lontano senza una meta. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa ma odiava il fatto che ogni volta che riusciva ad arrabbiarsi con lui poi finiva sempre per tirar fuori frasi del genere, mettergli il suo cuore su un piatto d'argento e lasciarlo senza niente da ridire. Voleva non aver mai iniziato quella conversazione. Faceva così male, forse faceva più male a Matt che a lui.
E forse con quelle parole aveva voluto dargli un motivo per lottare ancora.
Il suo corpo si mosse da solo ancor prima che decidesse di alzarsi e forse rimase più sorpreso lui di Matt quando lo vide muoversi.
-Dove vai?-
Ci mise un pò per rispondere, aspettò di abituarsi al giramento di testa che lo aveva colto non appena aveva posato i piedi a terra -Devo andare in bagno.-
Intanto Matt aveva fatto il giro del letto, raggiungendolo. I suoi occhi non erano più lucidi e rossi, o almeno non tanto quanto prima, più che altro sembrava preoccupato dal suo essersi alzato così all'improvviso. Ma dopotutto era abituato ormai a sbalzi del genere nel suo umore.
-Vuoi una mano?-
Zacky scosse la testa muovendo qualche passo in avanti -Ce la faccio.-
-S-sei sicuro?- chiese di nuovo. Ma si era gia chiuso la porta alle spalle.
Circa tre minuti dopo Matt si ritrovò a bussare piano, ma dall'interno nessuna risposta. Sembrava che lo stesse cronometrando, non riusciva a staccare gli occhi dall'orologio. Forse avrebbe dovuto insistere ed entrare con lui.
-Zack? Va tutto bene lì dentro?-
-..Si.- sentire la sua voce dopo infiniti secondi di silenzio fu come tornare a respirare. Ma nonostante la risposta affermativa non si fidò affatto dell'incrinazione della sua voce.
-P-posso entrare?- si poggiò contro la porta e fermò la mano sulla maniglia in attesa di un qualche consenso. Solo quando lo sentì chiaramente tirare su con il naso si convinse ad entrare. Lo trovò in piedi davanti allo specchio, tremava, il viso bagnato dalle lacrime, le guance arrossate e lo sguardo assente.
-Ehi..- gli sussurrò avvicinandosi e abbracciandolo senza pensarci due volte. Avrebbe dovuto farlo molto prima.
Lo sentì singhiozzare appena contro il suo petto.
-Perchè piangi?- gli chiese dolcemente.
Zacky prese un respiro profondo portando finalmente le braccia intorno al suo corpo e stringendosi a lui.
-C-come fai a guardarmi?- singhiozzò -Sto rendendo la tua vita uno schifo e tu dici di volermi ancora qui.- tremava. La sua voce tremava -C-come fai?- non riusciva a calmarsi neanche tra le sue braccia che gli stringevano la vita. Che lo tenevano in vita.
Si sentiva così inutile, lui non doveva starsene lì, non poteva. Lui doveva uscire, andare a scuola, stare intorno al suo ragazzo per poter dire a chiunque si avvicinasse di togliergli le mani di dosso perchè quello era il suo ragazzo. Il suo. Ma non poteva, non poteva portarlo al cinema, non poteva guidare con lui verso il mare con lo stereo a palla, fare la spesa e riempire il carrello di schifezze per passare una serata in casa, non poteva ordinare una pizza e presentarsi davanti la sua porta con un sorriso enorme.
Zacky si sentiva così inutile. Non poteva fare niente di tutto questo, e forse non avrebbe potuto farlo mai. Aveva così tanti progetti nella sua mente, così tanti sogni, così tanti desideri da realizzare ancora. E poi aveva così tante cose ancora da dirgli mentre una parte di sè sapeva che non aveva più tutto il tempo del mondo per farlo.
Poi lo guardò negli occhi, lasciò che quella marea di parole gli morissero in gola. Restarono a guardarsi finchè le labbra non presero il sopravvento.


Quella sera Zacky si rifiutò di mangiare.
Dopo aver vomitato un paio di volte, ormai non ci faceva più neanche caso, lasciò che sua madre lo aiutasse a lavarsi e a vestirsi. Poi tornò a letto.
Sul mobile accanto c'era un mazzo di rose rosse, ma non quelle appassite di prima, questo era nuovo. Lo fissò per un pò chiedendosi da dove fosse spuntato e soprattutto chi lo avesse portato. Anche se la risposta gli apparse ovvia sulla soglia della porta.
-Devi avere una sorta di ammiratore segreto.- Matt squadrò i fiori, poi guardò lui -Sono quasi tentato di essere geloso.-
-Sei stato tu?- Zacky gli sorrise mentre lo vedeva annuire e avvicinarsi.
-Grazie.-
Matt lo baciò, ancora e ancora, prendendogli il viso tra le mani. Quando si staccarono il suo sguardò si posò sulle labbra rosse del più grande. Rosse, come le rose.
-Perchè?- sussurrò su di esse.
-Cosa?-
-Perchè delle rose?-
-Lo sai.-
-No.-
Matt alzò le spalle sorridendo appena -Una margherita la calpesterebbe chiunque, una rosa no.- disse piano -E poi quando le guardi sorridi.- arrossì.
Rosso. Ancora rosso. E sulle sue guance ci stava benissimo.
In quel momento Zacky decise che non voleva vedere quelle rose appassire, gli piacevano così tanto. Anche se è brutto pensare che un oggetto possa durare più di una persona.


-Il mare.-
-Come?-
-Voglio vedere il mare. Per il mio compleanno.-
Matt spostò lo sguardo verso la finestra, vedeva solo il buio e qualche lampione illuminare la strada.
-Da qui non si vede.- continuò il più piccolo.
-Lo vedrai, te lo prometto.-
-Non fare promesse che non puoi mantenere.-
-Ehi, guardami.- Matt gli alzò il viso guardandolo con una nuova luce negli occhi -Te lo prometto.- ripetè scandendo bene quelle parole. -Anzì, sai che ti dico?-
-Cosa?-
-Quando sarai pronto ad uscire da qui io verrò a prenderti. E ti porto con me al ristorante, o in spiaggia, in montagna, al lago. Dove vuoi tu.- sorrise facendo ridacchiare Zacky che gia immaginava tutto -Ti porto al Mc o in discoteca se vuoi, anche se a me non piace. Portiamo anche Jim e Brian, solo per vederli ballare in modo strano.- rise.
-Sul serio?-
-Si. Ti prendo e ti porto a casa mia e ci resti per sempre.-
-Guarderai un film con me la sera sotto le coperte?-
-Solo se preparerai i pop-corn.-
-Con tanto burro?-
-Con tanto burro, si.- ridacchiò Matt.
-Ci sto.- si sorrisero. In quel momento Zacky non sentì più quell'abisso profondo sotto di sè e neanche quel peso sul petto che odiava tanto. Per un momento dimenticò tutto -E poi?- sussurrò.
-Poi facciamo l'amore. Vuoi?-
Zacky lo baciò. Non c'era mica bisogno di chiederlo.


Non è vero che è forte chi trattiene, chi stringe i denti, chi tiene duro. Le persone davvero forti sono quelle che capiscono quand'è il momento di mollare la presa, di lasciarsi trascinare affondo senza opporre resistenza, lacerate e straziate dal buio che hanno dentro.
Era passato esattamente un giorno. Un giorno da tutte le promesse che gli aveva fatto Matt. E per quanto gli sembrassero belle, vere, per quanto desiderasse fare tutto quello che avevano programmato, vivere la loro vita senza preoccuparsi delle persone intorno, fu difficile aggrapparsi solamente a quei sogni. In quei momenti le parole più belle che potresti, e vorresti sentirti dire sono "E' benigno. Il tuo cancro è benigno, tornerai a casa" e non "Ti amo" o "Tieni duro, andrà tutto bene" perchè no, non basta sperare, o pregare, andare avanti alla cieca nel buio senza sapere dove mettere i piedi, dove si trova il baratro o quando ci risucchierà.
Era passato un giorno, e quelle rose erano più belle che mai. E Zacky non faceva altro che osservarle.
-Non credo di farcela.-
Non sapeva bene come era riuscito a pronunciare quelle parole senza scoppiare in lacrime. Anzi sorrideva, poco, ma sorrideva.
Matt era abituato ormai a non dare troppo peso a ciò che diceva, lo sentiva divagare e fare discorsi strani quasi sempre.
-Ma va bene così.- annuì tra sè e sè, sotto lo sguardo attento del più grande.
Teneva gli occhi chiusi e annuiva convinto con la fronte impregnata di sudore. Un altro motivo per cui Matt non prendeva i suoi discorsi sul serio era la febbre alta.
-Come puoi dire che va bene?- disse piano asciugandogli il viso con un panno fresco -Perchè non sei arrabbiato?-
Il più piccolo sorrise sollevando un angolo della bocca -Sarebbe uno spreco di tempo, non trovi?-
-Io lo sarei comunque.-
-E con chi dovrei essere arrabbiato? Con Dio? Con la vita?- fece con voce roca.
-E' la febbre che ti fa dire queste cose.-
-E poi non è questo l'ultimo sentimento che voglio provare.- continuò ignorando ciò che aveva appena detto. Prese un respiro profondo aprendo poi finalmente gli occhi. Il viso di Matt era a pochi centimetri dal suo, sembrava quasi un angelo e pensò che probabilmente lo fosse -Promettimi che vivrai, Matt.-
-C-cosa?-
-Promettimi solo questo.-
Matt deglutì annuendo -Io...te lo prometto.- furono le parole più difficili che ebbe mai pronunciato in vita sua. In realtà non sapeva neanche lui se stesse ancora delirando o se volesse intendere qualcosa di ovvio. Non lo sapeva, non capiva. Ma in ogni caso non chiese nulla, non andò oltre, premette solo le sue labbra contro quelle del più piccolo, sperando che un giorno avrebbe ripensato a quel momento solo come a un lontano ricordo mentre stringeva ancora la mano del suo ragazzo, magari passeggiando sotto il sole cocente, senza malattia, senza preoccupazioni, solo un lieto fine. Che poi non aveva fatto altro che sperarci, in un lieto fine. Aveva bisogno di credere che il peggio non sarebbe mai arrivato. Tutti abbiamo bisogno di crederlo in fondo, in un modo o nell'altro.
-Ti amo.-
Fu un sussurrò che scivolò fuori dalle sue labbra, portando via con sè ogni sua più remota convinzione.


Due giorni dopo Zacky morì.

E le rose, una ad una, dopo di lui.





cwc non posso credere di averlo fatto davvero...
 
  
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