Dou You Believe In Miracles?

I miracoli esistevano davvero? C’era qualcuno in gran di poter aiutare le persone care, sull’orlo della morte, qualcuno in grado di far cessare il caos che regnava da molti anni ormai la Terra? Esisteva qualcuno davvero in grado di fare certe cose, qualcuno con così tanto potere?

Sam se l’era chiesto tanto volte. Quando era piccolo e aspettava il ritorno di suo padre – John Winchester – disteso su uno di quei piccoli letti sfatti, in un ignoto motel nel cuore del nulla. Se l’era domandando mentre, da quelle finestre sporche e appiccicose, lui osservava il cielo, illuminato solo da quei minuscoli puntini, le stelle, che – ogni sera – diventavano sempre più spente e meno belle.

Forse qualche tempo prima, Sam, ci credeva nei miracoli, ma ora era tutto diverso. Lui credeva nel concreto, credeva in ciò che vedeva e sentiva, con i suoi occhi e con la sua pelle.

In quel momento voleva credere nei miracoli, Sam, perché la pesantezza del corpo di Dean, addosso a lui, era troppo concreta. In calore dal sangue, che colava rosso e copioso dall’addome, il suo appiccicume, il respiro faticoso di Dean e la confusione nella testa di Sam.

Era tutto così vero. Così concreto. Così visibile.

Dean si accasciò, appoggiandosi a qualcosa fatta di pietra liscia e fredda, ma a Sam non importava. Lui doveva solo portare suo fratello in salvo, lontano da lì, lontano da Metatron, per poterlo aiutare a guarire.

Con il viso tumefatto, ricoperto di ferite e sangue, Dean riuscì a sorridere. Era morto già, lui, due volte e una di quelle era stata proprio per poter salvare quella spina nel fianco del suo fratellino Sammy.

“Devo dirti una cosa” il respiro di Dean era pesante e sempre più affaticato, ma mai – in vita sua – era determinato come in quel momento.

“Cosa?”

Dean mise una mano sulla spalla di Sam, dandogli qualche pacca, ricordando di come tutto quello era nato quel giorno a Stanford.

Dean, devo tornare a casa lunedì, aveva detto Sammy, e invece eccolo lì.

Davanti a suo fratello maggiore, mentre lo sorreggeva per non farlo cadere a terra.

“Sono orgoglioso di noi”

Dean guardò per qualche altro secondo Sammy, sentendo l’orgoglio che gli montava dentro, salendo in superficie, ma cadendo poi rovinosamente in basso, portandosi dietro anche lui. Dean crollò addosso al minore dei Winchester, mentre veniva inghiottito dall’oscurità, quell’oscurità che era arrivata a e che lo aveva divorato pian piano, ogni giorno, un po’ alla volta.

Sam prese il corpo del fratello, scuotendolo forte, cercando di fargli aprire gli occhi.

Sam voleva che Dean aprisse gli occhi. Doveva aprirli.

“No, no. Ehi, svegliati bello... – borbottò Sam, mentre afferrava il viso del fratello. Lo scosse, lo prese anche a schiaffi, ma niente. – Dean. Dean!” e alla fine, Sam, si arrese.

Strinse Dean a sé, in un abbraccio non caldo, ma semplicemente tiepido, lasciando che il suo viso si rigasse di lacrime.

Lacrime di rabbia.

Lacrime di dolore.

Sam, una volta, credeva nei miracoli e, in quel momento, avrebbe voluto tanto crederci di nuovo.

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È la mia primissima volta che affronto il fandom di Supernatural qui, su Efp. In ogni caso, dopo un finale di stagione come questo, non potevo rimanere con le mani in mano.

Amo troppo questo telefilm per non scrivere neanche una parola sulla morte (l’ennesima, va sono dettagli) sulla morte di questo grande personaggio, perché è quello che è. Dean è un grande personaggio e anche un grande uomo... e se vogliamo dirla tutta, anche un gran gnocco.

Quando crolla tra le braccia di Sam, ho rivissuto la 2x21 e credo che tutti voi lo abbiate fatto, per non parlare di quel “I’m proud of us”. Mi ha completamente stesa.

Spero che vi piaccia, perché a me piace tanto. Mentre la scrivevo piangevo e avevo i brividi, tanto era lo shock del momento.

Un bacio.