Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: TizianaLaudani    22/05/2014    2 recensioni
Quando l'amore chiama, qualcuno deve rispondere.
Helena ha diciannove anni e un sorriso elettrizzante, è innamorata della vita e vuole fare la scrittrice.
Andrea invece non si innamora mai.
Ha quasi ventitré anni e una vita apparentemente meravigliosa fatta di moto, feste e divertimenti,
eppure nasconde qualcosa.
La morte della madre lo ha cambiato, rimescolando centinaia di volte la sua vita.
"Quando ti ritrovi ad avere tutto dalla vita e ti rendi comunque conto che ti mancano le cose essenziali.
Quando hai almeno quattro camere da letto e nessuno con cui dormire, quando il destino gioca a dadi col tuo cuore, è quello il momento in cui ti rendi conto che è meglio perderlo che farci i conti tutta la vita."
Due vite che non possono combaciare, due caratteri che non si incastrano mai abbastanza.
E poi l'amore.
Uno di quegli amori che no, non si direbbe, eppure?
Uno di quegli amori che ti regalano sguardi e parole con cui dovrai fare i conti tutta la vita.
Andrea ed Helena.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Terzo capitolo.
SENZA MASCHERE.



Le lenzuola sono bianche, quasi immacolate e profumano di lavanda.
Non sentivo questo profumo da qualche anno ormai ed è una di quelle sensazioni di cui non puoi fare a meno.
La luce soffusa e familiare mi ricorda chissà cosa, apro ancora una volta gli occhi e li vedo seduti poco distanti da me, a questo punto mi rannicchio in un 
angolo del letto, con l'impressione di essere a casa.
Finalmente a casa.
Sento la voce di mio padre in contrasto con la sua.
Chiacchierano seduti sul bordo del mio letto, sussurrandosi appena.
"Sarebbe bello, Margherita."
"Ma come ho fatto a non capirlo prima?"
La sua voce è morbida, serena e stranamente innamorata.
"Eravamo troppo presi dai litigi, dai cambiamenti, dal lavoro, ma adesso siamo di nuovo qui."
"E' il destino, ne sono certa."
"Si può credere di non amare più una persona e ad un certo punto, invece, essere convinti più che mai, di averla amata sempre?"

La risata di mio padre riempie la stanza e io mi sveglio. 
"Papà." Sussurro.
"Andrea." Mi sorride lui.
"Perché parlate in camera mia?" Inclino leggermente la testa e la vedo.
I capelli lunghi e neri, gli occhi blu come i miei e quel sorriso.
Quel sorriso che non vedevo da tempo.
"Mamma!"
"Amore mio
." Mi dice lei. "scusaci se ti abbiamo svegliato."
Si scambia uno sguardo complice con papà e poi, sfilandosi le scarpe, sale sul lettone vicino a me.
Mio padre compie esattamente lo stesso gesto meccanico e mi chiedo che diavolo gli sia preso, io non sono più un bambino.
Mia madre comincia a farmi il solletico, cantandomi la ninna nanna a cui sono tanto legato e io rido.
Rido, rido tanto da non respirare più.
Poi la voce acuta di mio padre mi distoglie.
"Margherita!" Urla."Margherita!"
Io e la mamma lo guardiamo attoniti. " Sono qui, amore mio." Dice, ma la sua voce si fa sempre più flebile.
"La mamma è morta." Ripete mio padre, in lacrime. " La mamma non c'è più. " E io lo guardo, perché quello che sta dicendo non ha senso.
"La mamma è qui." Dico, sentendo le palpebre pizzicare. "Sei diventato matto?"
"La mamma è morta, Andrea." Faccio per voltarmi a cercarla ma è sparita.  Mi guardo intorno, la chiamo, mi alzo dal letto e urlo, ma nulla. 
Poi scorgo una macchia, proprio nello stesso punto del letto in cui si era seduta poco prima.
Una macchia in quelle lenzuola che parevano immacolate.
E' una macchia di sangue vistosa e rossa che piano piano si ingrandisce e diventa sempre più grande, fino a quando ogni centimetro di quelle lenzuola si colora di rosso.
"Andrea." Mi chiama lei. "Andrea! Aiutami!" 
E io non so dov'è, io non la posso aiutare.
Mi sveglio finalmente, tutto sudato e con il cuore che corre all'impazzata, sono nel mio letto e la luce del mattino mi sovrasta, faccio per alzarmi e ancora
scosso vado in bagno.
Una doccia veloce e sono già fuori.
E' ancora presto, ma sento di dover uscire. 
Ogni tanto mi capita di sognarla e tutte le volte alla fine del sogno urla il mio nome e mi chiede aiuto.
E' il mio tormento. 
Salgo sulla mia moto mettendo da parte le mie paure e decido di fare un giro, prima di andare da Roberto e chiedere di Helena.
Sarà che noi uomini siamo principalmente predatori, ma al ritorno della festa non riuscivo quasi a dormire al pensiero che una donna m'avesse rifiutato. 
Una donna come Helena, poi.
Certo, aveva il viso coperto, quindi c'è anche la possibilità che sia brutta, ma m'incuriosisce.
Potrebbe essere la scopata migliore della mia vita.
Mentre sto per girare l'angolo, però, incontro la sconosciuta dell'altro giorno, quella a cui - si fa per per dire - ho rotto la macchina.
Sono indeciso ma nonostante questo, mi schiarisco la voce e la chiamo.
"Sconosciuta!" Lei si gira con un movimento spontaneo e poi mi sorride.
"Andrea." 
"Come mai senza auto?" Assumo un tono vago e poi scoppio in un sorriso.
"Fossi in te non riderei troppo."
"Come l'hai spostata, dopo?"
"Ho chiesto a mio padre di venirla a prendere e di portarla dal meccanico più vicino."

"Dove stai andando?"
"Per adesso da nessuna parte." Mi dice lei. " Pensavo fossero le dieci ma in realtà sono in anticipo di almeno un'ora e mezza e me ne sono accorta soltanto adesso. E tu?"
"Vado da un mio amico, ma anche io sono partito presto e senza un motivo preciso."
"E' il destino, ne sono certa." Si mette a ridere come se mi stesse prendendo in giro, ma io mi irrigidisco ripensando al sogno e provo a darmi una regolata, stringendo i denti. 
"Ti va di andare da qualche parte?" Le chiedo poi, e sfodero il mio solito sorriso enigmatico, sperando non si sia accorta di nulla.
"Soltanto se rinunci al bestione."
"Mai." Le dico, stringendomi ancora più forte alla mia moto.
"Allora sarà per qualche altra volta." Mi guarda intensamente e in quello sguardo ci vedo qualcosa.
Qualcosa di indefinito che mi piace.
"Va bene, la lascio qui, allora." Spengo il motore e la raggiungo. 



Pov Helena.
Andrea ha uno sguardo decisamente sexy e allo stesso tempo ferito.
Non lo so, ma è come se ogni suo gesto ne rimandasse altri, come se le sue parole celassero qualcosa di più, una ferita, un nodo alla gola, la paura di essere solo.
Ha i capelli spettinati che gli donano un'aria da ragazzino e un sorriso ricattatore, capace di farti fare quello che vuole.
E' assurdo il modo in cui mi sento quando sto con lui, nonostante non mi stia molto simpatico.
E' un tipo decisamente arrogante, prepotente e scorretto, ha l'aria di chi non ha bisogno di nessuno ma penso che finga.
"Mi sembrava non ti stessi molto simpatica." Sorrido.
"Infatti non mi sei simpatica."
"Eppure hai abbandonato l'aggeggio infernale e sei qui con me."

Mi metto a ridere e lui mi guarda; 
in fondo mi piacerebbe conoscerlo un po' meglio, non perché mi piace, intendiamoci, ma Andrea sembra un tipo da scoprire e poi continuo ad incontrarlo.
Un motivo ci sarà, no?
Lo so che è da stupidi credere al destino e attribuire ogni avvenimento ad un suo volere, eppure sono fatta così.
Per un attimo il mio pensiero corre al ragazzo in maschera, ai suoi occhi prepotenti e ai suoi gesti calmi e -oserei dire- perfetti;
sento che prima o poi lo incontrerò di nuovo, che il destino mi darà le giuste carte per parlarci e sapere che è lui, l'uomo che mi ha rubato il cuore in neanche mezz'ora e con cui avrei abbandonato ogni limite.
Forse avrei dovuto mettermi in gioco o meglio dire al suo gioco, avrei dovuto baciarlo ancora e chiedergli il suo nome ma la paura di sbagliare mi attanagliava
il cuore, penso che quando una cosa ti è proibita la vuoi con tutta te stessa, eppure scappi.
L'idea di aver baciato uno sconosciuto mi spaventa e mi elettrizza allo stesso tempo.
"Solo perché non ho niente di meglio da fare." Andrea mi riporta alla realtà e poi sbuffa come un bambino.
"Che c'è?" Chiedo.
"Non mi hai detto come ti chiami." 
Faccio tre giri su me stessa e poi mi fermo. "Secondo te?"
"Trottola?"
"Non ti dirò mai come mi chiamo, ho deciso." Dico mentre metto su il broncio, poi lo sento ridere e insieme ci dirigiamo verso la panchina più vicina.
"Allora, chi sei tu, misterioso ragazzo venuto dal nulla?"
"L'altro giorno, in moto, mi è parso che mi conoscessi."

"Le mie erano soltanto supposizioni. Ho azzeccato?"
"Può darsi."

Lo guardo negli occhi e mi accorgo che il suo volto è improvvisamente diventato serio.
"Guarda che non volevo offenderti." 
"No, non mi sono offeso, Trottola."

Mentre entrambi siamo intenti a parlare, sento la voce di Roberto che sovrasta la mia.
"Andrea!" 
"Roberto!
" Sorride lui. 
"Vi conoscete?" Mi intrometto io. 
"Helena, dovresti essere a lavoro."
"Non ancora, capo."
Ironizzo.
"Helena? Ti chiami Helena?Sei tu?" Mi chiede Andrea e poi si rivolge al suo amico. "E' lei?"
"Vedo che la serata di ieri ha dato i suoi frutti." Dice Roberto, con un filo di amarezza nella voce.
"La serata di ieri?" Chiedo.
Poi realizzo.
"Sei..." Deglutisco. "O mio dio." Mi allontano da entrambi, portandomi una mano sulle labbra.
Andrea mi guarda ancora in dubbio e divento rossa quasi come un peperone.
Non posso crederci.
Andrea è il ragazzo con cui avrei volentieri fatto sesso ieri, il ragazzo con la maschera nera che mi ha baciata, quello che avrei voluto baciare ancora.
Lo sconosciuto della moto, l'idiota che mi ha fatta schiantare contro il muro, quello che mi ha trascinato dietro la tenda.
Come può essere tutto questo?
"Ma sei un perfetto idiota! Perché non me lo hai detto?!"
"Non sapevo fossi tu!" 

Roberto si mette a ridere e con un ciao quasi mimato si allontana da noi.
Io comincio a camminare e Andrea affretta il passo per raggiungermi. 
"Se avessi saputo che eri tu, non ci avrei provato minimamente!"
"Mi hai baciata!"
"Non mi sembra di aver ricevuto un tuo rifiuto!"

"Potevamo anche..." Mi fermo e lui mi guarda dritto negli occhi. " non posso crederci."
"Helena, intanto calmati. "
"Stavo facendo sesso con te!"
"Che differenza fa? Io o qualcun altro, ieri sera c'era dell'attrazione tra noi, non puoi negarlo."
"Ma noi non ci sopportiamo."

"Appunto." Sorride lui, ammiccando come al suo solito. "sarebbe più divertente."
"Devo andare a lavoro."
Andrea mi afferra da un braccio e si avvinghia a me, il mio cuore perde un battito e il mio corpo freme all'idea di essere così vicino al suo.
"Non mi sei simpatica."
"Neanche tu, che credi?"
"Ma oggi abbiamo avuto una discussione cordiale, e ieri avrei voluto portarti a casa mia."
"Mi lasci stare?" La sua presa si fa più forte. 
"E tu ci saresti venuta. Non fare la bambina, so che mi stavi cercando anche tu e non per parlare."
"E' la situazione più imbarazzante della mia vita."
" Senti, non deve per forza esserci dell'altro, tu vuoi me, io voglio te, fine della storia."

Lo guardo dritto negli occhi, mentre le immagini di ieri mi passano per la testa come un film in bianco e nero.
E' tutta colpa del destino e di questo mio corpo che non vuole rinunciare a questa nuova esperienza.
Penso a come sarebbe e me ne vergogno. 
Mi allontano da lui, dandogli uno schiaffo in piena faccia.
"Non provarci mai più." Lo vedo sorridere e mi rendo conto che adesso sono la nuova preda di Andrea.
Il nuovo giocattolo che vuole provare. 
E che non mi libererò tanto velocemente di lui.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: TizianaLaudani