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Autore: Ino chan    23/05/2014    3 recensioni
#Seguito di AMNESIA#
Perdonare sé stesso per non aver mantenuto la promessa.
Perdonare Fury per avergli impedito di farlo.
Coulson sa che sta tutto lì, che non deve fare nient’altro per sbloccarsi e riprendere la sua vita dove l’ha lasciata. Scende dall’auto, s’infila nella scia della persona che sta seguendo da quando è uscita di casa, ma quando è sul punto di toccarle la spalla , il coraggio gli viene meno.

[Fitz/Simmons] [Skye/Ward] [pre slash|Clint/Coulson]
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Grant Ward, Jemma Simmons, Leo Fitz, Phil Coulson, Skye
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Please forgive me.'
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-Sette per otto?-
-Cinquantasei.-
-Nove per cinque?-
-Quarantacinque.-
Gli ultimi quindici giorni non sono stati per nulla facili per Jemma Simmons, ha dovuto fare i conti con così tante cose che si sorprende di essere ancora in piedi. Fitz non ricorda più nulla di loro, non la guarda più in quel modo speciale che la faceva sentire al centro del mondo e lei non può fare nulla perché questo cambi. Non che non c’abbia pensato nei primi momenti di sconforto.
Devi aspettarlo Simmons, sono sicura che troverà il modo per tornare.
Skye glie l’ha ripetuto fino allo sfinimento. Tornerà. Si ricorderà. E nonostante non sia stata una donna di fede, Jemma Simmons  crede fermamente che Fitz troverà il modo per riemergere proprio come hanno fatto assieme dalle acque dell’oceano.
-Passiamo alla grammatica?- gli chiede sedendosi vicino a lui sul bordo del letto -Ieri avevi difficoltà con il verbo to be.-
E se non lo farà, non sarà poi tanto brutto passare la vita nella speranza che accada. Infondo, non tutti possono dire di avere uno scopo che li fa alzare la mattina.

-Sono passata davanti alla tua tomba.-
Coulson non vuole sentire. Non vuole assolutamente sentire.
-C’era il solito mazzo di girasoli da parte della signorina Potts …-
Eccola lì, la solita fitta dovuta al senso di colpa. Era da un paio d’ore  che non si faceva sentire. Un record personale - E questo…-
Un biglietto sulla mostra dedicata a Capitan America allo Smithsonian [*], Coulson non ha bisogno di chiedere per sapere da chi viene. C’è solo una persona che farebbe un regalo del genere alla sua lapide.
Accarezza la carta plastificata con un dito, prima di infilarla nel cassetto - Barton è sempre stato un maledetto sentimentale.- sospira cercando di sciogliere il magone che gli ha stretto la gola con un colpo di tosse.
-Eri il suo A.S, la sua famiglia.-
-No, Melinda…-

Ero molto di più.


Quando May spalanca la porta della sua cella, Ward domina a fatica l’istinto di appallottolarsi. Ha il naso rotto, almeno tre costole ridotte in briciole, e la mascella dislocata. Un rivolo di saliva infatti gli scorre sempre lungo un angolo della bocca, senza che lui possa farci nulla.  Le rivolge uno sguardo sfinito e quando quella gli fa cenno di alzarsi, obbedisce senza fare troppe storie.
-Sappi che io non sono d’accordo.-
Ward si lascia ammanettare in silenzio.
-E’ stata un’idea del Direttore.-
Ward annuisce mentre sente la solita candela di saliva colargli lungo il mento. Cerca di pulirsi alla meno peggio, sfregando la bocca contro la spalla, ma riesce solo a farsi male. Si lamenta a bassa voce intanto che May lo spinge a camminare.

 

C’è un buco a qualche passo da Ward, una bocca nera con i bordi bagnati che gli  da’ una strana sensazione in fondo alla gola. Cerca di tirarsi indietro, ma uno strattone alle placca centrale della manette lo spinge ginocchia a terra.
Coulson alza un sopracciglio in risposta alla sua occhiata.
-Visto che Garrett ti ha ben insegnato a come resistere alla tortura.- Phil si fa di lato -May e io abbiamo pensato a qualcosa di più, come dire…Creativo.-
Skye e Simmons si trovano dall’altro lato del pozzo e Skye non vorrebbe, davvero non vorrebbe sentire il cuore stringersi alla vista dell’espressione terrorizzata sul viso di Ward.
-Coulson.- sfiata l’ex specialista mentre viene fatto alzare - Coulson che vuole fare?- May lo spinge verso il buco e quando la paura diventa certezza, Ward si gira per cercare di gettarsi ai piedi del suo ex capo.
-La prego, no. Io non so niente. Io seguivo Garrett. La prego Coulson.-
Skye chiude gli occhi, fa per andarsene, ma Triplett la blocca chiudendo una mano attorno al suo gomito -Tu rimani qui.-

Coulson sa perfettamente che è orribile quello che sta facendo, ma deve essere certo che Ward non nasconda altre sorprese e quello è l’unico modo per farlo. Le grida che vengono all’interno del pozzo sono così forti e disperate che è tentato di smettere dopo solo il primo minuto, ma May lo blocca stringendogli la giacca da dietro.
Devono potersi fidare almeno un poco.
Skye, dall’altra parte del pozzo, sente gli occhi riempirsi di lacrime a sentire quelle grida terrorizzate. No, questo non è un interrogatorio. Questa è cattiveria pura.
-NON SO NIENTE! VI PREGO, NON SO NIENTE!- A Ward sembra mancare l’aria eppure l’acqua gli arriva solo a metà petto - COULSON! MAY! SKYE! SIMMONS!- la voce si spezza ad ogni nome -MI DISPIACE! CREDETEMI, MI DISPIACE!-
Coulson spalanca gli occhi mentre Skye si avvicina al pozzo.
-Credevo di essere nel giusto. Davvero. Credevo di essere nel giusto.- Gli occhi nocciola di Skye vagano da Coulson a May a Simmons dietro di lei. Ward sembra così maledettamente sincero -Volevo solo restituire un favore. Salvargli la vita come lui l’aveva salvata a me.-
-Mi dispiace per Fitz. Non so perché la capsula non si è aperta.-
Simmons sgrana gli occhi.
-Avevo visto quell’aereo sulla nostra scia, speravo che vi trovasse…-


-Mente?- chiede Coulson a May.
-Credo di no.- risponde questa scrollando la testa.


Inaspettatamente è Simmons ad avvicinarsi per prima al pozzo. Afferra il capo della corda a cui Ward è legato e  camminando all’indietro cerca di tirarlo su. - Ward cerca di aiutarmi!- piegando le ginocchia cerca di sfruttare il suo peso per riuscire almeno a sollevarlo dall’acqua - GRANT, SMETTILA DI GRIDARE, SONO QUI PER TE!-
Ward punta i piedi, cerca di sfruttare il poco aiuto di Simmons, ma è difficile. Quando però con uno strattone inaspettatamente forte riesce a tirarlo su dall’acqua, riesce a farsi forza abbastanza da arrampicarsi.
-Così Ward, così. Bravo arrampicati!- continua ad incoraggiarlo Simmons.
Quando arriva all’uscita, fa spuntare prima un braccio, poi l’altro , prima che due paia di mani lo tirino su a forza. Crolla sulle gambe di Simmons, con un braccio di traverso sul grembo di Skye.
Alza la testa, stupefatto dalla vista della ragazza. Apre la bocca, ma un conato di vomito gli spezza il respiro. Getta la testa in avanti scosso dai tremiti mentre Simmons gli molla pacche continue al centro della schiena.
-Su, butta tutto fuori. Ecco, bravo. Così, non tenere niente dentro.-
Ward si accascia sul petto della ragazza che gli appoggia una mano sulla testa -Mi dispiace per Fitz.- ripete mentre Skye lascia una carezza goffa sul braccio dello specialista sulle sue gambe -Mi dispiace per tutto.-

 

-Capitale del Texas?-
-Austin.-
-Capitale dell’Oregon?-
-Salem.-
-Bene, vedo che la geografia la ricordi.-
Fitz annuisce piano.
-Cosa c’è?- Simmons si siede accanto a lui, attenta a non violare lo spazio personale che, da quando si è risvegliato, sembra così premergli -Sei pensieroso.-
-Come fai a saperlo?-
Simmons si chiude nelle spalle -Le conosco bene le tue espressioni.-
Fitz preme le labbra una contro l’altra mentre la scruta  -Ho fatto un sogno.- tira su con il naso - C’eri tu e stavi piangendo.-
Simmons rilascia le spalle con un sospiro.
-Mi tenevi stretto, mi baciavi il viso, non volevi farmi fare qualcosa, ma non so cosa…-

-Non volevo che ti sacrificassi per me.-


Fitz corruga la fronte fissandola -Sono finito così per te?-
-Eravamo bloccati in fondo all’oceano, avevamo solo una bomboletta di ossigeno. Me l’hai spinta fra le mani e hai fatto saltare in aria il vetro della porta prima che potessi impedirtelo.-
Lo sguardo di Fitz sembra perdersi.
-Sono riuscita ad afferrarti, ma non a passarti la bomboletta. Ho fatto quei trenta metri che ci separavano dall’aria il più velocemente possibile, te lo giuro, ma quando siamo riemersi, tu eri già collassato.-
Fitz morde il labbro inferiore fissando il pavimento -E te lo meriti quello che ho fatto?-
Simmons sgrana gli occhi -Cosa?-
-Il mio sacrificio te lo meriti?-
-No.-
Fitz alza lo sguardo.
-Non me lo merito.-


Ti ho lasciato andare senza dirti nulla.

 

Quando Ward riprende conoscenza, Skye sta stringendo attorno al suo polso destro una specie di bracciale in placche di ferro. Chiude il pugno per riflesso, prima di riconoscerlo. E’ lo stesso dispositivo di controllo che la stessa Skye ha portato per qualche tempo.
-Che significa?-
-Che il Direttore ha deciso di non lasciarti morire dannato sul fondo di una cella.-
-Hai aiutato Simmons a tirarmi su da quel pozzo.-
Skye accenna una smorfietta, poggia le mani ai lati del suo viso e puntando un ginocchio sul bordo del materasso lo sovrasta -Non pensare che significhi qualcosa.- sibila - Non volevo che a Simmons venisse un ernia per tirarti fuori da quel buco.-
Skye mente sapendo di mentire, ma non riesce, non ancora almeno, ad accettare il fatto di non essere in grado di odiarlo. Di essere troppo pappamolla per archiviare la pratica Grant Ward una volta e per sempre e non tornarci più sopra.
-Ok.-
-Che sia chiaro, tu per me non conti nulla.-
Skye si solleva  nello stesso momento in cui Ward stira le labbra in un piccolo sorriso. Rassegnazione, è questo quello che la ragazza legge in quella piega tragica.
-Che diavolo hai?-
-Niente Skye è che dovevo aspettarmelo.-
La ragazza poggia di nuovo il piede a terra - Che cosa?-
-Che sognare, per quelli come me, è un reato.-
-Quelli come te? Vuoi dire…-
-…Quelli sbagliati come me.-

 

-Non vuoi perdonarlo o non riesci?-
Skye stringe la presa sulla lattina di birra fra le sue mani -Non lo so.-
Simmons  sfrega le labbra una contro l’altra -Il problema è questo Skye.- prende un sorso -Tutta la vita di una persona gira attorno al perdono. Perdonare sé stessi perdonare gli altri.E’ questa la chiave.-
-Tu ne sai qualcosa sul perdonare sé stessi, vero?-
Simmons sorride mesta prima di buttare giù l’ultimo sorso di birra -Credo che tutti i membri della nostra squadra debbano in qualche modo riuscire ad arrivare ad un compromesso e perdonare.-
Skye storce la bocca -Altrimenti non riusciremo ad andare avanti.-
-Esattamente.-

 

Perdonare sé stesso per non aver mantenuto la promessa.
Perdonare Fury per avergli impedito di farlo.
Coulson sa che sta tutto lì, che non deve fare nient’altro per sbloccarsi e riprendere la sua vita dove l’ha lasciata. Scende dall’auto, s’infila nella scia della persona che sta seguendo da quando è uscita di casa, ma quando è sul punto di toccargli la spalla , il coraggio gli viene meno.
Clint Barton si volta, ma non vede nessuno dietro si sé.
-Che diavolo?- esclama guardandosi attorno.
Coulson, nel vicolo in cui si è infilato , si lascia cadere seduto a terra.


“I miei genitori sono morti, mio fratello…”
“Io ci sarò sempre Clint, sempre…”


-Perdonami,non sapevo di stare mentendo.-


FINE

Credo proprio che arriverà una terza one_shot D:
Spero che questa sia stata di vostro gradimento. Un saluto  dalla vostra devotissima Ino chan.


UN GRAZIE ENORME A VERO15STAR, ALLEY E PAOLETTA76 per le recensioni alla scorsa one_shot.

 

 

 

 

 

 

[*]La mostra che Steve Rogers visita in Capitan America: The winter soldier.

 

   
 
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