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Autore: Duefangirlallosbaraglio    23/05/2014    2 recensioni
Molte bambine sono cresciute con favole di principesse e castelli, ma non Rebecca e Carolina, loro sono cresciute ascoltando le avventure di semidei e cacciatori di demoni che affrontavano il male per proteggere l'umanità. Ma quelle che credevano fossero soltanto favole che il padre gli raccontava si rivelano qualcosa di più, non sono più semplici fantasie ma potrebbero salvare le ragazze nella loro avventura in più di un'occasione.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1
-Io non voglio tornare a casa – dice Rebecca.
Carolina si gira a fissarla senza dire niente, la sorella stava tirando dei sassolini nel lago quando aveva lanciato questa esclamazione, l’altra lascia penzolare i piedi a pelo d’acqua troppo esausta per fare qualsiasi altra attività. Fa quasi troppo freddo per essere in pieno Luglio, ma in fondo si trovano in un campo estivo in Danimarca non in Sudamerica.
-Se ti dicessi che ho un piano per scappare da qui mi seguiresti? – chiede Carolina voltandosi ad osservare il lago.
-Certo – risponde Rebecca – ma io tengo la cartina, conosco fin troppo bene il tuo senso dell’orientamento, o meglio lo conoscerei se ce lo avessi – entrambe le gemelle scoppiano a ridacchiare.
Sul porticciolo ci sono solo loro due, tutti gli altri staranno aiutando a preparare la cena, probabilmente qualcosa di “speciale” essendo l’ultima serata di campeggio, il giorno dopo avrebbero preso l’areo e ognuno di loro sarebbe tornato nei vari Paesi di provenienza. Il bello dei campeggi internazionali era che si potevano stringere un sacco di nuove amicizie, per poi non rivedersi mai più.
-Quale sarebbe il tuo piano di evasione allora? – chiede con una punta di curiosità la più bassa tra le due. Sebbene siano gemelle non si assomigliavano più di due normali sorelle, Carolina era più alta, i capelli a caschetto castani, gli occhi color nocciola e il viso pieno di lentiggini, Rebecca invece teneva i lunghi capelli castani sempre raccolti in una coda (no, sono seria, SEMPRE), gli occhi tra il castano e il verde.
-Ce ne andiamo stanotte, quando tutti saranno troppo ubriachi per rendersi conto di quello che sta succedendo – dice l’altra.
-Ma come ce ne andiamo senza un mezzo di trasporto? –
-Prenderemo quello dei ladri-bambini – dice l’altra con un ghigno sulla faccia.
-E’ solo una storiella che raccontano i volontari del campo – le dice l’altra sollevando gli occhi al cielo.
-Dietro ogni storiella c’è sempre un fondo di verità – dice guardandola con uno sguardo determinato.
-E perché dovrebbero venire qui proprio stanotte? – chiede l’altra con un sospiro teatrale.
-Perché li attireremo qui! – si alza in piedi sul porticciolo e inizia a spiegare con entusiasmo il sua piano – ci serviranno briciole e diverse paia di mutande, ma sono sicura che riusciremo ad attirarli, e quando saranno qui diventeranno la copertura perfetta. –
-E se non vengono? – chiede una Rebecca molto scettica.
-Non ti preoccupare, verranno – dice Carolina convinta – aiutami ad attirarli qui e la nostra via di fuga sarà libera e quasi priva di intoppi –
Rebecca annuisce molto poco convinta.
 
-Fai piano, credo siano arrivati. – sussurra Rebecca.
Le due gemelle si accucciano dietro la finestra e sentono dei suoni indistinti provenire dall’altra parte del piccolo cottage che veniva utilizzato come mensa, sono loro, i ladri-bambini sono arrivati. Ormai era mezzanotte passata e la maggior parte delle persone al campo stava dormendo, se avessero sentito dei rumori avrebbero trovato soltanto i ladri-bambini intenti a rubare le torte e le mutande che le due gemelle avevano accuratamente sistemato in vari punti del campo.
Appena sono sicure che tutti fossero all’interno del campo, le due sorelle si dirigono verso l’uscita con gli zaini pieni. Arrivate lì controllano che nel furgone dei ladri non ci fosse nessuno. Dopo Rebecca riesce ad avviare il furgone e si mette alla guida. Carolina lascia che sia quella con più senso dell’orientamento tra le due a guidare. Lanciano i loro zaini nei sedili posteriori ma tengono un po’ di banconote a portata di mano assieme a qualche barretta di cioccolata, sarebbero potute servire durante al viaggio.
Le gemelle sono nervose ed entusiaste allo stesso tempo di iniziare questa nuova avventura, gli sembra di vivere una delle storie che il padre gli raccontava. Quelle storie le avevano accompagnate per tutte l’infanzia, mentre gli altri bambini crescevano con Cappuccetto Rosso e Cenerentola, il padre era solito raccontargli le avventure di semidei intenti a compiere qualche impresa e cacciatori di demoni sempre pronti a eliminare il male. Anche dopo la scomparsa del padre si rifiutavano di credere che lui le avesse abbandonate, avevano raccolto tutte le sue storie in un diario, e non si erano mai tolte i loro braccialetti, l’ultimo regalo che il padre gli aveva fatto.

Dopo due giorni di macchina, arrivano in Albania, sarebbero potute arrivare prima se Carolina, durante il suo turno di guida, non le avesse quasi portate in Bulgaria.
A Tirana, la capitale, riescono a scambiare il furgone con due identità false, non proprio un affare equo ma si sarebbero accontentate. All’aeroporto prendono i biglietti più economici che le avrebbero portate il più lontano possibile.
Dopo lunghe ore di aereo le due maggiorenni scesero in Indonesia.
Quel viaggio sarebbe incominciato in un modo o nell’altro, preferivano che fossero loro a prendere l’iniziativa di andarsene che non essere cacciate di casa dagli zii, con loro non erano mai andate d’accordo e sapevano che avendo da poco compiuto diciotto anni, loro non sarebbero più stati tenuti a mantenerle. Così adesso non sono in fuga da qualcuno, anche se probabilmente per un po’ le avrebbero cercate dandole per disperse o morte dopo qualche mese, adesso volevano nuove avventure.
-Perché proprio l’Indonesia? – chiede Rebecca mentre aspettano il volo per la loro prossima meta.
-Era il primo volo disponibile e poi facendo scalo qui costa di meno un volo per il Messico – risponde Carolina.
-Ricapitolando: ora prendiamo un volo per il Messico, poi da lì attraverseremo il confine, i controlli negli aeroporti sono troppo severi negli Stati Uniti e rischieremmo di farci beccare. Ma come facciamo dal Messico agli Stati Uniti? – dice Rebecca
Andare negli Stati Uniti è sempre stato il loro sogno, non solo perché entrambi i loro genitori erano americani, ma principalmente perché tutte le storie che il padre gli raccontava erano ambientate lì.
-Chiamiamo Bobby Singer! – dice ridacchiando Carolina – No, dai vedrai che un modo lo troveremo a costo di farlo a nuoto!
Bobby Singer era uno dei personaggi preferiti delle due. Il padre raccontava che quando un cacciatore si trovava nei guai era lui quello da chiamare.
Il volo per il Messico era stato lungo ed stancante e mentre Rebecca aveva dormito per tutto il viaggio, Carolina era arrivata al sesto caffè e aveva letto e riletto il diario con tutte le storie. Ora si trovano in un motel alquanto squallido, ma non essendo riuscite a trovare nessuna nuova identità e dopo giorni estenuante ricerca si ritrovavano a corto di idee.

Rebecca è sdraiata sul letto e sbuffa. La stanza è piccola e fa un caldo micidiale. Si sente solo il ronzio del vecchio ventilatore, almeno hanno la fortuna di avere un piccolo bagno in camera. Ci sono due letti polverosi e con le molle del materasso rotte, che assieme all’incessante russare di Carolina allietano le notti della povera Rebecca.
-Cosa facciamo adesso? – chiede.
Carolina, seduta sull’altro letto, ha il diario aperto sulle ginocchia e in mano ha il telefono usa e getta appena comprato. Senza quasi riflettere compone il numero che il padre raccontava essere quello di Bobby Singer.
-Che fai? – domanda Rebecca alla sorella.
-Chiamo Bobby. – risponde.
-Dovresti smettere con il caffè. Ti fa… -  
Non finisce neanche la frase che Carolina salta in piedi tutta eccitata e grida: - STA SQUILLANDO! -
-Metti subito in vivavoce! – la incita la gemella.
Dopo sette squilli che parevano un’eternità dall’altro capo del telefono si sente
-Hello? – chiede una voce rauca maschile e con un forte accento americano.
Le sorelle si lanciano un’occhiata d’intesa. E domandano in coro in inglese: - BOBBY SINGER, SEI DAVVERO TU? -
C’è qualche istante di silenzio prima che la voce risponda.
-Chi lo sta cercando? –
Carolina prontamente risponde.
-Io e mia sorella. –
-Ah ah? Okay… - dice Forse-Bobby-Singer
-Sei tu? E’ nei paraggi? Lo conosci? E’ lì vicino? E’ questo il suo numero? Devo assolutamente parlargli!!! – Carolina inizia a fare domande a raffica, ma prima che perda il controllo Rebecca, uscita dallo stato di trance, riprende in mano la situazione e da un colpo alla gemella per zittirla.
-Scusi mia sorella, ma è molto eccitata, anzi lo siamo entrambe. Ma dica, è Bobby Singer? QUEL Bobby Singer? - chiede cercando di mantenere la calma.
-Come avete avuto questo numero? – chiede l’altro.
Ma prima che Rebecca possa aprire bocca, Carolina chiude di scatto il telefono mettendo fine alla conversazione. La gemella la fissa allibita.

Nel frattempo a Sioux Falls in South Dakota
-Chi era? – chiede Dean.
Bobby ha ancora il telefono in mano e lo fissa con aria confusa.
-Credo che fossero due ragazzine. – dice
-Perché ti cercavano? – chiede Sam distogliendo lo sguardo dal libro che stava consultando.
-Non saprei, hanno chiuso la chiamata –
 Sam alza il sopracciglio un po’ scettico.
-Avranno sbagliato numero – ipotizza.

Nota delle autrici:
Grazie per aver letto questo capitolo, è un po' lungo ma ci tenevamo ad arrivare sino alla comparsa degli altri personaggi!
Siamo in due a scrivere questa storia, e siamo due fangirl sfegatate, questa è la nostra prima fanfiction e ci teniamo davvero a sentire la vostra opinione! Lasciate una recensione, per fare domande, per farci notare errori di ortografia o grammaticali o qualunque altra cosa vogliate scrivere!
Speriamo di riuscire a pubblicare il secondo capitolo al più presto!
Ciaooooooo! :)
 
  
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