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Autore: Ladyingrey    23/05/2014    2 recensioni
Samantha è una ragazza di sedici anni che ha sempre amato la sua fazione, gli Eruditi. Per quale motivo, allora, ha deciso di unirsi agli Intrepidi?
La vita da Intrepida sarà più dura di quanto avesse immaginato.
Non solo sarà costretta ad affrontare le sue peggiori paure, ma si ritroverà faccia a faccia con alcune sconvolgenti rivelazioni che la porteranno a rivalutare tutto il sistema nel quale ha sempre vissuto.
E come se non bastasse, attirerà su di sè le strane attenzioni da parte di Eric, giovanissimo e misterioso leader degli Intrepidi.
La storia si svolge un anno prima dell'entrata di Tris tra gli Intrepidi e un anno dopo l'iniziazione di Eric e Quattro.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Jeanine Matthews, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che questa è la mia prima fanfiction, che non mi ritengo particolarmente brava a scrivere, che non so se a qualcuno può interessare una Eric/OC. Mi scuso per gli eventuali errori e spero che a qualcuno possa piacere, e vi sarei infinitamente grata se lasciaste anche solo un minuscolo commentino, anche se mi diceste che fa schifo, ma non ho mai scritto e vorrei davvero sapere se a qualcuno potrebbe piacere quello che sto scrivendo :3
Detto questo, iniziamo!



Ho sempre amato la mia fazione. Quando ero piccola amavo leggere, mi piaceva andare a scuola, sono stempre stata la più brava in classe. Credevo di essere nata per questa vita, per gli Eruditi. Qualunque cosa vedessi, leggessi o ascoltassi, sentivo il bisogno  di saperne di più. Sono cresciuta tra l'amore dei miei genitori e di mio fratello Dean, e tra i libri.
Per me quella era la felicità ed ero sicura che avrei passato in questo modo tutto il resto della mia vita.
Crescendo si cambia idea.
Ma non è questo il mio caso.
Non avrei mai cambiato idea se mia mamma fosse ancora con me.

Avevo dodici anni quando è successo. Lo ricordo come fosse ieri, riesco ancora a sentire le urla di mio padre provenire dal nostro piccolo cortile, riesco a provare la stessa angoscia, la stessa paura. Mi ero svegliata così quel giorno, tra le urla di mio padre. Avevo paura di andare a vedere cosa stesse succedendo, sapevo che era successo qualcosa. Non l'avevo mai sentito urlare, tanto meno in quel modo. Erano urla strazianti, disperate.
Mi ero fatta coraggio, avevo accumulato tutto il coraggio che ero riuscita a trovare in me per alzarmi e andare a vedere cosa fosse successo. Quando ero uscita dalla mia stanza avevo visto Dean fermo nel corridoio, lo sguardo disperato. Mi aveva preso la mano, e avevamo sceso le scale insieme.

E fu in quel momento che la mia vita precipitò.

Mio padre era accasciato in lacrime in cortile, sul corpo senza vita di mia madre. I miei ricordi di quel giorno finiscono qua, ricordo solo che da quel momento in poi è cambiato tutto. Ho letto che quando succede qualcosa di particolarmente traumatico, il nostro cervello tende a eliminare i ricordi legati a quell'avvenimento. Penso che sia successo così.

Nessuno se lo aspettava, la mamma apparentemente stava benissimo. Dagli esami risultò che in realtà era affetta da una rarissima malattia. Non so perché, ma sul momento la spiegazione non mi convinse. Perché nessuno se n'era accorto prima? Mi è stato difficile credere che nessuno, tra gli Eruditi, fosse riuscito a diagnosticarla mentre era ancora in vita. Non ci era nemmeno stato detto il nome della malattia, non ci era stato spiegato niente di niente. E la mia parte Erudita non poteva accettarlo. Pensavo ci fosse qualcosa di misterioso dietro la sua morte, ho più volte pensato che si trattasse di un omicidio, ma alla fine ho dovuto scacciare il pensiero. Conosco la mia fazione, abbiamo molti difetti. Ma non credo che qualcuno nasconderebbe un omicidio. E comunque, se avessi continuato a pensarci, sarei caduta in depressione. Evidentemente è una malattia talmente rara e poco conosciuta che nessuno ci aveva fatto caso. Però mi chiedo ancora che genere di malattia possa portare a una morte così improvvisa senza mostrare alcun sintomo. Non lo so, spero solo che non abbia sofferto.

Mio fratello aveva sedici anni in quel periodo, un mese dopo ci lasciò per andare a vivere tra i Pacifici. Pensavo che sarebbe rimasto con noi dopo quello che era successo. In realtà avevo sempre pensato che sarebbe rimasto, era perfetto per gli Eruditi. Ma non sono mai riuscita a fargliene una colpa, perdere la mamma è stato un duro colpo, ed era passato appena un mese. Ha avuto la possibilità di allontanarsi dalla sofferenza. Vedere ogni giorno i corridoi e le stanze in cui lei camminava è stato doloroso. Lo è ancora. Lo capisco.

E' stato un periodo difficile. Mia mamma non c'era più. Sapevo che avrei potuto vedere mio fratello solo una volta all'anno, durante il Giorno delle Visite. Da quel giorno l'ho visto tre volte. Non l'ho mai visto realmente felice. Allegro, ma mai felice. I Pacifici sanno come mantenersi di buon umore, da quel che ho potuto vedere. Ma credo che mio fratello avrebbe preferito passare la sua vita in mezzo ai libri piuttosto che in mezzo ai campi. E non ha mai superato la morte della mamma.

Non posso dire nemmeno io di averla superata. Ci penso ogni giorno, spesso scoppio in lacrime, alcune volte la ricordo e sorrido. Lentamente i momenti in cui sorrido mentre la penso stanno prendendo il sopravvento. Credo che non si possa mai acettare nel vero senso della parola una cosa del genere, ma bisogna accettare il fatto di dover andare avanti e continuare la propria vita. E' merito di mio papà se lentamente sono riuscita a riprendermi dal trauma. Se non ci fosse stato lui mi sarei lasciata andare, non so che fine avrei fatto. Mi è stato vicino come non lo era mai stato prima, ha sempre creduto in me nonostante il crollo che ho avuto. Avevo iniziato a mangiare poco e niente, non riuscivo più a concentrarmi, non aprivo più un libro. I miei voti scolastici erano precipitati. Era comprensibile, ma da quel momento non mi sono più sentita parte della mia fazione. Vivevo all'ombra degli altri Eruditi, non ero più il genio della classe. Ho passato tutto il primo anno a correre. Correre mi faceva stare bene. Non riuscivo più ad aprire un libro, la mia concentrazione calava dopo due minuti. Allora mi cambiavo e andavo a correre.

Negli anni seguenti sono riuscita a recuperare un po' della mia concentrazione e alcuni buoni voti, ma in ogni caso non mi sento più all'altezza di rimanere qua. Il pensiero di lasciare mio papà da solo mi distrugge, ha fatto di tutto per farmi stare bene in questi anni. Ma so che capirà, nessuno vorrebbe una vita infelice per la propria figlia. E purtroppo è così che mi sentirei se dovessi passare il resto della mia vita tra gli Eruditi. Infelice. Inadeguata. Inutile.

Ho pensato agli Abneganti, mi piacerebbe dedicare la mia vita ad aiutare gli altri. Ma non riuscirei a non pensare più a me.

Credo che starei bene tra i Candidi, ma ho sentito delle voci sulla loro iniziazione che mi hanno fatto rabbrividire. No.

Ho pensato più volte di unirmi ai Pacifici, di raggiungere mio fratello, ma non riuscirei a resistere a lungo in un luogo dove tutti sono sempre allegri e spensierati, la vita non è solo allegria. Probabilmente mi farebbe bene, dal momento che ho passato gli ultimi anni in una continua infelicità, ma è proprio per questo che la serenità dei Pacifici mi sembra totalmente falsa. Non so quanto resisterei. In ogni caso, i Pacifici sono stati totalmente esclusi questa mattina, durante il test attitudinale. Quando ho scelto il coltello. Un Pacifico avrebbe mostrato una totale repulsione verso il coltello. Ma solo gli Intrepidi lo prendono.

Intrepidi.

E' proprio di loro che mi sono innamorata. Della loro libertà. Sono sicura che tra di loro nessuno mi guarderebbe male quando corro. Loro lo fanno sempre. Credo sia quello di cui ho bisogno. Ho bisogno di sfogarmi, di sentirmi libera come succede solo quando corro. Non penso più a niente. Sento solo la libertà. Ed è qui che mi ha indirizzata il mio test attitudinale.
Il suono della sveglia mi riporta alla reltà. L'ho impostata per impormi di andare a letto presto. Domani è il giorno della Cerimonia della scelta, e se domani non mi sveglio rischio di diventare un'Esclusa prima ancora di aver potuto scegliere.

***

Quando mi sveglio, sento l'odore dei pancakes provenire dal piano di sotto. Mi si stringe lo stomaco. Come posso abbandonare mio padre? Sono una persona orribile.
Sento dei passi e subito dopo sento bussare alla porta della mia stanza.
"Papà" dico.
Lui entra, il vassoio con i pancakes in mano. Sono davvero una persona orribile. Appoggia il vassoio sul bordo del mio letto e mi guarda, ma non riesco a decifrare il suo sguardo.
"Oggi è il grande giorno. Cerca di mangiare tutto, hai bisogno di forze. Ti aspetto giù." mi dice, andando verso la porta.
Prima di uscire dalla stanza si volta.
"Non pensare a me oggi. E' la tua vita, il tuo futuro."
Le sue parole dovrebbero confortarmi, invece mi chiudono lo stomaco.

Quando sono di nuovo sola mi sforzo di finire la colazione. Non ho per niente appetito, sento che potrei rimettere tutto ad ogni morso, ma mi sforzo. Quando ho finito mi alzo dal letto e vado verso lo specchio. E' l'ultima volta che mi vedrò con dei vestiti blu addosso. Voglio avere impressa nella mente l'immagine di me da Erudita, non voglio dimenticare da dove vengo. Il blu dei vestiti non fa risaltare il blu dei miei occhi. Ma mi piace il contrasto che crea con i miei capelli rossi. Chissà come starò vestita di nero.
***
La Cerimonia della scelta si svolge in un'enorme sala, divisa in cinque sezioni, una per ogni fazione. Non passa molto tempo prima che Marcus, capofazione degli Abneganti, cominci a parlare. Racconta la storia di come sono nate le fazioni, ma non lo ascolto, la conosco a memoria. Mi volto alla mia sinistra, verso mio padre. Sembra più teso di me e questo mi fa stare male. Sposto il mio sguardo verso i cinque recipienti all'interno della sala. Se mi voltassi nuovamente verso mio padre probabilente scoppierei in lacrime, e non è un buon momento.
Nella sala cala il silenzio, e mi rendo conto che Marcus sta cominciando a chiamare i primi nomi.

La prima ragazza è una Pacifica, e sceglie i Pacifici.
Il secondo ragazzo è un Candido, e sceglie i Candidi.
Marcus chiama altri due nomi.
Mi concentro sulle reazioni delle fazioni dopo ogni scelta, ma per ora non c'è nessun trasfazione, le reazioni sono abbastanza tranquille. A parte quelle degli Intrepidi.

Marcus chiama un altro nome, un ragazzo Erudito che conosco di vista, lo vedo spesso.
Sceglie gli Eruditi.

"Samantha Lee." chiama.
No. Non può essere già il mio turno. Questo vuol dire solo una cosa.
Sarò la prima trasfazione. Non è una bella cosa. Il primo trasfazione è sempre quello che fa più scalpore, quello che viene giudicato di più, quello a cui vengono riservate le peggiori occhiate della Cerimonia.

Mi alzo, ma non sono sicura di riuscire a reggermi sulle mie gambe, sto tremando.
Arrivo davanti ai recipienti, Marcus mi offre un nuovo coltello.
"Ecco il tuo coltello. Un coltello per ogni scelta." Sorride.
In realtà il coltello viene cambiato per motivi igienici.
Basta. Pensieri da Erudita.

Prendo il coltello con le mie mani malferme e mi avvicino ai recipienti. Li guardo uno per uno mentre con la lama creo un piccolo taglio nel palmo della mia mano. Guardo il recipiente con i carboni ardenti degli Intrepidi.
Mi faccio coraggio. Non sono la prima trasfazione della storia, non sarò l'ultima, la gente lo fa sempre. E' una cosa nomale, eppure mi sento una persona disgustosa per quello che sto per fare.

Faccio un respiro profondo, meno di un minuto e Marcus chiamerà un altro nome, poi nessuno penserà più a me.
Tranne mio padre.
No, non posso farlo davvero. Non posso andarmene, devo stare con lui.
  
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