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Autore: VociPerdute    22/05/2014    1 recensioni
Risposta alla storia "Catullo ama Lesbia"
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco, ci risiamo, è di nuovo colpa mia… Tutti a darmi addosso: “Povero Catullo…. Che str*** quella Lesbia.. Lui l’amava tanto….trattarlo così… proprio senza cuore! Lo ha rovinato, un così grande poeta…”
Ma voi che ne sapete?! Qualcuno si preoccupa di come mi sentivo io? Avete idea di quanto fosse pesante avere il “grande poeta” sempre nei piedi? 
Io ero una ragazza moderna, aperta, del tutto libera dai vecchi pregiudizi repubblicani con cui avrebbe voluto soffocarci quel matusa di Catone. La famiglia patriarcale fulcro della res publica, la donna silenziosa e sottomessa a filare la lana e pulire le fave per la parca cena, la fedeltà assoluta ad un marito vecchio e frollo che t’aveva scelto tuo padre per interesse… ma siamo matti?!? Ma vi rendete conto?
Io ero giovane, ricca, bellissima, e per di più colta e raffinata; mi piaceva essere sempre a puntino, ben pettinata, ben vestita, con gioielli intonati alle stoffe sontuose dei miei abiti, che facessero risaltare la mia bellezza, e circondata da gente bella come me, raffinata come me, intelligente, con cui si potesse parlare a mente aperta, e ridere, e divertirsi. Vi pare così sbagliato? Mi piacevano anche i bei ragazzi, sì; avevo 24 anni, è così strano?
E’ ovvio che mi si notasse, d’altronde avevo anche un bel carattere, dolce, solare. Non maltrattavo nessuno,io, non mi piaceva far star male la gente; e poi, per che motivo avrei dovuto umiliare chi mi trattava gentilmente?
Ecco, questa è stata la mia unica colpa. Quell’imbranato di Catullo si è preso una cotta pazzesca per me, e io non ho voluto mandarlo al diavolo subito. Mi sembrava una brutta cosa: che m’aveva fatto, dopotutto? Povero ragazzo, così bruttino, miope, sempre solo con il suo stilo e le “sudate carte”.. Gli piacevo, passerotto, mi corteggiava come poteva, mi diceva cose dolcissime, mi faceva regali che non so neanche se potesse permettersi, fiori, frutta, cibi pregiati, perfino gioiellini.. E poi, le poesie. Quale donna non sarebbe lusingata di essere celebrata in una poesia? E comunque lui a Roma aveva già un certo nome, era apprezzato. Quindi mi ritrovavo musa ispiratrice di un poeta famoso, che celebrava le mie bellezze e la mia intelligenza, c’era forse da sputarci sopra?
Sì, forse sono stata un po’ civetta, ma , rispondetemi con sincerità, chi di voi si sarebbe comportata diversamente, nella mia situazione?
Per me era un gioco innocente.. Del resto, lui sapeva benissimo non solo che ero sposata, (e anche se con il mio vecchio marito non avevo praticamente niente da spartire, lui era comunque un uomo importante in città, uno che non si liquida per una cottarella) ma anche che avevo già un …come dire… legame affettuoso con uno dei più belli e valorosi giovani dell’aristocrazia curiale. Ci si scherzava anche, nella compagnia, con il mio amico, anche con lui; e lui rideva con tutti noi. Era un gioco di società, nulla di più, e questo era scontato per tutti, lui compreso; e nessuno aveva il minimo dubbio in proposito.
Ma anche ai nostri tempi un bel gioco è quello che dura poco. Dopo un’estate, cominciavo ad averne abbastanza del poeta sempre appiccicato all’orlo delle mie tuniche ricamate. Siamo sinceri: nella mia elegante compagnia non faceva certo una gran figura. Piccolo, stortignaccolo, mal vestito, a parte il prestigio culturale, non portava certo molto lustro. E poi, appiccicoso! Da non respirare! Ce l’avevo sempre attaccato addosso, coi capelli unti, le mani sudaticcie sempre macchiate d’inchiostro, il fiato pesante; e quegli occhietti strizzati che staccava dalla mia scollatura solo per guardarmi il culo! Non mi mollava mai, neanche quando andavo alle terme con le mie amiche, le migliori matrone della città, o al circo con i miei ricchi ammiratori; non si vergognava di tampinarmi neanche quando uscivo con mio marito per le cerimonie ufficiali. Vi sembra possibile?
Cosa avreste fatto voi? Ho cercato di fargli capire con delicatezza che stava esagerando, che c’era un limite al corteggiamento galante, che il suo comportamento stava rovinando la reputazione mia e dell’importante famiglia di cui facevo parte, che mio marito non poteva tollerare una simile situazione.
 Macchè! Continuava a ripetere che il nostro amore era immortale, consacrato dalle Muse e dalle stesse Dee Minerva e Venere, che saremmo stati per sempre il modello degli amanti perfetti, celebrati per tutti i secoli dei secoli.
Ma quell’amore mitico se l’era inventato lui! Io, vi giuro, non l’ho mai incoraggiato, non gli ho mai dato neanche uno di quei baci roventi di cui scriveva!
Mi sono limitata a sopportare, veramente, con tutta la cortesia possibile, il suo goffo corteggiamento, fin quando non è diventato insostenibile.
Mio marito non tollerava più che il nome di sua moglie fosse sulla bocca di tutti i liberti e i clienti della città, e che le donnette alle fontane si sentissero in diritto di criticare la nostra gens. Ha cominciato ad impedirmi di uscire e di frequentare i miei amici di tutta una vita, non dava più cene e feste perché non vedessi nessuno, mi segregava nelle mie stanze, ordinando al portinaio di dire alle mie amiche che ero indisposta; è arrivato a minacciarmi di ripudiarmi come adultera! Non ho neanche più potuto vedere il mio vero amante…
Per colpa sua, di quel cane di nome e di fatto! Quel pazzoide, per la sua gloria letteraria, mi stava distruggendo la vita!
E adesso sarei io la cattiva!?
Lui il povero cuore spezzato, e io la crudele maliarda senza pietà!?
 Ma la volete finire tutti, per favore?!
Se non ci fossi stata io, Catullo non avrebbe scritto poesie, e voi non avreste avuto la noia di studiarle?  E la mia, di noia, a sopportare le sue filastrocche melense!? E pensare a quanto mi sono costate, poi, e mica le ho chieste io!
Se non ci fosse stato lui, piuttosto, a imbrattare pergamene a mie spese, nessuno avrebbe neanche saputo il mio nome, ed io avrei vissuto tranquilla, col mio vero amore e il mio maritino consenziente.
Come, vi stupite? Guardate che era prassi comune! C’erano trent’anni di differenza tra me e lui, cosa poteva aspettarsi? E poi il mio amante era un giovane molto influente a corte… e lui del resto mi ha sposato per imparentarsi con la mia ricca famiglia, mica per amore… Se quel cretino ossessionato non avesse fatto tutta quella fiera, la mia vita sarebbe stata felice e sicura. Certo che dopo la fama che mi ha gettato addosso, mio marito non poteva più fare l’indifferente!
Così il suo presunto amore immortale mi ha reso solo la fama imperitura di donnaccia senza coscienza. Che bel regalo, eh!?
Sapete che vi dico? Lasciate perdere le poesie che parlano di baci, imparate a darne, piuttosto, vedrete che ne ricaverete molto di più!
 
  
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