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Autore: shes not afraid    23/05/2014    1 recensioni
Dal prologo:
“Spero che sia una cosa davvero importante, Diurno. Perché oltre ad avermi disturbato, hai osato chiamarmi ‘dannato stregone’. Io sono il Sommo Stregone di Brooklyn!” esclamò Magnus fulminandolo con lo sguardo.
“E’ una cosa di massima importanza.” rispose serio l’altro.
“D’accordo, Diurno, entra.” fece un gesto plateale per indicare il divano affianco a lui.
“E’ quello il punto, Magnus, non sono più un Diurno.”
ATTENZIONE: PROBABILI SPOILER PER CHI NON AVESSE FINITO LA SAGA O NON AVESSE LETTO LE ORIGINI
Genere: Avventura, Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Jessamine Lovelace, Magnus Bane, Simon Lewis, Theresa Gray
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Magnus!”
Si sentirono dei colpi battere sulla porta di legno del loft dello stregone, il suono rimbombò per tutta l’abitazione.
“Magnus! Dove sei?” Simon continuava a ripete il suo nome con una nota di impazienza nella voce, dall’altra parte però non si sentiva nessuna risposta. "Dannato stregone, so che sei in casa. Aprimi!”
Il legno cigolò e la porta si aprì rivelando un loft vuoto pieno di luce. Il vampiro deglutì emettendo un gemito di frustrazione. Abbassò lo sguardo e vide Chairman Meow seduto a pochi metri da lui che lo fissava annoiato e altezzoso. Simon fece vagare lo sguardo per la stanza sperando di vedere la chioma glitterata del moro. Quando c’era bisogno di lui si faceva sempre desiderare. Rimase fermo sulla soglia ad aspettare, quando finalmente si sentirono dei passi provenire dal fondo del corridoio, il rumore era simile a quello di quando si calpesta una pozzanghera. Lo precedette il suo tipico profumo di sandalo e poi eccolo, Magnus Bane. Lo stregone era completamente nudo eccetto un piccolo asciugamano fuxia legato in vita. I capelli, normalmente dritti sulla testa a causa del troppo gel, gli cadevano davanti agli occhi gocciolando. Dietro di lui si era formata una scia d’acqua. La sua espressione era furente, evidentemente scocciato dell’essere stato interrotto durante il suo bagno rilassante, tuttavia Simon sostenne il suo sguardo impassibile.
“Spero che sia una cosa davvero importante, Diurno. Perché oltre ad avermi disturbato, hai osato chiamarmi ‘dannato stregone’. Io sono il Sommo Stregone di Brooklyn!” esclamò Magnus fulminandolo con lo sguardo.
“E’ una cosa di massima importanza.” rispose serio l’altro.
“D’accordo, Diurno, entra.” fece un gesto plateale per indicare il divano affianco a lui.
“E’ quello il punto, Magnus, non sono più un Diurno.”
Nella stanza calò il silenzio, si sentivano solo le fusa di Chairman Meow che si stava strusciando sulle caviglie del suo padrone.
Dopo qualche minuto interminabile, Magnus prese finalmente parola. “Non essere ridicolo, se sei venuto qui solo per questo stupido scherzo, non sei divertente.”
Visto che non gli credeva sulla parola, il vampiro prese un profondo respiro e fece un passo avanti posizionandosi davanti ad un raggio di sole che entrava dalla finestra. Immediatamente iniziò ad urlare e delle bolle si crearono sulla sua pelle incredibilmente rossa. Due secondi dopo tutto finì e si ritrovò in un angolo al riparo dal sole della cucina in preda agli spasmi. Magnus lo aveva spinto via con gli occhi sbarrati.
“Non è possibile.” Continuò a ripetere lo stregone avvicinandosi a Simon. “Cosa diamine è successo?”
“Non lo so. Sto iniziando a pensare che la morte di Jace abbia fatto cessare l’effetto del suo sangue angelico.”
Magnus lo guardò per qualche secondo e poi si diresse alle finestre chiudendo le spesse tende. Il loft calò in un buio rassicurante e Simon poté tirare un sospiro di sollievo. Seguì Magnus nella sua stanza e appena entrò venne inondato dal profumo di sandalo.
“Non hai intenzione di cambiare profumo, non è vero?”
“No, mi aiuta a non dimenticare.” rispose guardando di sfuggita la foto incorniciata sul comodino. Ritraeva lui e Alec a Parigi durante quello splendido viaggio interrotto a causa di Camille. Sempre a causa sua era stato costretto a lasciare il suo fidanzato, lo aveva manipolato con le sue stronzate fino a togliergli la fiducia che riponeva in lui. Non glielo avrebbe mai perdonato. E non si sarebbe mai perdonato di aver passato un anno lontano da quegl’occhi azzurri che tanto amava, non si sarebbe mai perdonato di non aver sfruttato tutto il tempo che avevano a disposizione prima che Alec rimanesse ucciso in una battaglia. Il ricordo ancora lo straziava. Era stata Isabelle a dargli la notizia, mentre lui si trovava all’Istituto in preda all’ansia e alla rabbia. Alec era partito di nascosto per non farlo preoccupare perché sapeva che Magnus si sarebbe opposto. Lo aveva salutato la mattina con un bacio e un “ti amo” sussurrato, poi era scappato con la scusa di dover risolvere delle cose con suo padre all’Istituto e quando non lo aveva visto tornare si era precipitato al rifugio dei Cacciatori per riprenderselo. Non si sarebbe mai aspettato di trovarsi Richard solo e all’oscuro di tutto. Pochi più tardi era venuto a sapere di un gruppo di enormi demoni Oni nella periferia di New York e che Alec era uno tra i Cacciatori inviati ad ucciderli. Appena il telefono di Robert aveva iniziato a squillare glielo aveva strappato di mano e sentendo Isabelle dall’altro capo piangere aveva urlato “Passami Alec!”, ma la ragazza era scoppiata a piangere ancora più forte, riuscendo a malapena a sussurrare “Mi dispiace”. La cornetta gli era scivolata di mano e si era rifugiato nel suo loft distruggendo tutto quello che gli capitasse a tiro. Era tutto ridotto a pezzi, con scintille blu che ancora vorticavano nell’aria. Non poté fare altro che distruggere tutto, perché Magnus Bane non piange mai.
Si riscosse dai tristi ricordi e si girò finalmente a guardare Simon. “E tu? Vuoi dimenticare?”
Chiuse gli occhi e abbassò la testa come se si sentisse sfinito. “Non ci riuscirei anche se volessi.”
Rimasero in silenzio come se per descrivere quel momento non ci fossero parole adatte. Magnus aprì un armadio pieno zeppo di libri e fogli volanti, alcuni molto vecchi da rischiare di rompersi appena li si sfiorava e altri abbastanza recenti da avere ancora le copertine intatte.
“Okay Shepper, vediamo se riesco a trovare un incantesimo che ti spedisca il più presto possibile lontano da casa mia.”
“Grazie, Magnus. Sei un…” ma lo stregone lo interruppe prima che potesse finire la frase. “Non osare dire che siamo amici.”



Ehi!
Allora, grazie per aver almeno aperto questa storia.
Io e una mia amica stavamo parlando del fatto che Magnus e Simon erano troppo divertenti isnieme e non trovando nessuna fan fiction su di loro. Spero vi piaccia, fatecelo sapere con una recensione :) Baci, Alessia.
   
 
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