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Autore: ArielKeats    23/05/2014    1 recensioni
Elias e Josh. Stessa band, caratteri diversi. La lingua che parlano è una sola però.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Their Language

 


Quando entri nei camerini dei Saskins, magari prima della diretta di qualche programma o in sala prove, durante i break  per le registrazioni del nuovo album, c’è solamente una cosa che salta immediatamente all’occhio, che anche il più cieco, il più distratto degli osservatori noterebbe in un istante, e che sembra – inspiegabilmente - annullare tutto il resto.
E questa cosa è che Josh Haley, quel grandissimo bastardo di Josh Haley, ama guardare Elias Nicholson.
Ama guardarlo studiare una canzone, discutere con i tecnici sull’arrangiamento del palco.
Ama guardarlo parlare e vedere le sue labbra muoversi, piegarsi in quei sorrisi così luminosi e osservare le sue espressioni cambiare.
Ama vederlo sorridere in imbarazzo. Abbassare il viso per nascondere gli occhi e quel rossore lieve, che gli colora le guance.
Josh ama gli occhi azzurri di Elias che cercano i suoi, che lo scrutano discreti, con timore, perché Elias è sempre stato così: timido e insicuro.
E Josh ha dovuto farci i conti per anni, con la sua paura folle di sbagliare.
C’era un tempo in cui, era naturale chiedersi se era possibile trovare quella porta invisibile, che permetteva di accedere al loro mondo. Qualcuno che sapesse tradurre in parole il significato di quei gesti, di quei sguardi e di quei sorrisi.
Se loro stessi erano in grado di pensarsi senza l’altro accanto o definire  la linea di demarcazione tra le loro ombre, quando
- quelle ombre - divise non lo erano mai state. Nemmeno durante i peggiori litigi. Nemmeno quando c’erano altre braccia a scaldare i
loro cuori.  
Guardandoli così, apparentemente distanti, ti accorgi che in fin dei conti non c’è nulla di sbagliato nella chimica del loro rapporto.
È solo un altro modo di funzionare insieme, di non perdersi.
Perché altrimenti, dopo, la paura di guardarsi allo specchio e non riconoscersi senza che il volto dell’altro sia accanto,
sarebbe troppo grande da sopportare. Troppo grande anche solo da immaginare.
Così, è giusto vedere Josh dare ad Elias una parte del suo pranzo, dopo una lite furiosa e senza guardarlo negli occhi.
Perché la magrezza di Elias ha sempre preoccupato tutti quanti.
Vedere Elias sbuffare e fare una smorfia contrariato, ma mangiarlo ugualmente perché sa che Josh non lo lascerebbe in pace e probabilmente disseminerebbe la sala prove di snack.
È giusto vederli stare distanti - nella parte opposta della stanza – a scambiarsi un sorriso complice, mentre un Nolan impreca arrabbiato contro di loro.


Un’altra cosa che nei Saskins sanno tutti è che Elias amava il baseball più della sua vita stessa.
Amava correre per quell’ immenso campo verde, con il berretto calato sugli occhi e quella pallina minuscola tra le mani pronta ad essere lanciata o battuta. Amava l’adrenalina scorrere prima di ogni partita, la frenesia del gioco, la soddisfazione che solo una vittoria sudata sa dare e l’idea di guardare in alto tra gli spalti e trovare la figura di suo padre, sventolare una mano orgoglioso.
Un’altra cosa che nei Saskins sanno anche tutti è che, adesso, Elias ama di più il suo lavoro.  
Ama cantare, recitare. Ama i fan e sentire la loro eccitazione in ogni concerto.
Ama voltarsi e trovare lui accanto, che lo guarda con la punta degli occhi, che lo sfiora appena con la spalla e i brividi che gli provoca, la sicurezza che gli dona.
E l’indifferenza suona falsa e forzata, quando Josh gli si avvicina per scrutare il testo della nuova canzone. Quando le loro mani si sfiorano e le loro labbra si piegano in un sorriso appena accennato.
La loro pace silenziosa.
Una promessa per dopo. Forse.
E pare di sentirla la tensione che emanano i loro corpi accanto. L’armonia delle loro voci che si fondono, che cantano un’altra storia. La loro.
Elias ama il suo lavoro perché Josh ne fa parte.


Ma se glielo chiedete, se vi avventurate nella sala prove dei Saskins, con l’assoluta certezza di trovare Josh stravaccato da qualche parte con l’Ipod poggiato sullo stomaco e provate a domandarglielo davvero, se ama Elias. Lui vi risponde che non ha mai amato nessuno e di non fracassargli le palle con domande idiote. E tu lo noti, che non ti sta guardando negli occhi.
Perché è impegnato a contare il numero dei respiri che Elias fa.
E il numero dei sorrisi che dispensa.
Quelli non rivolti a lui, chiaramente.
E se lo chiedete ad Elias, nel tentativo - spesso vano - di provare a distrarlo dalla sua canzone, lui annuisce. Forse, se lo trovate dell’umore giusto, vi sorride anche. Uno di quegli splendidi sorrisi che solo Elias è in grado di regalare.
E vi risponde: “Certo. Tutti”. La sua famiglia, la sua cagnolina, i fan…e mentre parla, alza lo sguardo verso Josh.
E resta in silenzio.


E poi li vedi fuori, insieme, spalle che si sfiorano, a guardare il sole calare dietro gli edifici alti della città. Qualche risata appena udibile e non puoi fare a meno di scuotere la testa, raccogliere le tue cose dalla sala prove e smettere di capire.
Perchè lo sai che è inutile.
E loro stanno già parlando nella loro lingua.
Quella fatta di soli plurali e “noi” come unico pronome, con sostantivi che sanno di anni e verbi di sguardi.

 

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