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Autore: Mokusha    23/05/2014    6 recensioni
"Sono malvagio, Belle, e non c'è lieto fine per i malvagi."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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III

RUNNING UP THAT HILL


let me steal this moment from you now (*)


Camelot, molti anni fa.

Morgana risaliva la collina che portava al castello di Merlino, suo fratello, stingendo il cestino pieno di erbe curative che l’aveva mandata a raccogliere, per preparare un’altra delle sue pozioni.
La ragazza aveva indugiato a lungo prima di fare ritorno a casa, crogiolandosi nel torpore di quella calda serata d’estate.
Morgana era molto più giovane del fratello, nata da una relazione illegittima della madre con uno dei cavalieri del regno. Tuttavia, il padre di Merlino amava la moglie così strenuamente che non aveva avuto la forza di ripudiarla, e aveva riconosciuto la bambina come propria.
Quando il suo amante era caduto in battaglia, però, la donna aveva annegato il proprio dolore in una boccetta di veleno, lasciando la figlia ancora in fasce. Poco tempo dopo, anche il marito era stato colto dalla morte, e Merlino, già uomo, aveva accolto la sorella al proprio castello e l’aveva cresciuta assieme alla figlia, Ginevra.
Purtroppo, però, la vergogna che affliggeva il sangue di Morgana non aveva tardato a manifestarsi: la relazione libertina della madre era costata un caro prezzo alla ragazza, che si era presto rivelata essere l’unica della sua famiglia a non avere poteri magici.
Nonostante la sua diversità, però non l’aveva mai percepita come un peso, e non aveva mai dato troppa importanza ad essere l’unica normale in una famiglia di maghi e streghe, proprio perché la sua normalità la rendeva speciale.
Morgana aveva ereditato dalla madre il carattere ribelle ed intraprendente, uno spirito libero che amava l’aria aperta e le avventure, curiosa ed indomabile.
Solo una persona era riuscita ad arrivare alla parte più dolce del suo cuore: Arthur, il giovane cavaliere allievo di suo fratello.
 Si era scoperta capace di un amore devastante, che la divorava e la teneva in vita al tempo stesso. Non aveva mai amato niente e nessuno come amava Arthur, che la ricambiava a sua volta.
Spesso si era trovata a confidarsi con Ginevra, la persona di cui si fidava di più al mondo, che aveva sempre trattato, e che l’aveva sempre considerata, a sua volta, come una sorella.
Per questo rimase pietrificata davanti alla scena che le si prospettò una volta entrata nel salone principale.
Il cestino le scivolò via dal braccio. Il tonfo sul pavimento non fu abbastanza forte da richiamare l’attenzione dei due giovani, troppo impegnati a baciarsi come se fosse stato l’ultimo giorno delle loro vite.
Morgana si sentiva paralizzata, svuotata, dilaniata.
La sua mente si rifiutava di dare un senso a quello che i suoi occhi vedevano.
Se ne stava lì, incapace di muoversi, o di distogliere lo sguardo. Poteva solo rimanere a fissarli mentre il suo cuore andava in briciole.
Un singhiozzo sommesso le sfuggì dalle labbra.
Ginevra si staccò bruscamente da Arthur, e si voltò verso di lei.
“Morgana…” sussurrò con aria vagamente colpevole. “Io… Posso spiegarti!”
Fece per raggiungerla, ma il ragazzo le bloccò un polso.
“No.” sentenziò “Non c’è niente da spiegare, Ginevra. E’ ora che capisca che un re non potrebbe mai amare una bastarda.”
La freddezza con cui pronunciò quelle parole fu come uno schiaffo in pieno viso.
Morgana sentiva le lacrime scorrerle sulle guance, la sua umiliazione, la sua frustrazione, la sua fragilità erano lì, in bella vista davanti a tutti.
Per la prima volta in vista sua si stava sentendo indegna, emarginata, sporca.
Corse fuori dal palazzo, ignorando i richiami di Ginevra.
Prese il suo cavallo dalle scuderie, e partì al galoppo, verso la Foresta Incantata.
In realtà, Morgana, un talento speciale lo aveva: non era potente come i suoi familiari, ma nel suo piccolo, il destino le aveva fatto il dono della veggenza: le sue visioni non erano un miscuglio indistinto di immagini dal significato ambiguo, ma erano chiare e precise, distinte, in grado di prevedere anche il più piccolo cambiamento.
Era stato così che aveva visto Arthur arrivare, ma nelle ultime settimane era stata talmente impegnata a vivere il presente tanto intensamente da non voler dar peso al futuro.
L’amore che la legava al futuro re di Camelot era talmente radicato in lei che aveva dato per scontato il fatto di passare il resto della vita assieme a lui.
Ora tutto quello che riteneva certo le era stato portato via: era come se una voragine si fosse aperta sotto i suoi piedi, e l’avesse trascinata in una voragine di tormento.
Mai nella sua vita si era sentita tanto inferiore.
E mentre galoppava verso il Castello Oscuro, giurò a sé stessa che non avrebbe mai più permesso a nessuno di umiliarla.


* * *


Rumplestilskin non potè fare a meno di sorprendersi, quando udì gli insistenti colpi al portone.
Non capitava molto spesso che qualcuno si presentasse spontaneamente alla sua dimora, osando violare la fortezza di solitudine del Signore Oscuro.
Fissò la ragazzina dai capelli rossi che si trovava alla sua porta.
“Ti sei persa, mia cara?” trillò.
Lei scosse la testa, fissandolo, spavalda.
“ Sono Morgana di Camelot. Sono qui per fare un accordo con voi.” sentenziò.
L’oscuro ridacchiò sguaiatamente.
“Un accordo, eh? E che genere di accordo vorreste propormi?”
La ragazza entrò nel castello, e Rumplestilskin indietreggiò, curioso. Pensò che di sicuro il carattere non le mancasse, ma continuava ad osservarla, vigile e attento, pronto a cogliere il minimo barlume di debolezza o fragilità.
“Avete problemi di cuore, mia cara?” continuò ad indagare “Posso prpararvi qualche filtro, se è questo che desiderate.”
“No.” disse Morgana “Voglio di più”.
“Di più, mia cara?”
“Voglio che mi diate la magia” sentenziò. “La magia oscura.”
Rumple sussultò appena.
“Potete farlo?”
“Quello che mi state chiedendo, cara” rispose “Ha un prezzo. Un prezzo molto alto.”
“Sono disposta a pagare il necessario.” replicò, sicura.
Sosteneva lo sguardo del Signore Oscuro senza il minimo cedimento.
“Anzi.” disse “Lasciate che vi faccia un regalo. In cambio mi aspetto che esaudiate la mia richiesta.”
Si avvicinò piano a Rumplestilskin. Gli poggiò le mani sul viso e chiuse gli occhi. Le immagini non tardarono ad arrivare.
“Avete un piano.” sussurrò Morgana “Una veggente, un’altra veggente, che conoscete già, vi dirà come metterlo in atto. Vi… Vi donerà i suoi poteri, cosicché possiate vederlo da voi. Qualcuno… Qualcuno sta per entrare nella vostra vita. Queste stanze… Stanno per essere inondate di luce!” Morgana ansimava, tremante, mentre Rumplestilskin non osava muoversi. “ Vi verrà restituito qualcosa che avete perso molto tempo fa. Qualcosa a cui avete rinunciato. Qualcosa che non pensate di meritare.”
“Basta! Basta!” urlò l’Oscuro scrollandola “Chiudete la bocca!”
Morgana spalancò gli occhi, e si ritrasse da lui.
“Come faccio a sapere che non mi state mentendo?” domandò con impeto, tenendole stretto il mento in una mano.
“Incantate la magia che state per darmi. Se vi ho mentito, che mi uccidano all’istante.”
Rumple sogghignò.
“Siete brava, negli affari, cara. Ve lo chiederò un ultima volta. Siete sicura che la magia oscura sia quello che volete davvero?”
Lei annuì.
“Sì.”
“Stringetemi la mano, allora.”
La giovane afferrò la mano che lui le porgeva.
Un fascio di luce viola si sprigionò da quell’unione. Morgana poteva sentire i poteri riempirle le vene, percepiva la magia, il potere, nascere in lei, insidiarsi nelle crepe del suo cuore ferito, riparandolo, facendolo smettere di sanguinare così dolorosamente.
Nuovi sentimenti si fecero strada in lei, spazzando via il suo amore per Arthur.
Rumplestilskin continuava a fissarla negli occhi, vide l’anima della ragazza scivolarle via, facendo posto ad oscurità, che non avrebbe fatto altro che portare altra oscurità.
Quando il processo fu finito, le lasciò la mano.
“Siete sopravvissuta.” trillò, compiaciuto.
La giovane strega gli sorrise, beffarda.
“Qual è il mio prezzo?”
“Oh, mia cara, non è qualcosa che possiate darmi subito. Lo pagherete con il tempo. Vi ho letto negli occhi il vostro cuore spezzato non appena vi ho vista alla mia porta. Avete fatto una scelta coraggiosa, ma stupida. Adesso nessuno potrà mai amarvi, cara. Avete firmato la vostra condanna all’infelicità. E adesso coraggio, fuori di qui.”

Storybrooke, oggi.

Mr.Gold ansimava, straziato dall’agonia che l’ennesima scarica elettrica gli aveva provocato.
“Le urla di dolore… Non immagini il piacere che mi provochino, Rumplestilskin.”
“Oh, Morgaine…” tossì lui “Ti sei ridotta molto peggio di quanto mi aspettassi.”
La strega schioccò le dita, e subito uno dei tirapiedi azionò nuovamente l’elettroshock. Il corpo dell’uomo fu colto da nuovi spasmi
“Non osare chiamarmi così” sibilò “Ho ottenuto quello che ho voluto. Quando sono tornata a Camelot li ho maledetti, e sono tutti morti, infelici, proprio come desideravo. E tu. Guardati. Hai messo in salvo la tua Belle. Non oso nemmeno immaginare la sofferenza fisica che deve averti provocato resistere al pugnale.”
“Lei” ansimò Gold “E’ la mia luce. La luce che tu mi avevi preannunciato.”
Morgana gli si avvicinò, gli accarezzò una guancia con un dito.
“E sarò sempre io a portartela via.”
Rumplestilskin trovò la forza di ridere beffardo.
“Non puoi farlo.”
“Si che posso. Ti provocherò così tanto dolore, così tanta sofferenza, che finirai per dimenticarla. Sai, il mio nuovo fidanzato, il dr. Frankenstein, mi ha insegnato delle teniche… Interessanti.”
“E io che credevo di averti reso la più potente strega oscura” disse lui “Invece fai bere filtri d’amore agli scienziati e usi i loro giochetti per compiere la tua vendetta.
Lingue di fuoco d’ira fiammeggiavano negli occhi della strega.
“Se usassi anche solo la più piccola parte della mia magia su di te in questo stato, ti ucciderei. Io invece voglio che tu soffra. Voglio portarti via tutto quello che tu hai portato via a me.”
“Che sarebbe?”
Morgana esitò. Un impercettibile barlume di cedimento attraversò l’espressione dura del suo volto.
“La capacità di amare” sputò poi, velenosa. “E di essere amata.”
Gold rise debolmente.
“Oh, Morgaine. Io non ho fatto nulla. Te ne sei privata da sola.”
La donna si infuriò. Schioccò nuovamente le dita, e l’elettricità scosse per l’ennesima volta le viscere dell‘uomo.
“So che stai pensando a lei.” affermò “E’ esattamente quello che mi aspetto che tu faccia. E’ proprio quello che voglio che tu faccia. Aggrappati a lei, al suo volto, alla sua voce, mentre il dolore ti farà impazzire. La tua mente imparerà presto ad associare la sua immagine alla sofferenza, e il tuo cuore la rifiuterà. Ti ruberò ogni singolo momento felice di cui tu abbia memoria. Tornerai ad essere schiavo delle tue debolezze, ma potente. Ricomincerai ad amare il potere, Rumplestilskin, te lo prometto.”
Si rivolse poi ai due scagnozzi: “Continuate finché non torno. E badate bene che non perda i sensi, voglio che si goda ogni istante di agonia.”
Il rumore dei tacchi della donna si fece sempre più lontano ed indistinto alle orecchie di Gold.
Roteò gli occhi, invocandola.

“Belle.”






Eccomi qua!
Io invece di filare ossessivamente la paglia in oro, sforno camitoli di dubbia qualità uno dopo l'altro, così puramente a caso (?).
Che poi, oggi sono andata a dare ripetizioni di inglese ad una ragazzina e in ogni singolo esercizio c'erano scozzesi di nome Bob. Possibile? ç_ç
"Feed the madness and it feeds on you!"
Si, okay, ciao ossessione, ti voglio tanto bene anche io, permettimi di tornare in me stessa giusto il tempo di ringraziare le meravigliose personcine che recensiscono la storia, che l'hanno aggiunta alle seguite/preferite e anche quelle anime che leggono in silenzio e magari si trattengono dal mandarmi a pettinare le giraffe. :')

Riguardo al capitolo: non so cos'ho fatto.
Mitologicamente (?) parlando, le origini di Morgana sono molto vaghe, ognuno ce la spaccia come figlia/zia/parente/nipote di chi più gli piace. In questo caso é sorellastra di Merlino. (Un po' zoccola, Ginevra, eh?)
Ah, un'altra cosa: questa Fan Fiction prevede che Zelena non sia mai (ancora) arrivata a Storybrooke, e nemmeno Pan.
Potrebbe essere un post Neverland senza scambio di corpi Pan/Henry, ecco.
Okay? Okay.
Giusto perchè siete voi, e siete così buoni con me, vi do una piccola anticipazione sul prossimo capitolo: saraà un flashback rumbelliano ambientato al castello Oscuro, che nella mia testa mi fa tanto implodere e poi magari quando lo scrivo viene una merda.
Okay, la smetto di sproloquiare a sproposito, e vi lascio in pace.
Un abbraccione - one - one e alla prossima :)

Mokusha

 
   
 
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