Fanfic su artisti musicali > Taylor Swift
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Autore: Scarlet Lilium    22/05/2014    1 recensioni
So don't you worry your pretty little mind because people throw rocks at things that shine.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Teardrops on My Guitar
 
Le cose succedono quando meno ce l’aspettiamo e quella giornata stava per diventarne la prova. Nulla di tutto quello era previsto, nulla di tutto quello era anche solo sperato: la storia di Ed, Kacey, Abigail e le sue parole, la corsa sotto la pioggia e adesso quello. Quanto altro ancora doveva capitarmi?

Stupidamente la prima cosa che penso mentre ci tiriamo su è che rischio di non trovare Ed al suo appartamento e mi invade un desiderio fortissimo di darmela di nuovo a gambe senza degnare Zac di un’ulteriore sguardo. Invece non faccio altro che boccheggiare come una deficiente con i controfiocchi. Sento il suo sguardo curioso, poi comincia a ridere e tra le gocce scrocianti sento chiaramente la sua risata contagiosa. Sbuffo cercando di fare la seria, ma improvvisamente mi trovo a ridere a mia volta, senza un motivo.
Cerco di riprendere fiato e di ricompormi quando, per fortuna, lui è il primo a parlare “Taylor…” dice con la voce spezzata da una risata “dove stavi correndo?” guarda alle mie spalle come aspettandosi la guardia del corpo o al limite mia madre e mi fissa con un’espressione da punto interrogativo. Non ho tempo, l’orologio nella mia testa mi impone di correre, difatti sono sul posto e molleggio sui piedi “oh sto andando… Ed! Devo …” gesticolo forte “per una canzone” concludo mangiandomi la metà delle parole, ma sembra capire e si sposta lateralmente per farmi passare. Gli sorrido e sto per partire di corsa quando praticamente inchiodo sul posto “vieni anche tu! Almeno ti dai una ripulita, sei inguardabile” bofonchio tra me e me, ma abbastanza apertamente per farmi sentire “senti chi parla!” mi tira una spallata amichevole mentre ci incamminiamo a passo sostenuto sotto lo scrociare imperterrito.
Lo guardo.
Ha le mani in tasca, è pensieroso.
I capelli gli si sono appiccicati sulla fronte e in parte sugli occhi.
“Tu che ci fai invece in giro per New York sotto la pioggia?” dico mentre affretto il passo. Conto che mancheranno un centinaio di metri a casa del rosso, ma la curiosità mi spinge a farmi domande del genere. “Oh io amo uscire quando piove” dice tutto serio e per un attimo lo prendo sul serio, ma poi vedo che ridacchia “nulla di importante, sicuramente meno della ragione per cui stai correndo da Sheeran” sorride appena prima di chiudersi in un silenzio ostinato, sembra quasi che un muro sia stato alzato e non ho a cuore di aprire nuovamente bocca, quasi potessi dargli fastidio e mi immergo nelle mie congetture.
Mi riscuoto dai miei pensieri nel momento in cui arriviamo ai gradini e per poco rischio di inciamparci.
Suoniamo il campanello e contemporaneamente ci lanciamo un’occhiata: divertita, ma anche d’intesa, come quelle che lancio ad Abigail.
“Hai un…” allungo la mano per togliergli un ciuffo dagli occhi.
“Taylor?!” la porta di apre ed uno stupefatto Ed Sheeran fa la sua comparsa. Abbasso immediatamente la mano e mi sento avvampare in volto, come se fossi stata sorpresa a rubare. Ed mi guarda stranito e la sua espressione sotto i capelli rossi continua a mutare: prima sorpreso, poi nota Zac e cerca di sorridere un poco, ma improvvisamente corruga la fronte e sembra indeciso se farsi da parte “Tay senti… Non…” lo interrompo alzando la mano, le parole di Abigail presenti più che mai.
“Ed possiamo parlarne? E poi… Non avresti un ombrello?” chiedo quasi pigolando congelata fino al midollo e improvvisamente eccolo lì, il rosso sospira con un sorriso, mi rendo conto che è dispiaciuto di avermi abbandonata a me stessa e che proprio in quel momento si rende conto dello stato in cui navighiamo io e Zac. Si fa da parte con un sorriso “Entrate pure…”.
 
Sembra di essere sul luogo di un tornado.
Non c’è una cosa che sia al suo posto. Subito dopo la porta e il piccolo appendiabiti c’è un tavolino stracolmo di chiavi, qualche busta da lettere, un paio di soprammobili e delle biglie. Il pavimento è ingombro lungo le pareti di carta e delle scarpe. Poco oltre c’è la sala e la cucina a vista, anche qua si nota la mancanza di una presenza femminile, ma decisamente è più ordinato dell’ingresso, sebbene i cuscini siano sparsi qua e la’ e il tavolino basso ingombro di riviste, qualche bicchiere di plastica e per un secondo mi pare anche di notare un pantalone. Ed sembra parecchio imbarazzato e in un attimo fa sparire tutti gli oggetti e rassetta il divano, poi torna a guardarci come se si fosse ricordato solo in quel momento di Zac e me. “Tay tu sai dov’è il bagno, gli asciugamani sono sul bordo della vasca e il phon nel primo cassetto sotto lo specchio” lancia un’occhiata dubbiosa alla cucina e sembra prendere una decisione “io preparo qualcosa… Cioccolata calda?” ne io ne Zac siamo in vena di rifiutare, ci serve proprio qualcosa di caldo. Annuiamo con un sorriso, il mio tirato, mentre Ed comincia ad affaccendarsi, poi saliamo le scale.
 
E’ strana l’aria che si respira tra me e Zac, come se avessimo discusso in maniera accesa ed ora ci fosse una specie di tregua. Un’aria pesante e greve. Tesa.
“Tieni” gli dico passandogli un asciugamano, ma il giovane è di nuovo distratto e l’oggetto gli arriva dritto in volto cosa che lo riscuote da chissà quali pensieri “grazie” bofonchia e torniamo ognuno ai fatti propri nel silenzio più assoluto.
 
Le tazze vengono posate sul tavolino, il liquido caldo e fumante attende di essere bevuto mentre il profumo ci avvolge in un piacevole torpore. Dopo il primo sorso mi sento quasi rinfrancata e decido che è il momento giusto per cominciare il discorso, Zac è silenzioso, non sa’ nulla del motivo che mi ha spinto ad essere lì a quell’ora improbabile della sera, continua a bere la sua cioccolata perso in chissà quali pensieri.
“Ed…” esordisco e lui sembra già sul punto di interrompermi. 
“No, aspetta… siete tutti convinti che abbia perso talento o non so’ cosa. Continuate a dirmi che viaggio sotto i miei standard! Capita a tutti” continuo accalorandomi “ma non ho perso la passione. Ed per favore… Kacey è bravissima, ma insomma, non sono forse tua amica?” mi rendo conto che è la domanda sbagliata da fare.
“Taylor come amica sei perfetta, ma…” lo vedo poggiare la tazza, lui è tranquillo, io invece sono furiosa. Guardo la mano che regge la tazza; sta tremando.
L’appoggio a mia volta e mi stringo le mani in grembo per nascondere la frustrazione.
“Ma, ma… Ma. Tanti ma. Sei brava, ma. Sei simpatica, ma. E’ un periodo di poca ispirazione, tornerà.” Parlo affettata, quasi avessi il fiatone dopo una lunga corsa. So’ che Zac sta ascoltando, ma non potrebbe fregarmene di meno. Fisso Ed sempre più delusa da lui e arrabbiata con il mondo.
“Con quanti ragazzi sei uscita…?” chiede. Quale diavolo di domanda è mai questa? Apro bocca un secondo per rispondere che non lo’ so, anzi in realtà non ho frequentato nessuno nell’ultimo periodo, quando l’espressione di Ed sembra cercare di farmi capire qualcosa, ma è impossibile. Spero che sia solo frutto della mia immaginazione. Lo guardo incredula e lui fa un gesto chiarissimo, come a dirmi: ecco fatto, hai capito no?
“Stai dicendo che… Credi che” mi rendo conto di essermi alzata in piedi, stavolta non fermo il tremore alle mani “le mie capacità non dipendono dalle mie relazioni. Non…” sono moralmente distrutta, quella notizia, vorrei credere che Ed stia scherzando, ma sembra tanto serio.
Vedo appannato, sento le lacrime spingere sotto le palpebre e le ricaccio indietro.
“E’ uno STUPIDISSIMO LUOGO COMUNE!” sto urlando, ma non riesco a trattenermi “Chi l’ha detto? Credi agli altri e non a me? E’ una tua idea? No. Impossibile. Forse: il tuo manager?” Ed si stringe impercettibilmente le mani e capisco di aver colpito nel segno.
Cala il silenzio.
Solo la tazza di Zac lo rompe quando il giovane finisce di bere la sua cioccolata.
Mi ero quasi dimenticata che fosse lì.
Lo guardo di sfuggita, ma non traspare niente. Di certo non mi guarda, come se fosse in chissà quale altro mondo.
“Taylor senti…” Ed quasi balbetta, torno a guardarlo, devo essere stata davvero spaventosa per averlo ridotto così.
“No Ed…” sospiro “ho capito”. Non serve che me lo spieghi di nuovo, ho capito cosa pensa, ho capito cosa tutti pensano di me. Mi avvio alla porta senza guardare Zac, senza una parola.
“Dove vai?” la voce di Ed giunge fioca e triste, l’esatto contrario di come erano suonate le parole di Abigail poco più di un’ora prima.
“Torno a casa. Riconosco una battaglia persa, quando ne vedo una”.
 
Ed è quando ormai sono per strada, sotto la pioggia, che alzo gli occhi al cielo e lascio che l’acqua porti via le lacrime. 
 
ANGOLO PSICOPATICA:
Strano che pubblichi a questa velocità ne? Devo la colpa ad una mia amica che mi sprona a continuare.
Anyway, come potete leggere Taylor è in una situazione orrenda e il suo sogno sta crollando miseramente, perciò, come si evolverà la situazione? Cosa farà la bionda?
Recensite pure!
Enjoy <3
  
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