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Autore: Polaris_Nicole    23/05/2014    3 recensioni
E se Artemide avesse infranto il voto di castità? E se avesse avuto un figlio maschio?
Jonah Nighthief, figlio di un naturalista inglese, presto scoprirà di essere un mezzosangue e di essere anche il frutto del tradimento della dea della Luna.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era passata ormai una settimana dal mio arrivo al campo, e devo ammettere che stavo cominciando ad apprezzare quel luogo e tutti gli altri ragazzi che come me lo abitavano.
Io e Tom poi non eravamo mai stati così uniti, spesso litigavamo, ma sarebbe stato impossibile evitarlo considerando la sua testa dura: avevo promesso che sarei stato un fratello migliore, non una babysitter.
Lui era stato riconosciuto già due giorni dopo il nostro arrivo, all’inizio mi ero un po’ spaventato vedendo uno strano bastone con attorcigliati due serpenti apparirgli sulla testa ma gli altri mi rassicurarono dicendomi che era soltanto Ermes che aveva riconosciuto Tom come suo figlio.
Ero felice che fosse un figlio di Ermes, mi sarebbe dispiaciuto non poter più condividere con lui quelle lunghe chiacchierate che facevamo la sera tardi nella cabina 11 quando non riuscivo a dormire.
Quel giorno sembrava proprio un giorno normale … sembrava
Eravamo nell’arena a combattere e, per l’ennesima volta, Tom mi aveva disarmato e mi puntava un coltello alla gola, certe volte quel ragazzino mi inquietava.
“ah! Battuto un’altra volta!” disse trasformando il suo coltello in un portachiavi con sopra il simbolo di Ermes: un caduceo (vedi capitolo 2).
“non cantare vittoria troppo presto, nanerottolo, ricordati che oggi pomeriggio abbiamo l’allenamento di tiro con l’arco” ribadii, con la spada ero una frana, ma avevo scoperto che con l’arco ero una scheggia! Molti si meravigliavano che non fossi figlio di Apollo.
“nanerottolo? Che fine ha fatto pulce?” chiese un po’ confuso inclinando leggermente la testa, come un cagnolino che è appena stato inondato dal getto di un innaffiatoio automatico.
Io risi e gli scossi un po’ i capelli “ok, pulce, facciamo una pausa? È da un po’ che combattiamo” dissi cominciando a sganciare l’armatura.
“d’accordo, ti distruggo più tardi” disse assecondandomi, uscimmo dall’arena e andammo a fare una passeggiata ai margini della foresta.
Avevo con me l’arco che mi era stato prestato da un certo Will Solance, un figlio di Apollo che spesso si allenava con me, era un tipo simpatico.
“secondo me non ce la fai a colpire quel ramo lassù in cima” mi indicò Tom con un gesto della mano, io ghignai a quell’affermazione, sfoderai l’arco e, senza neanche prendere la mira, la freccia andò a infilzarsi esattamente nel punto indicato da Tom.
“dicevi?” esordii con tono autoritario sistemando meglio la faretra che portavo sulle spalle carica di frecce finemente appuntite.
“non male” disse semplicemente, a mio avviso era stato un tiro assolutamente perfetto ma, anche se fosse stato Apollo in persona a scoccare la freccia, Tom non l’avrebbe mai ammesso.
Si limitò a puntare il coltello nello stesso punto per staccare la freccia incastrata, avevamo scoperto che il coltello, dopo pochi secondi, era capace di tornargli in tasca automaticamente.
Restammo in silenzio per un po’, fino a quando non avvertii un leggero spostamento d’aria sopra le nostre teste.
Feci un cenno a Tom che percepì subito il messaggio, sfoderammo subito le armi: sebbene fossimo all’interno dei confini del campo, i mostri erano sempre in agguato.
Puntavo la mia freccia praticamente ovunque per non essere colto di sorpresa, quando avvertii un rumore dietro il tronco di un albero, puntai la mia freccia proprio lì ma, pochi secondi dopo, venne fermata da …
“ma bravo Jonah, vedo che ti interessi molto ch’io passi del tempo con mio padre, commovente …” disse lapidario un Nico di Angelo piuttosto adirato.
“di Angelo, è da un po’ che non ti si vede” dissi freddamente incontrando i suoi occhi neri e lucenti come l’ossidiana, alla mia affermazione lui ghignò.
“sono stato per un po’ da mio padre, gli Inferi non sono poi così male in questo periodo dell’anno, sai?” disse con tono calmo e leggermente inquietante.
“ma non mi dire …” risposi con tono ancora più adirato e poco cordiale.
“senti, la discussione si sta un po’ dilungando, passiamo al sodo” disse a denti stretti sfoderando la sua spada, una spada nera e impregnata d’odio … quasi quanto i suoi occhi.   
Io presi il mio arco e puntai una freccia contro di lui, Tom si scansò prontamente ed io non potei fare altro che assecondare Nico in quell’assurdo combattimento.
Scoccai una serie di frecce nella sua direzione, ma lui le spezzò con una facilità estrema senza rinunciare al suo ghigno beffardo, quanto avrei voluto strapparglielo a forza da quel viso cadaverico.
Subito partì all’attacco brandendo quella lama inquietante e piuttosto spaventosa – se volete la mia opinione -.
Tentò un affondo, ma lo evitai prontamente, era un po’ difficile stargli dietro, avevo solo un arco con me e se avessi voluto coglierlo di sorpresa, avrei dovuto attaccarlo da una debita distanza.
Fu allora che nella mia testa si formò un’idea geniale che mi avrebbe sicuramente permesso di battere quel ragazzino.
Parai un altri tre o quattro affondi di Nico che sembrava fin troppo sicuro di sé, ma alla fine indietreggiai fino a trovarmi con le spalle attaccate al tronco di un albero e mi arrampicai fino ad uno dei rami più alti, non mi ero mai arrampicato in vita mia, eppure sentivo che era la cosa giusta da fare.
“che c’è Nighthief? Ti arrendi? Pensavo che almeno un po’ di dignità l’avessi anche tu” mi beffeggiò lui ignaro di tutto.
Mi arrampicai ancora un po’, in modo che lui non riuscisse a vedermi  o, almeno, che pensasse ad una mia ipotetica fuga.
Presi una freccia e la puntai verso il suo braccio destro, quello con cui reggeva la spada, era un punto piuttosto lontano, ma niente era impossibile per Jonah Nighthief, così presi la mira e scoccai la freccia.
Il gemito di dolore di un non più così trionfante Nico arrivò fino alle mie orecchie.
Scesi dall’albero con un paio di salti – come facevo ad esserne capace era ancora un mistero -  e recuperai la spada di ferro dello Stige puntandola al petto di Nico con fare piuttosto sicuro.
“dicevi, di Angelo?” lui stava per rispondere, un pugno chiuso intorno alla freccia sporca di sangue, il suo sangue  eppure qualcosa cambiò nei suoi occhi regalandogli un’espressione confusa e stupita che non servì per niente a tranquillizzarmi.
Indietreggiò col braccio, ancora sanguinante, facendo cadere la freccia che andò a conficcarsi nel terreno emettendo un suono metallico.
Mi voltai verso Tom, ma anche lui sembrava piuttosto confuso, decisamente più calmo di Nico, ma pur sempre confuso.
Quando mi resi conto che non stavano guardando me, ma un punto indefinito proprio sopra la mia testa, alzai di scatto lo sguardo e il mio cuore saltò un battito.
Sopra la mia testa svettava una luna piena, ma era stranamente diversa, era grande quasi quanto un pallone da basket con riflessi d’oro e d’argento e sopra si scorgeva un’ombra: una ragazza che fletteva il suo arco, pronta a scoccare la sua freccia.
Ero appena stato riconosciuto.
Non riuscii a terminare di formulare quel pensiero, che Nico mi afferrò per il braccio e mi trascinò nell’ombra con lui.
I viaggi-ombra erano oscuri, freddi, desolanti, … di certo non erano adatti alle persone deboli di cuore. Fortunatamente, durò solo pochi secondi e poi riapparimmo nella Casa Grande dove ci aspettava un Chirone abbastanza sconvolto.
Appena mi vide – o almeno appena vide quello che restava del riconoscimento – si alzò in piedi(?) mostrando, in tutto il suo splendore, una maglietta con su scritto “IL CENTAURO NUMERO UNO”.
“non è un buon segno, non è per niente un buon segno” disse Chirone dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, anche se a me sembravano passate delle ore.
“cosa c’è di sbagliato? Sono stato riconosciuto, no?” dissi interrompendo Nico che stava per prendere parola, e che mi guardò accigliato.
“il punto è chi ti ha riconosciuto” ribatté Nico senza nascondere una nota di quella che sembrava preoccupazione.
“ad ogni modo, è ora di darti un benvenuto ufficiale Jonah, figlio di Artemide”.
Chirone mi posò una mano sulla spalla con fare paterno ma, appena la sua mano si posò su di me, non vidi più la casa grande.
Come in un viaggio-ombra – ma senza tutte le cose inquietanti – mi ritrovai in una sala gigantesca con dodici troni alti più di sette metri e una fontana al centro che sfiorava i sei metri.
Non capivo dove mi trovavo, mi sembrava di essere finito in una di quelle strane mostre di arte concettuale in cui tutti gli oggetti sono dieci volte più grandi di te, ma cambiai subito idea quando vidi delle persone gigantesche.
Mi trattenni dall’urlare – potevano essere carnivori, no? – e li guardai più attentamente.
Erano persone piuttosto normali all’apparenza – tralasciando i più di sei metri di altezza, si intende – ma la parte più strana erano gli occhi; quelli di un uomo lanciavano fulmini, da quelli di una donna era come se sbocciassero continuamente fiori, piante esotiche e … cereali?!
In ogni caso, tentai di capire cosa stesse succedendo, erano tutti chini sulla fontana che vi era al centro della stanza tranne un paio che erano seduti con fare annoiato sui rispettivi troni – uno dei quali ricordava parecchio il trono di spade …
“non può essere, mi rifiuto di crederci!” esordì l’uomo con gli occhi di fulmine, sembrava arrabbiato, e non mi piaceva per niente.
“c’è poco da fare, il ragazzo è stato riconosciuto, non possiamo fare molto” disse una donna al fianco dell’uomo, aveva i capelli biondi che le ricadevano in boccoli delicati sulle spalle e gli occhi grigi che le donavano uno sguardo sveglio e intelligente.
“io mi chiedo solo perché … perché è successo tutto questo?! È una disgrazia!” esclamò l’uomo in un impeto d’ira seguito da una scarica di fulmini nel cielo.
“semplice, papà: nessuno può resistere all’amore” disse una donna – a mio avviso semplicemente meravigliosa – con fare diplomatico, ma con un tono da sognatore.
“AFRODITE! POSSIBILE CHE TU NON RIESCA MAI AD ESSERE SERIA?! E poi tu, Apollo, non hai niente da dire?! Artemide è tua sorella! Ti avrà sicuramente detto qualcosa” urlò l’uomo prima ad Afrodite poi ad Apollo che se ne stava in un angolo abbracciato ad un peluche a forma si sole.

padre mio
Solo col tempo
Una ferita si rimargina”    

Disse semplicemente il biondo, doveva avere sui diciannove anni, ma l’istinto mi diceva che ne aveva molti di più.
“Apollo, ti ho chiesto risposte, NON HAIKU” urlò con maggiore determinazione l’uomo, eppure a me il ragazzo sembrava molto serio, quasi rassegnato.
“forse sarebbe meno controproducente chiedere alla diretta interessata” disse una voce all’improvviso, tutti si voltarono verso la persona che aveva pronunciato quelle parole.
Era una donna, aveva i capelli ramati e gli occhi lucenti e, a differenza degli altri che indossavano toghe greche, indossava dei jeans scuri, una T-shirt dei Green Day e una giacca di pelle nera.
“Artemide, prima di tutto: che cavolo ti sei messa?! E poi, come la metti con quel Nighthief?!” urlò l’uomo.
“io mi metto quello che mi pare e poi, è vero, Jonah è mio figlio”
“sai che c’è solo un modo per evitare compromessi di qualsiasi tipo, vero?”
“lo so benissimo” ribatté Artemide “e la risposta è no”.
    La scena cambiò e mi ritrovai in una stanza blu e argentata con dei mosaici di animali sulle pareti, avevo un gran mal di testa  e non capivo dove mi trovavo.
Avevo un post-it attaccato alla testa, lo staccai e lessi la bella calligrafia piccola e ordinata :

benvenuto alla cabina otto idiota, questa sarà la tua nuova casa e bla bla bla …
Nico
P.S.: dovresti smetterla di svenire in giro :-P”
 
Strappai il post-it e lo gettai sul pavimento ma, appena mi alzai dal letto trovai un altro biglietto leggermente diverso.
Era un biglietto semplice senza troppi fronzoli e sopra vi era impressa una grafia veloce ma impeccabile – insomma, POSSIBILE CHE SOLO IO ABBIA UNA SCRITTURA ASSOLUTAMENTE ORRIBILE?! – e lessi anche quello aspettandomi altre prese in giro da parte di Nico o un messaggio di Tom, ma dovetti ricredermi:

“Ciao Jonah,
Spero che tu non te la sia presa per il ritardo, ma non avevo altra scelta. Sono felice che tu stia bene e volevo vederti, ci vediamo tra due giorni per una bella battuta di caccia: ti piacerà!
Artemide
P.S.: spero che il regalo ti piaccia
 
Alla lettera era allegato un bracciale nero decorato da borchie argentate.
Ero abbastanza sconvolto: gli dei usano le emoticon?!
 

Note d’autrice: scusate il ritardo! Ma ho avuto due settimane difficili tra interrogazioni e compiti in classe, mi sento un po’ in colpa, ma vi prego di perdonarmi, sono solo una povera babbana: non sono perfetta!
Passando alla storia: oh, miei dei! Jonah è stato riconosciuto! Finalmente … e Artemide sembra piuttosto … rock? Non mi viene in mente termine migliore, ma potrete ammirarla in tutto il suo “rock” nel prossimo capitolo! Intanto vi propongo una domanda che assilla anche me: gli dei usano le emoticon?!
Tanti muffin da una piuttosto sconvolta Polaris_Nicole 
  
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