-Sette per otto?-
-Cinquantasei.-
-Nove per cinque?-
-Quarantacinque.-
Gli ultimi quindici giorni non sono stati per nulla facili per Jemma Simmons, ha dovuto fare i
conti con così tante cose che si sorprende di essere ancora in piedi. Fitz non ricorda più nulla di loro, non la guarda più in
quel modo speciale che la faceva sentire al centro del mondo e lei non può fare
nulla perché questo cambi. Non che non c’abbia pensato nei primi momenti di
sconforto.
Devi aspettarlo Simmons,
sono sicura che troverà il modo per tornare.
Skye glie l’ha ripetuto fino allo sfinimento.
Tornerà. Si ricorderà. E nonostante non sia stata una donna di fede, Jemma Simmons crede fermamente che Fitz
troverà il modo per riemergere proprio come hanno fatto assieme dalle acque
dell’oceano.
-Passiamo alla grammatica?- gli chiede sedendosi vicino a lui sul bordo del
letto -Ieri avevi difficoltà con il verbo to be.-
E se non lo farà, non sarà poi tanto brutto passare la vita nella speranza che
accada. Infondo, non tutti possono dire di avere uno scopo che li fa alzare la
mattina.
-Sono passata davanti alla tua tomba.-
Coulson non vuole sentire. Non vuole assolutamente
sentire.
-C’era il solito mazzo di girasoli da parte della signorina Potts
…-
Eccola lì, la solita fitta dovuta al senso di colpa. Era da un paio d’ore che non si faceva sentire. Un record
personale - E questo…-
Un biglietto sulla mostra dedicata a Capitan America allo Smithsonian
[*], Coulson non ha bisogno di chiedere per sapere da
chi viene. C’è solo una persona che farebbe un regalo del genere alla sua
lapide.
Accarezza la carta plastificata con un dito, prima di infilarla nel cassetto - Barton è sempre stato un maledetto sentimentale.- sospira
cercando di sciogliere il magone che gli ha stretto la gola con un colpo di
tosse.
-Eri il suo A.S, la sua famiglia.-
-No, Melinda…-
Ero molto di più.
Quando May spalanca la porta della sua cella, Ward
domina a fatica l’istinto di appallottolarsi. Ha il naso rotto, almeno tre
costole ridotte in briciole, e la mascella dislocata. Un rivolo di saliva
infatti gli scorre sempre lungo un angolo della bocca, senza che lui possa
farci nulla. Le rivolge uno sguardo
sfinito e quando quella gli fa cenno di alzarsi, obbedisce senza fare troppe
storie.
-Sappi che io non sono d’accordo.-
Ward si lascia ammanettare in silenzio.
-E’ stata un’idea del Direttore.-
Ward annuisce mentre sente la solita candela di
saliva colargli lungo il mento. Cerca di pulirsi alla meno peggio, sfregando la
bocca contro la spalla, ma riesce solo a farsi male. Si lamenta a bassa voce
intanto che May lo spinge a camminare.
C’è un buco a qualche passo da Ward,
una bocca nera con i bordi bagnati che gli
da’ una strana sensazione in fondo alla gola. Cerca di tirarsi indietro,
ma uno strattone alle placca centrale della manette lo spinge ginocchia a terra.
Coulson alza un sopracciglio in risposta alla sua
occhiata.
-Visto che Garrett ti ha ben insegnato a come
resistere alla tortura.- Phil si fa di lato -May e io
abbiamo pensato a qualcosa di più, come dire…Creativo.-
Skye e Simmons si trovano
dall’altro lato del pozzo e Skye non vorrebbe,
davvero non vorrebbe sentire il cuore stringersi alla vista dell’espressione
terrorizzata sul viso di Ward.
-Coulson.- sfiata l’ex specialista mentre viene fatto
alzare - Coulson che vuole fare?- May lo spinge verso
il buco e quando la paura diventa certezza, Ward si
gira per cercare di gettarsi ai piedi del suo ex capo.
-La prego, no. Io non so niente. Io seguivo Garrett.
La prego Coulson.-
Skye chiude gli occhi, fa per andarsene, ma Triplett la blocca chiudendo una mano attorno al suo gomito
-Tu rimani qui.-
Coulson sa
perfettamente che è orribile quello che sta facendo, ma deve essere certo che Ward non nasconda altre sorprese e quello è l’unico modo
per farlo. Le grida che vengono all’interno del pozzo sono così forti e
disperate che è tentato di smettere dopo solo il primo minuto, ma May lo blocca
stringendogli la giacca da dietro.
Devono potersi fidare almeno un poco.
Skye, dall’altra parte del pozzo, sente gli occhi
riempirsi di lacrime a sentire quelle grida terrorizzate. No, questo non è un
interrogatorio. Questa è cattiveria pura.
-NON SO NIENTE! VI PREGO, NON SO NIENTE!- A Ward sembra mancare l’aria eppure l’acqua gli arriva solo a
metà petto - COULSON! MAY! SKYE! SIMMONS!- la voce si spezza ad ogni nome -MI
DISPIACE! CREDETEMI, MI DISPIACE!-
Coulson spalanca gli occhi mentre Skye
si avvicina al pozzo.
-Credevo di essere nel giusto. Davvero. Credevo di essere nel giusto.- Gli occhi
nocciola di Skye vagano da Coulson
a May a Simmons dietro di lei. Ward
sembra così maledettamente sincero -Volevo solo restituire un favore. Salvargli
la vita come lui l’aveva salvata a me.-
-Mi dispiace per Fitz. Non so perché la capsula non
si è aperta.-
Simmons sgrana gli occhi.
-Avevo visto quell’aereo sulla nostra scia, speravo che vi trovasse…-
-Mente?- chiede Coulson a May.
-Credo di no.- risponde questa scrollando la testa.
Inaspettatamente è Simmons ad avvicinarsi per prima
al pozzo. Afferra il capo della corda a cui Ward è
legato e camminando all’indietro cerca
di tirarlo su. - Ward cerca di aiutarmi!- piegando le
ginocchia cerca di sfruttare il suo peso per riuscire almeno a sollevarlo dall’acqua
- GRANT, SMETTILA DI GRIDARE, SONO QUI PER TE!-
Ward punta i piedi, cerca di sfruttare il poco aiuto
di Simmons, ma è difficile. Quando però con uno
strattone inaspettatamente forte riesce a tirarlo su dall’acqua, riesce a farsi
forza abbastanza da arrampicarsi.
-Così Ward, così. Bravo arrampicati!- continua ad
incoraggiarlo Simmons.
Quando arriva all’uscita, fa spuntare prima un braccio, poi l’altro , prima che
due paia di mani lo tirino su a forza. Crolla sulle gambe di Simmons, con un braccio di traverso sul grembo di Skye.
Alza la testa, stupefatto dalla vista della ragazza. Apre la bocca, ma un
conato di vomito gli spezza il respiro. Getta la testa in avanti scosso dai
tremiti mentre Simmons gli molla pacche continue al
centro della schiena.
-Su, butta tutto fuori. Ecco, bravo. Così, non tenere niente dentro.-
Ward si accascia sul petto della ragazza che gli
appoggia una mano sulla testa -Mi dispiace per Fitz.-
ripete mentre Skye lascia una carezza goffa sul
braccio dello specialista sulle sue gambe -Mi dispiace per tutto.-
-Capitale del Texas?-
-Austin.-
-Capitale dell’Oregon?-
-Salem.-
-Bene, vedo che la geografia la ricordi.-
Fitz annuisce piano.
-Cosa c’è?- Simmons si siede accanto a lui, attenta a
non violare lo spazio personale che, da quando si è risvegliato, sembra così
premergli -Sei pensieroso.-
-Come fai a saperlo?-
Simmons si chiude nelle spalle -Le conosco bene le
tue espressioni.-
Fitz preme le labbra una contro l’altra mentre la
scruta -Ho fatto un sogno.- tira su con
il naso - C’eri tu e stavi piangendo.-
Simmons rilascia le spalle con un sospiro.
-Mi tenevi stretto, mi baciavi il viso, non volevi farmi fare qualcosa, ma non
so cosa…-
-Non volevo che ti sacrificassi per me.-
Fitz corruga la fronte fissandola -Sono finito così
per te?-
-Eravamo bloccati in fondo all’oceano, avevamo solo una bomboletta di ossigeno.
Me l’hai spinta fra le mani e hai fatto saltare in aria il vetro della porta
prima che potessi impedirtelo.-
Lo sguardo di Fitz sembra perdersi.
-Sono riuscita ad afferrarti, ma non a passarti la bomboletta. Ho fatto quei
trenta metri che ci separavano dall’aria il più velocemente possibile, te lo
giuro, ma quando siamo riemersi, tu eri già collassato.-
Fitz morde il labbro inferiore fissando il pavimento -E
te lo meriti quello che ho fatto?-
Simmons sgrana gli occhi -Cosa?-
-Il mio sacrificio te lo meriti?-
-No.-
Fitz alza lo sguardo.
-Non me lo merito.-
Ti
ho lasciato andare senza dirti nulla.
Quando Ward riprende conoscenza, Skye sta stringendo attorno al suo polso destro una specie
di bracciale in placche di ferro. Chiude il pugno per riflesso, prima di
riconoscerlo. E’ lo stesso dispositivo di controllo che la stessa Skye ha portato per qualche tempo.
-Che significa?-
-Che il Direttore ha deciso di non lasciarti morire dannato sul fondo di una
cella.-
-Hai aiutato Simmons a tirarmi su da quel pozzo.-
Skye accenna una smorfietta,
poggia le mani ai lati del suo viso e puntando un ginocchio sul bordo del materasso
lo sovrasta -Non pensare che significhi qualcosa.- sibila - Non volevo che a Simmons venisse un ernia per tirarti fuori da quel buco.-
Skye mente sapendo di mentire, ma non riesce, non
ancora almeno, ad accettare il fatto di non essere in grado di odiarlo. Di
essere troppo pappamolla per archiviare la pratica Grant Ward
una volta e per sempre e non tornarci più sopra.
-Ok.-
-Che sia chiaro, tu per me non conti nulla.-
Skye si solleva
nello stesso momento in cui Ward stira le
labbra in un piccolo sorriso. Rassegnazione, è questo quello che la ragazza legge
in quella piega tragica.
-Che diavolo hai?-
-Niente Skye è che dovevo aspettarmelo.-
La ragazza poggia di nuovo il piede a terra - Che cosa?-
-Che sognare, per quelli come me, è un reato.-
-Quelli come te? Vuoi dire…-
-…Quelli sbagliati come me.-
-Non vuoi perdonarlo o non riesci?-
Skye stringe la presa sulla lattina di birra fra le
sue mani -Non lo so.-
Simmons sfrega
le labbra una contro l’altra -Il problema è questo Skye.-
prende un sorso -Tutta la vita di una persona gira attorno al perdono.
Perdonare sé stessi perdonare gli altri.E’ questa la
chiave.-
-Tu ne sai qualcosa sul perdonare sé stessi, vero?-
Simmons sorride mesta prima di buttare giù l’ultimo
sorso di birra -Credo che tutti i membri della nostra squadra debbano in
qualche modo riuscire ad arrivare ad un compromesso e perdonare.-
Skye storce la bocca -Altrimenti non riusciremo ad
andare avanti.-
-Esattamente.-
Perdonare sé stesso per non aver mantenuto la promessa.
Perdonare Fury per avergli impedito di farlo.
Coulson sa che sta tutto lì, che non deve fare nient’altro
per sbloccarsi e riprendere la sua vita dove l’ha lasciata. Scende dall’auto, s’infila
nella scia della persona che sta seguendo da quando è uscita di casa, ma quando
è sul punto di toccargli la spalla , il coraggio gli viene meno.
Clint Barton si volta, ma non vede nessuno dietro si sé.
-Che diavolo?- esclama guardandosi attorno.
Coulson, nel vicolo in cui si è infilato , si lascia
cadere seduto a terra.
“I
miei genitori sono morti, mio fratello…”
“Io ci sarò sempre Clint, sempre…”
-Perdonami,non sapevo di stare mentendo.-
FINE
Credo proprio che arriverà una terza one_shot
D:
Spero che questa sia stata di vostro gradimento. Un saluto dalla vostra devotissima Ino
chan.
UN GRAZIE
ENORME A VERO15STAR, ALLEY E PAOLETTA76 per le recensioni alla scorsa one_shot.
[*]La mostra che Steve Rogers visita in Capitan America: The winter
soldier.